Somebody to die for, Hurts

132 8 5
                                    


All Might al centro del cortile stava ancora combattendo contro Nomu, colpo su colpo nel disperato tentativo di eliminarlo prima che la sua forza lo abbandonasse del tutto. Del fumo usciva dalle sue braccia, segnale che cominciava a cedere. Che fosse lui più debole o il Nomu più forte non aveva importanza, sapeva solo che doveva concludere il prima possibile e allontanarsi quanto prima, lontano da telecamere, lontano dagli sguardi di chi aveva attorno, i suoi studenti compresi.
«Colpisci!» ordinò Nina a Midoriya, osservando il campo di battaglia di fronte a sé.
«Eh?» chiese Midoriya, sbarrando gli occhi. Se l'avesse fatto sarebbe nuovamente andato in pezzi: non era ancora in grado di controllare propriamente quel potere. Nina si allungò e gli afferrò un braccio con prepotenza, usando la sua sola forza per restare aggrappata al ragazzino.
«Ti aiuto io! Calibrerò l'energia dei tuoi muscoli, ma tu devi colpirlo. Ora, quando non si aspetta un attacco alle spalle!»
Midoriya strinse i denti, pensieroso e anche un po' spaventato, ma deciso a fidarsi.
«Ascolta la voce nel tuo petto. Il potere che ti cresce nella pancia, contrai i muscoli, tienilo a bada, concentrati. Sei tu il padrone di te stesso, nessun'altro, Deku! Lunghi passi, minor fatica e maggior resa, ricorda. Lascialo uscire ma nel limite del tuo braccio, non andare oltre, non lasciarlo andare oltre! Non aver paura» quell'ultima frase, così rassicurante, e la presa di Nina sul suo avambraccio si fece più solida. «Ci sono io con te».
Midoriya prese a correre verso il nemico, l'energia che cominciava a scorrergli nelle vene la sentiva quasi bruciare, e la presa di Nina sul proprio braccio era più rassicurante di quanto si sarebbe mai aspettato. Saltò, raggiungendo il nemico, tirò indietro il pugno e infine lo lanciò in avanti con una potenza mai usata prima.
«Smash!!!» gridarono all'unisono lui e Nina, alle spalle del nemico. Il colpo fece vibrare i muscoli della schiena di Nomu, destabilizzandolo, e questo permise ad All Might di sfondare la sua guardia e colpirlo dritto in faccia, lanciandolo contro l'edificio di fronte.
«Non si è rotto» osservò Midoriya con sorpresa, guardandosi il braccio illeso.
«Ha funzionato! Sei davvero riuscita a limitarmi» disse entusiasta, rivolto a Nina.
«Io non ho fatto proprio un bel niente» rise lei, scendendo dalle spalle di Midoriya. Stare in piedi era così difficile, le gambe tremavano, le ginocchia facevano un male cane, ma non sarebbe caduta. Non in quel momento. Sarebbe morta piuttosto.
«Cosa? Ma hai detto...» balbettò Midoriya, non capendo.
«Io sono in grado di inviare scariche elettriche, i muscoli li faccio contrarre non so gestire la tua energia».
«Mi hai ingannato!!!» urlò terrorizzato il ragazzino, rendendosi conto che aveva appena rischiato di morire.
«Eppure è bastato smettere di fartela nei pantaloni per tirarlo quel cazzo di pugno» disse lei e quello gli riportò alla mente qualche giorno prima, quando lei in palestra gli aveva urlato furibonda di tirarlo quel pugno e lui, allora, non ci era riuscito. Neanche ci aveva più pensato a quell'episodio, invece lei, anche in un momento come quello, aveva giocato le sue carte arrivando dove aveva desiderato fin dall'inizio. Come riusciva a controllare tutto? Come riusciva a vincere sempre? Era così inquietante. La sua capacità di manipolazione faceva venire i brividi.
«Ora sei pronto» disse facendo alcuni passi verso il centro del cortile, dove c'era uno spaventato e preoccupato All Might a guardarla. «One For All».
Erano quelle le parole dell'ex erede, della figlia di Nana Shimura, creatrice di All Might. Le parole che simboleggiavano il suo consenso: Midoriya poteva tenerselo quel potere, a lei ora stava bene.
«Nina, devi andartene» disse All Might, guardando la donna.
«Sei tu che devi andartene! Lo sai bene, eppure non l'hai fatto. Beh, non aspettarti che io ti ascolti dopo questo».
Nomu dall'altra parte del cortile si rialzò con un urlo e prese a correre nella loro direzione, tornando all'attacco. All Might non l'aspettò e gli corse incontro a sua volta, superando Nina. La donna fece un sospiro e socchiuse gli occhi, lasciando che la concentrazione le prendesse completamente.
Prenditi cura di l...
"Mamma... riesco ancora a sentirti" un formicolio lungo la schiena, la sensazione di avere delle mani rassicuranti sulle spalle e trasmetterle la forza necessaria ad andare avanti ancora.
«Plus Ultra» mormorò prima di riaprire gli occhi e guardare Nomu e All Might che riprendevano a prendersi a pugni. Lanciò i suoi fili nella loro direzione, afferrando un braccio di Nomu e facendolo nuovamente deviare, permettendo a All Might di colpirlo. Si avvicinò lentamente ai due che combattevano, continuando a interferire, filo dopo filo. Il dolore ormai l'aveva anestetizzata, non lo sentiva neanche più, e anche se non era certo positivo non si sarebbe fermata. Nemici provennero da destra e lei concentrò su Nomu solo la mano sinistra, usando l'altra per arpionare i due che avevano tentato di avvicinarsi. Li costrinse a colpirsi a vicenda, atterrandosi. Altri da sinistra e ripeté l'azione, ma questa volta non ne uscì senza una fitta che per poco non le annebbiò la vista. Sentì il sapore del sangue in bocca e scuotendo la testa tornò a guardare Toshinori, intento a combattere nel fumo e nella polvere che si alzava sempre più. Un uomo si avvicinò alle spalle dell'eroe che lei tanto ostinatamente proteggeva e, approfittando della sua distrazione, cercò di infilzarlo. Nina lanciò un filo contro Nomu, usando la sua forza per farsi strattonare e tirare verso di loro con potenza, così riuscì a raggiungere l'uomo alle spalle di All Might con un calcio teso. Rotolò nella terra, peggiorando sempre più la sua situazione, ma non si arrese e piantò le mani nella polvere per rialzarsi. Tossì, sentendo i polmoni in fiamme, forse per la polvere o forse per la fatica, accorgendosi solo successivamente di aver sputato sangue.
«Macchan» insistè All Might, ormai al limite della preoccupazione, continuando a distrarsi dalla sua battaglia e finendo col prendere qualche pugno di troppo.
«Uccidi quel bastardo, muoviti invece di perdere tempo, mezzasega!» urlò Nina furibonda, stufa di vederlo metterci tanto. Si voltò a guardarlo per fulminarlo e fu allora che lo vide: lo sguardo folle di Steve che emergeva dalla polvere, a mani tese, verso All Might. Allungò una mano verso di lui, pronta a intervenire, ma dalle sue dita uscì solo dolore e sangue. All Might per fortuna fu di riflessi pronti, nonostante la distrazione, e riuscì a schivarlo, facendosi appena sfiorare. La mano di Steve lo mancò e nell'arco disegnato a mezz'aria finì col posarsi sulla gamba di Nomu, facendola esplodere in un istante, disintegrandola come se avesse avuto una bomba dentro sé. Nina impallidì, sentendo il fiato mancarle: che razza di pazzo Quirk era quello?
All Might, altrettanto spaventato per il pericolo appena scampato, non esitò a contraccambiare il colpo ma fu Nomu stesso a intervenire, afferrando Steve e tirandolo via dalla traiettoria dell'eroe per salvarlo.
«La prossima volta non ti mancherò!» disse Steve, tornando alla carica, mentre la gamba di Nomu ricresceva rapidamente. Nina spinse ancora una volta la mano in avanti, ma ancora una volta fallì ricevendo in cambio solo un enorme dolore. All Might schivò di nuovo, ma venne colpito da Nomu e finì a terra. Steve non si arrese nei suoi tentativi e All Might tentò di essere più veloce, ma ancora Nomu si mise in mezzo, tirandolo via, prendendosi il suo colpo e salvandolo. All Might si rialzò rapidamente, ma ormai cominciava ad essere allo stremo delle forze. Il fumo che usciva dalla sua pelle andava mischiandosi alla polvere della lotta, ma era ben visibile e lui poteva sentire i muscoli tendersi così tanto da paralizzarlo. Nomu afferrò Steve e con rapidità glielo lanciò contro, usandolo come vera e propria arma. Gli sarebbe bastato sfiorarlo e l'avrebbe disintegrato. Nina tentò di nuovo di intervenire, ma non accadde niente se non una lacerazione che la fece urlare dal dolore.
Cadde con la fronte a terra nell'istante in cui All Might riuscì a schivare Steve, ma non un calcio di Nomu che lo prese dritto al fianco, su quella cicatrice che lo torturava ogni giorno di più.
«Maledizione!» gridò Nina, battendo i pugni a terra. Affondò le dita nella terra e cominciò a scavare dal nervoso, lamentandosi, urlando, continuando a colpire il terreno. «Merda, merda, merda» mugolò, in preda alla follia più accecante.
Prenditi cura di l...
«Merda» un ultimo lamento, prima di alzare il viso e lasciar andare tutta la frustrazione accumulata in un urlo animalesco rivolto al cielo. Come un'ombra, All Might le volò davanti, alzando tanta di quella polvere da rimanerne completamente avvolto e nascosto. Steve, davanti a lei, le lanciò uno sguardo colmo d'eccitazione, lo sguardo di un figlio che desidera essere osservato dalla madre durante i suoi giochi... ma di un figlio folle, psicopatico e omicida. Allungò una mano verso All Might, lanciandosi su di lui, ormai a un passo dalla vittoria, ma ebbe un brivido e improvvisamente esitò di fronte all'espressione di Nina. C'era una strana scintilla in quegli occhi colmi di una furia mai vista prima, una pericolosità in grado di far tremare perfino lui. Indietreggiò con un lamento e lasciò stupidamente ad All Might il tempo di rialzarsi, protetto dall'ombra intimidatoria di quella donna che aveva sempre diretto le sue azioni da dietro le quinte. Un'ombra che parve avvolgerlo, proteggerlo dentro una bolla che se avesse provato a varcare e sfondare l'avrebbe ucciso nel peggiore dei modi. Poteva quasi vederlo, l'abbraccio protettore con cui Nina avvolgeva le spalle di All Might, come un angelo custode.
Nomu si lanciò contro di loro, stupido abbastanza da non vedere tutto quello, e quella volta fu All Might ad avvolgere Nina nel suo abbraccio protettore contraendo i muscoli in maniera disumana solo per impedire al mostro di raggiungerla. Si alzò e tenendo ben fermo l'avversario per le mani cominciò a spingerlo via, urlando, sforzandosi, emettendo fumo e dolore. Il sangue che gli usciva dai denti serrati, sempre più copioso, il corpo che tremava ed evaporava, ma lo spinse via con tutto ciò che aveva dentro.
Prenditi cura di l...
Solo quel desiderio di proteggerla era bastato a trovare la forza per contrastare ancora il nemico, nonostante fosse ormai allo stremo e al limite. Con un urlo e una luce accecante negli occhi, prese Nomu e lo scaraventò a terra tanto forte da aprire il terreno. Altra polvere, ma nonostante la vista occlusa, il silenzio che ne seguì decretava la sua vittoria.
«Non...» balbettò Steve. «Non è finita. Ci sono ancora io! Posso...»
«Ti farà a pezzi, senza Nomu a salvarti il culo, viscido lerciume» disse Nina, furibonda, ma tutta quella sicurezza andò morendo in un istante non appena la polvere cominciò a diradarsi. Si intravedeva appena, era solo una sagoma, ma bastavano quei lineamenti accennati a scuoterle l'anima. I capelli di All Might, in quella loro ridicola posizione a V, completamente abbassati, spettinati. Le sue spalle abbassate, le braccia tanto secche da non sembrare umane e il viso scavato tanto da assomigliarlo a uno scheletro. Restava chino, ancora parzialmente nascosto, protetto da quella polvere che riuscì a impedire al resto del mondo di vederlo, concedendosi solo a chi gli stava più vicino. Consapevole di aver ormai concluso il suo tempo, di aver svelato il suo segreto, All Might non ebbe neanche il coraggio di alzare lo sguardo. Restò inginocchiato a terra, completamente abbandonato a se stesso, fissando il corpo di Nomu davanti a sé.
«Ma che diamine gli è successo?» balbettò Steve, anche lui spettatore di quella raccapricciante scena.
Era lui, era davvero Toshinori quello che aveva di fronte in quelle orribili condizioni? Il fiato le venne a mancare, mentre davanti a sé il mondo andava mescolandosi, confuso, disorientato, come avvolto in una tenebra. Tutto sembrava morire, mentre delle immagini, delle parole l'assalivano come lupi affamati e la sbranavano con una voracia insaziabile.
Si è indebolito.
La macchia di sangue sul letto, la prima notte che avevano fatto l'amore, qualche giorno addietro.
Non è uscito da quella battaglia nelle migliori delle condizioni.
La sala a lui riservata, che spesso restava chiusa a chiave.
Non avrei più la forza per combatterlo, se dovesse tornare.
Gli impegni di cui tanto parlava, che lo tenevano lontano gran parte della giornata.
Credo che fossi spaventato all'idea di mostrarti quel lato debole di me.
Tutte le mattine che si era alzata sola, perché lui scappava la notte non appena lei chiudeva gli occhi.
Nina, c'è una cosa che non sai.
Quella cicatrice.
Ti fa ancora male?
Quella dannata cicatrice.
No, non più ormai.
Quella cicatrice che non aveva avuto il coraggio di mostrarle, fintanto che lei non l'aveva costretto.
Era adesso il momento ideale per dare tutto a Midoriya.
Quel dolore che gli leggeva negli occhi tutte le volte che mentendo diceva che andava tutto bene.
Macchan... io non sono immortale.
La gola si chiuse tanto da impedirle di respirare.
Io non sono immortale.
Gli occhi presero a bruciare, ma non ebbero l'energia sufficiente a piangere.
Io non sono immortale.
Chi era quel fantasma che aveva di fronte e che, ormai misero nella sua ombra, accettava così di morire? Chi era quel fantasma che guardava il mondo davanti a sé prenderlo a pugni e non riusciva più a sorridere, tradendo la sua anima gloriosa? Chi era quel fantasma che si era aggiunto alle lacrime perdute di quel luogo avvolto dal dolore della morte?
Era tutto così terrificante, ora.
Steve scattò verso di lui, con una vibrante eccitazione nelle vene. Qualsiasi cosa gli fosse accaduto era ovvio che non fosse più nelle condizioni di combattere e quello era il suo momento. Avrebbe estirpato per sempre All Might da quel mondo, rendendo Nina l'unica regina in assoluto.
Prenditi cura di l...
I muscoli si bloccarono tanto improvvisamente da fargli male.
Prenditi cura di l...
Nomu ai piedi di All Might si mosse, lamentoso, ma ancora vivo tentava di rialzarsi. E lui restava lì, a fissarlo, ormai arreso al suo destino, ormai sentendosi fallito. Cos'altro avrebbe potuto fare? Non riusciva più neanche a muoversi da quanto aveva dolore.
«Carogna» il ringhio della donna e con un brivido lungo la schiena Steve si voltò a guardarla. Si stava rialzando, non seppe con quale forza, ma si stava rialzando. La mano tesa in avanti, a bloccarlo con i propri fili ora resi visibili dall'incredibile quantità di sangue che le usciva dai polpastrelli e che andava colando e macchiando ogni singolo filo fino all'estremità. Si muovevano come tentacoli, rapidi tanto da schioccare, muovendosi da un muscolo a un altro per scaricare la sua elettricità e bloccarlo.
«Questo» disse lei con voce talmente roca da non sembrare la sua. Divaricò le gambe, cercando stabilità, scavando un solco da quanta forza ci impresse.
Nomu si mosse, sollevandosi da terra, e altri fili insanguinati partirono dalla mano destra di Nina, arrivando a lui. Con un urlo, Nomu si bloccò, sollecitato dall'elettricità dei fili di Nina che contraevano tanto i suoi muscoli da essere doloroso.
«Questo è il mio palcoscenico» Faceva venire i brividi, ma non come le altre volte. Qualcosa in lei era molto diverso, non era una semplice burattinaia, era la più folle, la più pazza e forte che ci fosse potuta essere. Una strana energia prese a correre lungo i fili di Nina, era quasi visibile a occhio nudo, li ingrossava a dismisura rendendo i suoi movimenti così netti, così violenti, che era possibile sentirli schioccare come fruste nell'aria.
"Nomu non riesce a spezzarli" realizzò Toshinori, vedendolo disperato ma incapace di muoversi. Da dove proveniva tutta quella forza? Da dove arrivava quell'energia? Deglutì, spaventato, e si voltò a guardare Nina. Poteva vedere i suoi muscoli gonfiarsi a occhio nudo, gli occhi vitrei, privi di qualsiasi tipo di vita, riempiti solo da un'accecante follia. Il sangue che le gocciolava dalle dita stava formando una pozzanghera ai suoi piedi, ma nonostante tutto sembrava non soffrisse più neanche un po'.
«Questo» urlò, collerica, facendo i primi passi in avanti verso Steve.
E Toshinori ebbe come una visione che gli occluse la gola, un breve istante, un allucinazione, eppure era così viva: Nana Shimura, alle spalle di Nina, avvolta dalla sua evanescenza che ne testimoniava la morte, l'avvolgeva in un abbraccio. Nana, il suo spirito, la sua anima e la sua forza, la forza di One For All era lì con lei, tramandata in minima parte alla figlia probabilmente nel momento del concepimento. Non era mai riuscita a manifestarlo prima di quel momento, forse perché era talmente poco che solo una grande energia avrebbe potuto liberarlo, ma non era difficile da credere visto che One For All si tramandava tramite il DNA e dentro Machiko risiedeva quello di Nana. E lui conosceva troppo bene quel potere da riuscire a riconoscerlo quando lo vedeva. La domanda era: Nina avrebbe avuto la forza per utilizzarlo senza andare in pezzi?
Aprì la bocca, pronto a parlare, a richiamarla: non era allenata, non sapeva neanche di averlo dentro sé One For All, non poteva gestirlo, sarebbe morta.
Nina volse a lui lo sguardo, facendolo rabbrividire, e gli lanciò un istante dopo uno dei suoi fili. Che non lo avesse riconosciuto, in quell'aspetto? O magari era dovuta alla sua follia accecante che ora le impediva di riconoscere gli amici dai nemici?
«Questo è il mio palcoscenico!!!» gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, un istante prima di tirare il filo che teneva serrato Toshinori. L'energia di One For All le permise di imprimere in esso tanta forza da essere in grado di farlo volare per aria, e lo lanciò via, scaraventandolo nuovamente all'interno dell'edificio, sfondando mura e arrivando nella sua parte più ombrosa e nascosta.
«Il mio palcoscenico!» ripetè furiosa, divaricando le gambe, voltandosi dall'altro lato e tirando il filo che teneva Nomu con tutta la forza che aveva. Riuscì a farlo volare e lo scaraventò nuovamente al suolo, facendogli battere la schiena. Si voltò e ripetè l'azione con un urlo raccoglitore, sbattendo Nomu da una parte all'altra, continuando a urlare, a gonfiarsi di energia, a perdere sangue da ogni ferita che avesse.
«Mio!» urlò ancora, facendo roteare Nomu e costringendolo così a travolgere anche Steve, che urlò dal terrore.
«Il mio palcoscenico!»
Tirò ancora i fili e scaraventò Nomu al suolo, aprendo una voragine per la forza utilizzata, assicurandosi che Steve rimanesse sotto di lui per essere schiacciato e travolto. Infine fece alzare le braccia a Steve, aprendone i palmi delle mani e ci lasciò cadere sopra Nomu che al contatto esplose come un palloncino troppo pieno, uccidendolo definitivamente. Steve ormai fuori gioco, svenuto, Nomu ucciso, All Might lanciato all'interno di un edificio e l'unica che usciva dalla polvere vincitrice era proprio Nina. Si voltò, fulminando il quinto piano del primo edificio, da dove li osservava Shigaraki ed urlò come un animale impazzito: «Ce n'è anche per te, schifoso pezzo di merda!» ma Shigaraki rispose alla provocazione grattandosi furiosamente il collo e sparendo, deciso a organizzare un altro attacco più avanti, magari meglio organizzato. Perfino quello Steve, pieno di desiderio omicida e odio verso All Might, con quell'incredibile Quirk che aumentava la pressione tanto da far esplodere i corpi, l'aveva deluso e tradito. Esisteva al mondo qualcuno degno abbastanza da essere in grado di realizzare i propri sogni di distruzione?
«È andato via» ansimò Nina, mentre sentiva il corpo tornare alla normalità e Toshinori si stupì nel sentire del sollievo nella sua voce. Probabilmente aveva bluffato, esattamente come aveva fatto lui la prima volta, e non avrebbe resistito a un altro combattimento. Nina si voltò lentamente verso All Might, mostrandogli il suo volto ora distrutto, ma tirato in una pace quasi eterea. Aveva vinto lei.
«Che cali il sipar...» balbettò affaticata, senza neanche riuscire a terminare la frase e crollò a terra.
«Machiko» urlò con tutto il fiato che aveva, mettendosi a correre verso di lei. Un muro di cemento gli si piazzò davanti, impedendogli di raggiungerla.
«Cementoss!» disse, furibondo, guardando il collega.
«Si è sforzata tanto per salvarti, non vanificare il suo duro lavoro» disse lui, aprendogli gli occhi, permettendogli di comprendere: Machiko non l'aveva attaccato, accecata dalla follia, ma anche in quel momento di confusione e incomprensioni il suo unico obiettivo era stato quello di salvarlo, lanciandolo in un luogo sicuro e nascosto, impedendo al mondo intero di vedere la sua vera forma. All Might era una sua marionetta, la più preziosa, la curava da tempo e mai avrebbe permesso a nessuno di distruggerla, nemmeno a se stesso.
In quel cortile, il primo a raggiungere il corpo a terra della donna fu Bakugou, volando da lei a gran velocità e urlando il suo nome. Insieme al resto dei suoi compagni aveva assistito a quell'incredibile combattimento, a bocca aperta e fiato sospeso, ma qualcosa non stava andando come doveva. Perché non si rialzava?
«Ohi!» gridò, afferrandola e sollevandola da terra. «Ohi, rispondi! Rispondi! Bastarda, dì qualcosa!» gridò, scuotendola, inutilmente. Riusciva a sentirlo, riusciva a sentirlo quel suo niente e faceva una maledetta paura. Era come un fantoccio, vuoto, una marionetta senza burattinaio, abbandonata e dai fili intrecciati, dimenticata su un palcoscenico ormai spento e abbandonato.
«Ohi!» gridò più forte, colto da una furia tale da fargli morire la voce in gola. «Rispondimi, maledetta! Parla! Parla! Ti ammazzo, hai capito? Ti ammazzo! Parla!» le gridò in faccia, scuotendola sempre più forte.
«Oh no» sussurrò Uraraka, incapace di assistere a quella straziante scena. Si coprì il volto con le mani e soffocò all'interno un pianto, voltandosi dall'altro lato. Midoriya, al centro del cortile, reduce di una battaglia appena vinta con un cattivo di minore livello, non riuscì neanche a respirare. Le urla di Bakugou riempirono quello spiazzo, sempre più furioso, sempre più incazzato nello scuoterla, nel chiamarla e nessuno che rispondeva a quegli insulti, nessuno che gli diceva che era un moccioso e che doveva cucirsi la bocca.
«Devo ancora batterti!» le urlò con quel poco di voce che riusciva a controllare. «Non puoi svignartela così, cagasotto! Non puoi!» una lacrima sfuggita al suo controllo. «Ohi! Rispondimi!»
A far eco a quelle urla, solo i pianti dei suoi compagni, perfino Kirishima con il suo orgoglio virile si ritrovò a tirar su col naso, e nessuno ebbe coraggio neanche di fermare la violenza che Bakugou stava sfogando su quel corpo inerme nel vano tentativo di risvegliarla.
Eraserhead corse verso di loro, facendosi strada tra i ragazzini, seguito da un gruppo di uomini in divisa e fu lui a interrompere quell'incubo. Poliziotti, altri eroi, ma soprattutto medici e Recovery Girl dietro alla colonna.
«Togliti, ragazzo» disse uno dei medici, spostando Bakugou con la forza. Il ragazzino scuotè le spalle, liberandosi dalla sua presa infastidito, e si allontanò, orgoglioso e incazzato, andando a prendere a pugni un muro.
In pochi secondi Nina fu circondata da paramedici, armati di attrezzature e un'urgenza che poche volte avevano avuto. Recovery Girl dirigeva la situazione, indicando, esaminando e ordinando di sbrigarsi. Defibrillatore portatile, bombola dell'ossigeno, venne usato qualsiasi cosa sotto il vociare delle loro istruzioni e i pianti dei ragazzini alle loro spalle.
Toshinori poggiò la schiena alla lastra di cemento che Cementoss aveva eretto per proteggerlo e impedirgli di correre all'aperto, mostrandosi al mondo intero in quelle orribili sembianze. Si lasciò cadere a terra, sedendosi e incapace di trattenersi si portò una mano agli occhi, coprendo così quella vergogna e quel dolore. Li sentiva, i medici dietro di sé. Li sentiva pronunciare quelle stesse terribili parole che Bakugou aveva urlato poco prima.
«Non respira!»
«Nessuna reazione!»
«Sta passando troppo tempo».
Un singhiozzo gli chiuse la gola mentre la sua mente si prendeva gioco di lui, del suo dolore, mostrandogli nel buio dei suoi occhi chiusi il viso e il sorriso della sua dolce Machiko. La vedeva, giovane e bella, con quei suoi meravigliosi capelli lunghi che svolazzavano ovunque nella foga dei suoi movimenti, accarezzandole il viso. La vedeva, china su di lui, mani sulle ginocchia, viso chino di lato, occhi luminosi e sorriso gioviale.
«Che fai nascosto qui, Toshi-chan?» quella sua armoniosa voce che quando lasciava uscire in note musicali diventava la voce di una dea.
«Battito cardiaco a zero!» i medici alle sue spalle che dissipavano quell'immagine.
«Sei di nuovo scappato dagli allenamenti di Gran Torino, cagasotto?» come le piaceva beffarsi di lui, eppure era quello il suo particolare modo di prendersi cura di lui. Lo cercava, lo trovava, sempre, e gli porgeva una mano.
«Rialzati. Vieni con me a comprare i Taiyaki?»
Una scusa qualunque, di solito legata a del cibo incapace di trattenere la sua golosità, pur di convincerlo a rimettersi in piedi. A lui non erano mai nemmeno piaciuti tanto i Taiyaki.
Un singhiozzo ed un lamento, non riuscì a impedirgli di uscire dalla sua gola, ma non ebbe ancora il coraggio di riaprire gli occhi, per paura di vederla sparire, di scoprire di essere davvero solo dentro quell'edificio abbandonato.
«Non possiamo più fare niente».
«Vieni con me, Toshi-chan?»
E il suo urlo disperato, mentre allungava una mano su quell'immagine che in un istante andò persa, come una nube di fumo.
«Macchan!!!»


When I'm standing in the fire
I will look him in the eye
And I will let the devil know that
I was brave enough to die
And there's no hell that he can show me
That's deeper than my pride
Cause I will never be forgotten
Forever I'll fight
And I don't need this life
I just need...
Somebody to die for

Puppeteer || All Might X OC || Toshinori YagiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora