Dressed in black, SIA

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Machiko si sedette sul prato della scuola media, nascosta dalle fronde di una siepe. Ci si schiacciò contro, sperando così di sparire del tutto, abbracciò il proprio zaino e se lo chiuse tra il petto e le ginocchia. Lo sguardo perso nel vuoto come sempre non trasmetteva niente se non una profonda apatia, a mascherare la rabbia e il dolore che si portava dentro. Gli angoli della bocca tirati verso il basso, gli occhi annebbiati, e decise di aspettare lì la fine della pausa pranzo, prima di andare al club pomeridiano.
Toshinori sbucò da dietro l'angolo della scuola appena dieci minuti dopo e si guardò attorno, frenetico, fintanto che non riuscì a scorgere le scarpe della divisa di Machiko sbucare da dietro la siepe. Sorrise, soddisfatto, e ci si avvicinò quatto, facendo ben attenzione a non fare rumore. Si nascose dietro la siepe, alle spalle della ragazza, e infine, con un urlo, allungò le mani in avanti, attraversando i rami fino a raggiungerla e afferrarla per le spalle.
Machiko urlò terrorizzata, irrigidendosi, ed entrambi andarono avanti ognuno nelle proprie urla almeno per qualche secondo, fintanto che la voce di Toshinori non si trasformò in una fragorosa risata.
«Brutto pezzo di idiota!» lo rimproverò Machiko, voltandosi a guardarlo.
«Mi hai fatto morire di paura!»
«Dovevi vedere la tua faccia!» continuò a ridere Toshinori, tanto da farsi venire il mal di pancia. «Che spasso!»
«Spasso?» chiese incredula Machiko, un istante prima di essere assalita da una rabbia accecante. Lanciò uno dei suoi fili alle gambe del ragazzo e gliele rese molli, facendolo così cadere di faccia in terra.
«Ahia!» lamentò lui, rialzandosi e massaggiandosi il naso. «Mamma mia, quanto sei suscettibile. Per un semplice scherzo».
«Mi pareva di averti già detto un sacco di volte che devi lasciarmi in pace!» lo sgridò lei, tornando a raccogliersi in se stessa.
«Sì, ma...» lamentò lui, intristendosi nel vederla in quello stato. «Sembri così giù. Non mi va di lasciarti sola!» poi ebbe un'idea e tornò a sorridere, pieno di entusiasmo. «Perché non pranziamo insieme? Non hai già mangiato, vero?»
«No» mormorò lei, prima di distogliere lo sguardo e puntarlo altrove. «Ma non ho fame».
«Come sarebbe a dire che non hai fame?» storse il naso, Toshinori. «Hai la febbre per caso?» e si allungò per posarle una mano sulla fronte e sentirle la temperatura. Machiko sussultò al contatto e lo spinse via bruscamente, brontolando ancora: «Toglimi le mani di dosso, accidenti! Si chiama spazio personale, perché non impari a rispettarlo?»
E ancora lui ignorò la sua irruenza, sorridendo all'ennesima idea:«Vuoi uno dei miei panini dolci?»
«Ti sei portato panini dolci per pranzo?» chiese lei, corrucciandosi poco convinta.
«No! Quello è il dessert! Ho riso con carne» e mentre lo diceva si tolse lo zaino di spalla e ne tirò fuori il bento. «È buona! Lo vuoi assaggiare?»
Machiko si trovò ad arrossire e distogliendo di nuovo lo sguardo, mormorò: «No, ho detto che non ho fame» e neanche il tempo di finire la frase che il suo stomaco, sotto la pressione del profumo del cibo che proveniva dal bento di Toshinori, si lamentò rumorosamente.
Toshinori inclinò la testa da un lato e si corrucciò poco convinto, esclamando: «A me non sembra proprio».
«Insomma, mi vuoi lasciare in pace?» chiese lei, ormai esaurita dalla sua presenza, ma quando si voltò per fulminarlo tutta la rabbia parve scomparire. Lo sguardo del ragazzo era ora più serio, consapevole, e soprattutto incazzato.
«Sono stati Hiro e gli altri, non è così?» chiese lui, intuendo quale fosse il problema di fondo. A Machiko non restava che confessare con vergogna: «Mi hanno lanciato il bento su un albero e sono scappati prima che potessi usare i miei fili su di loro».
«Prendi!» disse Toshinori, porgendole il proprio pranzo. Machiko lo guardò per niente convinta e osservò il ragazzo che nel frattempo si stava alzando in piedi.
«Che vuoi fare?» gli chiese già preoccupata.
«Vado a recuperare il tuo bento e ti faccio chiedere scusa! Tu intanto aspettami qui e mangia questo, che stai morendo di fame!»
«Ti farai ammazzare di botte... per l'ennesima volta» sospirò Machiko, affranta. Odiava parlare con lui dei suoi problemi, perché puntualmente tentava di risolverli e puntualmente non ci riusciva senza farsi quasi ammazzare.
«Ma no, andrà bene, vedrai!» e sorrise di un sorriso invidiabile. Luminoso e rassicurante come quello di una stella, la più tenace che nelle ore notturne anche coperta dalle nuvole riesce comunque a indicare la via agli sperduti. «Ci penso io, adesso!»
E tutte le volte lei ci credeva, come non poteva non credere a quel viso tanto rassicurante? Toshinori le lasciò il proprio bento e corse via, alla ricerca di Hiro e gli altri ragazzini che l'avevano per l'ennesima volta maltrattata. Solo allora Machiko parve risvegliarsi e tornò ad allarmarsi: si alzò di corsa, raccolse tutte le loro cose e gli corse dietro, provando a chiamarlo preoccupata.
«Ho trovato il bento!» gridò lui, cominciando ad arrampicarsi sull'albero. «Gli hanno fatto fare un bel volo, accidenti! Proprio sul ramo più alto!»
«Cretino, scendi! È troppo alto, se cadi ti ammazzi!» gli urlò Machiko da sotto.
«Nah, non ti preoccupare! Ti ho detto che ci penso io!»
«Non costringermi a usare il mio Quirk per obbligarti a scendere!» lo minacciò lei, battendo autoritaria un piede a terra.
«E io ci torno stanotte senza di te così non puoi impedirmi di venirlo a prendere» rispose lui, continuando ad arrampicarsi come una scimmia.
«Cocciuto imbecille» sussurrò lei, rassegnata. Lo osservò, senza smettere di avere paura, mentre riusciva ad arrivare sul ramo più alto e allungarsi per prendere il bento.
«Stai attento» gli disse Machiko, al limite della tensione.
«Attentissimo!» rispose lui, ancora eccessivamente sicuro di sè. Mancò la presa e lo slancio finì per fargli perdere l'equilibrio. Con dei lamenti spaventati, scivolò giù dal ramo ma riuscì a restare aggrappato ad esso, rimanendo penzoloni. Lo scossone fece cadere anche il bento e con lo sguardo impaurito si lasciò con una mano, restando appeso con l'altra, e allungandosi nel vuoto riuscì a prenderlo al volo.
«Tadan!» gridò entusiasta, facendo svolazzare il bento trionfante.
«Adesso scendi!» ordinò Machiko.
«Sì!» disse lui e si portò il fazzoletto del bento tra i denti, tornando ad usare entrambe le mani per arrampicarsi. Si sollevò, cercando di tornare sul ramo da cui era scivolato, ma un crack poco rassicurante lo distrasse. Neanche si rese conto di quando successe, ma si trovò a volare giù per qualche metro, bento tra i denti e ramo spezzato al seguito.
«Toshinori!» gridò Machiko impanicata e si affrettò ad arpionarlo con i suoi fili. Una piroetta in volo e per qualche strana magia, Toshinori atterrò sui propri piedi, indenne, riuscendo ad attutire la caduta nel modo più adeguato che i suoi muscoli permettevano.
«Mio dio, che paura» sospirò Machiko, lasciandolo andare.
«Che figata!» urlò lui tanto da farla spaventare. «Hai visto che atterraggio da supereroe! Un vero figo!»
«Ti ho fatto atterrare io così» confessò lei, con fare rassegnato. Ma lui la ignorò, troppo gonfio di eccitazione per essere riuscito in quell'incredibile impresa, continuando a ripetere: «Hai visto? Ti avevo detto che ci pensavo io! È andato tutto alla grande! Proprio come previsto!»
Tutta quell'innocente euforia era così tenera che Machiko rinunciò all'idea di convincerlo che non era stato lui, e lo lasciò dire.
«Hai giocato con un'altra marionetta, diabolico burattinaio? Sei proprio inquietante» disse Hiro, comparendo alle loro spalle. Machiko tornò a rabbuiarsi e si strinse il bento riconquistato al petto, mentre si voltava a guardare il volto sghignazzante del compagno di scuola. Al suo fianco, Kazuma, Naganori e Shinichi facevano altrettanto e continuavano a fissarla con aria di sfida.
«Sei talmente incapace che non sei neanche riuscita ad andare a recuperare il bento da sola, ma hai dovuto usare quell'idiota per arrivarci» rise Kazuma.
«Non mi ha usato, ci sono andato di mia spontanea volontà» disse Toshinori, facendo un passo avanti. Allungo un braccio davanti a Machiko e d'istinto la spinse appena dietro le sue spalle. «E voi non siete stati carini con lei. Che vi aveva fatto questa volta, eh?»
«Togliti di mezzo, senza poteri» disse Shinichi, scocciato. Quel moccioso ultimamente cominciava a diventare fastidioso, non faceva che mettersi in mezzo a faccende che non gli riguardavano.
«Io non avrò i poteri ma voi non avete un briciolo di bontà. Adesso vi do una bella lezione!» disse, alzando i pugni, pronto per combattere. «Chiedetele scusa e vi lascio in pace».
A quella minaccia tutti e quattro scoppiarono a ridere tanto forte che per poco non sembrò che gli uscissero gli occhi dalle orbite. Toshinori li ignorò e restò fermo nella sua posizione, continuando a guardarli minaccioso, ignorando i loro sbeffeggiamenti.
«Lascia perdere, andiamocene» disse Machiko, triste nella voce. Ne aveva viste già abbastanza per quel giorno, ora voleva solo sedersi a mangiare in santa pace e tornare alle sue attività.
«Non aver paura» disse Toshinori, voltandosi per sorriderle in quel suo solito modo incoraggiante. «Ci sono qua io».
Sapeva che quelle parole non valevano niente, sapeva che come al solito non avrebbe ottenuto quello che voleva se non fosse stato aiutato, che non era veramente in grado di aiutarla, eppure sentirlo ribadire come non fosse sola, come ci fosse qualcuno che si sarebbe fatto carico di lei, che l'avrebbe aiutata, faceva stare così bene. Lui era in grado di farla stare così bene.
«Ma sentitelo» rise Shinichi. «Ora ti do una bella lezione, inutile spazzatura!» e batté un piede al suolo con violenza.
«Attenta!» gridò Toshinori, spingendo via Machiko. Saltò sulla destra, sapendo cosa stava arrivando a prenderlo e cercando di schivarlo: delle radici uscirono dal sottosuolo e si diramarono con velocità verso di lui. Provò a schivarle ancora, ma altre radici uscirono da terra, proprio alle sue spalle e lo afferrarono. Le guardò spaventato, chiedendosi da dove fossero sbucate, e le prime lo raggiunsero, afferrandolo per un piede e tirandolo verso l'alto. Ora ribaltato a testa in giù, parzialmente bloccato, non potè che combattere nel tentativo di liberarsi. Si dimenò e cercò di spingere via le radici che lo tenevano fermo, inutilmente.
Hiro e gli altri tre gli corsero incontro, ridendo, e approfittando della sua posizione bloccata e di svantaggio cominciarono a prenderlo a pugni da ogni parte.
La cosa durò qualche secondo, prima che le radici che lo tenevano bloccato non si allentarono improvvisamente, permettendogli di liberarsi.
«Ma che?» chiese Naganori, voltandosi a guardare Shinichi. Lo trovò impegnato a difendersi contro se stesso: come impazzito, si tirava pugni da solo in piena faccia e inutili erano i lamenti e i tentativi di allontanarsi. Sapeva quello che stava accadendo: Machiko si era messa di nuovo in mezzo e lo stava usando.
«Maledetta stronza» ringhiò, togliendosi uno dei suoi guanti. Le corse incontro a mano tesa, sapendo che gli sarebbe bastato toccarla a mani nude per colpirla con il suo Quirk: un liquido urticante prodotto dalla sua stessa pelle, all'altezza delle mani. L'effetto non durava molto, ma faceva impazzire dal prurito e questo bastava ad entrare in vantaggio. Machiko si voltò a fulminarlo con quegli occhi che mettevano i brividi e questo lo fece esitare un po', ma ormai era in piena corsa. Il suo braccio si ripiegò, sotto l'effetto dei fili di Machiko, e quello stesso liquido arrivò dritto sulla sua guancia. Urlò, dolorante e si fermò, concentrando ogni sua energia nel grattarsi.
Un'enorme folata di vento la scaraventò a terra, facendole perdere tutti i contatti, e guardò quello che sapeva essere il responsabile: Hiro poteva governare il vento. Era odioso, riusciva sempre a colpirla a distanza e mettersi in salvo appena in tempo.
Naganori era fuori gioco, impegnato a grattarsi, e Shinichi era troppo impegnato a fermare il sangue dal naso per badare a lei. Non restavano che Hiro e Kazuma.
Toshinori si rialzò rapidamente, scuotendo la testa per il dolore della caduta, e si scaraventò immediatamente su quest'ultimo. Con un urlo gli si lanciò contro a pugno teso, riuscendo a colpirlo in pieno volto solo perché questo distratto da Machiko e Hiro.
Messo fuori gioco anche il terzo, corse a testa bassa verso Hiro, pronto a travolgerlo e sbatterlo a terra. Hiro si voltò in tempo e con una folata di vento lo scaraventò via. Ma Toshinori si rialzò e tornò alla carica, una, due, tre volte. Continuava a urlare e correre, anche dopo che sbatteva, rotolava e si feriva. Ostinato, incapace di fermare quella voce dentro la sua testa che gli diceva che doveva batterlo e costringerlo a chiederle scusa, mosso da quel sentimento di giustizia di cui non riusciva a liberarsi in nessun modo.
E Machiko l'osservò, con le lacrime agli occhi, non capendo perché continuasse a farsi del male per lei, per così poco. Si rialzò e tornò a correre.
«Basta» mormorò. «Smettila, idiota».
Un graffio al braccio e il volto ormai distrutto, ma strinse i denti, si rialzò e corse nuovamente a pugno teso, urlando.
«Adesso basta!» ringhiò Machiko, lanciando i suoi fili su Hiro. La follia nello sguardo, una rabbia accecante, e prese possesso delle sue braccia costringendolo a portarsi le mani al collo. Strinse i denti, tremando come un animale, furibonda, e strinse le dita di Hiro sul proprio collo, strozzandolo.
Toshinori si bloccò a guardarlo, preoccupato, mentre Hiro muoveva la testa nel vano tentativo di liberarsi da se stesso. Provò a indietreggiare, ma la gamba venne tirata in avanti e lui cadde a terra, di testa, continuando a premere le propria dita intorno al collo.
«Macchan! Ferma!» gridò Toshinori e questo parve risvegliarla dal suo incanto. Si voltò a cercare il suo sguardo e lo vide correre nella sua direzione.
«Va tutto bene» sussurrò, poggiando delicatamente le proprie mani su quelle dell'amica. La guardò negli occhi, terrorizzati e pieni di lacrime, e sorrise radioso. «Sto bene, non c'è bisogno che ti preoccupi. Non abbassarti al loro livello».
Strinse le mani intorno alle dita tese di Machiko e pian piano riuscì a convincerla a ritirare i suoi fili, abbassandole le mani.
«Noi siamo quelli buoni, giusto?» le chiese, continuando a sorridere in quel modo così luminoso. Machiko, ancora scossa, annuì lentamente.
«Mostro» gracchiò Hiro, alzandosi da terra. «Sei un dannato mostro!» gridò, scalciando per rialzarsi rapidamente e correre via. Toshinori si voltò a fulminarlo: non era riuscito a dargli neanche un colpo, eppure continuava a trattarlo come se potesse fargliela pagare, se solo avesse voluto.
«Idioti, non ti hanno ancora chiesto scusa» mormorò lui, prima di tornare a concentrarsi su Machiko.
«Mangiamo?» chiese, sorridendo.
«Perché fai così?» gli chiese lei, ancora scossa. «Perché ti riduci sempre in questo modo per così poco?»
«Non è poco! Si sono comportati male, qualcuno doveva intervenire!»
«Ma era una sciocchezza» singhiozzò lei.
«Nessuna ingiustizia è una sciocchezza! Ogni male è orribile ugualmente, non esiste una scala della gravità. I veri eroi intervengono sempre quando ce n'è bisogno, senza distinzione! Se qualcuno chiama aiuto, noi rispondiamo».
«Tu non sei un eroe, non hai neanche i poteri» lo riprese lei.
«Non importa! Farò tutto quello che potrò ugualmente e vedrai che questo senza poteri entrerà alla Yuuei e diventerà l'eroe numero uno al mondo! Porterò la pace in ogni cuore, questo è una promessa!»
«Smettila! Smettila di dire assurdità!» gridò lei, ormai al limite della pazienza. Come poteva esserne così convinto, come poteva non capire che non avrebbe mai potuto fare una cosa come quella?
«Non è un assurdità» disse lui con tranquillità e un po' di tristezza nella voce per non essere preso sul serio. «È il mio sogno».
E sembrava la cosa più ovvia e banale del mondo, tanto semplice da distruggere ogni evidenza, ogni realtà. Machiko lo guardò a lungo, imprimendo a fuoco nella memoria quello sguardo che non lasciava trapelare nessun dubbio a proposito. Lo sguardo di chi ha detto un'ovvietà, di chi ci crede talmente tanto da non riuscire neanche a concepire che possa andare diversamente. E ne provò una tale tristezza, perché era ovvio che non ci sarebbe mai riuscito in quelle condizioni, eppure lo desiderava così tanto che cominciò a trasmetterle quello stesso fuoco: cominciò a desiderare ardentemente che quegli occhi non venissero mai delusi, che riuscissero a raggiungere l'obiettivo prefissato. Desiderava proteggerlo, come lui si ostinava a fare con lei, voleva impedire che qualsiasi cosa avesse potuto rompere quell'incantesimo che era il suo entusiasmo. Il suo sorriso, quel luminoso sorriso, era l'unica cosa in grado di riscaldarla.
«Scusa» disse, asciugandosi le lacrime. «Non volevo essere antipatica. Grazie per avermi ripreso il bento e avermi difesa» e si costrinse ad imitarlo e sorridere esattamente come faceva lui. Toshinori osservò quel sorriso con orgoglio: era ciò che l'avrebbe spinto a lottare sempre. Le ferite perdevano di significato se a fine battaglia si poteva godere della gioia delle persone per cui si è combattuto e ci si rende conto di essere stati in grado di scacciare dal cuore degli altri ogni ombra malvagia. Finchè lei, finché chiunque altro avesse sorriso in quel modo, lui avrebbe sempre combattuto.
«Mangiamo?» chiese lei, cercando di tornare alla normalità.
«Sì!» disse lui, risollevato, e si sistemò al suo fianco, finalmente ognuno con in mano i propri pranzi, pronto a godersi il meritato pasto.


La giornata passò rapidamente, dopo quell'episodio, anche se era costato a tutti un richiamo dal preside. E finalmente Machiko potè fare ritorno a casa, più sollevata, anche se non era ancora riuscita a liberarsi della tristezza che Toshinori le aveva trasmesso: il suo sogno era irraggiungibile, come poteva crederci così tanto? Cosa avrebbe dato per aiutarlo, per impedire a quel fuoco e quel sorriso rassicurante di non morire mai.
Aprì la porta di casa e cominciò a togliersi le scarpe, senza avvisare del suo rientro. In realtà, non credeva nemmeno che ci fosse nessuno a casa. Suo padre era sempre fuori per lavoro, sua madre anche di più. La vedeva sempre più di rado, impegnata nel suo lavoro di eroina. Era triste, ma era orgogliosa di lei e di quello che faceva. Un po' la invidiava... si era creata una bella fama e tutti la amavano. Sarebbe stato bello essere acclamata da chiunque, invece che sentirsi chiamare "mostro".
Passò vicino alla sala e solo allora sentì le voci provenire all'interno. Una voce maschile, riuscì a riconoscerla.
"Gran Torino? Che ci fa qui?" pensò, fermandosi davanti alla porta, incuriosita. Ci si avvicinò e poggiò l'orecchio, per riuscire a sentire con chi stesse parlando, anche se lo immaginava, e soprattutto che stessero dicendo.
«Lo sai che più passa il tempo e più diventa pericoloso. Devi prendere una decisione definitiva» a parlare era stato proprio Gran Torino.
«Lo so e sai cosa vorrei» la voce di sua madre era addolorata. «Il cuore mi suggerisce che Machiko è la scelta migliore, è mia figlia, chi meglio di lei? Eppure non riesco a sopportare l'idea di caricarla di una tale responsabilità. E poi è così incontrollabile. Oggi hanno di nuovo telefonato dalla scuola, ha fatto a botte con un gruppo di ragazzi, ne ha strozzato uno».
«Strozzato?» sobbalzò Gran Torino.
«Lo so, una reazione così esagerata... ma la conosco, non è cattiva e non lo diventerà mai, ne sono certa. Deve solo imparare a controllarsi, a gestirsi».
«Nana, valuta attentamente. Capisco il tuo amore per lei e la tua fiducia, ma valuta davvero bene. Non è cosa da poco».
«Lo so, ma... sono certa che ce la farà! Machiko è la persona più adatta a ereditare One For All!»
«Mamma» mormorò Machiko, aprendo la porta e sorprendendo i due.
Nana Shimura, ancora avvolta nel suo costume, ad indicare che era tornata da poco e che forse sarebbe ripartita non molto dopo, sedeva di fronte a una tazza fumante. Al suo fianco, il suo più caro amico Gran Torino aveva anche lui una tazza tutta per sé.
«Machiko!» sobbalzò Nana, vedendola entrare. Pallida in viso, consapevole che aveva sentito tutto quanto, i suoi dubbi e timori compresi. «Sei già tornata, tesoro?» provò a balbettare, cercando di indagare fin dove avesse sentito.
«Non lo voglio il tuo potere» disse Machiko, decisa.
«Tesoro» mormorò Nana, abbassando lo sguardo costernata. «Allora hai sentito tutto».
Machiko annuì e Nana si affrettò a spiegare: «Tesoro, non ascoltare quello che stavamo dicendo. Siamo solo un po' preoccupati per quello che è successo oggi a scuola, ma io non ho dubbi sul fatto che tu possa essere perfetta per...»
«No, non è vero» la interruppe lei. «Gran Torino ha ragione».
«Piccola Machiko, perdonami se sono stato poco fiducioso» provò a giustificarsi Gran Torino, rendendosi conto della ferita all'autostima che le aveva appena piantato. Se volevano raddrizzare Machiko, ferirla era il passo peggiore per cominciare.
«No, ascolta, io...» e si interruppe, un po' preoccupata, un po' imbarazzata. Abbassò lo sguardo, sfuggendo dal loro, e strinse ancora di più la maniglia della porta. Un po' la invidiava... non le sarebbe dispiaciuto diventare come lei. Era forte, era incredibile, e tutti la rispettavano e l'amavano per quello. Avrebbe così tanto voluto essere come lei.
«Che c'è, tesoro? Che vuoi dirmi?» la sollecitò Nana e questo bastò a convincerla e darle coraggio di confessare: «Conosco una persona».
«Una persona?» chiese Nana, non capendo bene cosa stesse cercando di dirle la figlia. Machiko annuì, prima di alzare lo sguardo decisa: «Voglio che tu dia One For All a lui! Voglio che lo rendi l'eroe migliore del mondo!»
«Machiko, non sono cose che possono essere decise così, su due piedi» provò a balbettare sua madre, completamente riluttante all'idea di cedere un simile potere e responsabilità a un totale sconosciuto, solo perché stava lievemente simpatico a sua figlia.
«Te lo farò conoscere! Domani! Accompagnami a scuola, te lo faccio conoscere!»
«Tesoro, non lo so, domani ho qualche impegno...»
«Ti prego!» urlò Machiko, quasi alle lacrime e fu quell'ostinazione a sorprendere tanto Nana da convincerla che forse poteva darle una possibilità. «Devi conoscerlo! Ti basterà parlarci un po', ne sono certa, e lo capirai anche tu che al mondo non esiste persona più meritevole! Ne sono certa!».
«Lo conosci bene?» chiese Nana, intenerita e convinta da tutta quell'ostinazione. Machiko annuì.
«E ti fidi di lui?»
Machiko annuì ancora, prima di aggiungere con un velo di tenerezza nella voce: «Ha il cuore buono».
E infine Nana sospirò, vinta: «E va bene. Ci parlerò» e gli occhi di Machiko presero a brillare di gioia. Quello sguardo non si sarebbe rotto, lei lo avrebbe impedito, lo avrebbe protetto e così lui avrebbe potuto realizzare il suo sogno. Non avrebbe mai smesso di sorridere.
«Come si chiama?» chiese Nana.
«Toshinori! Yagi Toshinori!»


I was hopeless and broken
You opened the door for me
Yeah I was hiding and you let the light in
And now I see
That you do for the wounded
What they couldn't seem to
You set them free



NDA.


BAM!!! Colpo di scena ahahahha e ora spieghiamo meglio cosa intendesse Nina quando sosteneva che era stata lei a creare All Might (ed ecco anche spiegato perché fosse tanto ossessionata dalla sua crescita e dal fatto che ora lui stia dando tutto a Midoriya): lei è la figlia di Nana Shimura, la mentore di All Might. A lei era destinato il potere, per successione, ma ha rinunciato volontariamente per darlo a quell'imbranato senza poteri ma con un sogno tanto travolgente da infiammarle il petto. Dopo quello che lui stava facendo per lei, permettergli di realizzare quel desiderio era il minimo.
E INDOVINATE?! Avevo nascosto un altro spoiler tra le canzoni dei capitoli precedenti ahahahah
Si trova nel capitolo "Save Myself" di Eddino, dove racconto del fatidico giorno della caduta e della partenza di Machiko.
La canzone a un certo punto dice:
"My dad was wrong
'Cause I'm not like my mum
'Cause she'd just smile and I'm complaining in a song"


I'm not like mum, io non sono come mamma.
'Cause she'd just smile, lei avrebbe solamente sorriso.
Sua madre è un'ottimista, sua madre ha insegnato ad All might a salvare tutti con un sorriso, lei invece non è così. Lei non è come sua madre perciò non merita quel potere, ma Toshinori invece sì perché sorride, proprio come lei (è contorto, ma spero di averlo spiegato bene ahahah). Lei invece tutto ciò che può fare è cantare e allora "si lamenta in una canzone".
Vi spiego solo un paio di cose:
Nel capitolo "A Thousand Years", quando all'inizio riporto il ricordo della prima volta che loro due hanno fatto l'amore, accenno un po' la situazione familiare post-mortem di Nana Shimura: Parlo dei nonni di Machiko, con cui lei ora vive, e parlo di un padre lontano che si è risposato, con cui il fratellino (c'è un fratellino!) passa il natale. Quindi Shigaraki, che si scopre nel manga essere il nipote di Nana, è il figlio di questo fantomatico fratellino (arrivato dopo che Nana ha passato il potere a Toshinori, perciò non rientra in questo capitolo flash back e non è stato valutato come successore). Anche nell'anime infatti si parla di un figlio che Nana aveva.
Ora, io ho scritto e pensato questo backround moooooolto tempo fa e al tempo avevo solo letto le scans del manga, perciò sapevo di Shigaraki ma (e qui potrei sbagliarmi alla grande) mi pare che non si parli del marito e del figlio ma sia un'aggiunta dell'anime... mi pareva di ricordare che, anzi, All Might quando scopre la verità di Shigaraki si chiede sorpreso se Nana avesse figli, perché non lo sapeva. Per questo nel mio backround per restare più o meno fedele a ciò che ho letto ho aggiunto il fratellino e il padre che dopo la morte di Nana si risposa... però questo è un po' incongruente con le ultime news sulla vita di Shigaraki e la sua relazione con Nana. Perciò, sì, l'anime/manga e la mia storia qui si discostano per il semplice motivo che quando io ho scritto la mia storia, l'anime/manga ancora non era arrivato a questo punto e (giuro di ricordare) che nel manga non si accenni alla sorte di figlio e marito, ma si diceva solo che Shigaraki era nipote.
Comunque, tutto questo per dire che ho provato come sempre a restare fedelissima, non volevo fare nessun tipo di cambiamento ma la sorte è andata così xD E, no, Machiko non è la mamma di Shigaraki ma piuttosto la zia.
E ora si spiega il "io ho creato All Might" e tutta l'ostinazione nei suoi confronti e la rabbia verso Midoriya. Mi sono sempre chiesta con curiosità come avesse fatto Nana a trovare Toshinori e a conoscerlo per poi decidere di dare a lui One For All e allora ho dato io una risposta u.u
Monologo infinito concluso!
Andate in pace ahahaha


Ray

Puppeteer || All Might X OC || Toshinori YagiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora