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Questa settimana è stata dura. Questa settimana è una delle 3 settimane di luna piena dove la luna piena c'è sia di notte che di giorno. In città fanno una festa che dura per tutte e 3 le settimane infatti c'era molto casino quella sera.

-me ne ero completamente dimenticato. Avevo promesso di andare a trovare i miei genitori e i miei fratelli/sorelle. Non che l'idea mi faceva impazzire per quello che è successo alla mia infanzia, ma ho accettato solo per la cena e siamo tornati proprio giusti giusti.-
"Ho preso degli impegni per stasera e dobbiamo anche riposarci quindi siete liberi fino all'alba di dopodomani ok?" Tutti annuirono e si allontanarono. Anche lui si iniziò ad avviare per la sua meta. Nascose orecchie e coda in un cappello e nel giaccone che gli arrivava sulle ginocchie. Se lui non l'ho avesse fatto di sicuro tutti quelli nell'autobus o per strada lo prendevano in giro e lo chiamavano mosto. Era per questo motivo che viveva sulle colline e che quando andava in giro o su un caso teneva il cappuccio o il cappello e indossava sempre il suo giaccone lungo. Gli unici che sapevano che era un neko era l'agenzia dove lavorava, i suo parenti, i suoi compagni di classe, che ormai nn si ricordavano più di lui, e il biondino perché si era dimenticato di coprirsi la coda e le orecchie quando la interrogato per la prima volta. Anche il capo della polizia lo sapeva. Lo so sono un po' tanti ma almeno nn è tutto il mondo.

Una volta che l'autobus arrivò e che io salissi mi persi nei mie pensieri.

-avrò fatto bene ad accettare questo invito a cena dai miei genitori?? Nessuno mi voleva bene, ero un semplice animale domestico, neanche loro vengono trattati così. Ero solo un passa tempo, mi sentivo in carcere, anche li stanno meglio di me-

Mi affiorarono i ricordi con il biondino, il nostro primo incontro, il nostro primo bacio. A quel pensiero arrossii. Ricordai anche il secondo bacio all'ospedale. Ormai avevo perso la sensibilità delle guance da quanto erano diventate rosse, rosse fuoco. A distrarmi da quei pensieri fu l'autobus che si fermò arrivando così alla mia destinazione. Scesi dall'autobus ringraziano il guidatore e avvicinandomi al citofono vicino all'enorme cancello di ferro che proteggeva l'entrata della casa. Suonai il citofono
"Chi è?"
"Ciao mamma somo Cazui potresti aprire il cancello??"
"Ma certo" si aprii il cancello di ferro e anche la porta di ingresso della casa rivelando la figura di mia madre che mi aspettava sull'uscio della porta in legno.
"Ciao Cazui che bello rivederti, cavoli come sei cresciuto dall'ultima volta che ti ho visto sei diventato un ometto" mi spaventai a udire quelle parole da una persona che nn mi a cagato per tutto questo tempo.
"Dammi pure il cappotto e il cappello e fai come fosse casa tua, perché in fondo e casa tua, dove sei cresciuto" per mia sfortuna si era proprio la casa dove mi torturavano i miei fratelli/sorelle.

Neko
Sembrerò cattiva a lasciarvi così ma in fondo la cosa si fa più interessante... Alla prossima settimana ciao

nome in codice: nekoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora