21.

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Lauren pov.

Guardavo il vuoto oltre la finestra della mia stanza da giorni ormai. O almeno credo fossero giorni. Il tempo era diventato relativo ormai, per me erano secoli, magari invece erano passati solo pochi minuti da quella sera.

Inizio flashback

Camila si alzò di botto dal divano cadendo sul tappeto. Mi alzai preoccupata andandole vicino ma lei si scanzò da me prima che potessi anche solo abbassarmi alla sua altezza, indietreggiando con gli occhi sbarrati e tremando.
-Camz che hai? Cosa...-non riuscii a finire la frase perchè lei mi interruppe.

-tu l'hai uccisa...- la sua voce tremava, aveva le lacrime agli occhi e si allontanava sempre di più, ormai in piedi.
Anche le altre ragazze si erano alzate e la guardavano preoccupata. Provai di nuovo ad avvicinarmi,ma inutilmente.
- Camz di che parli?-  provai di nuovo, ormai arrendendomi al fatto che non mi avrebbe fatta avvicinare.

-mia madre... tu... tu l'hai...- non finì la frase, forse perchè non riusciva a dirlo, forse perchè ormai le lacrime stavano ormai cadendo copiosamente sulle sue guance, ma io avevo capito. Avevo capito e mi sentii morire.

-Camz io non lo sapevo...- provai ad avvicinarmo di nuovo, questa volta riuscii a prenderle la mano ma lei la strattonò via dalla mia presa.

-non toccarmi Lauren... non toccarmi mai più-  l'unica cosa che vidi poi furono le sue spalle e Dinah che le correva dietro. Mi sentii cadere a terra, sentii le mie ginocchia toccare il tappeto morbido.

Poi il vuoto.

Fine flashback

Le lacrime ricominciarono a scendere. Presi a pugni il cuscino, gridando.  Mi sentivo distrutta, arrabbiata con me stessa. Vuota.
La gioia più grande che potesse mai entrare nella mia vita era stata portata via dall'unico errore a cui non sarei mai riuscita a porre rimedio. Mi alzai, buttando più cose possibili a terra, tirando pugni al muro e cercando di sentire un dolore più forte di quello che da giorni mi attenagliava il petto, impedendomi di sentire qualsiasi altra cosa.

Normani entrò di corsa nella stanza e mi bloccò da dietro. Provai a dimenarmi, le urlai contro e provai anche a calpestarle un piede, ma lei non mi lasciò. Allora scivolai lentamente verso terra, con lei che ancora mi stringeva, e scoppiai a piangere contro il suo petto.
Non era la prima volta che tutto ciò accadeva da quando Camila se ne era andata; non sapevo nemmeno se Normani avesse mai lasciato il mio appartamento.

Mi accarezzò piano i capelli, cercando di consolarmi senza dire nulla. Ormai aveva capito che nessuna parola avrebbe migliorato la situazione. Restammo in quella posizione per non so quanto tempo, io che piangevo e lei che mi stringeva a se.
Solo dopo che finii tutte le lacrime che il mio organismo poteva fornirmi per quel giorno ebbi la forza di parlarle e di porle la stessa domanda che ormai ripetevo da giorni.

-l'hai sentita?- alzai leggermente lo sguardo, sperando, pregando, per una risposta positiva. Lei però scosse la testa.

-mi dispiace Laur... ho chiamato Dinah ma ha detto che non la vede da due giorni; non la lascia entrare in casa-  sospirò dispiaciuta.

Abbassai lo sguardo e mi alzai barcollando,dirigendomi verso il letto e crollando lì.
L'idea di averla persa la stava uccidendo. Cercavo di tenere tutto ciò lontano dalla sua mente, per non impazzire, ma non funzionava. Camila era lì, fissa nella sua mente. L'ultima immagine che aveva di lei erano i suoi occhi vuoti pieni di lacrime e la sua schiena che si allontanava da lei. Tutto questo faceva male, tanto male.

Sentii il letto piegarsi sotto il peso di Normani che si era seduta accanto a lei.
-Lauren ti prego fa qualcosa... qualsiasi cosa. Per favore sono quasi 4 giorni che sei  in questa stanza. Non hai mangiato quasi niente e hai un aspetto schifoso. Non te la riprenderai così!-

La guardai. Mi venne da ridere al sentire quelle parole. Non ricordo di aver mai sentito una risata più triste di un pianto.
-come puoi non vederlo Normani... io non la riprenderò. Ho ucciso sua madre, non posso rimediare a questo.-
Sentire la mia  voce dopo tanto tempo mi fece tremare. Non sembravo io.

Normani prese il cuscino da sotto la mia testa e me lo tirò. Si alzò dal letto e mi diede una spinta. La guardai sorpresa ma non durò molto perchè lei mi tirò giù dal letto.
-non le voglio sentire queste cazzate. Tu la ami. Lei ti ama. Non ti permetterò di buttare via la cosa più bella della tua vita. Quindi ora alza il tuo fottuto culo cubano e fatti una doccia perchè puzzi amica. Poi prendi la tua auto e vai da lei perchè te la riprenderai.-

Provai a liberarmi dalla sua presa ma fu inutile. Mi tirò su in piedi; poi prese alcuni vestiti dal mio armadio, me li spinse tra le braccia, e poi mi spintonò fino al bagno chiudendo la porta dietro di me.
Rimasi per un po' a guardare terra, ma poi capii. Mani aveva ragione. Non avrei buttato via la cosa più bella che mi era mai capitata. Amavo Camila, l'avrei ripresa.

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