Capitolo 1

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Sono gli errori che rendono la vita interessante. Questo Elizabeth lo sapeva. Era disposta a fare qualche sbaglio nel corso della sua vita, ma pensava lo stesso che tutto sarebbe andato come aveva pianificato. Si sarebbe diplomata e avrebbe frequentato un prestigioso college per diventare un cardiochirurgo. Era il suo sogno da sempre ed era convinta che lo avrebbe realizzato ad ogni costo.
Elizabeth, comunque, non era una di quelle persone che pensa solo allo studio e alla carriera. Aveva due migliori amici fin dall'infanzia, un ragazzo da tre anni e ottimi compagni di scuola. Andava d'accordo con i genitori ed essendo figlia unica non aveva problemi di condivisione con fratelli invadenti. A volte si comportava male, per ottenere ciò che voleva, ma non faceva mai niente di grave e riusciva sempre a farsi perdonare. La sua vita quindi non era un esempio di perfezione, ma ci andava molto vicino. Non avrebbe cambiato niente della sua vita, per nulla al mondo.

"D'accordo... Si! Non c'è problema, mamma. Tranquilla. Si. Adesso chiamo Jason e Susan e vedo se possono venire qua. Ok ci vediamo lunedì."
I genitori di Elizabeth a volte erano costretti a viaggiare per lavoro. In quel momento si trovavano in qualche posto sperduto del Kansas. Chissà perchè erano andati lì...
Comunque a lei non dava fastidio che i suoi non ci fossero. Al contrario aveva due intere notti da passare da sola ed essendo ormai tardi per uscire decise di chiamare il suo ragazzo.
Cliccò il suo nome tra i preferiti e aspettò che rispondesse.
"Ciao tesoro!" La salutò Matthew al quarto squillo.
"Ehi Matt! I miei non ci sono sai?"
"Oh ok... e quindi?"
Non coglieva sempre la palla al balzo il ragazzo.
"Beh... potresti venire qua no?"
"Mmh e perchè?"
"Per stare un po' insieme!"sbuffò la ragazza.
"Oh! Beh non posso stasera tesoro! Ho gli allenamenti!"
"Li hai avuti ieri!"
"Lo so ma la partita si sta avvicinando e il coach... sai com'è fatto no?"
"Sisi... vabbe magari domani?"
"Certo amore, ciao" Matthew staccò prima che Elizabeth potesse rispondere.
Non sopportava che il suo ragazzo le desse dei nomignoli, eppure non aveva mai smesso, nonostante lei glielo ripetesse quasi ogni giorno.
E quando cominciava a pensare alle cose che non sopportava di lui, gliene venivano in mente sempre una dietro l'altra costringendola a pensare che forse doveva chiudere la loro storia, convinta anche del fatto che lui non fosse più innamorato di lei e che quindi non avrebbe sofferto più di tanto. Poi pensava che stavano insieme da tanto e per evitare di buttare tutto quel tempo si decideva a lasciar perdere. Ma stava comunque rimandando l'inevitabile.
Quel venerdì sera Elizabeth guardò la tv fino a tardi e si addormentò sul divano, con qualcuno che parlava di pentole antiaderenti in sottofondo.

La mattina seguente trovò la tv spenta, ma la cosa non la insospettì siccome aveva il timer. Si alzò dal divano stiracchiandosi indolenzita per la scomoda dormita. Rabbrividì quando i piedi nudi toccarono il pavimento freddo e corse su per le scale per raggiungere il bagno e darsi una sciacquata. L'orologio diceva che erano le 11 del mattino perciò decise di farsi una doccia e di uscire con gli amici per pranzo.
Una volta lavata si avvolse nell'asciugamano e tamponò ogni parte del corpo finchè non ebbe più la sensazione di essere bagnata. Infilò un reggiseno rosso e un paio di mutandine bianche con una zucchina disegnata davanti. Un regalo di Jason di qualche anno prima.
Jason era il suo migliore amico, prima ancora che arrivasse Susan, era il figlio della migliore amica di sua madre e per questo si conoscevano da quando erano nati. Le loro madri avevano addirittura partorito praticamente insieme, avevano un giorno di differenza. Beh in realtà li avevano pure concepiti insieme. Quando avevano quindici anni avevano deciso di fare sesso la prima volta con i loro ragazzi alla stessa festa. Ai genitori di Elizabeth si era rotto il preservativo e quelli di Jason erano troppo ubriachi per metterlo. E bum! A sedici anni erano genitori. Susan invece l'avevano incontrata all'asilo e l'avevano amata subito.
Si pettinò i capelli bagnati e poi li fece cadere sulle spalle. Si diresse in camera per mettere qualcosa addosso, ma lo squillo del suo telefono la distrasse facendole dimenticare il motivo per cui ci stava andando.
Il cellulare era dove l'aveva lasciato, sul tavolino in sala. Corse per evitare che chiunque fosse staccasse la telefonata e rispose.
"Ehi Liz!" La salutò Jason.
"Ciao coglione!" Rispose lei con un sorriso.
"Fanculo! Mangiamo insieme?"
"Si certo!" Elizabeth andò in cucina per sgranocchiare qualche biscotto.
"Dove vuoi andare?" Le chiese l'amico.
"Mmm... non saprei. Non ho voglia di pizza." Si alzò in punta di piedi per raggiungere lo scaffale più in alto dove suo padre metteva la nutella.
"Ma che cazzo! Perche la deve mettere lì? Manco fossimo tutti due metri!"
"La nutella?" Le chiese Jason.
"Si!"
Rinunciò non avendo voglia di salire sul ripiano e andó verso il frigo optando per la marmellata.
"E ti pareva!" Esclamò con rabbia.
"Cosa c'è?" Chiese Jason ridendo.
"Hanno finito la fottuta marmellata e la nutella e fottutamente in alto e non ho neanche un po' di fottuta voglia di arrampicarmi per prenderla" si lamentò.
"Aggiungi qualche fottuto!" Elizabeth stava per rispondere a tono quando si accorse che quella voce non assomigliava neanche minimamente a Jason e che non proveniva dal telefono. Con estrema rapidità prese un coltello molto grosso e si girò verso la voce. Un uomo alto, con il classico fisico perfetto in ogni punto, era in piedi davanti a lei. I capelli biondi gli arrivavano, ondulati, sotto l'orecchio e la guardava sorridendo.
"E tu chi cazzo sei?" Disse alzando il coltello verso di lui.
"Chi Liz?" Jason sembrava preoccupato, ma lei non si preoccupò di rispondergli, troppo occupata a controllare lo sconosciuto.
"Ehi! Lizzie! Sono io non mi riconosci?" Disse l'uomo avvicinandosi a lei.
"Stammi lontano! Ci vivono delle persone qua davanti, un altro passo e urlo" lo avvertì.
"Non mi riconosci?" Disse l'uomo ghignando e si in effetti aveva un viso famigliare, ma poteva benissimo essere uno stalker o qualcosa del genere.
"Sono Johnny." Il nome non le diceva niente "Johnny Depp" l'uomo sorrise.
"Ma vaffanculo!" Ribattè Elizabeth
"Sei diventata piuttosto sboccata eh?"
"Mi vuoi dire chi sei o devo chiamare la polizia?" Urlò esasperata.
"D'accordo d'accordo." Disse togliendosi la maglietta.
"Ma che fai?" Il cuore prese a batterle nel petto ad un ritmo incredibilmente veloce. Non aveva mai visto in vita sua un uomo così bello. Lui aveva esattamente tutto ciò che le piaceva. Le mani grandi ,i bicipiti scolpiti, i capelli medio-lunghi e biondi, e quelle dannate vene pulsanti sulle sue braccia! L'avrebbe strozzato per evitare di morire lei stessa a causa dell'eccessiva salivazione.
"Oh" Mormorò sconcertato " Scusa! Pensavo che qui funzionasse così!"
"Ma di che stai parlando?"
L'uomo le guardò insistentemente il seno e automaticamente guardò in basso rimanendo sconvolta dal fatto che non aveva i vestiti ma solo l'intimo.
"Carina la zucchina!" Rise guardandole gli slip.
"Pervertito" Sputò lei "ti puoi girare per favore?"
"E perche dovrei? Mi sto godendo lo spettacolo alla grande! Poi quella scena per raggiungere la nutella... Wow. Un culo perfetto, piccola"
"Sei un vecchio pedofilo! Lo sai che sono minorenne?" L'uomo finalmente sembrò scalfito dalle sue parole.
"Che?" Urlò sorpreso, infilandosi la maglietta in fretta e furia. Questo dispiacque a Elizabeth che intanto non aveva sentito una parola di ciò che Jason aveva detto e alla fine gli aveva staccato il telefono in faccia.
"Ora mi giro così tu ti vesti ok?"
"Si certo e dovrei lasciare uno sconosciuto in casa mia..." Borbottò lei in risposta.
"No tu adesso vai nel mio salotto e mi prendi la coperta sul divano." Continuò.
L'uomo senza nome annuì nervoso e tornò un attimo dopo con la copertina rossa di Elizabeth. Se la avvolse attorno felice di essere finalmente protetta da quegli occhi indiscreti.
Senza alcun preavviso quella strana persona uscì di corsa da casa di Elizabeth senza dire una parola.

"Davvero Jason... non so chi fosse. Io stavo parlando con te e qualcuno ha parlato, mi sono girata e ho trovato sto ben di Dio davanti a me."
"Si beh... davvero non mi interessa sapere cosa tu faresti ad un vecchio idiota che ti guardava il culo."
Jason era un bel ragazzo alto e magrolino con i capelli neri che gli arrivavano alle spalle. Elizabeth sospettava da tempo che fosse gay, non perchè non avesse mai avuto una ragazza, ne aveva avute e parecchie, era solo un pensiero che a volte le affiorava nella mente. Comunque sospettava anche che nemmeno lui lo sapesse e per quel motivo non aveva mai introdotto il discorso.
"Ora parlando di cose serie..." Jason le si avvicinò perché alcuni loro compagni di classe stavano evidentemente origliando. "A te non sembra che Sue si stia comportando in modo strano ultimamente?"
"Dio! Si! Pensavo di essere io quella pazza..." Borbottò Elizabeth. Jason annuì in accordo.
"Penso che ci stia nascondendo qualcosa..." cominciò. Si alzarono dal tavolo dove Jason lasciò una banconota da venti e uscirono dal piccolo locale.
"L'altro giorno ci siamo visti, sai quando tu sei andata dai tuoi nonni" Lizzie annuì per farlo continuare "beh io e lei ci siamo visti al solito posto e c'era un caldo pazzesco, ma lei se ne stava lì con la sciarpa, io non le ho detto niente, ma quando si è abbassata per prendere il telefono dalla borsa ho visto un succhiotto, e allora le ho detto che non c'era bisogno di nasconderlo. Lei si è messa a ridere nervosamente e si è tolta la sciarpa dicendo che l'aveva fatto per non farlo vedere ai suoi. E la cosa ci stava, ma quando le ho chiesto chi fosse stato ha borbottato qualcosa di incomprensibile e se n'è andata."
"Già anche a me sembra strana sotto quel punto di vista. Sai quando Penny le ha chiesto se avesse un ragazzo o se le piacesse qualcuno?  Ha cominciato a urlarle contro che non erano affari suoi."
"È strano"
"Forse è lesbica..." Sussurrò Elizabeth valutando la reazione di Jason, che però pareva tranquillo.
"Già sarebbe una spiegazione..."
Il discorso finì lì.

"Ah già!" Esclamò Jason mentre camminavano con il gelato in mano.
"Cosa?"
"Volevo chiederti se per caso Matthew ti ha dato il mio quaderno di matematica. L'ho dimenticato la settimana scorsa quando abbiamo fatto i compiti da lui."
"No... mi ha detto che ce l'aveva lui, ma non ci siamo visti negli ultimi giorni."
"Ah ok."
"Però volevo andare da lui adesso, puoi venire anche tu così lo prendi."
"Non voglio assistere ad una vostra scopata."
"Te ne vai subito"
I ragazzi si diressero alla macchina di Jason, che salì al posto del guidatore e mise in moto bruscamente.
La radio partì a gran volume con una canzone di Britney Spears.
Elizabeth alzò ancora di più cantando a squarciagola.
Jason abbassò il tettuccio dell'auto permettendole di alzarsi in piedi con le braccia all'aria continuando a cantare finchè una volante dietro di loro non impose di fermarsi.
"Cazzo... mi dispiace Jaz" mormorò mortificata Lizzie.
Il ragazzo sbuffò guardando nello specchietto retrovisore.
Due agenti in divisa li raggiunsero.
"Allora ragazzi..." cominciò quello di destra facendo alzare lo sguardo a Elizabeth.
"Zio Ben!" Gridò scendendo di corsa dalla macchina e saltandogli in braccio.
"Quando sei tornato?" Gli chiese. Suo zio Ben era il fratellastro del padre e viaggiava spesso per lunghi mesi. In quel momento Lizzie pensava che fosse in Brasile o giù di lì, ma si sbagliava.
"Liz... da qualche giorno." Disse con voce seria.
"Eh dai zio! Stavo solo cantando! E Jason mi stava anche ignorando per quanto fosse concentrato sulla strada." Lei sorrise facendogli gli occhi dolci sperando che servisse.
"Va bene. Ma comunque Jason stavi andando troppo veloce."
"Mi dispiace Ben" rispose dandogli la mano.
"Ci vediamo la prossima settimana Lizzie. Fai la brava."
La ragazza annuì mostrandogli i pollici all'insù e ritornò nell'auto.
"Grazie al cielo era tuo zio!" Sospirò Jason.
"Già"
La macchina si fermò pochi isolati dopo davanti alla porta di casa di Matthew.
"Vieni anche tu, che sennò devo tornare indietro." Disse Lizzie ridendo.
Jason la seguì guardandola mentre apriva la porta di ingresso.
"Uuh potremmo spaventarlo!" Propose Elizabeth ghignando. L'amico annuì ridendo ed entrambi camminarono silenziosamente verso la sala senza però trovare nessuno, stessa cosa in cucina, perciò salirono le scale e si prepararono per fare qualche urlo stupido una volta entrati in camera.
"Ok tu apri e poi io salto dentro urlando POLIZIA" risero silenziosamente.
Jason aprì la porta della camera per poi bloccarsi a bocca aperta. Lizzie seguì il suo sguardo per trovare Matthew il suo ragazzo da tre anni nel letto con Susan la sua migliore amica da quindici.
Susan nuda era in ginocchio con il cazzo del suo EX in bocca. Stranamente non si accorsero che avevano degli osservatori.
Elizabeth chiuse silenziosamente la porta e corse giu per le scale con l'unico desiderio di uscire da quella casa.

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