Capitolo 13

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La confusione era l'emozione che prevaleva ormai in Lizzie.
Derek era lucido quando l'aveva baciata? E se non lo era almeno se lo ricordava? Doveva parlargliene o era meglio fare finta che non fosse successo niente?
Sarebbe successo di nuovo?
Queste domande le avevano impedito di dormire quella notte e quando la sveglia suonò lei aveva già gli occhi aperti, era già lavata e vestita. Aveva già preso due caffè. Aspettava soltanto che arrivasse l'ora di uscire di casa. Ringraziò il cielo siccome quel giorno non aveva lezione con Derek, almeno aveva più tempo per pensare razionalmente.
Annoiata scese in cucina per prendere un altro caffè e guardare qualcosa alla televisione.
"Che fai già in piedi, tesoro?" La madre preoccupata le toccò la fronte, sospettando che avesse la febbre.
"Sto bene, mamma. Non riuscivo a dormire."
"Derek ha svegliato anche te stanotte?" Nel tono della donna non c'era accusa, semplice curiosità, forse un po' di irritazione, ma nulla di più.
Elizabeth sentendosi comunque sotto tiro le assicurò più del necessario che Derek non centrava niente.
"Buongiorno amore" Richard andò dalla moglie per darle un bacio sulle labbra, al che Lizzie si girò disgustata.
"Tu che fai già in piedi?" Le chiese il padre scontroso.
"È vietato forse?" Lizzie adottò lo stesso tono dell'uomo.
"Basta voi due!" Esclamò Margaret "adesso vi sedete e fate la pace. Altrimenti nessuno dei due uscirà di casa!"
Merda! Pensò Lizzie. Volevo uscire prima che Derek si svegliasse. E succederà a momenti.
"Margaret, sii seria, devo andare a lavoro" Richard aveva ancor meno voglia di Lizzie di uscire tardi di casa.
"Allora parlatevi." Margaret Johnson era una donna paziente, simpatica e gentile. Ma era irremovibile quando si impuntava. E questo lo sapevano bene sia Elizabeth che Richard.
L'uomo si sedette sulla poltrona davanti al divano sbuffando.
Nessuno dei due sembrava intenzionato a dire qualcosa. Elizabeth guardava la televisione senza starci davvero attenta e Richard si guardava le mani.
"Beh Lizzie... mi dispiace forse ho esagerato" la ragazza avrebbe voluto aggiungere che il forse lo doveva togliere, ma pensandoci bene lui almeno ci stava provando.
"Non fa niente... scusa se ti ho risposto male al telefono."
"Si beh me lo sono meritato."
"Un po'" rispose Lizzie ridendo.
"Ok. Tu sei la mia Lilì. Mi fido di te, davvero." Disse Richard chiamandola con il vecchio soprannome di quando era piccola.
"Grazie papà" Elizabeth si alzò per sedersi in braccio al padre e lasciargli un bacio sulla guancia.
"Figurati bimba."
Elizabeth era felice di aver fatto pace con Richard ed era sollevata di essere riuscita a uscire di casa prima che Derek scendesse le scale.
"Jaz ti passo a prendere adesso." Disse al telefono non appena fu partita con la macchina.
"Che cosa? È prestissimo Elizabeth!"
"Ti prego devo parlarti. Faccio benzina e arrivo." Lizzie staccò per evitare di essere rifiutata.

"Ringrazia che ti voglio bene. E che le nostre madri ci hanno praticamente partorito insieme!" Si lamentò mentre apriva la portiera.
"Mi dispiace Jaz. Ti offro la colazione" disse Lizzie sapendo che una tale prospettiva lo avrebbe addolcito. Infatti fu così ed Elizabeth alzò il volume della radio per schiarirsi le idee e capire come raccontare tutto a Jason.
Il ragazzo la conosceva abbastanza bene da sapere che ancora non era pronta per spiegare, perciò si limitò ad ascoltare la musica alla radio, mentre mandava qualche messaggio a Aiden.
Elizabeth parcheggiò al suo solito posto davanti alla scuola e raggiunsero a piedi il bar dall'altra parte della strada.
Jason ordinò un cappuccino e un croissant al cioccolato e Lizzie il quarto caffè della mattina.
Fu sorseggiando la bevanda amara che Elizabeth si lanciò nel racconto del giorno prima. Non tralasciò niente, nemmeno le sensazioni che aveva provato durante il bacio e dopo.
"Wow." Il tono di Jason non era estasiato, ma serio e preoccupato. "Lui... pensi che si sia ubriacato a causa tua?"
Lizzie scrollò le spalle "Non avrebbe senso."
"No, infatti." Concordò il ragazzo.
"Cosa dovrei fare?"
"Non so Liz, è un casino. Insomma pensavo che lui ti volesse solo a livello fisico."
"Appunto!"
"Ma non sembra così!" Continuò Jason
"Ma non può essere altrimenti" si lagnò Lizzie coprendosi la faccia con le mani "È già sbagliato così senza aggiungere strane emozioni dentro."
"Allora dovresti ignorarlo" suggerì Jason non sembrando convinto nemmeno lui.
"Pensi che non ci abbia provato?" Sbuffò Lizzie. Si alzò e andò a pagare alla cassa.
"Arrivederci" disse mentre usciva. Tenne la porta aperta per farsi raggiungere da Jason.
"Proprio non so come aiutarti, Liz... Se tu potessi ignorarlo forse..."
"Ma come faccio Jaz? Insomma a scuola potrei anche riuscire a evitarlo, ma vive a casa mia! Facciamo la doccia nello stesso bagno, dorme davanti alla mia camera, mangiamo insieme. Mi è impossibile, anche con tutto l'impegno del mondo"
"Hai ragione... Ma allora cosa farai?"
"Penso che dovrei parlarci. È l'unica soluzione a cui riesco pensare."
"E cosa vorresti dirgli?"
"Ancora non lo so."
I ragazzi erano in anticipo di qualche minuto perciò aspettarono qualche minuto prima che i cancelli venissero aperti.
"Ciao Bill" salutarono il bidello che sorrise loro e chiuse poi le porte.
Lizzie riuscì ad evitare Derek per tutta la giornata scolastica. Lo vide solo una volta a mensa, dove per un secondo il loro sguardi si incrociarono. Ma lui si girò per raggiungere il tavolo dei professori e Lizzie andò al suo solito posto. Si sedette di fianco a Jason.
Il loro tavolo era composto da una decina di persone di solito. Beh con due in meno. Susan e Matthew erano seduti insieme a una Cheerleader, che da sempre aveva una cotta per Matthew.
"Ragazzi com'è Harvard?" Christopher Walker si sedeva con loro ogni tanto, quando il suo migliore amico non c'era. A Lizzie non interessava, aveva Jason, e gli altri suoi compagni erano simpatici, e ci era uscita più di una volta divertendosi anche molto, ma non erano così importanti.
"Fantastica!" Rispose entusiasta. Prese a raccontare di come le lezioni fossero interessanti, di come fossero accoglienti e simpatici gli studenti.
"Andrai li?" Le chiese timidamente un ragazzo di cui non ricordava il nome. Guardò Jason alla ricerca d'aiuto. Il ragazzo capì al volo e digitò velocemente qualcosa al telefono. Subito dopo Lizzie sentì vibrare il cellulare e mentre diceva che ancora non sapeva se avrebbe frequentato quel college, lesse il messaggio di Jason.
- Jackson Morris -
"E tu, Jackson? Dove andrai?" Chiese con disinvoltura.
Il ragazzo parve lusingato dalle attenzioni che gli rivolse Lizzie.
- È da tre anni che ti ronza attorno... Possibile che non ti ricordavi il suo nome? -
Lizzie rise al secondo messaggio di Jason, alzò le spalle con fare colpevole.
"Andrò a Stanford"
"Davvero?" Lizzie notevolmente colpita tirò un calcio sotto il tavolo a Jason che sghignazzava. Tornò serio.
"È una delle prime scelte anche di Liz... vero?"
Gli occhi di Jackson si illuminarono, e Lizzie si sentì vagamente in colpa per i pensieri poco carini che aveva su di lui. Le aveva sempre dato fastidio, quel ragazzo. Non perchè fosse antipatico, ma perché la seguiva ovunque quando era a scuola e perchè quando gli rivolgeva la parola, parlava sempre delle stesse cose. I suoi voti impeccabili in ogni materia e il programma troppo poco difficile e per niente impegnativo che non lo stimolava come avrebbe dovuto.
"Si beh..." cominciò lanciando un'occhiataccia a Jason "Ci devo pensare ancora bene. Sai Harvard è molto prestigiosa, se fossi ammessa, sarebbe stupido non andarci."
"Certo certo." Lizzie tirò un sospiro di sollievo. La conversazione era caduta e per evitare di essere intrappolata con i soliti discorsi si alzò con la scusa di dover andare in bagno.
Con la coda dell'occhio notò che quando si era alzata, Derek aveva fatto la stessa cosa.
Lanciò un'occhiata in direzione di Jason, che fortunatamente si girò e la guardò con la fronte corrugata. Lizzie fece qualche movimento con la testa indicando Derek e alla fine l'amico capì e andò da lui bloccandogli la strada e impedendogli di seguirla.

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