Capitolo 12

103 8 2
                                    

"Quanto mi manca Aiden!" Continuava a mugugnare Jason.
"Si. Jason. L'hai già detto. Almeno un centinaio di volte. Mi dispiace che per un po' l'unico pene che vedrai sarà il tuo. Possiamo cambiare argomento? O per lo meno, puoi smettere di ripetere la stessa frase? Tipo potresti dire che Aiden è bellissimo. Ripeterlo una ventina di volte e poi attaccare con qualche altra affermazione."
"Siamo nervosette?"
"Non hai intenzione di attaccare una filippica sulle donne e il ciclo mestruale vero?"
"No però se vuoi ne posso fare una sul sexy prof che abbiamo lasciato a Boston... o meglio ancora su quello che stiamo per ritrovare."
Jason guardò di sottecchi Elizabeth.
"Si credo che Derek sia l'argomento giusto" Affermò con sicurezza il ragazzo.
Mentre Lizzie stava facendo una pericolosa curva a destra, Jason lanciò uno strillo acuto, facendola spaventare al punto che quasi perse il controllo della macchina.
"No dico, sei completamente idiota?"
Jason sghignazzò divertito. "Non so come ho fatto a non pensarci prima! Derek. Lo chiameremo Dottor Stranamore."
"Originale" borbottò Lizzie.
"Per andare fuori dalli schemi possiamo chiamarlo dottor Bollore."
"Quello era Mark"
"Era questo che intendevo per andare fuori dalli schemi"
"Ah beh... allora!"
"Mmh non mi viene in mente nient'altro... rimarra sexy prof ancora per un po'" borbottò infine Jason sconsolato.
Lizzie era particolarmente agitata per il ritorno a casa. E i motivi erano diversi.
Primo: era ancora in lite con i suoi, o meglio con suo padre, e non aveva la benché minima voglia di perdonarlo per la sua mancanza di fiducia.
Secondo: Derek e il suo patto la eccitavano in un modo che non le piaceva affatto. Era difficile perché provava il desiderio di stare con lui e allo stesso tempo voleva starci il più lontano possibile. Ancora non era riuscita a venire a capo di quel problema.
Terzo: Susan dopo due settimane di silenzio le aveva mandato un messaggio in cui la pregava di incontrarla il martedì seguente per una chiacchierata al solito cafè bar, dove andavano da quando avevano avuto per la prima volta il permesso di uscire.
Era indecisa sul da farsi, doveva dare a Susan la possibilità di spiegarsi? In nome dell'amicizia durata quindici anni la ragione le diceva di si. Ma come aveva fatto lei in nome di quell'amicizia a farle una cosa simile? Proprio non capiva.
Con Jason non ne aveva ancora parlato, non voleva farlo arrabbiare in quel momento che sicuramente era molto triste per lui. Lizzie sapeva che Jason era molto dispiaciuto di non essere con Aiden, avevano passato un'intera settimana insieme, e non doveva essere stato facile separarsi da lui. Sapeva anche che tutto quel chiacchierare ininterrotto era un modo per non sentire davvero la mancanza di Aiden.
Doveva quindi dire a Jason di Susan. Sicuramente lo avrebbe distratto, valeva la pena dargli questa preoccupazione? Lizzie alla fine decise di si. Siccome anche lui aveva deciso di non parlare più con Susan, era quanto meno logico se non corretto, metterlo al corrente.
"Jaz. Questa mattina Susan mi ha scritto" con un cenno della testa Elizabeth indicò il suo telefono. Jason lo prese prontamente inserendo il codice, lo stesso da anni che lui conosceva a memoria.
Aprì la chat di Susan e lesse ad alta voce il messaggio della loro ex migliore amica.
"Ciao Liz. Probabilmente non dovrei chiamarti più così. Probabilmente adesso lo fa solo Jaz. Dio non posso chiamare nemmeno lui così.
Mi dispiace tanto. So che mi odi e hai ragione, ma vorrei poterti parlare di persona. Ho lasciato che fosse Matthew a spiegarti, ma è giusto che lo faccia anche io. Ti prego dammi la possibilità di spiegare. Non pretendo una tua risposta. Martedì pomeriggio ti aspetterò al solito posto. Spero verrai."
"Che coraggio..." commentò Jaz lanciando poco delicatamente il telefono di Lizzie sul cruscotto.
"Dio! Liz! Non vorrai andarci?"
"Non lo so Jaz. Sono quindici anni! A te non fa nessun effetto?"
"Cazzo se mi fa effetto! Ed è proprio per questo che non voglio che tu ci vada. Parlerà della nostra amicizia come di qualcosa che non può essere spezzato. Tu ci crederai. E lei ti tradirà ancora. Lo farà sempre."
Lizzie non capiva il motivo di tanto rancore.
"Che vuoi dire Jaz?"
Jason si coprì la bocca.
"No." Disse "Io non sono come lei. Non infrangerò la mia promessa." Prese un lungo respiro "Martedì andremo insieme." La sua non era una domanda, e Lizzie era più confusa che mai. Che cosa intendeva dire con quelle parole? E come mai aveva cambiato idea così repentinamente?
Provò a chiedere ulteriori spiegazioni a Jason, ma questo si rifiutò di dargliele pregandola di aspettare martedì pomeriggio, e alla fine vedendo la sincera sofferenza nello sguardo dell'amico, Lizzie accettò.
Il viaggio durò solo un'altra mezz'ora e l'abitacolo fu riempito solo dalla musica in sottofondo.
Elizabeth accompagnò Jason a casa, salutando da fuori i suoi genitori.
Dieci minuti dopo stava parcheggiando. Con sua somma sorpresa erano tutti lì ad aspettarla. Persino lo zio Ben, a cui sorrise con più calore.
Derek, con un sorrisetto malizioso, andò ad aiutarla con la valigia, sfiorandole più volte le mani e le braccia.
"Era solo una valigia, ce la facevo" protestò dando un buffetto alla sua auto "Ciao ciao, piccola Lambo"
Derek scosse la testa ridendo ed entrò in casa lasciando la porta aperta.
"Ci sei mancata tesoro" le disse la madre abbracciandola.
"Ma davvero?" Chiese lei sarcasticamente, osservando l'espressione imbronciata del padre.
"Vado a farmi una doccia ma'!" Esclamò Lizzie salendo le scale.
"Certo tesoro" Urlò la donna per farsi sentire, poi più piano aggiunse rivolta al marito " Sei proprio un idiota, Richard"
Lizzie rise, felice di essere difesa dalla madre.
"Allora ti sei divertita?" La voce di Derek fece sussultare Elizabeth, che non l'aveva visto seduto sul suo letto.
"Che ci fai in camera mia?" Mormorò nervosa.
"Volevo salutarti" rispose Derek alzandosi per raggiungerla.
"Immagino che non ti sia bastato il mio aiuto a venire nello sgabuzzino. Ma voi uomini d'altronde siete tutti così. Volete sempre di più." Lizzie si spostò dalla porta per evitare di rimanerci intrappolata con Derek davanti e perdere tutta la sua lucidità.
"Può darsi che sia così." Il ragazzo la raggiunse nuovamente, questa volta avvicinandosi alla sua schiena e appoggiando le grandi mani sulle braccia di Lizzie.
"Puoi ammetterlo. Tanto so che è vero!" Lizzie non voleva che avesse lui il coltello dalla parte del manico, perciò l'unico modo per non affondare era farlo cadere ai suoi piedi. Come avrebbe fatto non lo sapeva nemmeno lei.
"Ah lo sai?" La voce piena di malizioso divertimento era, per Lizzie molto sexy, doveva andarsene.
"Senta bel prof, devo farmi la doccia e per quanto sappia che vorresti assistere allo spettacolo devo ricordarti che non ti è permesso venire a sbirciare. Chiaro?" Elizabeth consapevolmente prese l'intimo migliore che aveva di Victoria's Secret e con nonchalance puntò contro Derek il dito della mano che lo reggeva.
L'uomo deglutì alla vista del completino e con la bocca asciutta si spostò per farla passare.
Piccola vittoria per Lizzie.
La doccia la rilassò. Rimase sotto l'acqua calda più del dovuto e una volta uscita era come essere sommersi dalla nebbia.
Quando aprì la porta del bagno, avvolta nel suo asciugamano azzurro, incontrò il padre che lanciò una veloce occhiata alla nebbia che usciva dietro di lei.
"Hai finito l'acqua calda!" La rimproverò. "Dovevo farmi la doccia anche io."
A Lizzie non piaceva il tono del padre e quando le parlava così non riusciva a fare a meno di dare in escandescenza.
"Beh? Mica me l'hai detto."
"Pensi che debba dirti tutto, ragazzina?"
"Volevi l'acqua calda, bastava che mi chiedessi di fare in fretta!" Gli fece notare la ragazza con voce fredda.
Lizzie sbuffò e se ne andò presto imitata da Richard.
Si infilò una tuta comoda e si sedette alla scrivania, per controllare l'agenda e vedere se aveva compiti da fare.
"Tesoro, non mangi?" La madre si intrufolò nella camera di Lizzie senza bussare.
"C'è papà?"
"Certo"
"Allora no. Dopo mi faccio un panino"
"Siete insopportabili quando fate così" si lamentò la donna sbattendo la porta.
"Bla bla bla" borbottò tra sè Lizzie.
Aveva solo alcuni esercizi di Algebra, ma stranamente non riusciva a concentrarsi. Ci mise mezz'ora solo per il primo.
"Merda!" Esclamò quando notò che aveva fatto un errore nel secondo.
"Cosa succede, piccola?" Lizzie non si era accorta che Derek era entrato di soppiatto nella sua stanza.
Infatti la scrivania era contro il muro difronte alla porta a cui Lizzie dava le spalle. Non era la prima volta che non notava l'entrata di qualcuno.
"Smettila di chiamarmi così" rispose Elizabeth senza nemmeno girarsi.
"Sono venuto a parlare con te." L'espressione e la voce di Derek erano molto seria, perciò Lizzie si concentrò su di lui abbandonando l'idea di finire i compiti.
"Dimmi" non riuscì a nascondere il tremolio della sua voce. Voleva porre fine a qualunque cosa ci fosse tra loro? Una simile prospettiva la spaventò fin troppo.
Nemmeno Derek riuscì a nascondere il nervosismo che provava. Certo sembrava tranquillo nella sua posizione seduta sull'angolo della scrivania, ma aveva un'aria fin troppo spavalda e il ticchettio delle dita sulle gambe, faceva intendere che era in ansia per qualcosa.
"Ti ascolto" disse Elizabeth dopo cinque minuti di silenzio.
"Certo" si riprese Derek guardandola in modo strano. Lizzie non riusciva a cogliere il significato di quell'espressione, sembrava quasi arrabbiato.
"Abbiamo fatto un patto" disse Derek alzandosi dalla scrivania, che scricchiolò leggermente.
"Si" concordò Elizabeth con il cuore in gola.
"Ho guardato Grey's Anatomy come mi avevi chiesto"
"Come posso esserne sicura? Potresti aver letto la trama su wikipedia."
"Potrei averlo fatto. Forse ti devi fidare. Ma se posso permettermi di dirti quanto sei stata stronza..."
Lizzie strabuzzò gli occhi non capendo il motivo di tale epiteto.
La spiegazione arrivò subito: "Hai detto che erano quattordici stagioni. Non che l'ultima non è ancora finita..."
"Ah! Quindi ti ha preso al punto che vuoi sapere come finisce!" Rise Elizabeth incontrando lo sguardo inceneritore di Derek, che la fece ridere di più e più forte.
"D'accordo se hai finito... vorrei arrivare al punto!"
"Prego, continua" Lizzie tornò nervosa.
"Beh io ho fatto la mia parte, adesso tocca a te."
"Ok..." le tremò nuovamente la voce. "Cosa vuoi che faccia?"
"Niente di particolarmente difficile." La rassicurò Derek accarezzandole la mano. Quell'unico tocco provocò brividi in tutto il corpo della ragazza. Ritrasse istintivamente la mano, desiderosa di rimanere lucida e con i piedi per terra.
"Vorrei che rispondessi ad una domanda?"
"Una domanda?" Ripetè Lizzie confusa.
"Si. Un'unica domanda"
"Oh... ok, d'accordo" Elizabeth si costrinse a non mostrare la delusione.
"Vorrei sapere che cos-... Se hai incontrato qualcuno. A Boston" Lizzie non capì subito la domanda. Le sembrava strana e insensata. Era ovvio che avesse incontrato qualcuno. Aveva conosciuto Aiden, Cameron. Kristin e Josephine con cui alla fine si era scambiata il numero. Aveva la sensazione che sarebbero diventate amiche. Eppure non comprendeva come questo potesse interessare a Derek.
"Cosa intendi? È ovvio che-"
"No. Ti sto chiedendo se... se sei stata con qualcuno, ecco." Elizabeth si sorprese a pensare che l'emozione che prima non riusciva a capire, in quel momento le sembrava qualcosa di simile alla paura. Ma non aveva senso.
"Non capisco... Perché dovrebbe interessarti se sono stata con qualcuno?" Sbottò arrabbiata, sentendo rinascere il senso di colpa di qualche giorno prima.
"Ti prego."
Doveva dirglielo? L'istinto le diceva di no, le diceva di mentire, perchè tanto non lo avrebbe mai scoperto, ma perché avrebbe dovuto nasconderglielo? Loro non stavano insieme, erano praticamente cugini, non poteva prendersela.
"Si." Rispose infine con sincerità.
Derek accusò il colpo annuendo. L'espressione ferita durò solo qualche secondo. Dopodiché divenne fredda e indifferente.
"Ero curioso" disse ridendo forzatamente. Uscì a grandi passi dalla stanza.
Lizzie sempre più confusa e sorpresa e piena di rimorso, si rimise a fare i compiti.
Non uscì dalla stanza per tutto il pomeriggio, finché la madre non la chiamò per la cena. Si era anche dimenticata di mangiare a pranzo alla fine.
"Dov'è Derek?" Chiese alla donna quando si sedette al tavolo, trovando apparecchiato solo per tre.
"È uscito" rispose semplicemente Margaret, senza sospettare che la sua non fosse solo curiosità.
Andò a letto nervosa, rigirandosi sotto le coperte cercò di prendere sonno, ascoltò della musica, che alla fine riuscì a distoglierla dalla realtà e a farla addormentare.
Nonostante fosse molto stanca, però, Lizzie le cui cuffie si erano sfilate durante il sonno, si svegliò sentendo una porta chiudersi con un gran tonfo.
Quando andò a vedere cosa fosse stato trovò la porta aperta della camera di Derek e lui barcollante che cercava di svestirsi senza successo.
Cosa doveva fare? L'inspiegabile e insensato rimorso che provava le diceva di andare ad aiutarlo. Ma se l'avesse respinta?
Non importa, diceva la voce nella sua testa, provaci!
Allora percorse silenziosamente lo spazio che li divideva e cogliendolo alla sprovvista lo aiutò a sfilarsi la maglietta.
Era meglio tornare a dormire, pensò.
Rimase incantata dai pettorali di Derek, dalla linea sottile di peli che separava la vita dall'ombelico.
"Che fai?" Sussurrò l'uomo, mentre Lizzie tracciava con le dita i muscoli del suo petto e delle sue braccia.
Era sconvolta da tanta perfezione. Non sapeva che anche lui stava ammirando il suo volto con la stessa venerazione.
Si riprese dalla trance e si allontanò facendo qualche passo indietro finché non incontrò il muro.
"Devo andare, notte" l'alito di Derek puzzava di alcool e non riusciva a non pensare che fosse colpa sua.
"Aspetta" Mormorò avvicinandosi alla ragazza che tremò quando i loro occhi si incontrarono. Le mani calde di di Derek le coprirono le braccia fredde. Lizzie rabbrividì maggiormente.
"Devo andare." Ripetè Elizabeth senza però muoversi di mezzo millimetro.
"Si." Nemmeno Derek accennò qualche movimento.
E dopo quelli che a Lizzie parvero giorni, Derek con il respiro quasi affannoso, unì le loro labbra già incredibilmente vicine.
Elizabeth aveva pensato a come sarebbe stato baciare Derek, ma non si era neanche minimamente avvicinata alla sensazione che stava provando.
Non capiva perché con Derek fosse diverso. Aveva baciato diversi ragazzi. E quei baci le erano sempre piaciuti, ma non erano niente a confronto delle soffici labbra di Derek. Lui la baciava con passione, con forza anche se non c'erano lingue in mezzo o scambi di saliva. Era il miglior bacio che Lizzie avesse mai ricevuto. Ne era convinta. Avrebbe voluto approfondirlo, e rimanere in quel modo per ore, ma finì troppo presto.
Si staccarono con uno schiocco. I cuori palpitanti e i respiri affannati.
"Devo andare" Ripetè per la terza volta Lizzie.
Derek la guardò come per chiederle di non farlo, ma annuì, buttandosi nel letto mentre si copriva la faccia con entrambe le mani.
Eh già è un bel casino.

Crazy in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora