Capitolo 14

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"D'accordo... non sono più sicura che questa sia una buona idea." borbottò Lizzie mentre si muoveva a disagio nel sedile del passeggero nella macchina, appena riparata, di Jason. Il ragazzo aveva insistito ad accompagnarla lui stesso invece di lasciarla andare con la sua auto, sapeva che sarebbe stata nervosa.

"Non sei tu la troia qui, Liz. Non ti azzardare a preoccuparti di qualcosa che non sia mandarla a fanculo." le rispose con collera.

"Cavolo, Jaz... sei sicuro che non sia andata a letto con il tuo di ragazzo?" Lizzie, mai lo aveva sentito parlare così di Susan, nè di nessun altro in realtà, tutta quella rabbia non era normale.

"La verità salterà fuori..." la risposta di Jason non era una vera e propria risposta, per lo più mugugnava tra sè, come per rassicurarsi da solo.

Stavano andando al loro solito posto, era un bar piccolo, con le pareti tutte viola, gestito da una famiglia composta dai genitori e due figli, intorno ai venti/ venticinque anni. L'aveva trovato Jason, quando avevano circa undici anni, si trovava a metà strada tra casa di Lizzie e casa di Jason. Un giorno, dopo aver ricevuto il permesso dai genitori di andare in bicicletta fino a casa di Elizabeth ci era caduto praticamente davanti, e la signora che ci lavorava era corsa in suo aiuto, pronta a disinfettargli le ferite mentre lui piagnucolava. In realtà non piangeva pechè gli faceva male, ma perchè voleva andare da Elizabeth e dimostrarle che ormai era abbastanza grande da uscire da solo. La signora gli disse che non poteva permettergli di lasciarlo andare da solo e gli chiese il numero della madre per chiamarla, e lui molto furbamente gli diede quello della madre di Lizzie, che senza pensarci due volte andò da lui, con la figlia che lo prendeva in giro per essere caduto.
"Sarò anche caduto" le disse alzando il mento "ma mia mamma non mi ha dovuto portare fin qui!" le fece la linguaccia e andò a sedersi su un tavolino ordinando una tazza di cereali e un bicchiere di latte. La signora lo guardò dubbiosa e Jason le mostrò una banconota da dieci come se fosse una da cinquecento.
"Lizzie tu cosa vuoi?" le chiese sventolando la banconota per farsi aria. "Offro io" disse con aria sofisticata.
"Voglio dei marshmellow e una cioccolata calda" affermò convinta.
Alla fine obbligarono Margaret a chiamare i genitori di Susan per farla andare da loro: secondo Jason "Doveva troppo vedere il posto che aveva trovato tutto solo", secondo Lizzie invece "doveva troppo vedere la ferita al ginocchio che si era fatto cadendo come una patata".



"Siamo arrivati!" la informò Jason. In effetti la macchina era ferma da qualche minuto, Elizabeth era troppo persa nei suoi pensieri per accorgersene.
Sbirciò attraverso le vetrate, per controllare che Susan fosse lì.
"E' lì" le disse l'amico.
"Non ce la faccio."
"Certo che ce la fai."
"Jason, io non so perchè tu sia arrabbiato con lei più di me, ma davvero come fai? A essere così indifferente."
"Io non sono affatto indifferente. E' proprio questo il punto, ce l'ho a morte con lei per quello che ti ha fatto, e tu puoi anche venirmi a dire che non sono affari miei, ma... Ok mettiamola così. Se lei fosse andata a letto con Aiden, continueresti a esserle amica?"
L'idea che Susan facesse sesso con Aiden, o meglio che lui facesse sesso con Susan, era terribilmente strana, ma Elizabeth capì cosa intendeva Jason e annuì.
"Non riuscirei a sopportare l'idea che qualcuno ti faccia soffrire."
"Esatto."

"D'accordo, facciamolo" Lizzie buttò fuori un gran respiro e uscì dalla macchina sbattendo la portiera con forza.
"Ehi! E' appena tornata da papino, trattala bene."
"Questa fissa che abbiamo con le nostre macchine non è sana, Jaz." rise Lizzie.

"Jason! Elizabeth! E' da un secolo che non vi vedo!" i ragazzi andarono a salutare Sophia, la proprietaria svedese. Una donna bellissima, dai tratti marcati, ma dolci. Capelli biondo rossiccio e occhi azzurri e sempre solare.
"Ciao Sophia" la abbracciarono
"Solito?" i due annuirono e andarono a sedersi al tavolo, davanti a Susan cercando di comportarsi nella maniera più normale possibile.
Susan sembrò molto sorpresa, della presenza di Jason, e anche piuttosto nervosa.
"Ecco a voi." Gabriel il figlio minore di Sophia consegnò le ordinazioni: cioccolata e marshmellow per Lizzie, latte e cereali per Jason. 
Elizabeth, lanciò furtivamente un'occhiata davanti a Susan per vedere se lei aveva preso il suo solito milkshake alla fragola con gli smarties, ma a quanto pareva si era dissociata dal trio anche in quello, aveva preso un misero caffè.
Lizzie, in qualche modo, si sentì quasi più offesa per quello che per tutto il resto. Alzò le sopracciglia mordendosi la lingua.
"Grazie Gabriel" Sussurrò quando riprese il vassoio per andarsene.
"Liz, ormai stai facendo strage di cuori, Gabriel ti ha squadrata in un modo... Tra l'altro penso che Sophia ne sarebbe entusiasta." Lizzie che non si era accorta di niente, ne del modo in cui Gabriel guardava lei, ne del modo in cui la donna dietro al bancone osservava il figlio ed Elizabeth, sognando ad occhi aperti, una loro futura unione.
"Davvero?" chiese sorpresa. Istintivamente si girò per guardare Gabriel che dovette voltarsi di scatto per non farsi beccare, motivo per cui Lizzie si accorse che la stava guardando.
Elizabeth, non colse le parole del fratello, ma lo vide tirare un leggero scappellotto alla nuca di Gabriel ridendo, come se lo stesse prendendo in giro.
Però sentì Sophia dire : "Marcus! Lascia in pace tuo fratello"
"Stai con qualcuno Liz?" Elizabeth si era quasi dimenticata della presenza di Susan. Si irrigidì sentendosi chiamare così da lei, infondo l'aveva detto lei stessa che non ne aveva più il diritto no?

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