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Mi avvicino, cauta. Indico i mobili sparsi per la casa, i frantumi di vetro delle cornici gettate per terra, piante rovesciate.
B: noto che avevi voglia di sfasciarmi casa
R:Beatrice, siediti. Dobbiamo parlare
Mi siedo sulla poltrona lontana almeno 2 metri da lui.
B: sto bene dove sto.
R: ... mi spieghi la scenata di questa mattina?
B: quale concetto della frase "non sopporto più questa cazzo di relazione" non hai capito?
R: non fare tanto la spiritosa, intendevo se avevi già pensato ad un modo per ...
Mi prende le mani e mi sorride
R: ... riprovarci.
Guardo per 5 secondi le nostre mani allacciate.
1...
2...
3...
4...
5...
mi ritraggo dalla sua presa
B: Riccardo magari tu non te ne rendi conto. Tu sei stato il mio primo grande amore e di questo te ne sarò per sempre grata. Abbiamo passato momenti bellissimi. Ti ricordi quella giornata a Roma ? il nostro primo viaggio in macchina, la nostra prima volta al Colosseo, la nostra prima ... notte insieme.
Arrossisco un po al quel pensiero.
B: e quella volta a Venezia? Beh hai capito il senso. Se dovessi raccontare i momenti magnifici che abbiamo trascorso starei qua ore. Ma Riccardo dopo l' incidente ... dei miei genitori...
Prendo una pausa. Non posso piangere adesso.
B: non siamo stati più gli stessi. Io. Tu. Di ogni litigata ne ho una cicatrice e lo so, dio se lo so, che non volevi farmi del male ma ... guardami.
Abbassa la testa e io gliela prendo tra le mie mani costringendolo a guardarmi negli occhi.
B: siamo arrivati al capolinea Riccardo, voglio finirla ora. Voglio ricordarla come una cosa  straordinaria non come botte, sangue e lacrime.
Tace.
Dopo 2 minuti passati a guardaci negli occhi parla.
R: riproviamoci.
B: ma mi hai ascoltato? Non hai capito un cavolo del mio discorso?
R: ti amo
Mi alzo di scatto dalla poltrona portandomi le mani alla testa visibilmente innervosita.
B: credi sia facile per me?
Mi raggiunge
R: a tutto c' é un rimedio
Urlo nel vero senso della parola.
B: NON C' È UN RIMEDIO PER QUESTA CAZZO DI SITUAZIONE. NON ESISTE LO CAPISCI.
Mi giro e vado verso la cucina dandogli le spalle, non voglio che mi veda piangere.
B: vattene per favore.

Sento una fitta alla schiena. Cado sul pavimento.
Sento solo dolore. Non riesco a differenziare i calci dai pugni. Sento solo un' ondata di dolore che mi travolge.
Poi silenzio. Il nulla. É una cosa che mi terrorizza.
Dopo la quiete c' è sempre la tempesta.


La chiamavano CalvairateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora