•20•

864 34 3
                                    

Credo siano passati 3 minuti, forse 5.
A causa dei vetri pieni di adesivi troppo eccentrici del Mc non riesco a distinguere le figure fuori.
Vedo solo tanto scompiglio, gente che piange, corre, urla perfino.
Luci rosse e blu fungono da sfondo ad un rumore assordante, suppongo una sirena.
Nel corridoio ci sono un paio di persone attorno a me che tentano di parlarmi, ma io non riesco a parlare, tantomeno ascoltare.
Non é la prima volta che sono nella situazione di non riuscire a reagire.
Muovo un piede in avanti, poi muovo l' altro. Cammino, senza sentire nient' altro che la necessita di respirare aria che non sia inquinata da olio bruciato e formaggio sciolto.
Apro la porta ed esco fuori.
La brezza, che fino a poche ore fa mi scompigliava i capelli e sapeva di erba appena tagliata, ora é contaminata dall' odore di disinfettante e rabbia.
Vedo Riccardo e i suoi amici che parlano ad un poliziotto, Mattia seduto dentro un'ambulanza con del sangue che gli cola dal' occhio.
Gli altri sono attorno a Daniela in preda al pianto.
Li vedo e non posso fare a meno di correre. Correre lontano da loro, da Riccardo da tutto.
Corro. Sento voci dietro di me ma non ci do bada.
Corro.
Alessandro tanta di stare al mio passo ma dopo solo 100 metri fallisce miseramente.
Corro piú forte che posso, come se correre forte mi togliesse di dosso tutto quello che é capitato, tutto il dolore, la sofferenza e la tristezza.
Corro verso l' unico posto in cui mi sono sempre sentita sicura.
Il posto speciale mio e di Davide.
"Nascondiglio" sarebbe un parolone, essenzialmente é una panchina nascosta  dal' edera mai curata dal guardiano del parco giochi.
Non é mai stato un nascondiglio, é solamente stata una piccola bolla di tranquillità a due piazze.
C' é stato un periodo in cui i nostri genitori litigavano spesso e Davide , ogni volta che succedeva, mi portava sulla nostra panchina e davamo da mangiare alle paperelle. Mi piacevano le paperelle.
Arrivo annaspando e con il fiatone, come se quella panchina fosse acqua in mezzo al deserto.
Solo che al mio arrivo vedo una persona sdraiata sulla mia bolla di salvataggio.
Mi avvicino noncurante di chi fosse quella persona.
Poi lo riconosco.
Quel Mario.
M: Hei, chi si rivede
Mi sorride in modo rassicurante , con un sorriso accogliente.
Lo guardo come se dovessi scegliere se fidarmi del suo sorriso o no.
M: non ti mangio mica sai.
Mi decido.
B: Hei.
Mi studia con lo sguardo.
M: ho capito, è tutta tua. - dice alzandosi riferendosi alla panchina.
B: puoi restare ... se vuoi


Scusate l' assenza cucciole
-ñ

La chiamavano CalvairateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora