Dopo aver salutato Jonathan e essersi chiuso la porta alle spalle, Drake si diresse nella sua stanza con l'intenzione di continuare a studiare diritto privato ma la sua mente continuava a vagare verso un viso innocente e allo stesso tempo impertinente.
Cercando di scacciare quei pensieri tornò agli appunti, deciso a venir accapo di quell'esame nel minor tempo possibile.
Drake, nonostante l'idea che sembrava essersi fatto Jeff, non era poi tanto così un cattivo ragazzo. Fin dall'infanzia non aveva mai dato particolari problemi ai genitori e i suoi voti erano sempre stati più che decenti, sebbene fossero frutto di maratone di studio all'ultimo minuto e di una buona dose di fortuna.
Nonostante provenisse da una famiglia agiata, non aveva mai trattato qualcuno diversamente solo per il suo background sociale. Odiava i tipi snob con tutto se stesso; non è che fosse un'ipocrita, vivere nel lusso gli piaceva, ma preferiva comunque andare a bersi una birra con gli amici nella bettola sgangherata – chiamata presuntuosamente bar – vicino l'università, piuttosto che presenziare a soporifere cene con vecchi e noiosi bacucchi.
I genitori non si erano mai lamenti delle sue scelte di vita, né degli amici che frequentava, d'altronde sua madre adorava Jonathan e, divertita, un paio di volte gli aveva proposto di fare a cambio con Drake.
Jona era particolarmente bravo a soddisfare le aspettative degli "adulti" ma in realtà era uno stronzetto acido, permaloso e vendicativo, e un ottimo attore ovviamente. Drake gli aveva più volte suggerito di proporsi per qualche casting dato il suo talento naturale. Tutto ciò che aveva ricevuto in cambio era stata un'occhiata di sufficienza.
Quindi, motivi validi per cui comportarsi da coglione non c'erano, almeno apparentemente.
Il suo strano comportamento era infatti iniziato solo qualche settimana prima, all'improvviso e senza alcun preavviso.
Tutto era cominciato con la fine della pausa estiva e l'inizio dell'ultimo anno universitario. Dentro di sé aveva iniziato a sentire una strana insofferenza verso la sua vita, già tutta programmata fin dall'infanzia. All'età di dodici anni sapeva che avrebbe fatto l'avvocato ed ereditato lo studio legale del padre, così come sapeva che dopo la laurea, e qualche anno di praticantato, avrebbe sposato una ragazza di buona famiglia e sfornato qualche pargolo.
Fino ad allora non era mai stato un grosso problema, erano pensieri che gli attraversavano ogni tanto la mente ma su cui non si era mai soffermato a lungo.
Prima queste responsabilità gli erano sembrate così distanti, ma da quando aveva iniziato il quinto anno di legge aveva iniziato ad avvertire un cappio stringersi intorno al collo. Aveva sentito all'improvviso di aver sprecato tutti i quegli anni a fare il "bravo ragazzo" e di non essersi goduto per nulla la vita.
Ora che la data del giudizio si faceva sempre più vicina, sentiva l'ansia strisciargli addosso e un senso di oppressione stringergli il petto. Non era pronto, aveva bisogno di più tempo.
Non era ancora disposto a mettere la parola fine alla sua libertà per diventare qualcosa che non comprendeva a pieno e che nemmeno era sicuro piacergli.
Drake però non avrebbe mai potuto ribellarsi ai propri genitori, innanzitutto perché, nonostante fossero tanto impegnati, erano sempre riusciti a ritagliare dello spazio per lui e non gli andava per niente di deludervi; in secondo luogo, se anche avesse voluto cambiare la sua vita, non aveva la minima idea di come farlo.
Non c'era qualcosa che odiasse in particolare, così come non c'era qualcosa che amasse alla follia. A Giurisprudenza andava bene, cambiare sembrava stupido e poi non è che avesse un sogno segreto nel cassetto.

STAI LEGGENDO
The Golden Boy
RomantikJeffrey si è appena trasferito in una nuova città per frequentare l'università che ha sempre desiderato. Le cose sembrano andare bene e la sua vita da fuori sede scorre piacevolmente. Ad intralciare il suo pacifico cammino arriva però Drake Miller...