Lunedì mattina Drake Miller si presentò all'università fresco e riposato senza alcuno strascico della febbre che lo aveva costretto a letto nel fine settimana.
Jeff lo vide passare tra i corridoi affollati, la sua aura magnetica attirava gente come al solito e sembrava essere tornato quello di sempre. Miller, nella sua mascolina bellezza, era straordinariamente normale e questo lo rendeva molto, molto affascinante.
Jeff fece una smorfia e pensò al fatto che solo qualche ora prima aveva ripulito il vomito di quell'idiota e gli aveva anche fatto il bagno a letto.
Beh, la seconda parte non era stata così male, si disse compiaciuto mentre ripensava ai muscoli caldi che guizzavano sotto la pelle ambrata del suo tormento personale.
«Jeff, dobbiamo andare a lezione.» La voce di Mike lo riscosse dalle sue elucubrazioni mentali. Dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Drake, si mise lo zaino in spalla e seguì il suo amico verso l'aula dove si sarebbe tenuto il corso. La partita non era ancora finita.
Drake si passò una mano tra i capelli e appoggiò la fronte sulla mano. Era al limite della sopportazione. Stava morendo di fame, non mangiava praticamente nulla da due giorni per paura di vomitare e quella mattina, preoccupato di ritrovarsi con la testa piegata su uno dei gabinetti dell'università, aveva saltato anche la colazione.
Il suo stomaco faceva dei rumori assurdi e lui aveva ormai la faccia sprofondata nella mano dalla vergogna. I brontolii del suo stomaco spezzavano il silenzio dell'intera aula e facevano perdere il filo del discorso al professore che finiva per guardarlo con occhi strabuzzati mentre balbettava frasi sconnesse.
Alla sua sinistra Jack ridacchiava come l'autentico stronzo che era, Mark accanto a lui restava impassibile come al solito. Quando sarebbero usciti di lì, avrebbe afferrato il suo amico cinese e lo avrebbe usato per pulire i pavimenti!
Mentre pensava a tutti i modi a cui avrebbe potuto fargliela pagare, un cioccolatino fondente comparve nella sua visuale. Alzò gli occhi e guardò adorante l'unica persona degna di fiducia in quel mondo ostile e bugiardo.
Jonathan, al contrario, non lo degnò di uno sguardo, concentrato sul professore ma gli sussurrò sottovoce: «Mangialo.»
Drake fece finta di asciugarsi una lacrima e con voce fintamente commossa lo ringraziò.
«Sei il mio unico e solo raggio di luce in una giornata buia e tempestosa, il mio faro nella tempesta.»
Jonathan non sembrò commosso per i sentiti ringraziamenti. «Ci sono ventitré gradi e splende il sole, Drake.»
Drake sorrise e scartò contento il suo cioccolatino. Lo lasciò sciogliere lentamente sulla lingua, cercando di assaporare il più a lungo possibile quel piccolo pezzetto di paradiso. Mancava ancora un'ora alla fine delle lezioni e doveva farselo bastare.
Con il gusto corposo del cacao amaro che gli si diffondeva in bocca, lasciò divagare la mente mentre teneva lo sguardo vuoto fisso sul professore, avrebbe dovuto di nuovo farsi prestare gli appunti da Jonathan dopo quella lezione, cosa che comunque faceva dall'inizio del semestre, quindi non si sentiva nemmeno più in colpa. Drake poteva candidamente ammettere che se non fosse stato per il suo migliore amico, il suo quaderno per gli appunti sarebbe rimasto desolatamente vuoto.
Con il braccio appoggiato sul tavolo a sostenergli il mento combatteva con la noia e con la voglia di sbadigliare. Lui ci provava a stare attento, ma era tutto inutile, il suo cervello sembrava incapace di concentrarsi sulle parole del professore, quasi come se i suoi neuroni avessero dichiarato uno sciopero generale. Un sciopero che durava dal primo giorno di corso.
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The Golden Boy
RomantizmJeffrey si è appena trasferito in una nuova città per frequentare l'università che ha sempre desiderato. Le cose sembrano andare bene e la sua vita da fuori sede scorre piacevolmente. Ad intralciare il suo pacifico cammino arriva però Drake Miller...