La mensa sembrava essere il posto in cui Jeff viveva di più la sua vita universitaria, la cosa poteva avere un certo senso considerando l'importanza che il cibo rivestiva per lui. Il pranzo era il momento sacro della giornata, la colazione e la cena potevano anche essere saltate, ma non il pranzo, quello no. Quindi Drake Miller si era già reso colpevole di avergli rovinato molti dei suoi momenti preferiti e Jeff temeva che quel giorno ne avrebbe collezionato un altro.
La sua era una sensazione, una di quelle brutte che ti prende allo stomaco e ti dà una leggera nausea per il tutto il giorno. Spike gli aveva detto che probabilmente era solo a causa della montagna di cibo che si era divorato il giorno prima, ma Jeff non poteva accettare che fosse una semplice indigestione, lui le cose se le sentiva dentro.
Così, convinto delle doti di preveggenza del suo stomaco, entrò nella sala mensa con una certa rassegnazione, convinto che quella giornata non sarebbe finita bene.
Nell'ampia sala il tavolo a cui si sedevano solitamente era già occupato dagli amici di Miller. Jonathan era lì che piluccava le patate che aveva nel piatto con aria distratta dato che tutta la sua attenzione era assorbita dal libro che teneva aperto accanto il vassoio con il pranzo. Jack e Mark erano impegnati in una fitta discussione che sembrava essere molto importante. Drake, invece, non c'era.
Jeff prese posto insieme a Spike e Mike e ignorò la sua assenza.
Qualche minuto più tardi vide il suo personale incubo diurno entrare in mensa, al braccio sfoggiava una bella ragazza bruna con curve così perfette da essere disegnate con il compasso. La guardava sorridendo, uno di quei suoi sorrisi perfetti da annuario scolastico, e sembrava fosse deliziato da qualsiasi cosa lei gli stesse dicendo.
Jeff non li degnò di un'occhiata, sorrise come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo e mangiò allegramente il suo pranzo. Bene, si disse, finalmente avrebbe potuto mangiare in pace. Evitò però gli sguardi che gli lanciavano Mike e Spike.
Sorrise di più.
Col cazzo che avrebbe mostrato qualcosa di diverso per quello zotico.
Avrebbe potuto iniziare un'orgia con l'intero corpo studentesco proprio sul suo tavolo, ma Jeff non avrebbe battuto ciglio, non era solo una questione di dignità, era una questione di principio. Lui non era triste, perché avrebbe dovuto? Non ti affezioni ad un tizio a caso solo perché ci passi un po' di tempo insieme.
No, lui non era triste, ma era dannatamente incazzato.
Con Drake per essere corso tra le braccia di una ragazza – che magari era simpatica e intelligente, Jeff non aveva problemi con lei, anzi, quasi provava pena per il fatto che lo zotico la stesse usando in quel modo – dopo essersi palesemente goduto il bacio che si erano scambiati e con se stesso – soprattutto con se stesso - per essere caduto nell'errore così patetico di interessarsi a un tipo che si professava etero e per starsi comportando con un ragazzino incoerente in preda agli ormoni che prima gli si buttava tra le braccia e poi lo cacciava via.
Mandò giù a forza l'ultimo boccone di riso e si alzò per posare il vassoio assicurandosi di passare, con un enorme sorriso stampato sulla faccia, davanti allo zotico. Diamine che infantile che era, cose del genere non le aveva fatte nemmeno al liceo.
Appena fuori dalla sala mensa il sorriso scomparve dalle sue labbra per lasciare il posto ad una smorfia ostile. Marciò verso i bagni con la furia che gli scorreva nel sangue, aveva bisogno di darsi una rinfrescata, aveva bisogno di schiarirsi le idee e venire fuori da quella situazione che non aveva senso e che si era creato da solo. I corridoi erano quasi deserti, la gran parte degli studenti era a mensa, ma lui riuscì comunque a scontrarsi con l'unico individuo presente nel padiglione.
Trattenendosi dall'imprecare si abbassò ad aiutarlo a raccogliere i libri perché, in fondo, era anche colpa sua e perché il suo malumore non giustificava la maleducazione.
Quando si rialzò dovette inclinare la testa all'indietro di diversi centimetri per poter scorgere il volto del suo incidente di percorso.Era grosso, nel senso che le spalle di quel tipo erano tre volte le sue, da starci dentro insomma. Aveva capelli castani e pelle abbronzata baciata dal sole, lineamenti marcati e occhi scuri.
A Jeff però giravano come non mai e non era dell'umore per prestargli attenzione, quindi si limitò a scusarsi velocemente e fece per andarsene, ma il tipo enorme lo fermò.
«Tu sei Jeffrey Jonson, vero?»
«Sì» confermò Jeff.
«Beh, che fortuna!»
Jeff si limitò ad alzare un sopracciglio non capendo cosa volesse.
«E tu sei?» gli chiese voltandosi completamente verso di lui.
«Oh, sì. Scusami. Io sono Andrew Turner, sono iscritto al corso di biologia del professor Smith, ma ho perso alcune lezioni e il professore mi ha detto di cercare te per farmi passare gli appunti» gli spiegò evidentemente contento di aver avuto la fortuna di incontrarlo in giro.
Jeff annuì. «Certo, ho anche le slide delle lezioni, quelle te le posso passare tramite email se mi dai il tuo contatto, ma per gli appunti dovrai farti le fotocopie.»
«Perfetto, e senti... puoi darmeli adesso? In biblioteca hanno la fotocopiatrice e dato che ho due ore libere potrei farmi le copie ora.»
«Ascolta, li ho nello zaino che ho lasciato proprio in biblioteca. Facciamo così: ci vediamo tra dieci minuti nella sezione dei periodici, così te li do, poi me li riporti quando hai fatto, tanto ho da studiare e resto in zona.»
«Per me va bene, allora ci vediamo lì» gli rispose Andrew e si avviò verso la biblioteca.
Jeff annuì di rimando e si voltò per andare in bagno ma incontrò lo sguardo di Drake che sembrava fosse rimasto lì ad osservarlo per un po', non si era nemmeno accorto fosse uscito dalla sala mensa. Era appoggiato con una spalla alla parete e non fingeva nemmeno di essere occupato nel fare altro.
Decise di ignorarlo e gli passò accanto senza rivolgergli la parola, tuttavia la voce di Drake lo raggiunse facendolo bloccare sui suoi passi. «Nuovo amico?»
Jeff si voltò a guardarlo, stavolta senza sorridere. «Ti interessa?»
«Perché dovrebbe?»
«E allora perché lo chiedi?»
Drake si avvicinò a lui. «Non posso? Era solo per fare conversazione, sai?»
Jeff scosse la testa e lo guardò accigliato. «Con te non si tratta mai solo di fare conversazione» gli disse.
Drake abbassò la testa e accennò un sorriso senza traccia di allegria. «Sei tu che mi hai mandato via.»
«Lo so», confermò Jeff. «E ho fatto bene.»
Miller non rispose, si limitò a guardarlo da sotto le ciglia nere, poi fece un altro passo e tra loro non ci furono che pochi centimetri di spazio. «Sicuro?» gli sussurrò.
Jeff cercò di non mostrare emozioni, Drake aveva un'espressione seria, sensuale, e la sua voce aveva un tono pigro e carezzevole. Sbatté le ciglia quasi volesse liberarsi da una sorta di incantesimo e lo guardò dritto negli occhi sfidandolo. «Io non porto i ragazzi etero sulla cattiva strada.»
Poi gli voltò le spalle e se ne andò. Mentre marciava verso il bagno strinse i pugni per combattere la tentazione di tornare indietro e baciarlo fino a dimostrargli che gli sarebbero bastati pochi secondi per fargli dimenticare perfino come si pronunciava la parola etero, ma non lo fece, aveva troppo amor proprio per farlo. E comunque Drake non lo fermò, né lo chiamò.
No, a Jeffrey Jonson non piacevano le cause perse, ma iniziava a temere di starne diventando una.
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The Golden Boy
RomanceJeffrey si è appena trasferito in una nuova città per frequentare l'università che ha sempre desiderato. Le cose sembrano andare bene e la sua vita da fuori sede scorre piacevolmente. Ad intralciare il suo pacifico cammino arriva però Drake Miller...