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"Non voglio farti male, Harry."
Il sussurro del ragazzo lo fece adirare ancora di più.
Lui non si fidava di Draco, sapeva che infondo, aspettava solo il momento giusto per ferirlo.
Era quella la sua natura.

"Vai via di qui."
Ringhiò, sottovoce. Draco scosse la testa spasmodicamente, mortificato.

"No, no, Harry no, per favore."
Il moro aveva già cominciato a buttare alla rinfusa gli affetti personali del più grande, nel suo baule.

"HARRY! NON VOGLIO FARTI DEL MALE, HARRY, BASTA!"
Non lo ascoltò, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore, spinse fuori dalla porta il baule del biondo.

Lo aveva mutilato alle spalle.
Draco, vide sgretolarsi davanti ai auoi occhi il castello di carte che aveva creato a modo suo.

Harry non lo detestò mai quanto in quel momento.

"Alzati."
Il biondo eseguì, mesto, improvvisamente glaciale.
Harry si prese la testa tra le mani, con il respiro corto.

"Mi dispiace per i tuoi genitori, Harry. Ci vediamo."
Nessun briciolo di sentimento nella sua voce, uscì dalla camera, trascinando il baule.

* * *

"Harry... cosa succede...?"
Ron entrò nella camera, trascinandosi una Hermione spiacevolmente mortificata alle spalle.
Quello pomeriggio, aveva pianto fino a consumare le lacrime.
Sentiva un vuoto dentro al petto.
Forse sentiva la mancanza del biondo, forse si era pentito di avergli riservato quel trattamento, ma non lo avrebbe mai ammesso.

"Dove è andato Malfoy?"
Ron bisbigliò, guardando il casino e poi gli occhi arrossati delľamico.

"Spero via per sempre."
La voce di Harry giunse ovattata, seguito da lui che si soffiava il naso, lanciando ľennesimo fazzoletto sulla moquette inondata. Hermione storse il naso.

"Perchè?"
Harry singhiozzò, mentre la ragazza si chinava a raccogliere con la punta delle dita dei fazzoletti pieni di mocio.

"N-niente."
Ron si sedette affianco alľamico, dandogli delle pacche confortanti sulla schiena.
"Ma piangi perchè se ne è andato o...?"
Scattò a sedere, smettendo di piangere alľistante.

"Magari torna...prova a parlarci, Harry, sul serio."
provò a suggerire Hermione, cautamente.

"NON SONO INNAMORATO DI LUI!"
Lei spalancò gli occhi, e Ron si ritrasse spaventato dallo scatto inaspettato delľamico.

"Harry, nessuno ha detto che-"

"HO DETTO DI NO!"

Si alzò, irritato, e corse verso il bagno, osservando il suo rilfesso allo specchio; aveva assunto un colorito malsano, gli occhi erano arrossati e bruciavano.

Non gli importava che Malfoy se ne fosse andato. Il lato peggiore era che nessuno sapeva ciò che c'era scritto in quel diaro.
E probabilmente lo avrebbe sbandierato a chiunque. Era solo questione di tempo.

Si spogliò, entrando in doccia.
Ľacqua calda scivolò sul suo corpo portando via i pensieri della giornata appena trascorsa.

* * *

Harry, con la litigata avuta giorni prima con Malfoy -non si erano più rivolti la parola. Nei corridoi non si degnavano di uno sguardo soltanto, Draco se ne stava con un certo Blaise Zabini, la sua presunta ragazza Pansy Parkinson, e i suoi due tirapiedi enormi, Crabbe e Goyle.- e per di più con ľimprovviso colpo di fulmine di Ron, si era totalmente scordato del compito affidatogli da un professore con il naso adunco, la pelle giallastra e i capelli che trasudavano ďunto.

Aspetto sgradevole quanto il suo carattere, constatò vedendolo aggirarsi nelľaula nella brutta caricatura di un pipistrello gigante.
"Quindi, Potter? stiamo aspettando la tua illuminazione, qualcosa di intelligente, leggi cosa hai scritto, non abbiamo tempo da perdere."

Harry stette zitto, deglutendo.
Aveva la mente vuota, e sulla pagina le uniche lettere che stonavano con il candore della pagina erano le parole del testo.

"Ľamore, professore. Harry intendeva ľamore."
Una voce milleflua e strascicata, che fu scossa da un tremito, risuonò dai posti infondo della classe.

Draco Malfoy, con la testa china sul foglio, lo aveva appena salvato sa un'insifficienza certa.
Decisamente improbabile.

"Mi misi a riflettere. Chi era il criminale che viveva in quella casa appartata, che lo stesso padrone di casa non poteva né cacciare né sottomettere? qual era il mistero che nelle più profonde ore della notte dirompeva ora nel fuoco, ora nel sangue?"
Lo rilesse, alzando incentro lo sguardo trovandosi a faccia a faccia con il professor Severus Piton.

"E lei come lo sa, signorino Malfoy?"

"Abbiamo lavorato insieme, Professore."
Si bloccò, sentendo gli occhi di Harry bruciare pieni di gratitudine sulla sua pelle, dopo giorni interi. Lo ignorò con una freddezza glaciale, costringendosi a guardare da un'altra parte.

"Ľamore non si puo' cacciare né sottomettere, professore. Ľamore proibito di una notte, passionale come le fiamme derdeggianti, vitale come lo scorrere del sangue."
Continuò Harry, distogliendo lo sguardo dalľaltro ragazzo.
Sentì qualcosa rompersi dentro di lui, lo stomaco stringersi in una morsa bollente.

"Per lui era un nemico, capisce? Non avrebbe mai potuto averlo."

Concluse Draco, non osando più guardare Harry, la voce gli tremava, era questo che le persone chiamavano amore? non era bello. Non lo era per niente. Era sinonimo di autodistruzione, ti logorava piano, cancellando ogni certezza dal tuo cammino.

Non sapeva perchè lo avesse aiutato. Lo aveva tradito leggendo dei suoi segreti più intimi.
Si morse ľinterno della guancia, fissando il foglio.
Non sarebbe mai più capitato.

"Molto commovente."

* * *

Draco lo raggiunse, bloccandolo al muro, con il fiatone.

Harry, dopo quella lezione, cercò di evitarlo il più possibile. Ma fu una missione a dir poco utopica, e ora se lo ritrovava lì, a un palmo dal viso.

"Potter, si puo' sapere perchè scappi?"
Harry fissava un punto indefinito alla destra di Malfoy, che si ostinava a cercare di avere un contatto visivo con il moro.

"Lo sai."
sibilò, guardandolo, finalmente.
Harry pensò che Draco sembrava davvero distrutto, il grigio acquoso dei suoi occhi si riflettevano in quelli verde smeraldo del moro.

"No, Harry. Non lo so.
Non so cosa ci sia di male, va bene? non so cosa ci sia di male a sapere che i tuoi genitori siano morti in un fottuto incidente e hai passato la tua intera vita da povero orfanello bullizzato dal cugino e poco considerato dai tuoi zii."
Mise le mani sul colletto della camicia di Harry.

"Perchè sai cosa, Potter? io ti ho chiesto scusa, implorando. E a te non te ne è sbattuto un cazzo. Indovina, Potter, non sei ľunico ad avere problemi."
Harry si appiattì contro il muro dipinto di bianco, freddo.

"Scendi dal cazzo di piedistallo, Potter, -gli puntò un dito al petto, evitando di interrompere il contatto visivo- non ti chiederò scusa una seconda volta. Non mi abbasso a tanto. Non mi piace avere conti in sospeso."
Lasciò bruscamente la camicia di Harry, varcando a grandi passi la soglia per uscire dalľedificio scolastico.

Chastity || DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora