Capitolo 3

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Ed ecco qui il terzo capitolo 👍

Da qui inizia il vero racconto. Vi dico subito che la nostra Clary ha dovuto fare qualche piccolo cambiamento nel suo modo di vestire e nel suo stile vita per evitare di essere riconosciuta da eventuali incontri con i cacciatori di Los Angeles, non dico altro✌️

Che impressioni vi hanno dato i capitoli di Introduzione? Cosa vi è piaciuto? o cosa vi ha fatto inorridire ?😂 fatemi sapere 😊 ringrazio tutte le lettrici che seguono la mia storia silenziosamente o recensendo. 💜💜💜💜💜

Alla prossima, un bacione ❤️❤️❤️❤️❤️ xox

Capitolo 3: l'artista

-CLARY-

Alla fine tutto, nella nostra vita è legato ad un filo. Una scelta o un errore comporta sempre qualcosa e quel qualcosa ha sempre delle conseguenze che sono legate ad altre e così via...è come se ci fosse un artista che dipinge su tela la nostra vita...un artista è sopra di noi è decide se dobbiamo essere felici, se ci innamoreremo, se ameremo...e se saremo felici. L'artista che sta dipingendo la tela della mia vita deve essere depresso, piano piano mi sta uccidendo e io, più passa il tempo, più mi congelo...manca poco e sarò uno dei tanti personaggi della tela di qualcun'altro.                                                                                       

Qualcuno entra nella stanza distraendomi dai miei pensieri. "Fray qui ci sono dei clienti che sono interessati a dei quadri, ti va di vederli?" annuisco"dammi cinque minuti e arrivo" rivolgo un lieve sorriso a Erik Graham, il ragazzo che è appena venuto a chiamarmi. Da qualche mese ho iniziato una vita da mondana, mi tengo sempre in allenamento perché non si sa mai, ma lavoro in una galleria d'arte di Los Angeles. Ho cambiato città e vita, mi manca New York, ma dovevo cambiare aria...se tutto fosse andato bene non avrei perso l'unica cosa che mi rimaneva di Jace...e invece è andato tutto a rotoli, ma nella mia vita non è mai andato bene nulla, figuriamoci se poteva andarmi bene con la gravidanza! Mi alzo dalla mia scrivania ed esco dal mio ufficio.                                                         Scendo le scale e raggiungo Erik, è con un uomo e una donna Mi stampo in faccia un sorriso finto e mi presento in modo amabile a questi clienti.

"Buonasera signori io sono Clarissa Fray -sorrido- il signor Graham, il mio collega, mi ha riferito che siete interessati a dei quadri che abbiamo qui...se mi indicate quali sono posso darvi delle informazioni..." Osservo le figura davanti a me, la ragazza ha lunghi capelli castani e un viso dolce, entrambi sembrano persone di alto ceto sociale. "buonasera a lei signorina Fray, mi chiamo Gabriel Bostook e lei é mia moglie Cecylia...saremmo molto interessati ai quadri che ci sono laggiù -indica i quadri infondo alla sala- vorremmo conoscere l'artista se è possibile" volgo lo sguardo sui quadri indicati dal signor Bostook e resto a guardarli in silenzio "vorremmo conoscerlo per fargli i nostri più vivi complimenti, i suoi dipinti esprimono emozioni così forti e limpide che mi hanno fatto venire la pelle d'oca" sorrido divertita "in realtà l'artista che voi vorreste conoscere lo avete davanti agli occhi, sono io" la donna mi abbraccia,per poi scostarsi e guardare il marito con occhi sognanti...devo ammettere che mi ha colta completamente di sorpresa.

"signorina Fray, vorrei che lei esponesse tutti i suoi quadri in una mostra nella nostra galleria d'arte..." scuoto la testa per riprendermi "mi scusi, ma credo di aver compreso male..." La donna mi appoggia una mano sulla spalla mentre sento il mio corpo irrigidirsi, mi sorride "ha capito perfettamente, lei è una pittrice straordinaria signorina Fray e noi vorremmo esporre i suoi quadri nella nostra galleria d'arte." Annuisco. "Signori, vi ringrazio infinitamente ma..." Vengo interrotta dall'uomo alto e con occhi grigi fermo davanti a me "non rifiuti adesso, ci pensi e se accetterà la mia proposta potrà chiamarmi qui -mi porge un bigliettino da visita- a presto signorina Fray" li saluto con un sorriso cordiale e guardo il pezzetto di carta che tengo fra le mani.                                Quei due avevano il solito accento Newyorkese, quindi presumo che la loro galleria sia a New York, questo vorrebbe dire tornare a casa...prima di prendere qualsiasi tipo di decisione devo parlarne con Amisia,devo capire se secondo lei sono pronta.  "allora?" alzo lo sguardo e incontro gli occhi di Erik "volevano incontrare me perché sono interessati ai miei quadri..." una persona normale sarebbe esaltata all'idea, ma io non mostro sentimenti "sapevo che avresti sfondato!" alzo un sopracciglio e incrocio le braccia sul petto "chi ti dice che io abbia accettato?" resta a guardarmi sorpreso "non ho ancora deciso nulla, ci devo pensare, ora scusami vado a prendere le mie cose e vado a casa, ci vediamo lunedì mattina" lo saluto mentre torno nel mio ufficio e prendo la mia giacca e la borsa.

The past always comes backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora