I raggi solari penetravano attraverso la finestra colpendomi in pieno viso. I miei occhi si chiusero il più possibile per evitare la luce, ma fu tutto inutile. Mugolai qualcosa d'incomprensibile e mi coprìi il viso con le coperte. Dal piano di sotto arrivava un forte aroma di caffè appena fatto. Sentii dei passi e la voce di mia madre risuonò nella pace del mattino.
"Charlotte è ora di alzarsi, non vorrai far tardi al tuo primo giorno nella nuova scuola." disse dolcemente la donna dai capelli corvini che mi guardava in piedi sull'uscio della porta con i suoi occhi blu da cerbiatta.
"Magari è proprio quello che voglio fare." borbottai ricoprendomi la testa con le coperte. Venni scoperta quasi all'istante e guardata con disapprovazione da mia madre. Sbuffai coprendomi gli occhi con il braccio.
"Non ti chiamerò di nuovo, quindi alzati signorina!" disse cercando di essere minacciosa. Il fatto è che non lo era.
Mi stiracchiai e mi alzai dal letto stropicciando freneticamente gli occhi assonnati che non si decidevano ad aprirsi del tutto. Mi trascinai con fatica al piano di sotto dove mi aspettavano i pancake e un bicchierone di spremuta.
Mangiai il tutto con molta calma, e venni ripresa più volte da mia madre per questo. Tornai in camera dopo dieci minuti e scelsi cosa mettermi. In realtà presi una maglietta e un paio di jeans dall'armadio senza neanche prestare attenzione.
Dopo mezz'ora mia madre mi trascinò fuori dalla porta tenendo in mano il mio zaino. Mi fece salire in macchina e facendo il giro dell'auto si posizionò al volante. Mi fece un sorriso sperando che ricambiassi, ma sapeva già che non lo avrei fatto. D'altronde non lo facevo mai. I miei sorrisi erano più unici che rari, se non inesistenti. Mi accarezzò i capelli facendo scorrere fra le dita alcune ciocche ondulate castane. Mi ritrassi rivolgendo l'attenzione fuori dal finestrino.
La sentii sospirare, ma ormai era abituata ai miei rifiuti nei suoi confronti. Mise in moto e si diresse verso il centro di Sidney. Guardavo come si evolveva il paesaggio che scorreva veloce davanti ai miei occhi. Sul marciapiede scorsi dei ragazzi che, probabilmente, stavano andando a scuola. Erano gioiosi e sorridenti, parlavano tra di loro e ridevano a qualche battuta. Io non parlo molto con le persone, perchè loro non hanno voglia di parlare con me.
Arrivammo davanti l'edificio. Era molto grande e forse sarebbe stata la migliore scuola che avessi mai frequentato.
"Mi raccomando, non essere timida e cerca di fare nuove amicizie almeno qui." disse mia madre sorridendomi.
"Come no, ciao mamma." dissi senza neanche guardarla. Aprii lo sportello dell'auto e scesi. Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro. Ecco che si ricomincia. Passo dopo passo mi avvicinai all'entrata iniziando ad attirare sguardi su di me. Era terribile essere la ragazza nuova perchè tutti volevano scoprire chi ero, com'ero, da dove venivo, ma alla fine traevano conclusioni senza neanche conoscermi e mi etichettavano come quella strana.
Mi diressi a testa bassa verso la segreteria per farmi dare l'orario delle lezioni e il numero del mio armadietto. Aspettai all'incirca 10 minuti prima di averli ed ero già in ritardo. A prima ora avevo matematica, la mia materia preferita.
Non riuscii a trovare subito l'aula, ma quando la trovai il cuore sembrò volermi uscire dal petto. Ero terrorizzata dal fatto di dover essere sotto lo sguardo di tutti, essere giudicata e derisa.
Bussai con mano tremante e aprii la porta. Il professore era in piedi davanti alla lavagna intento a scrivere un'equazione. Si girò verso di me e mi guardò incuriosito. Un sorriso si formò sul suo volto.
"Lei deve essere la signorina Cooper." disse venendomi incontro.
"Si." dissi sentendo un calore accumularsi nelle mie guance.
"Dicci qualcosa di te." disse poggiandosi sulla cattedra. Presi un respiro profondo.
"Mi chiamo Charlotte Cooper, ma preferisco Charlie ed ho 17 anni." dissi riportando lo sguarso sul professore. Mi sorrise comprensivo.
"Perfetto Charlie, prendi pure posto." disse indicandomi il banco in terza fila al centro. Tenendo gli occhi bassi mi diressi dove mi era stato indicato. Usai quel banco come scudo contro gli sguardi insistenti dei compagni curiosi. Presi il mio quaderno e mi immersi totalmente nella matematica.
"Sapete dirmi come posso fare il cambiamento di base in questo logaritmo?" disse il professore guardandosi attorno. Scrissi sul mio quaderno la soluzione, ma ero troppo timida per alzare la mano ed intervenire.
Tenni gli occhi incollati sul mio foglio che ad un tratto era diventata la cosa più interessante che avessi mai visto. Il professore girò per i banchi aspettando una risposta, che non arrivò.
"Esatto." disse ad un tratto al mio fianco. Si avviò verso la lavagna e scrisse quello che avevo scritto sul mio quaderno.
Mi sorrise facendomi l'occhiolino e la cosa stranamente mi strappò un sorriso, che agli occhi degli altri sarà apparsa come una smorfia. Spostai una cioccia ribelle dietro l'orecchio e continuai a seguire con interesse la lezione. Purtroppo l'ora terminò e dovetti dirigermi nell'aula di chimica. Prima però mi fermai al mio armadietto per prendere il libro. Mi stavo per avviare verso l'aula quando venni urtata da una ragazza bionda che rise nel vedermi quasi perdere l'equilibrio.
"Non abbiamo bisogno di un'altra secchiona in questa scuola, torna da dove sei venuta Chilly." disse girandosi verso le sue amiche continuando a ridere insieme a loro. Nessuno mi aveva mai scambiata per un detergente intimo, fantastico. Sbuffai e raccogliendo il libro da terra mi diressi verso l'aula. No, nessun ragazzo mi aiutò a raccoglierlo, anzi venni quasi pestata.
Entrai e già avevano tutti preso posto. La professoressa con indosso degli occhiali con lenti spesse come dei tappi di bottiglia scosse la testa e dopo aver guardato l'elenco riportò il suo sguardo di disapprovazione su di me.
"Noi non amiamo i ritardatari signorina Cooper. Prenda posto vicino al signor Irwin, oggi lavorerete in coppia." Annuii e mi fiondai al mio posto senza neanche guardare il mio compagno.
"Ciao, mi chiamo Ashton." disse il ragazzo porgendomi una mano. L'afferrai e lanciandogli una breve occhiata mi presentai.
"Io sono Charlotte, ma puoi chiamarmi Charlie." dissi guardando verso la professoressa.
"E' un nome bellissimo." disse cercando di attirare la mia attenzione e, non so come, ci era riuscito.
"Grazie, anche il tuo." dissi guardandolo meglio. Il suo sorriso era abbagliante e bellissimo. Non ne avevo mai visto uno così bello fino ad ora.
I battiti del mio cuore aumentarono freneticamente. Non mi era mai successo. Di solito aumentavano in seguito ad un dolore, ma quello che provavo in questo momento non era per niente paragonabile ad esso.
SPAZIO AUTRICE
Ero molto indecisa se pubblicare questa storia ed ho lavorato su questo capitolo per 2 giorni. Spero vi sia piaciuto e che la storia vi abbia incuriosito.
I capitoli non li farò molto lunghi come nella storia I have a dream, him. Non mi odiate ahahah.
Voglio sapere i vostri pareri, quindi commentate ed esprimete la vostra opinione! Un bacio a tutte :* Vi amo.
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Savior || Ashton Irwin
Teen FictionTutti siamo nati per una ragione. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere in questa vita. Chi più importante, chi meno. Tutti tranne me ovviamente. Non ho uno scopo, non ho speranze, non ho prospettive, cerco soltanto di trascinarmi giorno dopo giorno...