"Potete andare ragazzi." sentii vagamente il professore di matematica congedgarci. Per un'ora intera non avevo fatto altro che immaginare come sarebbe potuto andare l'incontro con la madre di Ashton. Qualcosa mi diceva che non ne sarebbe uscito nulla di buono.
"Signorina Cooper?! Ha sentito?" mi richiamò il professore. Scossi la testa per scrollarmi di dosso tutti quei pensieri e mi alzai dirigendomi verso la porta.
"Aspetti un attimo." disse cercando di attirare la mia attenzione. Alzai lo sguardo verso di lui e mi avvicinai alla cattedra.
"Oggi sei stata molto distratta, non è da te." disse mentre mi scrutava a fondo.
"Mi scusi professore, non ero dell'umore adatto oggi." dissi abbassando lo sguardo mortificata. Odiavo essere rimproverata dai professori, o almeno da quelli che stimavo.
"Lo vedo. C'è qualcosa che ti affligge?" disse abbassando di poco la testa per cercare di catturare il mio sguardo. Scossi la testa non volendo raccontare tutta la vicenda, avevo paura che avesse potuto dirlo a mia madre e quel punto non so cosa sarebbe successo.
"Tranquilla non dirò niente a nessuno." disse come se fosse stato capace di leggermi nel pensiero. "Manterrò il segreto professionale!" disse facendomi un sorrisetto. Ero davvero indecisa su cosa fare. Avevo bisogno di sfogarmi o sarei stata consumata dai pensieri.
"Va bene." annuii. "Ho.. un.. uhm..problema." dissi arraccando per trovare le parole.
"Si questo lo avevo intuito." disse mentre il suo sorriso diventava piú ampio.
"Ehm.. Un mio amico, in realtá, ha un problema, credo." mi fermai cercando di trovare le parole giuste. Non ero mai stata brava a conversare. "Non ne sono sicura e voglio tentare di scoprirlo, visto che lui non vuole dirmelo." dissi balbettando.
"Se lui non vuole dirtelo significa che non è pronto a farlo sapere ad altre persone. Non credi che sarebbe irrispettoso nei suoi confronti?" disse sinceramente interessato. In realtá la pensavo esattamente come lui, odiavo impicciarmi negli affari degli altri. Ma qui si trattava di qualcosa di più di semplici pettegolezzi e non potevo lasciar correre la cosa.
"Beh, si. Ma è una cosa.. delicata. In un certo senso mi sento in dovere di scoprire il suo problema così da poterlo aiutare a risolverlo." dissi cercando di spiegargli al meglio il mio punto di vista.
"Voglio dirti una cosa. Non c'é niente di peggio che aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato. Tutti i tuoi sforzi sono vani e lui finirá per allontanarsi da te. Se vuoi davvero aiutarlo, non pugnalarlo alle spalle. Devi cercare di capirlo e lasciare che sia lui a chiedere di essere aiutato." disse seriamente. Per un attimo pensai che lui ci fosse giá passato in una situazione simile. Mi scrollai quell'idea di dosso e annuii verso di lui. Ero ancora piú confusa adesso.
"Grazie. Le auguro una buona giornata." dissi camminando a testa bassa verso la porta.
"A te. Se hai bisogno di qualcos'altro, sai dove trovarmi." disse facendomi un piccolo sorriso. Cercai di ricambiare e mi fiondai fuori dalla porta.
L'ora era giá iniziata da 15 minuti e non volevo farmi rimproverare. Posai i libri nell'armadietto e iniziai a vagare nei corridoi. Vidi la porta d'uscita aperta e, guardandomi alla spalle, uscii di soppiatto. Volevo solo sedermi sotto quell'albero e riflettere.
"Cosa fai qui?" una voce profonda mi chiamó e sobbalzai per lo spavento. Mi girai in fretta e vidi Luke. Era appoggiato al muro accanto la porta. Venne verso di me lentamente fino a fermarsi a pochi centimetri da me.
"Perché non mi rispondi?" disse accigliandosi. Sospirai e mi girai per sedermi sul muretto. Non avevo voglia di parlare con nessuno, per questo mi ero voluta rifugiare in quel posto.
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Savior || Ashton Irwin
Teen FictionTutti siamo nati per una ragione. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere in questa vita. Chi più importante, chi meno. Tutti tranne me ovviamente. Non ho uno scopo, non ho speranze, non ho prospettive, cerco soltanto di trascinarmi giorno dopo giorno...