The call

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Boccheggiai non sapendo cosa fare o dire. Non sapevo a cosa stesse pensando Ashton in questo momento o se mi stesse osservando o se semplicemente fosse immobile, esattamente come me. Quella donna scatenava in me delle reazioni che non conoscevo. Volevo andarmene, d'altronde non aveva senso rimanere. Feci per andarmene ma una mano afferrò saldamente il mio polso.

"Non andare." mi supplicò guardandomi intensamente negli occhi. Era una richiesta disperata, ma non sapevo se assecondarlo o scappare via a gambe levate. Potevo sembrare stupida, ma non volevo affrontare quella donna. Non oggi, o forse mai. Forzai la sua presa cercando di liberarmi, ma sentii le sue dita affondare nella mia carne.

"Ti prego, fammi andare via." dissi guardandomi le scarpe. 

"Rose entra in casa." disse alla sorella. Sentii i passi della bambina sul vialetto e poi la porta chiudersi.

"Ho bisogno di te, non andare." disse avvolgendo le braccia attorno ai miei fianchi e avvicinandomi a lui. Fissai i suoi occhi e potei vedere il suo bisogno. Sospirai pesantemente, poggiando le mani sul suo petto.

"Non so se riesco ad affrontarla." dissi nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Amavo il suo profumo.

"Tu ignorala, non rispondere alla sue provocazioni. Non posso più nasconderti da lei." sussurrò al mio orecchio facendomi venire i brividi lungo la spina dorsale.

"Perchè?" chiesi confusa, stringendomi di più a lui.

"Sei la mia ragazza. Deve saperlo." disse accarezzandomi dolcemente la schiena e lasciando un bacio leggero come una piuma sul mio collo. Sentii mancarmi il respiro per quel piccolo contatto. Sorrisi contro il suo collo. Ero la sua ragazza. Non ero mai stata più felice prima d'ora.

"Va bene, andiamo." dissi sciogliendomi dal suo abbraccio, contro voglia. Gli rivolsi un sorriso rassicurante e lui afferrò saldamente la mia mano. Non potevo abbandonarlo quando aveva bisogno di me, non sarei mai riuscita a farlo. Ero la sua ragazza dopotutto. Esultai silenziosamente. Ashton aprì la porta ed entrammo in casa. Mi guardai attorno e vidi la madre poggiata contro il bancone della cucina mentre batteva il piede a terra impaziente.

"Per stare con lei lasci venire tua sorella da sola?" alzò la voce venendo verso di noi. La sua presa sulla mia mano si rafforzò.

"No, eravamo qui fuori. Pensi davvero che lascerei venire Rose da sola?" disse Ashton incredulo della supposizione di sua madre. Lo sguardo di sua madre si posò su di me ed io mi pietrificai sul posto.

"Come mai lei è qui?" disse quasi con disprezzo. Non capivo perchè mi odiava così tanto, cosa le avevo fatto di male? Il suo comportamento mi lasciava perplessa.

"Ashton mi ha chiesto di fargli compagnia per il pranzo." dissi armandomi di coraggio. Di solito non rispondevo alle provocazioni, ma non potevo starmene zitta mentre lei parlava male di me.

"Non parlavo con te." disse incrociando le braccia al petto. Ma quanti anni aveva? Cinque per caso? Mi stava irritando e non poco.

"Io ho risposto lo stesso." dissi digrignando i denti. Non sapevo da dove proveniva tutto questo coraggio, ma ero soddisfatta di me stessa in quel momento. Si lasciò scappare un risata incredula e sarcastica nei miei confronti.

"La bambina tira fuori le unghia." disse leccandosi l'angolo della bocca e assottigliando gli occhi. Mi sentii a disagio sotto il sguardo, sembrava volesse torturami. "Comunque adesso devo andare." disse superandomi e prendendo il cappotto. Lanciò un ultima occhiata verso di noi e poi si chiuse la porta alle spalle producendo un forte tonfo. Mi feci scappare un lungo sospiro e mi rilassai all'istante.

"Sei stata bravissima." mi sussurrò Ashton, rivolgendomi un sorriso. Sembrava davvero fiero di me e non potevo che esserne compiaciuta. Sentii i passi di Rose venire verso di noi.

Savior || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora