Get away from him

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Sentivo il suo respiro accarezzarmi il volto e brividi percorsero lungo il mio corpo. Aprii gli occhi e fissai i suoi, azzurri come il ghiaccio. Non ci eravamo mossi di un centimetro, e sospettavo che fosse già passato qualche minuto.

"Chi tace acconsente." disse avvicinandosi pericolosamente. Per un attimo le nostre labbra si toccarono e sentii mancarmi il respiro. 

"No Luke." sospirai sulle sue labbra poggiando i palmi contro il suo petto per allontanarlo. Aprii gli occhi e vidi che aveva la fronte aggrottata e mi guardava confuso. Cosa si aspettava da me? 

"Perchè non vuoi?" disse duramente facendomi agitare. Mi morsi il labbro nervosamente e provai a dire qualcosa.

"Io voglio Ashton." dissi in un soffio. Per un momento pensai che non avesse sentito le parole, ma quando il suo viso si intristì mi dovetti ricredere. Sembrava quasi ferito dalle mie parole, e continuavo a chiedermi cosa avesse potuto fargli credere diversamente. Pensavo di essermi comportata da amica con lui, senza avergli mai fatto intendere altro.

"Tu. Devi. Stare. Lontana. Da. Lui." disse scandendo le parole per imprimerle maggiormente nella mia mente. Mi rifiutavo di accettarle, cosa poteva esserci di sbagliato in Ashton? Ero stanca del suo comportamento. Avevo sempre odiato i giri di parole.

"Smettila di ripetere sempre la stessa cosa!" gridai in preda all'esasperazione. Ero rossa in viso, ma non per imbarazzo bensì per la rabbia. I suoi occhi si sgranarono per la sorpresa e spalancò la bocca. Dalla sua espressione sembrava che avesse preso un schiaffo in faccia. Sbattè più volte le palpebre e dopo pochi secondi si riprese.

"Non posso dirtelo. Devi fidarti di me." disse con voce grave. Il suo tono era calmo e quasi ipnotizzante, come se stesse parlando con un animale selvatico pronto ad attaccare da un momento all'altro.

"Se non mi dai una motivazione valida, io non starò lontana da lui." dissi incrociando le braccia al petto e fissandolo con determinazione. Aggrottò le sopracciglia e sapevo che avrebbe voluto ribattere. Sbuffò e mi afferrò il braccio, trascinandomi lungo il corridoio. Facevo fatica a tenere il passo.

"Dove mi stai portando?" chiesi a voce esageratamente alta. Venni immediamente zittita. Aprì il ripostiglio dei bidelli e mi spinse dentro. Entrò anche lui e si chiuse la porta alle spalle. Il suo respiro era pesante e i suoi erano pieni di determinazione.

"Perchè mi hai portata qui dentro?" dissi piano, rimanendo impassibile.

"Vuoi sapere la motivazione?" disse duramente. Annuii piano e lui sospirò passandosi una mano tra i capelli.

"Vedi.. Ashton.." iniziò ma si bloccò subito dopo. Io decisi di non interromperlo, volevo lasciargli il suo tempo.

"Ashton ha avuto problemi in passato con le ragazze." disse torturandosi le mani. Quelle parole mi fecero aggrottare la fronte. Quali tipi di problemi?

"Penso che tu abbia già conosciuto la mamma di Ashton." disse guardandomi negli occhi. Annuii piano mordendomi il labbro nervosamente.

"Le tende a far scappare le ragazze di Ashton." disse grattandosi la nuca. So che per lui doveva essere difficile tradire il suo amico e darmi tutte queste informazioni su di lui.

"Perfavore, non fermarti e raccontami tutto." dissi calma senza smettere di torturarmi il labbro. Lui aggrottò la fronte e poggiò il pollice sul mio mento tirando via il mio labbro dalla morsa dei miei denti. 

"Tende a farle scappare perchè pensa che Ashton sia come suo padre. E lo pensa perchè ne ha avuto la certezza." disse accasciandosi a terra e invitandomi a sedermi. Feci come mi era stato detto senza smetterlo di guardarlo.

"Il padre di Ashton era un ubriacone ed era molto violento. Picchiava sua madre e quando Ashton cercava di difenderla le prendeva anche lui. Lo hanno buttato fuori di casa l'anno scorso finalmente. La sera dopo Ashton ha bevuto, era davvero ubriaco. Non mi ha mai parlato del perchè si sia ridotto in quelle condizioni." disse scuotendo la testa. "La stessa sera ha portato a casa una ragazza e sua mamma li ha beccati mentre scopavano. Gli ha parlato in privato mentre la ragazza si rivestiva. In realtà gli ha gridato tantissimi insulti, tra cui il fatidico 'sei uguale a tuo padre'. Lui l'ha presa davvero male. E' tornato in camera e quando la ragazza ha provato a rivolgergli la parola lui l'hai colpita. In quel momento deve essersi reso conto di essere esattamente come suo padre." disse sospirando rumorosamente. Mi guardò con la fronte aggrottata e allungò una mano verso il mio viso accarezzandomi teneramente. 

"Charlie, respira." disse piano. Inspirai ed espirai velocemente, non mi ero resa conto che stavo trattenendo il respiro. Le sue parole mi avevano scioccato, non sapevo come reagire, non sapevo cosa dire, non sapevo neppure come mi sarei dovuta comportare con lui da adesso in poi. Avevo paura di lui? Forse si, forse no. Non volevo essere picchiata. Mi avevano picchiata per anni, in scuole diverse e non volevo che anche il ragazzo che mi piaceva mi picchiasse. Chiusi forte gli occhi mentre sentivo le lacrime affiorare. Senza rendermene conto dei singhiozzi iniziarono a lasciare la mia bocca. 

"Piccola." disse in un soffio. Mi prese e mi trascinò tra le sue braccia cullandomi dolcemente. Non ero sicura di gradire quel contatto, ma non avevo la forza di ribellarmi. Le sue mani mi accarezzavano cercando di calmare il mio corpo scosso dai singhiozzi. 

"Vieni usciamo di qui. Ti porto in bagno a ripulirti." disse sollevandomi da terra. Mi portò in braccio fino al bagno delle ragazze e pensavo che se ne sarebbe andato o che mi avrebbe aspettato fuori. Invece entrò insieme a me. Mi guardai allo specchio e notai delle profonde occhiaie, del trucco sbavato sulla mia faccia e le labbra gonfie per aver pianto. Mi sciacquai il viso e feci in modo di rendermi presentabile, anche se non m'importava dei giudizi della gente.

"Vuoi andare a casa? Torniamo più tardi per la punizione." disse piano accarezzandomi la schiena. Rabbrividii e mi sentii improvvisamente stanca. Annuii piano e mi condusse fuori dalla scuola. Camminammo per 15 minuti prima di arrivare di fronte casa mia. Dovevo invitarlo ad entrare? Nonostante non volessi alimentare le sue speranze, non volevo rimanere da sola. Non adesso. Afferrai il suo braccio e lo portai dentro. Mia madre era a lavoro quindi salimmo al piano superiore e poi dritti verso la mia stanza.

"Carina." sussurrò quasi più a se stesso guardandosi intorno. Mi buttai sul letto e mi coprii con le mie preziose coperte. Sentivo davvero freddo, ma non il solito. Un freddo che proveniva da dentro. Si avvicinò cautamente verso di me e si sedette sul bordo del letto. Gli feci spazio e lo invitai a sdraiarsi sul mio letto. Non se lo fece ripetere due volte, e in pochi secondi le sue braccia erano intorno a me. Perchè avevo reagito così male a quella notizia.? Lui non mi aveva mai toccata in quel modo violento e non riuscivo a concepire come un ragazzo dolce e solare come lui avesse potuto fare una cosa del genere. Sapevo che anche lui aveva i suoi demoni.

Non prendiamoci in giro, tutti hanno dei demoni che cercano di rinchiudere nel loro passato.

BUONANOTTE

Utilizzo questo spazio autrice per dirvi quanto vi amo! 

Savior || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora