Litigio

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Ora che finalmente mi è tornato l'appetito mi accingo a mangiare il panino preparato con tanto amore da mio fratello.
<<Park?>>
Questa voce...
Poso nuovamente il panino e mi volto verso il prof Min che mi guardava dall'ingresso dell'aula.
Fantastico,riuscirò mai ad avere un po' di pace oggi?
I suoi occhi scuri mi osservano attentamente ma non accenna a muoversi ne dice nulla.
Che si aspetta che faccia?
Finalmente si decide a dare segni di vita.
<<Vorrei parlare con te. Potresti raggiungermi in sala professori?>>
Non mi muovo di un millimetro e continuo a fissarlo,sorpreso.
Non so cosa voglia ma sicuramente non posso oppormi.
Posso finire il pranzo e poi...
<<Ora>>
Aggiunge dandomi poi le spalle e procedendo spedito per il corridoio.
Mi alzo di malavoglia consapevole che quel giorno non avrei pranzato e poi lo seguo arrivando a passo veloce perfino a raggiungerlo.
Rimango a una debita distanza dietro di lui e ho modo di osservarlo.
Le sue spalle non sono eccessivamente grandi così come non lo è lui nel suo insieme.
Ma ha un modo elegante di muoversi,quel completo nero poi gli sta molto bene.
È elegante anche quando con un gesto secco si scosta i capelli dal viso schioccando appena le labbra secche.
Nemmeno stesse facendo una sfilata tutte le ragazze si voltano a guardarlo al suo passaggio mentre io desidero solo sprofondare sotto terra.
Sento poi avvicinandomi di più odore di fumo...probabilmente aveva fumato da poco essendo in pausa.
Dopo aver attraversato questo red carpet scolastico arriviamo finalmente in sala professori.
Tutti gli insegnanti sono a godersi la pausa,cosa che dovrei fare anche io del resto,così siamo da soli.
<<Volevo parlarti>>
Ecco ora come al solito dopo aver visto i miei voti mi dirà Perchè non ti impegni in questa materia come nelle altre? E io risponderò con un genuino Non sono capace. Tipica prassi.
<<Anche fuori dalla scuola hai questo problema?>>
Hm? Si riferisce alla matematica?
<<Come scusi?>>
<<Mi riferisco al fatto che non riesci a gestire la timidezza in pubblico>>
Ma che cazz...
<<Oggi non mi sentivo molto bene. Tutto qui>>
Bugia.
<<Non sai mentire...Jimin>>
Fa un passo avanti e io istintivamente ne faccio uno indietro. Il suo sguardo mi intimidisce.
<<Non capisco come un ragazzo come te possa lasciarsi intimidire da paure inesistenti>>
<<Che vorrebbe dire con questo?>>
Chiedo a quel punto riuscendo finalmente a ricambiare il suo sguardo con un minimo di convinzione.
<<Che nella vita non bisogna farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
Che la timidezza e l'incertezza non portano da nessuna parte>>
<<Grazie del consiglio ma sto bene così>>
<<No che non stai bene. Hai subito atti di bullismo vero? Qualcuno qui a scuola ti da fastidio?>>
Zitto.
<<Me lo hanno detto altri colleghi. Posso aiutar->>
<<Basta!>>
Stringo i pugni cosí forte da sentiere le unghie penetrarmi nella carne ma non mi importa.
I miei occhi sono lucidi e la mia voce incrinata ma non per questo taccio.
Tengo lo sguardo basso.
<<Lei non mi conosce affatto e non ha nessun diritto di dirmi certe cose! Avrà si e no cinque anni più di me e non mi risulta sia uno psicologo!>>
Non credo di aver mai urlato contro una persona in questo modo. Quando sento ombra di litigio di solito sono il primo a scappare perchè davvero non mi piace litigare.
Alzo il viso incontrando le sue pozze scure.
<<È la mia vita e qualunque problema io abbia a lei non deve interessare. Si limiti a fare il suo dovere di insegnante e mi lasci stare>>
Mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.
Probabilmente non si aspettava questa reazione da me.
Ora non hai più nulla da dire eh stronzo?
Non sono più così adorabile.
<<Jimin...>>
Lacrime fino ad allora trattenute cominciano a rigarmi il viso mentre tirò su dal naso.
Sono sicuro che il rossore sarà arrivato fino a coprirmi anche le orecchie.
Non potendo affrontare per un secondo di più il suo sguardo ora pieno di pietà mi volto ed esco da quella stanza cominciando a correre più forte che potevo.
Sento la sua voce che mi chiama ma non mi importa.
Sto ancora tirando su con il naso passando furiosamente la stoffa della manica sugli occhi mentre prendo le mie cose per andarmene da scuola.

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