Forse l'unica cosa che gli era mancata della tenuta, oltre la sua famiglia, era quell'odore di paglia misto a letame. È difficile da capire, anche un po' strano, però nelle stalle Mario si sentiva bene. I cavalli lo capivano, non parlavano, non volevano essere coccolati anzi... la loro fiducia andava guadagnata. Sono bestie selvagge, indomabili ma una volta domate... beh, potevo dare la vita per il loro padrone; per colui che aveva speso tempo, pazienza e affetto per renderli migliori. Mario si rivedeva molto nei cavalli e quindi, fu ben lieto di cominciare a lavorare lì, dove aveva passato la maggior parte del tempo quando era bambino.
Mario è intento a battere un ferro di cavallo per Tempesta, indegno successore di Achille, quando la carrozza del marchesino arriva. Tutti i camerieri lo aspettano in fila, davanti all'ingresso. Il marchese al centro e al suo fianco Agnese, la stronza. C'è anche Concetta che lo saluta con un occhiolino. Tutti sembrano felici di rivederlo. A quanto gli ha detto Concetta la sera prima, negli ultimi quattro anni Claudio è tornato una volta all'anno a palazzo nei mesi autunnali. Lo aveva descritto come un ragazzo allegro, iperattivo e sempre col sorriso stampato. Il suo opposto insomma. Tutti in villa gli volevano bene. E Mario ora lo vede nei loro sorrisi, nel brusio generale che si forma non appena Claudio scende dalla carrozza. "All'anima del marchesino" pensa. Claudio è alto, con due spalle enormi, un viso dai lineamenti marcati ma dolci e un fisico scolpito che si intravede dal panciotto. I capelli sono di un castano chiaro, con qualche raggio di sole incastrato nel mezzo, e li porta in maniera del tutto bizzarra con un ciuffo prepotente che gli ricorda una banana messa lì sulla testa. "Che strani questi ricchi" pensa "cadono nel ridicolo pur di seguire le mode parigine". C'è una cosa però che lo sorprende: appena scende dalla carrozza sorride a tutti, abbraccia il padre, alza da terra la sorella che comincia a starnazzare e poi da un bacio sulla guancia, un bacio con lo schiocco, a tutte le cameriere che ricambiano con entusiasmo. Agli uomini si limita a stringere la mano dicendo "Come va?" e porgendogli un sorriso a duemila denti che "Quanti cazzo di denti c'avrà sto Claudio!". E poi... poi è un attimo. Claudio si gira e lo guarda. Si guardano negli occhi e solo in quel momento Mario nota che li ha di un verde bellissimo, intenso ma non acceso... forse è quello il colore della speranza che tutti nominano. Che poi perché la speranza dovrebbe essere verde? Mario non lo sa ma forse lo comprende in quel momento. Claudio gli sorride e si tocca il cappello in segno di saluto. Lui ricambia con un cenno del viso, non smettono di guardarsi negli occhi. Poi la magia svanisce e una donna scende dalla carrozza. Mario non aveva mai visto una donna tanto bella, certo anche Marinella era uno schianto ma questa c'aveva una classe, una sensualità innata che la rendeva bellissima! Nulla di paragonabile a quelle che Mario aveva avuto a Milano, carine certo ma... il sesso, ecco... il sesso che quella donna trasmetteva solo muovendosi se lo scordavano. "E bravo il marchesino" pensò. Quando tutti rientrano nella villa, lui continua il suo lavoro. Batte il ferro, lo modella e ogni tanto pensa ai raggi di sole che a volte si incastrano tra i capelli e ad un paio di occhi verdi, forse come la speranza. Quei pensieri però lo infastidiscono, così inizia a scacciarli concentrandosi su quel bel pezzo di manzo che il marchesino aveva portato con sé.
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<<Immagino come reagirà tua sorella vedendomi arrivare con te oggi. Da quello che mi hai raccontato non credo abbiamo molte cose in comune!>>
<<Non lo credo neanch'io, Leti. D'altronde soltanto una suora potrebbe avere delle cose in comune con Agnese. Io le voglio bene, non fraintendermi ma... e davvero troppo rigida. Non ride mai e quando sorride sembra scocciata. Bah, sarà la vita nella tenuta, tutto il giorno in casa a cucire. Non capisco perché non si dedichi ad altro, non si trovi un compagno>>
<<Un uomo? Nel bel mezzo della campagna romana? Senza offesa Claudio ma...ormai ci sono solo contadinotti arricchiti, i signori sono nelle città. E non credo a lei vada a genio sposarsi con un ex zoticone>>
<<Beh, se è per questo Leti, non credo che uno zoticone voglia sposarsi con lei. Poveraccio, che inferno!>>
<< Ahahah, il miglior fratello del mondo proprio! Ma come darti torto.>>
Il viaggio proseguì abbastanza bene. Viaggiavano da giorni ormai, sostavano solo la notte in locande di passaggio. Claudio aveva deciso di portare con sé Letizia questa volta, la sua migliore amica. Sarebbe stata una boccata di aria fresca in campagna, soprattutto ora che suo padre voleva parlargli da uomo a uomo. Claudio sapeva bene cosa gli avrebbe detto "Ormai hai 30 anni, basta passare il tempo a non far nulla, a fare la bella vita con i miei soldi... prendi in mano la tua vita, è l'ora di essere un uomo, di essere un marchese. Io sono vecchio e blablabla... ". Dio solo sa quante volte il padre aveva cominciato a fargli discorsi del genere e lui... lui cercava sempre il modo di andare via. "Degli imprevisti mi richiamano in Francia... ne riparliamo la prossima volta", e questa volta, la prossima volta, era arrivata sul serio. Forse per questo aveva chiesto a Letizia di accompagnarlo. Aveva bisogno di un'amica, di un po' di vita parigina in quella villa dimenticata da Dio.
In realtà Claudio non si era mai sentito capito fino in fondo dalla sua famiglia. Il suo carattere allegro e solare molte volte era stato un pretesto per definirlo un eterno bambino che non si prendeva le sue responsabilità. Ma che ne sapevano di lui? Che ne sapevano di quello che faceva in Francia, a Parigi? Certo frequentava i salotti, amava i balli, amava il whisky e il bridge ma la sua vita la passava a scrivere. Scriveva tanto Claudio, scriveva tante poesie per sé stesso, che non aveva mai fatto leggere a nessuno a parte Letizia e Pino, suo fratello acquisito. M scriveva anche per un giornale, Ballades, in cui si occupava di spettacolo, teatro e opera le sue altre grandi passioni. Ma questo al padre non poteva dirlo, non lo avrebbe mai capito... non avrebbe mai capito tante cose di Claudio.
Quando scende dalla carrozza nulla gli sembra cambiato. Tutti lo aspettano davanti l'entrata, come al solito. Al centro il padre e la sorella a fianco a lui. In realtà Agnese gli faceva sempre molta tenerezza. La abbraccia subito e la alza in aria, si divertiva a sentirla urlare, cosa che ad una signorina per bene non si addice. Abbraccia il padre e saluta tutti i camerieri. Sapeva i loro nomi a memoria e si sentiva profondamente in imbarazzo ad essere servito e riverito. Poi si gira verso le stalle e... un fulmine. Due occhi neri che lo fissano. Lui, piegato verso un tavolo di legno intento a lavorare. Una camicia bianca arrotolata sulle braccia e sbottonata fino al petto. Capelli color inchiostro, un ciuffettino che cadeva sull'occhio destro. E quegli occhi. Claudio non aveva mai visto due occhi tanto neri, tanto profondi. Ne aveva scritto tanto di occhi così, che ti guardano e ti spogliano e ti violentano... ma non li aveva mai visti prima. Letizia scende dalla carrozza, gli mette la mano sulla spalla. Claudio la guarda, poi si gira nuovamente verso lui. Lui guarda lei, come tutti gli uomini la guardano. Come solo lei sa farsi guardare. Fu un attimo, la magia si spegne. Claudio si volta, presenta Letizia ai suoi e sale le scale.
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Papaveri Rossi
FanfictionRoma 1848. Due giovani uomini si incontrano. Nulla di più diverso. Nulla di più imprevisto. Nulla di più emozionante. Nulla di più scandaloso. Nulla, però, di impossibile. È nella Roma risorgimentale, assetata di vita, di lotte e di rinascita, che C...