Ciao babes,
scusatemi se aggiorno sempre tardi ma la sera è l'unico momento in cui riesco a scrivere!
Grazie per i vostri commenti e i vostri like.
Un bacio a tutte,
Remedios.
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Era la prima volta che facevano l'amore in un letto. In quel letto su cui passava tutta la città ma che profumava di casa. Un materasso comodo, il rumore delle lenzuola e la testa che lasciava impronte sui cuscini. Le loro mani sempre unite, qualunque posizione assumessero, le loro labbra che si cercavano affamate, con la voglia di baciarsi, di mordersi e di succhiarsi. Si erano donati l'uno all'altro senza sosta, fino ad addormentarsi sfiniti e felici, Mario sul petto di Claudio.
Marinella li aveva trovati così, nudi e abbracciati, il corpo di Mario girato di spalle che copriva quello del suo uomo. Aveva ammirato la bellezza di entrambi e si era commossa. Come si può giudicare l'amore? Era uscita, silenziosamente per non svegliarli, aveva chiuso la porta e cominciato a bussare. Erano troppo belli per metterli in imbarazzo.
<< Chi è?>>
<<Eh chi vole essere Mariu'! so io..posso entra' o ve trovo gnudi?>>
<<Aspetta un attimo, aspe...>>
<<Mario, su, fai poco er timido... sai quanti omini ho visto? A marchè... devo dire che state messo bene!>>
Delicata si, ma fino ad un certo punto. Claudio era arrossito e si era infilato subito i pantaloni e la camicia. Mario sorrideva, Claudio rosso in viso era ancora più bello.
<<Allora? pace fatta? ve siete divertiti? comodo er letto mio, ve?>>
<<Marinè... e daje!>>
Mario l'abbraccio, le sussurrò un grazie nell'orecchio e le diede un bacio.
<<Ci vediamo più tardi, noi andiamo!>>
<<Ciao dolcezze!>>
<<Ciao Marinella, e... grazie!>> Claudio le baciò una mano, le lasciò un sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
Usciti dalla casa di Marinella si scambiarono uno sguardo complice e si diedero appuntamento per la sera, alla capanna. Claudio si diresse verso il palazzo, nel tardo pomeriggio sarebbero arrivati gli ospiti del padre e la sua presunta fidanzata. Non sapeva bene come fare ma avrebbe risolto quella situazione.
Mario, invece, doveva tornare alle stalle sperando che il marchese non si fosse accorto della sua assenza, altrimenti... si sarebbe trovato senza lavoro!
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Claudio era arrivato alla tenuta e la situazione sembrava meno in fermento rispetto alla mattina. La servitù aveva preparato le stanze e si dava da fare per la cena; Agnese era in camera sua, a prepararsi per l'arrivo degli ospiti e il padre era nelle cantine, voleva scegliere il vino migliore per la cena programmata.
Claudio intravide Concetta intenta ad apparecchiare. Le si avvicinò e le sorrise. Lei ricambiò.
<<Concetta...>>
<<Marchese>>
<<Volevo ringraziarti per... per il tuo aiuto. Ora va a casa, è tardi e nelle tue condizioni è meglio che riposi>>
Concetta aveva capito di che aiuto parlava e sorrise, intuendo che avesse risolto con il suo Mario.
<<Grazie signore, ma vostro padre...>>
<<Non preoccuparti, mio padre non se ne accorgerà nemmeno. Chiama Antonia, ti sostituirà lei>>
<<Grazie tante marchè!>> si toccò la pancia <<Sta scalciando pure lui per ringraziavve!>>
Claudio le si avvicinò e le mise una mano sul pancione.
<<Oddio lo sento anche io! Che meraviglia.. su vai a casa e non farmi stancare questo pargoletto! gli voglio già bene!>> Claudio si morse il labbro, pensando di aver detto qualcosa di inopportuno. Ma Concetta era dolce, genuina e buona.
<<Marchè, voi siete buono... come lo è vostra madre! con tutto il rispetto, non diventate mai come lui...>>
<<Non ne ho nessuna intenzione!>>
Per Claudio era sempre un piacere quando lo paragonavano alla madre, negli ultimi anni era peggiorata ma era sempre stata una donna gentile e amorevole. Nella tenuta a stimavano tutti, le portavano sempre le fragole quando c'erano. Erano le sue preferite.
La serata passò in fretta. Claudio aveva conosciuto il duca e la duchessina. Lui egocentrico e superbo, una copia di suo padre. Lei timida, introversa e castigata... una copia di Agnese insomma. Aveva uno sguardo rassegnato, forse anche a lei era stato imposto di sposarlo e magari anche lei aveva un altro amore da proteggere. Avevano organizzato un ballo per il giorno dopo. Sarebbe stata presente tutta la nobiltà delle campagne romane e, forse, addirittura qualche cittadino. Claudio non aveva nessuna voglia di partecipare e si ingegnò per trovare una soluzione.
<<Perfetto, se per voi padre, per il duca e la duchessina non è un problema io porterei un amico>>
<<Nessun problema marchese, se vuole portare anche un'amica io non disprezzo!>> esordì il marchese, ridendo in un modo spropositato e volgare.
<<vedrò cosa posso fare! per voi padre?>>
<<Certo Claudio, porta chi desideri.>>
E Claudio lo sapeva che non avrebbe potuto dire altro ma vide nel volto del padre un grosso interrogativo.
Dopo cena si ritirò nella sua stanza e aspettava che tutti si addormentassero per raggiungere Mario. Intanto aprì il suo armadio e tirò un abito grigio di seta, con un gilè ricamato e un papillon, nuovo vezzo della moda francese.
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Mario aveva ferrato la metà dei cavalli e sperò che il marchese non se ne accorgesse. Era stanco, tutta l'ansia provata la mattina era man mano scesa e l'aveva stremato. Arrivato a casa riempì il recipiente di legno grande in cui faceva il bagno con un po' d'acqua riscaldata sul fuoco e si sciacquò velocemente. Si mise un paio di pantaloni puliti e rimase in canottiera. Carlotta giocava con la bambola che lui stesso le aveva portato da Milano e suo padre era in dormiveglia sulla sedia. Luigi non era ancora tornato, forse era passato dalla taverna. Non avevano avuto modo di parlare dopo la discussione di qualche giorno prima. Sentì la porta aprirsi.
<<Mamma! sei tornata!>>
<<Ciao amore mio! si, stasera cucino pe voi! ve faccio na bella zuppa! guarda che 'ho portato? questa te la manda Claudio, er marchesino! è un pezzo di crostata!>>
A Mario cominciò a battere forte il cuore. Solo in quel momento si era ricordato della scenata della mattina, qua do era scappato, piangendo, dopo le parole di Concetta.
<<Concè, come mai sei già tornata? non c'era na cena importante stasera a palazzo?>>
<<Sì, ma Claudio ha pensato che dato il mio stato era meglio che tornavo a casa a riposarme>>
Mario la guardò, annuendo, senza dire una parola.
<<Io te voglio bene Mario, come un fratello e come un figlio. Non lo so che state combinando, ma penso che lui ti vuole bene. Oggi quando gli ho detto che sapevi è uscito correndo in preda al panico...>>
<<Sei stata tu...>>
<<Stamattina m'avevi fatto preoccupà... non so se ho fatto bene!>>
<<Hai fatto bene>>
<<Mario...>>
<<Sono felice, davvero!>>
E come si poteva controbattere a quegli occhi lucidi e a quel sorriso sincero?
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Papaveri Rossi
FanfictionRoma 1848. Due giovani uomini si incontrano. Nulla di più diverso. Nulla di più imprevisto. Nulla di più emozionante. Nulla di più scandaloso. Nulla, però, di impossibile. È nella Roma risorgimentale, assetata di vita, di lotte e di rinascita, che C...