30 days of us

Day 16 Things you said with no space between us

Day 16 

Things you said with no space between us

Tsunayoshi era completamente premuto contro il muro, le mani di Hayato sui fianchi, tra i loro corpi nessuna distanza. Stava sudando, aveva sempre più caldo. Sospirò, si aiutò con i pugni per distanziarsi dalla parete. Aveva la tachicardia, stava diventando sempre più difficile respirare normalmente.

"Non posso più resistere..." gemette.

"Qualcuno apra un benedetto finestrino!" supplicò.

Gokudera avrebbe volentieri fatto saltare tutti in aria, peccato che non riusciva a muoversi di mezzo centimetro.

"Maledetti! Come osate rubare l'ossigeno del Decimo?" disse minacciosamente.

Tsuna non riuscì a trattenere una leggera risata.

"Ti rendi conto che se fa una frenata non c'è pericolo che cadiamo stretti come delle sardine in scatola?" disse ancora infastidito.

"Questa non è una condizione dignitosa per il Decimo" inveì Hayato, contro i presenti e il treno stesso.

"Senti alla prossima scendiamo" disse sconsolato Sawada.

Dopo interminabili minuti raggiunsero la stazione successiva. Le porte si aprirono, la gente si accalcava all'entrata e senza permettere di scendere già incominciava a salire, frettolosa di condannarsi all'oppressione.

"Permesso" cercò di dire Tsuna con il suo italiano stentato strisciando tra le persone verso l'uscita, una mano saldamente stretta ad Hayato.

"E levatevi dal cazzo!" sbraitò Gokudera sull'orlo di una crisi di nervi nel suo italiano perfetto ed "elegante". Non si fece problemi a spintonare la gente per passare.

Scesi da quel dannato treno, Sawada fece dei respiri profondi.

_Aria finalmente!_ pensò.

Gokudera si asciugò il sudore sulla fronte e diede uno sguardo in giro per capire dove fossero scesi.

"Sai che ti dico? Si fottano gli scavi di Pompei, ci sarà qualcosa di meglio da fare a Napoli" disse.

Tsuna annuì e sorrise.

Alla fine non importava dove, era sufficiente stare insieme per essere felici.

~Dedicata a Filippo~