Capitolo 12.

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Ha nevicato anche l'anno scorso: ho fatto un pupazzo di neve e mio fratello l'ha buttato giù e io ho buttato giù mio fratello e poi abbiamo preso il the insieme.
(Dylan Thomas)


-Basta, basta, basta. Non ne posso più di questo gesso.- Gisèlle si lamentava ancora.

-Finiscila di agitarti, Gisèlle. Renderai la cosa solo più spiacevole.- la rimproverò la piccola Kwami. La ragazza alzò gli occhi al cielo. Erano appena passate due settimane da quando si era rotta il braccio e una sola dalla serata di beneficenza. In quei giorni c'era stato poco trambusto, un nemico e nient'altro. Gisèlle si sentiva giusto un po' rincuorata, i suoi colleghi non avrebbero sentito la sua mancanza.

-Secondo te piacerà?- domandò la ragazza a Sweety. Stava preparando il ragù per le lasagne. Quella sera sarebbe rimasta Marinette a cena e, vista l'assenza del padre, Gisèlle aveva deciso di cucinare. Quando il signor Agreste era in casa non permetteva alla ragazza di cucinare.
Pago delle persone proprio per questo.
Rispondeva, contrariato.
-Se ti impegni sarà buono, Lella.- la rincuorò. -Fortuna che esisti tu. Sai, volevo chiederti una cosa. Cosa ne pensi di Jonathan?- le domandò la ragazza. Sweety ci pensò su. -Lo conosci troppo poco per poter esprimere un parere. Dovresti approfondire la sua conoscenza.-

Gisèlle la guardò perplessa. Sospirò. -E' così bello...- disse infine, con sguardo sognante. Sweety rise.

-Sembri proprio innamorata.-

-Cosa? Ma no.- Gisèlle arrossì mentre lo diceva. Sweety rise ancora alla vista della sua portatrice che sfogliava le immagini che il fotografo aveva pubblicato su Facebook, cercando uno scatto rubato del ragazzo. -Gisèlle controlla quella zuppa, che brucia.- le rammentò, alzando gli occhi al cielo.

-Oh, giusto, giusto. Comunque è un sugo, il signore dei sughi, non è una zuppa.- precisò, mentre lo assaggiava per vedere se fosse pronto. -Perfetto.- commentò, soddisfatta. Spense la fiamma del gas.

-Andiamo Sweety, guarda!- Gisèlle mostrò l'immagine al Kwami, il ragazzo era di profilo. Gisèlle studiò per diversi istanti la foto. Quel ragazzo era davvero bello, eppure non bello nel senso stretto del termine, bensì in un modo particolare. Era tutto zigomi e spigoli, con degli occhi così azzurri da essere magnetici. Gisèlle sospirò, prima di chiudere l'applicazione e mettere in stand-by il cellulare.

-Sweety, sei pronta a sporcati un po' le mani?- chiese ironicamente, prendendo la sfoglia per le lasagne dal frigo.

Iniziava l'opera di assemblaggio.

***

Un'altra giornata era finita. Anche per quel giorno, le 17:30 erano arrivate.
Finalmente. Pensò il ragazzo, mentre prendeva l'ascensore. Adorava il suo lavoro, ma alcune giornate erano più stressanti di altre e quella giornata era stato decisamente stressante. Scese fino al parcheggio sotterraneo e andò a prendere la sua auto. Una bellissima Mercedes sportiva nero opaco.

-Finalmente si torna a casa.- mormorò, inserendo le chiavi nel quadro. -Sai, Jonathan, penso che dovremo passare in gelateria, a casa il gelato scarseggia.- un esserino blu, piccolo quanto il palmo di una mano, con una testa enorme e una piccola coda di pavone volò davanti al suo viso, facendolo sobbalzare per lo spavento.
-Ehy, non sono così brutto da giustificare uno spavento.- si lamentò il piccolo Kwami.
-Certo che no, Vain, solo che devo ancora abituarmi alla tua presenza.- spiegò il ragazzo.
-Pff, come se ne avessi bisogno. Non c'è nulla di difficile nell'abituarsi ad un Kwami tenero e grazioso come me.- si lamentò Vain. -Modesto come sempre, vedo. Ora mettiti giù, che partiamo.- lo avvisò, esortandolo a nascondersi nuovamente nella ventiquattrore. -E va bene. Sappi che mi dovrai cambiare sistemazione, quella valigia spiegazza le mie bellissime piume.- enunciò, riferendosi alla coda. -Jonathan alzò gli occhi al cielo ancora una volta, ma con un lieve sorriso divertito. Quando aveva trovato quella spilla avrebbero dovuto mettergli delle istruzioni a fianco, giusto per avvisarlo che ne sarebbe uscito un essere estremamente vanitoso e goloso di gelato. -Vedremo Vain, vedremo.- Jonathan mise in moto l'auto, e dopo qualche minuto partì alla volta di casa. Il suo amico gli aveva detto che quella sera ci sarebbe stata una festa nella loro zona e, per un attimo, aveva pensato di andarci ma poi, improvvisamente, aveva cambiato idea. Per quella sera, sarebbe rimasto a casa. Non aveva voglia di uscire.

Fino alla fine | Miraculous, le storie di Ladybug e Chat Noir.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora