3. Ricordi

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"Non guardare indietro: potresti ricordare qualcosa di bello che non tornerà più.
Non guardare avanti: potresti immaginare qualcosa di bello che non arriverà mai. Vivi qui e adesso: è il segreto per essere felici."
-Anonimo

Ron Weasley se ne stava seduto accanto alla sua Hermione, aspettando un minimo miglioramento. Non aveva mangiato e non tornava a casa dal giorno precedente. Quella mattina, come sempre, dopo aver indossato la sua divisa, aveva preparato la colazione alla moglie. Le aveva dato un lieve bacio sulla fronte, lasciandole il vassoio sul comodino, e un biglietto.

Oggi il mio turno comincia prima del solito. Ho preparato la colazione, senza far scoppiare nulla, tranquilla. Ci vediamo stasera. Ti amo.
                                                                                                        Ron

Aveva cominciato il suo turno da circa tre ore, quando il Weasley ricevette un gufo dal ministero. Era Francis Gordon, il fedele segretario di sua moglie. Comunicava, nella lettera, che il Ministro della Magia, Hermione Granger, era stato colpito da una maledizione ancora da verificare, e che il Signor Weasley si sarebbe dovuto recare lì subito. Ron fu colpito da una fitta al petto, leggendo quelle frasi. La sua Hermione, era stata colpita. Tempestivamente prese la sua bacchetta e si smaterializzò al Ministero. Subito si ritrovò davanti un grande caos. Gente che gridava, Auror, Ministri, giornalisti, maghi e streghe di ogni età si accalcavano sulla folla. Cercò uno spiraglio per avvicinarsi. Superato l'ammasso di gente, la vide. Era a terra, pallida, immobile. Aveva gli occhi chiusi, i capelli spettinati, e teneva ancora la sua bacchetta con sè. Un forte dolore al petto lo invase. La sua Hermione, sua moglie, la donna che più amava, era lì davanti a lui, inerme. Si accasciò verso di lei, le sfiorò delicatamente il viso. La sua mente fu assalita dai ricordi, da tanti pensieri. Non poteva rischiare di perderla. Non poteva. Si ripeteva questo Ron, da quella mattina, stringendo la mano di Hermione sempre più forte. Era seduto in una sedia al San Mungo, con ancora indosso la sua divisa da Auror, di cui la sua dolce so-tutto-io andava fiera. Sentì dei picchiettii alla porta. Si voltò e vide Harry. Il suo migliore amico, il suo sesto fratello, il suo compagno di vita, di scuola, di avventure, era lì, come sempre, a sostenerlo.
-Ehi...amico- disse flebilmente Harry a Ron, con una lieve pacca sulla spalla, -Ci sono novità?- chiese, quasi balbettando.
-I medici non dicono niente di nuovo, solo di aspettare. Ma io non ce la faccio, capisci, Harry? Come faccio ad aspettare, se vedo lei qui, in questo stato?- disse Ron, quasi gridando. Harry lo guardò comprensivo. Per lui Hermione era una sorella, una grande amica. Faceva soffrire tutti vederla così.
-Io e Ginny abbiamo portato qualcosa da mangiare. Vai Ron, mangia qualcosa, non puoi trascurarti così- disse Harry rimproverandolo.
-No Harry, non ne ho voglia, grazie- rispose Ron quasi indifferente, tenendo il suo sguardo fisso su Hermione. Harry, non avendo voglia di replicare, si sedette accanto a Ron, osservando con attenzione la giovane donna. Era rimasta la so-tutto-io di sempre. I suoi capelli crespi e ricci erano lunghi fino alle spalle. Li aveva sciolti, da uno chignon molto curato, il consorte, dopo le visite e gli accertamenti dei Guaritori. Il suo viso era pallido, ma ancora abbellito da un filo di trucco, residuo ancora della mattina precedente. Alcune piccole rughe, le solcavano il viso, dandole un accenno di maturità. Era bellissima come sempre, nonostante tutto.
-La camera dei segreti- disse Ron, quasi sussurrando;
-Cosa? Ti senti bene?- chiese Harry, piuttosto stranito da quella strana affermazione di Ron.
-La camera dei segreti, no? Il nostro primo bacio. Il nostro inizio. Finalmente, dopo anni, ci ero riuscito. Mi ero fatto avanti- disse Ron, con una strana calma,
-La guerra, il dolore, la morte, la paura. Nonostante tutto eravamo lì. Completi, insieme- continuò, -Non riesco a pensare a una vita senza di lei- concluse, tenendo lo sguardo triste fisso sulla moglie.
-Hai sentito Rose? Sono stato pessimo ieri.- chiese il Weasley a Harry, sperando che la figlia avesse trovato conforto nel padrino.
Harry stava per rispondere quando la porta si spalancò, lasciando entrare l'impetuosa Rose Weasley, che subito si gettò fra le braccia del padre. Rimasero abbracciati per qualche minuto, in silenzio, trasmettendosi a vicenda tutte le emozioni accumulate in quei giorni. Lei e suo padre avevano un rapporto forte, magico. Rose si sciolse dolcemente dall'abbraccio paterno, e rivolse lo sguardo verso sua madre. Si appoggiò delicatamente al suo petto, e le carezzò la guancia.
-Ehi, mamma? Mi senti? Sono qui. Sono Rose. Non andartene, ti prego. Rimani qui con noi. Ho bisogno di te- le sussurrò, trattenendo a stento le lacrime. Era forte, Rose. Determinata, ferma nelle sue decisioni, pronta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Ma a volte crollava. Fragile dentro. Ecco com'era Rose. Fragile, infondo. Respinse con forza il dolore. Si voltò, chiedendo gentilmente di essere lasciata da sola con i suoi genitori. Dominique ed Harry uscirono subito fuori, senza indugiare. Ron si avvicinò alla figlia. Le spostò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio.
-Sai, quando tua madre mi disse di essere incinta, svenni.- fece una piccola smorfia, quasi come un sorriso, continuando a fissare un punto fisso sul pavimento, come se cercasse di ricordare, come se quel momento di vita passata stesse scorrendo nella sua mente, come una registrazione -Ma da quel momento fui l'uomo più felice della Terra. Ero euforico- continuò -Infondo, eri tanto desiderata, piccola mia. Io e la mamma avevamo provato, sperato tante volte. Ci eravamo arresi, quando invece sei arrivata tu. Il nostro piccolo uragano. L'uragano che ci ha cambiato la vita- disse sorridendo suo padre, questa volta, guardando fiero la sua bambina. Lei lo abbracciò forte, in cerca di sicurezza, in cerca di sicurezze. -A volte penso che noi siamo proprio destinati a combattere. Contro qualcosa o qualcuno. So che è difficile, a volte si abbandona tutto e tutti, convinti di riuscir a risolvere i problemi. Ma non è così. Me lo ha insegnato, la donna della mia vita. Non si scappa, si affronta. Non fare il mio stesso errore. Non scappare. Risolvi, combatti. Sempre.- Ron concluse il suo discorso, con un bacio sulla testa della figlia. -Grazie, papà. Grazie- il piccolo uragano si alzò piano e silenziosamente, lasciò un bacio sulla fronte della madre e salutò con un abbraccio il padre. -A domani-. Le due Weasley ritornarono a Hogwarts. Rose ripensò a quella giornata. E se le domande che si faceva Scorpius, non fossero infondate? E se davvero ci fosse qualcosa di più grande, dietro all'agguato al Ministero? Aveva bisogno di aiuto. Subito.

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