"Noi ci sediamo in cerchio e supponiamo, ma il Segreto si siede in mezzo e sa"
-Robert Lee Frost-Perché siamo nascosti dietro una porta? Non dovevo venire con voi!- borbottava Albus, mentre cercava di sistemare la sua divisa, -E poi tu, Scorpius, sei un prefetto. Non dovresti fare cose del genere. Se fossi rim...-
-Puoi chiudere per un po' il becco Al? Stiamo cercando di entrare in infermeria!- lo rimproverò Rose, sussurrando.
-Ecco guardate, è nella tasca della sua divisa. Se riusciamo ad entrare potremmo leggerla e magari capirne il contenuto...- disse Scorpius, riflettendo.
-Sì, va bene, ma come entriamo?- chiese Rose, cercando di trovare una soluzione.
-Un incantesimo?- suggerì Albus.
-Verremmo scoperti subito- risposero in coro i due.
-Se solo quello stupido elfo...- stava per dire Malfoy, ma lei gli diede un colpo sulla spalla.
-Non insultare gli elfi, furetto!- lo rimproverò, a bassa voce.
-Tecnicamente il furetto è Draco...- disse Albus, stufo di aspettare.
Dopo un attimo di riflessione, Rose esclamò: -Certo, ci sono! Ascoltate: io conosco l'elfo, si chiama Bussy, potrei dissuaderlo. Tu Albus, potresti parlare con Madame Pomfrey, distraendola, con la scusa di voler vedere Dominique. Tu Scorpius invece, potresti avvicinarti a Dom e prendere quella pergamena. Tutto chiaro?- sussurrò
velocemente.
-Ehm...- stava per aggiungere Albus, ma Rose e Scorpius già erano entrati in azione.
Rose intrattenne Bussy parlando della manifestazione annuale del "Calzino della libertà", mentre Albus cercò di distrarre Madame Pomfrey, per dare la possibilità all'amico di avvicinarsi a Dominique. Ma proprio mentre Scorpius stava prendendo ciò che serviva loro, Bussy lo vide all'azione e cominciò ad urlare. Scorpius prese
velocemente il pezzetto di pergamena dalla tasca di Dominique e lanciò un Confundus, mentre Albus prese per un braccio Rose e scapparono, lasciando la povera infermiera e l'elfo storditi.
-Scorpius! Ma...quei poveretti...- disse Rose, accusandolo di essere sempre il solito menefreghista.
-Senti grifona, se io non avessi lanciato quell'incantesimo a quest'ora saremmo tutti e tre in presidenza, puniti e l'unica cosa che ci serve adesso è una punizione. Quindi stai zitta- disse rabbioso.
-Miseriaccia, Malfoy! Perché devi essere sempre così arrogante! Smettila di trattarci come degli idioti! Albus, andiamo, non voglio stare un minuto di più con questo malfuretto che non capisce quando smetterla- urlò, radunando attorno a se un buon numero di studenti che ascoltavano curiosi.
-Sai che ti dico Rossa, non avrei dovuto accettare questa impresa assurda. Lo stavo facendo per aiutarti, per aiutarci, ma purtroppo sei solo una bambina viziata. Albus, vieni, andiamo in dormitorio.
-Eh no ragazzi, non verrò con voi, non sono mica un oggetto io. Tu Rose, smettila di lamentarti, io e Scorp ti stavamo aiutando- disse Albus, esasperato, -E tu, Scorpius, non ti rischiare mai più a chiamare mia cugina bambina viziata, altrimenti...- lo stava minacciando Albus, quando ad un tratto ci fu silenzio.
-Weasley, Potter e Malfoy. Vi consiglio vivamente, se non volete che vi punisca severamente, di smetterla di fare baldoria e seguirmi in presidenza, immediatamente.- tuonò la preside, severa. Rose riflettè su come avrebbe mutilato Scorpius, in seguito. Camminarono per i corridoi in silenzio, senza fiatare. Amortentia, disse solenne la preside. Rose si stupì nel sentire la parola d'ordine. Non che lei frequentasse spesso la presidenza, ma non aveva mai sentito una parola d'ordine simile. Molto romantica, pensò. Arrivarono in presidenza. La professoressa McGonagall li fece sedere dietro la sua scrivania, colma di oggetti magici. I ritratti dei presidi li scrutavano attenti. C'era anche il professor Silente.
-Una Weasley, un Potter e un Malfoy, guarda guarda, un trio molto convincente. Minerva, perché li hai portati qui? Non saranno mica nei guai? Ah, mi ricordo con i vostri genitori. Tu sei Rosaline Minerva Weasley-Granger, non è cosi signorina?-
-Certo signore, figlia di Ronald Bilius Weasley e di Hermione Gra...- rispose Rose, in maniera rispettosa. Tutti e tre sapevano di stare parlando con Albus Silente, il preside di Hogwarts più famoso della Storia della Magia, il Supremo, colui che era temuto da Voldemort. E nonostante fosse soltanto un ritratto, i tre ragazzi avevano quasi paura di sbagliare, al suo cospetto.
-Si, certo che conosco i tuoi genitori. Due veri Grifondoro, insieme ad Harry naturalmente. Stavano sempre insieme con tuo zio. Sapevo fossero innamorati. Si leggeva negli occhi ragazza, quella luce dell'amore- continuò a parlare Silente, seduto su una grossa poltrona di legno, -Anche tuo padre, Albus, Harry Potter, che ragazzo!- borbottò.
-Albus, parlerai con i ragazzi in un altro momento, ma adesso devo fare quattro chiacchiere con loro- disse guardando cupa il ritratto, -Bene, volete dei biscotti?- chiese la professoressa, porgendo loro una ciotola piena di biscotti.
-No, grazie professoressa- risposero in coro. Rose continuava a guardare il ritratto di Silente. Si alzava e andava al Pensatoio e si risiedeva poi soddisfatto.
-Mi scusi professoressa, ma perché prima il professor Silente ha fatto un discorso così articolato? Come dire, ormai il professore è morto e qui è solo presente un ritratto, come gli altri...- chiese la ragazza curiosa.
-Se non sbaglio i ritratti sono incantati in modo che il soggetto ritratto compia un numero limitato di azioni svolte nella sua vita...- aggiunse Scorpius, come se la risposta alla domanda di Rose fosse scontata.
-Ottima osservazione, Rose. In realtà, Scorpius, le funzioni di un ritratto non sono scelte dal mago che incanta il dipinto, ma dalla potenza e la forza del mago o della strega del ritratto. Certo, colui che incanta cerca di incarnare ciò che più rappresenta quel mago, ma come è noto a tutti il professor Silente era un mago di ottime abilità e questo aumenta le capacità del ritratto. Inoltre ogni preside può, come dire, insegnare al dipinto cioè che preferisce e conservare nel dipinto i ricordi che ritiene opportuni- rispose la professoressa, -Comunque non vi avevo chiamati qui per questo. I vostri professori mi hanno detto che in questo periodo siete meno costanti nello studio. Sapete darmi spiegazioni?- chiese, quasi preoccupata, la professoressa. Rose ripensò all'ultimo periodo. Aveva studiato certo, ma doveva ammettere che sua madre e Dominique avevano assorbito parte del suo tempo.
-Noi stiamo studiando com...- stava per dire Albus, ma la McGonagall lo fermò.
-So che studiate, ma a quanto pare non abbastanza. Inoltre alcuni studenti hanno raccontato al professor Lumacorno di aver visto voi tre dirigervi più volte verso il luogo presunto della Stanza delle Necessità. Non starete per caso facendo delle ricerche?- gli allievi non fecero in tempo a rispondere che lei continuò -Se così fosse, volevo chiedervi di essere cauti. Siete tutti e tre in una posizione interessante per il Ministero e qualsiasi passo falso potrebbe creare ecco, disagio. Ho cercato di coprire le vostre azioni, ma è bene che sappiate come comportarvi finché siete qui ad Hogwarts, protetti- finì, con lo sguardo colmo di preoccupazione.
-Le promettiamo di stare attenti professoressa, non era nostra intenzione cacciarci nei guai- rispose Albus, sicuro di se.
-Bene. Per quanto riguarda la punizione per il vostro comportamento vi toglierò soltanto dieci punti a testa. Potete andare- disse la professoressa, soddisfatta.
Rose, Albus e Scorpius uscirono dalla presidenza. Rimasero in silenzio per tutto il corridoio, facendo riecheggiare i loro passi. Suonò l'orologio, con forti rintocchi. Era sera ormai. Erano quasi arrivati in Sala Grande quando sentirono dei sussurri provenire dall'altra parte del corridoio. Si fermarono, provando a sentire qualcosa. Faceva buio, ma potevano essere scoperti all'ascolto.
-Albus, hai con te il Mantello dell'Invisibilità?- chiese Rose, cercando aiuto.
-No Rose, lo ha preso James ieri- rispose sussurrando.
-Venite, mettiamoci qui- disse Scorpius, indicando un posto dietro un vecchio armadio nel corridoio. I sussurri si facevano sempre più forti, ma l'eco rendeva incomprensibile il discorso. Albus cominciò a frugare nella sua borsa.
-Dovrebbero essere qui...- sussurrò continuando a cercare, -Eccole, le ho trovate finalmente-. Tirò fuori un pacchetto sospetto e richiuse la borsa.
-Albus, ma quelle sono Orecchie Oblunghe! Non hai sentito la McGonagall?- disse arrabbiata.
-Albus, fammi sentire - disse Scorpius, indifferente. Albus lanciò l'altra estremità il più lontano possibile. Rose si avvicinò il più possibile a suo cugino, per sentire meglio.
-Non possiamo, non possiamo! Dobbiamo fare in modo che tutto vada come previsto, come già accaduto!- sussurrò arrabbiata una voce strana.
-Lo so, ma...non ci riesco, non posso, non posso. Vi prego, starò muta, ma vi prego lasciatemi, lasciatemi!- disse una voce familiare ai tre ragazzi, supplichevole, sull'orlo di un pianto .
-Non ti puoi tirare indietro, è troppo tardi. Ricorda: tutto deve andare come previsto- rispose l'altra voce, ferma. All'improvviso si sentì il fruscio di un mantello e dei passi, decisi. Un pianto ruppe il silenzio poco dopo, divenendo sempre più flebile. Poi il silenzio. Albus ritirò le Orecchie Oblunghe e le rimise nella borsa. Dalle finestre dei corridoi non entrava luce. Il buio veniva squarciato da forti lampi, seguiti da prorompenti tuoni.
-Ragazzi, guardate qui- disse Scorpius piano, per non farsi sentire. I tre erano ancora accovacciati dietro l'armadio, così Albus e Rose si avvicinarono il più possibile a Scorpius, che nel frattempo aveva tirato fuori dalla sua borsa un biglietto. Era quello che avevano preso dalla tasca della divisa di Dominique.
-"Tutto ritornerà indietro e la storia si ripresenterà. I prescelti devono affrontarla e solo dopo la loro sconfitta potrà accadere ciò che doveva essere ma non è stato"- lesse, solennemente.
Rimasero a pensare, mentre fuori il temporale si faceva sempre più forte. Stava accadendo, sotto i loro occhi. E dovevano fare di tutto per fermarlo.
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Mystery
FanfictionDestino. Paura. Storie. Pensieri. Discorsi. Incertezze. Scappare. Reagire. Capire. "Era forte, Rose. Determinata, ferma nelle sue decisioni, pronta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Ma a volte crollava. Fragile dentro. Ecco com'era Rose...