9. Fragili

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"Siamo tutti troppo freddi, duri. Se solo parlassimo, dicessimo quello che sentiamo, le cose andrebbero meglio"
-Charles Bukowski

-Anch'io quando voglio stare solo vengo qui. La professoressa Sinistra a quest'ora è nella Foresta Proibita- disse una voce. Rose si voltò, stupita. Non l'aveva mai trovata nessuno lì.
-Non sei l'unica a voler scappare, signorina. Vedi, io al momento potrei essere a casa mia, sdraiato sul divano, pensando a tutte quelle che mi hanno rifilato un filtro d'amore negli ultimi tre mesi, magari bevendo una Burrobirra. Invece mi ritrovo qui, seduto a terra, con le spalle al muro, a consolare una certa signorina Weasley- disse Scorpius, fissando una nuvola piccola e innocua.
-Sta zitto- sibilò Rose a denti stretti, cercando di mantenere la calma.
-Invece credo proprio che io debba parlare, adesso-
Rose lo ignorò, cercando di rimanere calma.
-Vedi, nonostante io possa sembrare solo affascinante, punto su cui non si può affatto discutere, la mia profonda personalità nasconde tante sorprese- disse, -Se hai intenzione di schiantarmi, ti avverto, non ti conviene. Da Prefetto dovrei toglierti punti, farai perdere la possibilità alla tua Casa di vincere la Coppa, i tuoi compagni ti odieranno, cadrai in depressione e la tua vita sarà triste e cupa, come se un Dissennatore ti avesse strappato tutta la felicità, così, per sempre. Io ti ho avvisato- continuò.
-Hai intenzione di blaterare tutta la giornata?- chiese Rose, stufa di ascoltare Scorpius pavoneggiarsi.
-Ah si, ecco, andiamo al dunque. Io ti capisco. La solitudine, la tristezza, la paura. Non sono un legilimens, cioè forse sì, ma non credo. Beh, lo so. Ci sono passato anch'io. E so perfettamente come ti senti-
Rose si voltò, cercando di non lasciare trapelare la sua sorpresa nel sentire Scorpius pronunciare quelle parole. La capiva, ci era passato anche lui. Ma non poteva, non poteva assolutamente capirla. Aveva avuto sempre tutte le comodità del mondo, era bello e ricco, senza alcuna preoccupazione. No, non poteva capirla affatto, pensò Rose.
-Ero felice, proprio come te. Da piccolo ero il principe di casa. Piccolo, biondo e non ci crederai, anche simpatico- iniziò a parlare lui, fissando il cielo.
-Il famoso spiccato senso dell'umorismo, sì, capisco- disse Rose, ironica.
-Uscivamo spesso, andavamo a Londra, facevamo volare gli aquiloni. Era bello, davvero. I miei genitori erano felici, innamorati come due ragazzini. A tre anni feci il mio primo volo sulla scopa, in giardino, con mio padre, mentre mia madre ci guardava, entusiasta, sorridente, felice. Ci ha scattato anche delle fotografie, quella volta. Una delle prime fotografie tutti e tre insieme, cioè una delle prime che io ricordi- continuò a parlare, fissando sempre un punto indefinito. Cominciò a frugare tra le sue cose e tirò fuori una fotografia sgualcita, rovinata dal tempo.
-Vedi, questo sono...avevo davvero un faccino adorabile, vero? Poi qui c'è mia madre e mio padre, spaventato a morte da "quell'aggeggio infernale". Ricordo che subito dopo costrinse mia madre a spiegargli che tipo di oggetto "oscuro" fosse. Ironicamente parlando, perché come tu ben sai, mio padre, aveva avuto un rapporto particolare con gli "aggeggi infernali"- disse, soffermandosi a pensare sull'ultima frase.
-Come si sono conosciuti i tuoi genitori?- chiese Rose, che cominciava ad appassionarsi al farneticare di Scorpius.
-Tecnicamente i miei genitori non si sono proprio conosciuti. Cioè, non nel senso canonico del termine. Mio padre, come tu ben sai era un Mangiamorte. Dopo la caduta di Voldemort, i miei nonni scapparono e si rifugiarono in Bulgaria, dove però furono trovati e arrestati da una pattuglia di Auror in missione lì. Nonostante la scarsa cordialità che aveva dimostrato a tuo zio e ai tuoi genitori, proprio loro, un giorno, testimoniarono a favore di mio padre e di mia nonna. Così il mio caro paparino, dopo pochi mesi e qualche processo, fu scagionato, insieme a mia nonna, Narcissa. Mio nonno successivamente fu rilasciato per alcuni problemi di salute...-
-Ma...non lo sapevo! Non sapevo...nulla...- sussurrò Rose, sorpresa e delusa.
-E' ovvio che tu non lo sappia. Dopo la guerra, il nome dei Malfoy venne disprezzato e odiato per anni. La notizia non fece scalpore, nessun giornale ne parlò, se non in un piccolo articolo sulle ultime pagine, il giorno dopo il rilascio. I tuoi genitori e tuo zio non vollero parlarne e non li biasimo affatto- commentò, tenendo tra le mani quella foto sgualcita, con un piccolo Scorpius che salutava, su una piccola scopa, con le guance rosse dal freddo e i capelli biondi che uscivano fuori dal berretto.
-E tua madre?-
-Mia madre non era ricercata, ma visto le sue strane opinioni sui Babbani non era vista di buon occhio allora. Così, i Greengrass accettarono di stringere un Voto Infrangibile con i miei nonni, combinando il matrimonio dei miei genitori- disse, freddo.
-Allora i tuoi genitori non erano innamorati...-
-Niente affatto. Mio padre era burbero, chiuso, poco cortese e arrabbiato col mondo. Doveva essere insopportabile. Mia madre, non era per niente innamorata di mio padre, non ne condivideva i valori, le convinzioni. Ma lei abbassò la testa, e acconsentì al matrimonio. Si sposarono in Irlanda, in una piccola Tenuta dei Greengrass, con due testimoni e i miei nonni. Andarono a vivere in una Villa a qualche chilometro dal Manor. Col tempo però, impararono a conoscersi, a capirsi. Mio padre pian piano si sciolse, lasciando la sua tristezza interiore. Si innamorarono, cominciarono ad essere felici. Mia madre lo aveva trasformato. Non era più il Draco Malfoy di un tempo, cupo e infelice, era cambiato. Gli fece conoscere il mondo dei Babbani, che lei tanto adorava e difendeva. Erano felici, non avevano bisogno di niente. Si amavano e questo bastava- disse, fissando di nuovo un punto indefinito, oltre le nuvole.
Rose continuava ad essere interessata. Non immaginava neanche lontanamente che lui, così superficiale, potesse avere dei pensieri così profondi.
-Così, papà cominciò a pensare diversamente, comprò una villa lontana da Manor, in una radura e cominciò ad appassionarsi al mondo babbano. Cioè, in realtà volle solo capire come funzionassero le cose, ma in fondo rimase sempre dell'idea che la magia fosse di gran lunga meglio di quegli aggeggi infernali strizza cervello. Tutto era perfetto. Erano felici. Ma purtroppo niente è perfetto- fece una pausa e poi riprese, -Due anni dopo il matrimonio, i miei non erano riusciti ancora ad avere un bambino. A mio padre non importava, il nome dei Malfoy non aveva nessun valore per lui ormai. Ma per mia madre, invece, era importante. A peggiorare le cose fu Lucius. Lui, nonostante Azkaban, nonostante la guerra, le morti, non era affatto cambiato. Pensava ancora, fiero, alla storiella dei Purosangue. Credeva ancora che i Malfoy contassero qualcosa, che quell'erede doveva assolutamente arrivare. A qualsiasi costo- disse. Si fermò, di nuovo, prendendo un respiro profondo. Si voltò verso Rose. Era ferma, impassibile. Lo stava guardando, concentrata. Scorpius cominciò ad osservarla. La sua divisa era in disordine, la sua cravatta slacciata e il mantello l'avvolgeva, cercando di contrastare il freddo. Era così...Rose, pensò.
-Hai freddo?- chiese, porgendogli il suo mantello, -Ancora non ti sei ripresa del tutto e...- stava per dire, ma Rose lo fermò: -Vai avanti- rispose, continuando ad ascoltarlo.
-Se lo dici tu...non pensavo fossi così interessante- disse, -Nonostante tutto, arrivai. I miei genitori erano felici, entusiasti come non mai. Nonostante tutto, eravamo una famiglia felice. Mia madre mi fece educare da un precettore Magonò, mi insegnò molti giochi babbani, mi lesse moltissimi libri. Mio padre era d'accordo, ma lui preferì insegnarmi a giocare a Quidditch o fare pozioni strane con me...-
-Eravate felici- lo interruppe Rose.
-Molto. Sono i miei ricordi più belli, per adesso. Ma purtroppo non durò a lungo. Quando io avevo nove anni, mia madre cominciò ad ammalarsi. Era sempre più debole, non riusciva a fare molto. Mio padre cercò ovunque. Andò anche in Australia. Ma niente, nessuno sapeva di cosa si trattasse. Ma non si arrese. Voleva fare di tutto per salvarla. Continuò le sue ricerche fin quando un guaritore francese, dopo aver visitato mia madre, disse che si trattava di una maledizione a cui non si poteva porre rimedio. Era disperato. Mamma cercò di parlargli, di tranquillizzarlo, ma non ci riuscì-
-Una...maledizione? Di che ti...-
-Maledizione dell'amore. Un controsenso, non è vero? Ho studiato tutto riguardo a essa. Se lanciata con odio e disprezzo, ti spegne pian piano, come un fiore appassito. Toglie l'amore, la gioia, a te e ai tuoi cari. Una punizione. E questo mio padre lo sapeva bene. Andò sempre peggio. Io ero forse ancora troppo ingenuo, non capivo, ero disorientato, proprio come te adesso- disse.
-Mi...mi dispiace, Scorp, non lo sapevo...- sussurrò Rose. Era evidentemente commossa, ma cercò di non farlo trapelare. Allora era vero, pensò. La capiva. Ma Scorpius ricominciò a parlare.
-Quei giorni furono terribili. Era primavera, la stagione che lei amava di più. Faceva freddo quel giorno. Io avevo solo undici anni. Avrei frequentato Hogwarts a settembre- disse. Si fermò, allentò la cravatta, prese un respiro profondo.
-Stavo leggendo, ero in camera mia. Ricordo che entrava poca luce dalla finestra, nonostante fosse mattina. In quei giorni erano arrivati anche i miei zii, Daphne e suo marito, un certo Leopold, un Purosangue antipatico che, fortunatamente, non ho più rivisto. Erano tutti in salotto, a parlare di argomenti sulla potenza dei Purosangue, i Purosangue. Mio padre non c'era. Dopo qualche ora, scesi giù per le scale, per cercare mia zia. Ma niente era più come prima-
Si zittì. Passarono dei minuti. Continuava a fissare quel punto fisso, come se un'aurea invisibile lo avvolgesse.
Il vento cominciò a far muovere le foglie della Foresta Proibita e le nuvole ricoprirono il cielo. Faceva freddo e Rose lo sapeva bene. Se l'avesse vista Madame Pomfrey, si sarebbe dovuta sorbire una lunga, lunghissima ramanzina sulla sua salute cagionevole. Scorpius sembrava ipnotizzato. Era fermo, seduto, con le spalle al muro, fissando sempre quel punto indefinito, quel punto dove adesso si trovava una grossa nuvola grigia.
Rose si avvicinò a lui. Poggiò la testa sulla sua spalla, cercando calore. Lui rimase fermo, immobile, come prima.
-Ti raffredderai, Scorpius- disse Rose in un sussurro. Aveva un grosso nodo alla gola. Era evidentemente provata. Non aveva mai visto Scorpius in queste condizioni. Non pensava, neanche lontanamente, che potesse portare con sé un macigno del genere.
-Non fa nulla- rispose, con una voce roca, profonda. Era serio. Stava male.
Perché in fondo, ognuno di noi ha il suo macigno. E molto spesso, ricordarlo, è più doloroso che portarlo con sè.

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