1. Libera

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"A modo mio ho cercato di essere libera"
-Leonard Cohen

Rose stava scappando. Il rumore dei suoi passi echeggiava forte tra i corridoi di Hogwarts. I suoi amici, i professori, suo padre, i giornalisti. Voleva rimanere da sola. Voleva riflettere. Ne aveva bisogno, pensava. Le urla, i pianti, le voci, le domande, risuonavano sempre più forti nella sua testa, come un incubo. Paura. Tanta paura incombeva su di lei. Non sapeva niente, ed era questo che la spaventava: l'ignoto. Ad un certo punto sentì una voce che la chiamava. Era Dominique. Rose non riusciva più a correre. Le girava la testa, le mancavano le forze. Si accasciò a terra, piangendo. Dominique la raggiunse, e si sedette accanto a lei.
-Ehi Rosie, tranquilla, ci sono io con te- disse abbracciandola forte, - Io, Albus, Scorpius, Lucy, siamo con te. Sappiamo che è un brutto momento ma c'è la faremo, insieme. Sempre.- continuò, stringendola ancora di più, come per dimostrare la sua presenza.
Rose non c'è la faceva. Non riusciva a smettere di pensare agli occhi spenti di suo padre, il dolore che si avvertiva nelle sue parole, la sua stretta che aumentava insieme alle lacrime. Hermione era una persona fantastica. Una moglie perfetta, una mamma perfetta. Una donna perfetta. Perché lo avevano fatto? Perché dovevano portare dolore in una famiglia felice? Rose non riusciva a capirlo. Ma strinse più forte Dominique. Loro erano la sua forza, pensava. Lei ce la poteva fare. Ce la doveva fare. Per lei, per i suoi genitori, per i suoi amici.
-Grazie- sussurrò Rose all'orecchio dell'amica.
Solo quando si staccarono, Rose si accorse che anche Dominique stava piangendo. Vedendosi in quelle condizioni, con il viso rosso e segnato dalle lacrime, scoppiarono a ridere. Nel frattempo arrivarono correndo Albus e Scorpius. Si avvicinarono preoccupati a Rose e lei si asciugò il viso, ancora umido.
-Basta lacrime, sorellona- disse Albus prendendole delicatamente le mani -Ci hai fatto prendere un bello spavento quando sei scappata. Pensavamo ti volessi buttare giù dalla Torre di Astronomia.-
-Lo pensavi tu, Albus. Io so che la Weasley non si arrende mai così facilmente. Vero?- disse Scorpius, -La McGonagall ci ha detto che potrai andare ogni sabato, per circa un'ora, nel pomeriggio, al San Mungo, accompagnata da chi vuoi tu- aggiunse, porgendo a Rose l'autorizzazione.
-Grazie di tutto ragazzi. Ora però vorrei andare in dormitorio. Ci vediamo a cena.- disse Rose, alzandosi dal pavimento freddo.
-A più tardi Rose. E mi raccomando non ci fare preoccupare.- disse Albus.
I ragazzi si allontanarono, e Rose si avviò verso la sua Sala Comune. Quando arrivò, un gufo le venne incontro. Era Funny, il gufo di Ginny Weasley, la sua cara zia. Rose ringraziò il gufo e prese la lettera.

Cara Rose,
so che stai passando un momento difficile. È dura, lo so. Ma devi sapere una cosa. In qualsiasi momento, in qualunque situazione, loro sono con noi. Anche tua madre, nonostante si trovi tra la vita e la morte, è lì con te in questo momento. Non devi abbatterti, ok? Vedrai che Hermione ce la farà, conoscendola non ci mollerà facilmente...
Sappi che io e zio Harry siamo con te. Per qualsiasi cosa manda un gufo.

Tua, zia Ginny

Rose sorrise. Ginny era la sua madrina e il loro rapporto era davvero speciale. Era una donna forte, e riusciva a tenere testa a tutti. Le aveva insegnato davvero tanto in quegli anni. Rose era esausta. Si addormentò senza neanche accorgersene, rimanendo seduta a terra, con le ginocchia al petto.
Qualche ora dopo si svegliò. Era sul divano della Sala Comune, ben coperta. La lettera che teneva in mano era su un tavolino, richiusa nella sua busta, e accanto ad essa trovò un piccolo vassoio con la cena. Alzò lo sguardo e vide Albus e Scorpius che parlavano tranquilli seduti sul pavimento con Lucy e Dominique, che intervenivano nella discussione. Rose fece finta di dormire, origliando l'accesa discussione dei suoi amici.
-Zio Ron sta già cercando di capirci meglio al Ministero, Scorp!- esclamò Albus cercando di non urlare, -Albus ma non ti sembra tutto così strano? Hermione, Ministro della Magia, una dei Salvatori del Mondo Magico nonché strega più brillante della sua età, colpita da una maledizione sconosciuta da un ignoto qualunque. È impossibile- si giustificò Scorpius, -In effetti ha ragione, Al. Non ha molto senso- affermarono Lucy e Dominique, mentre leggevano la loro copia del Settimanale delle Streghe.
-Ok, ok, è strano. Ma cosa dobbiamo fare noi?- esclamò Albus, cercando di non gridare.
-Non lo so, Al. Ma non possiamo rimanere con le mani in mano. Dobbiamo capire- concluse Scorpius.
-Ragazzi, non diciamo niente di questa storia a Rose, almeno per il momento. Sta male, e così potremmo peggiorare la situazione.-
Rose era turbata. Perché i suoi amici non volevano che lei sapesse? Lo facevano per il suo bene, ma anche lei voleva capirci di più. Era sua madre, infondo. Decise di alzarsi. Albus le si alzò e si mise seduto accanto a lei.
-Ben svegliata. Come va? Io, Scorp, e le ragazze ti avevamo portato la cena, visto che non sei venuta in Sala Grande. Ti abbiamo trovato a terra, dormiente.- disse.
-E ti abbiamo messo a letto. Naturalmente io avrei preferito lasciarti lì, ma Al mi ha costretto- continuò Scorpius,
-Spiritoso, Malfoy- commentò Rose.
Rose si mise seduta sul letto e prese il suo vassoio con la cena. C'era del pollo, un piattino di patatine fritte, della frutta, e un pezzetto di Torta alla melassa, la sua preferita. Rose mangiò piuttosto lentamente, considerando che di solito divorava tutto in pochi minuti, e i suoi amici se ne accorsero.
-Non hai fame?- chiese preoccupata Lucy. Ross scosse la testa flebilmente, mentre ingoiava il cibo. I suoi amici la guardarono preoccupati. Quando finì posò il vassoio sul comodino e si alzò. Era ancora in divisa. I suoi capelli rossi raccolti erano piuttosto spettinati. Si avvicinò ai suoi compagni e si sedette con loro.
-Dominique, domani potresti accompagnarmi tu?- chiese Rose, con un tono piuttosto strano, quasi dolce, diverso dal suo tono abituale. Almeno così pensava Scorpius.
-Certo Rose- rispose Dominique, sorridendo.
Dopodiché silenzio. Nessuno parlò. Un lungo e interminabile silenzio. Lucy e Dominique leggevano con fare disinteressato le loro riviste, e i ragazzi fissavano punti vuoti nella stanza. Rose non riusciva a capire perché. Forse erano anche loro scossi. O stanchi. O forse quel patto di non dirle niente, creava un filo di tensione, quasi di disagio tra di loro. O forse ancora le cose che avrebbero voluto dire erano così tante che non riuscivano a trattenersi dal parlarne.
Forse sì, forse no. Forse questo, forse quello. Forse. Troppi forse annebbiavano la mente di Rose. Troppi pensieri. Troppi, forse.

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