#Capitolo 23

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*Spero tu possa riprenderti presto*

Messaggio breve, minimo. Stessa calligrafia.
Né una cosa in più, né una cosa in meno.
<<Cam, scusa adesso sono un po' stanca>>

Dovevo parlare con mia madre, lei si stava innervosendo e voleva smetterla di aspettare. Voleva delle spiegazioni, e subito.
<<Certo Lil, ci sentiamo!>>
E uscì dalla stanza.
<<Mi spieghi come è possibile che tu sia in contatto con una persona del genere?>>
<<Jane, tranquilla non è successo nulla. Ero al Golfo, ho perso il quadernetto e lui era lì e me lo ha riportato. Poi mi ha invitata a cena e siamo diventati amici. Tutto qui>>
<<E perché sei finita in questo stato?>>
<<Beh, sai come io fossi una sua grande fan e che questo per me era un sogno che non pensavo potesse realizzarsi... Il sogno più grande era stare con lui>>.
<<Va avanti per piacere>>
<<Ci siamo biaciati. Lui mi ha chiesto se volessi diventare ufficialmente la sua ragazza ed io...Io non ho risposto. Così se n'è andato, incazzato e lasciandomi un biglietto di addio>>.
<<E tu sei andata in coma per lui? Lilith ha trent'anni in più di te! Appartiene ad un altro mondo, lui è troppo diverso da noi>>
Sono stata un'idiota, lo so bene.
Solo una povera illusa che voleva abbandonarsi all'idea che qualcuno potesse stare con lei. E se poi questo qualcuno è Jared Leto...
<<Quando potrò uscire dall'ospedale?>>
<<Non so, forse tra un giorno>>.
<<Va bene, ma cerca di pressarli, io sto bene>>.
Odiavo stare in ospedale, io dovevo tornare a casa a dipingere. Dovevo buttare giù tutte quelle cose che sentivo: rabbia, tristezza, angoscia.
Aprendo il cellulare vidi tante chiamate e tanti messaggi da parte di Brian, Robert e Cam. Chiamate di mia madre. Ma di Sophie nemmeno l'ombra.
Apro la sezione notizie del cellulare e... No, non può apparire Jared in prima vista.
"Intervistato Jared Leto", la sua faccia accanto l'articolo ed io non sapevo se aprirlo o meno.
No. Non devo aprirlo, basta.
Devo andare avanti.
Ero stanca e mi misi a dormire. Senza accorgermene era già arrivata la mattina del giorno seguente e mi stavo preparando per andare via.
Arrivata a casa speravo di trovare qualche altro biglietto, ma niente di tutto questo.
<<Ehi Lilith!>>
Da lontano vidi il mio vicino, James, sbracciarsi per salutarmi.
<<Ehi James>>
<<Ho saputo che sei stata male, adesso come stai?>>
<<Bene, solo un po' stordita, ma niente di che, grazie per l'interessamento>>.
<<Sono felice che tu stia meglio. Senti, non è che uno di questi giorni ti andrebbe di uscire? Cioè niente secondi fini, giuro, ma qui non conosco nessuno e mi chiedevo se...>>
<<Certo, tranquillo James. Senti adesso entro a casa, ho bisogno di stare a letto>>.
<<Oh sì, si, scusa! Buon riposo>>
Entrai a casa, ancora apparecchiata da quella sera, la bottiglia vuota e i calici sul tavolo.
<<Oh, è entrato pure in casa?>> Chiese mia madre, che ispezionava casa.
<<Si Janette, ha solo cenato qui>>
<<Se lo dici tu>>-E continuò a guardare- <<Invece chi è quel modello qui fuori?>>
<<Jane! È solo il nostro nuovo vicino, si chiama James>>
<<Nuovi vicini? Allora bisogna invitarli!>>
<<No, no, per favore. Ti prego non ne ho proprio voglia, non farlo>>
<<Solo una pizza!>>
E nemmeno il tempo che uscì fuori dalla porta e li andò a chiamare. Speravo vivamente che rifiutassero ma...
<<Perfetto, stasera alle nove! Ordina cinese Lilith!>>
<<Ma Jane... A me il cinese fa schifo!>> Ero molto seccata.
<<Jane, quanti sono in famiglia?>>
<<Quattro, il padre, due figli maschi e una ragazza>>
<<Ah, quella lì, non possiamo vederci davvero>>
<<Lilith, tu stai male! Nemmeno vi conoscete!>>
La lasciai sbattere e andai in camera mia, dove c'era ancora quel quadernetto nero.
Lo aprì, volevo scrivere ma quando iniziai a scorrere i fogli ne vidi uno sporco. Così lo apri e non era sporco, era scritto da Jared.
Era solo il testo di Kings and Queen.
Ma in grassetto aveva segnato solo la prima frase del ritornello.
*We were the kings and queens of promise*
Non ci vuole tanto a capire il perché di quella frase.
Le promesse, tutto gira intorno alle promesse. Le nostre promesse infrante.
Lui non sarebbe ritornato e basta, è stato molto chiaro.
Dovevo rinfrescarmi, farmi una doccia e vestirmi per la cena di stasera.
Cercai di asciugarmi i capelli il prima possibile, ogni volta era un'impresa.
Scelsi una maglietta lunga bianca a maniche corte con il simbolo della marca davanti, dei pantaloncini jeans e delle parigine nere con delle Vans bordeaux.
Janette avrebbe mi avrebbe voluto più femminile ma io sono un maschiaccio mancato.
In ogni caso andai giù da mia madre, ordinai cinese e continuai a leggere "Il mercante di Venezia" finché non sentì il campanello suonare. Erano loro, i vicini.
Mia madre tutta entusiasta aprì la porta e li fece accomodare.
Il padre aveva degli occhi dorati, non era molto alto ma sembrava gentile.
Poi c'era la simpaticissima ragazza seguita da un ragazzo più grande, credo dovesse essere il fratello che non conosco, molto più alto rispetto agli altri due con dei capelli scuri all'insù e dei grandi occhi color grigio, e poi James.
Avevano sfornato modelli in quella famiglia, eh!
<<Piacere, Lilith>> e porsi la mia mano a quello che sembrava essere il padre.
<<Piacere io sono Augustus, loro sono Kate, Ryan e James>>.
Ah, quindi la stronzetta si chiamava Kate.
Ci sedemmo tutti a tavola, ed io ero seduta accanto a mia madre e James.
<<Allora Augustus, come mai vi siete trasferiti qui?>>
Chiese mia madre.
<<Abitavamo in un posto isolato, ma poi ho divorziato da mia moglie>>
<<La seconda>> risponde Kate, con tono acido.
<<Beh, si, la seconda... E ho deciso di venire qui>>
<<Oh, mi dispiace per il divorzio>> rispose mia madre.
<<E voi? Voi da quanto state qui?>> Chiese Ryan.
<<Più o meno un anno>> risposi, mentre non mangiavo nulla e giocavo con il cibo sul piatto.
Intanto mi vibrava il cellulare, qualcuno mi stava chiamando, ma se avessi chiesto a mia madre di alzarmi dalla tavola mi avrebbe come minimo urlato, dopo quello che le ho fatto e le sto facendo passare.
<<Ah, ma quindi sei tu la chitarrista?>> Chiese di nuovo Ryan.
<<Ehm, si, sono io>> risposi.
<<Già ti sei fatta conoscere, Lilith?>> Chiese mia madre.
<<Si, anche troppo per i miei gusti>> ribatté Kate.
Alzai la testa come se avesse firmato la sua condanna a morte.
Mia madre cerco di farmi calmare dandomi dei colpi sulla coscia sotto il tavolo.
<<Uhm, e tu James? Che fai nella vita?>> Cercò Janette di sviare la brutta piega che aveva preso la serata.
<<Io vado al college, studio arte. Vorrei fare il restauratore>> disse molto contento. Figo, non lo avrei mai immaginato.
<<Anche Lilith dipinge, sai?>>
<<Jane per piacere...>>
<<Davvero? Non me lo avevi detto Lilith!>>
Un sorriso, un altro.
Guardandolo da vicino era proprio bello, ma non lo sopportavo.
<<Beh, dipingo qualcosina, niente di che>>
<<La sua stanza è inondata dai suoi quadri>> affermò Jane. Doveva dirgli qualcos'altro?
<<Jared.. -Cosa? Che avevo detto?- Ehm, Jane, la finisci per favore?>>
Calò il silenzio.
Avevo detto realmente "Jared".
<<Poi posso vederli dopo? Sempre se ti va>>
Oddio, un altro che vuole vedere camera mia. No basta.
<<Forse, dopo>>.
Di nascosto prendo il cellulare per vedere le chiamate perse.
Numero Privato.
J?

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Buonasera!
Mi sa che oggi ci sarà un doppio aggiornamento!
Spero che la storia vi continui a piacere!
~Lav🌙

Hurricane ~Jared LetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora