1. Il silenzio forzato.

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L'albero sempreverde sulla collina della prateria mi faceva ombra. Da quella postazione vedevo buona parte del distretto di Shiganshina e mi divertivo a creare varie prospettive da dipingere.
- Perché non disegni me? -
Chiese Anna, mia sorella.
- Non sono ancora molto brava con i ritratti...-
-Ah, no? E quel biondino l'ho fatto io? Guarda, sei migliorata a vista d'occhio! -
Aveva visto il ritratto di Armin: mi piaceva perchè, come me, nutriva una fortissima curiosità e passione verso il mondo al di fuori delle mura, il modo di raccontare le sue teorie sull'esistenza di oceani, deserti e continenti di ghiaccio mi ha sempre stimolata ed ispirata. Passavo le ore ad ascoltarlo e guardarlo di nascosto, mentre raccontava tutto ai suoi migliori amici: Eren e Mikasa. Più lo ascoltavo, più dentro di me cresceva un forte sentimento nei suoi confronti. Avevamo la stessa pazzia, la stessa voglia di vivere, la stessa autentica luce di speranza negli occhi.
- Quando ti presenterai ad Armin?-
- Anna io...ho paura. E se non gli piacessi? Poi sta sempre con quella Mikasa e quell'Eren...-
- E che problema c'è? Dai, se entro domani non ti presenti, troverò un modo per fartelo conoscere! Si vede che ti piace tanto. E poi tu sei bellissima e sono convinta che si innamorerà di te! Non vorrai mica stare a sognarlo tutto il tempo? -
Paonazza in volto cambiai totalmente discorso.
- Si sta facendo tardi. Torniamo a casa, la mamma ci sta aspettando...-
- Si...Senti, pensi che papà tornerá? -
- Anna, il Corpo di Ricerca non è la più facile delle strade...-
Scese il sole così come un triste silenzio, mentre saliva una angoscia nel cuore.
Iniziai ad avere un peso sul petto...Mi mancava l'aria.
- Stai bene? - domandò Anna.
- No...-

La terra sotto i nostri piedi iniziò a tremare, portandoci al suolo.
Un boato si innalzò su tutto il distretto di Shiganshina.
- Oh cielo, il terremoto! -
- No. Guarda...-
Indicai con l'indice il versante Sud del Wall Maria dove stava andando in scena lo spettacolo più orribile mai visto nella mia vita.
- Non può essere... Non è vero.-
- Sono...QUELLI -.
Un gigante alto sessanta metri, con un calcio creò una breccia nella cinta esterna del Wall Maria. I giganti sciamarono al suo interno, portando lutto e devastazione.
- Dobbiamo scappare! -
Io ed Anna corremmo verso casa nostra, alle spalle della piazza centrale del distretto di Shiganshina, ma purtroppo non trovammo altro che macerie e resti.
- MAMMA! MAMMA, DOVE SEI? -
- Anna, dobbiamo scappare di qui! -
Mia sorella aveva purtroppo perso il senso della ragione e cominciò a scavare tra le macerie.
- Ti prego, dobbiamo andarcene! È probabile che la mamma sia scappata!-
Non mi ascoltava, non mi parlava. L'unica cosa che riusciva a fare, era quella di scavare inutilmente le rocce. La presi per i fianchi e feci forza:
- BASTA! ANDIAMO VIA! SMETTILA! - Sentii alle nostre spalle un boato che si faceva man mano sempre più forte: un gigante era in avvicinamento. Mi venne quasi da vomitare per il terrore, non credo che esista una sola, misera ed insignificante parola che possa descrivere un orrore macabro e viscerale come quello.
- ANNAAAA! ANDIAMO VIA DI QUA! -
D'un tratto, una mano enorme spuntò da un vicoletto di fronte a noi, la quale con uno schiaffo fece crollare l'unico palazzo ancora intatto, proprio su di me. Venni seppellita dalle macerie, con solo le gambe rivolte verso l'esterno. Sentii ancora quel boato e poi grida agghiaccianti che si stopparono all'improvviso.
- Anna...-
Fu l'ultima parola che dissi. Il boato si allontano. Vidi le macerie aprirsi man mano.

Sto per morire?

*****

Mi alzai di soprassalto e mi accorsi di essere stesa a terra, su una barca.
- Abbiamo un civile conscio! Chiamate un dottore! -
I soldati della guarnigione mi avevano salvata?!
- Sembra che tu sia viva per miracolo...Le tue ferite sono abbastanza lievi. Come ti chiami, piccola? -
Mi sforzai nel far uscire il mio nome.

> Ma...cosa? Non riesco!

Ispiravo ed espiravo, come prima di lanciare un grido.

> Dottore, non riesco a parlare!

Questo è quello che avrei voluto dire.
- Signorina...riesci a parlare? -

> No! Perchè la voce non esce!?

I due soldati mi guardarono perplessi. Mi agitavo come un pesce fuori dall'acqua. Mi lamentavo, ma non producevo alcun suono. Solo smorfie e lacrime. Il dottore provò a calmarmi, alzandomi le gambe e facendomi stendere.
- Dannazione...Povera piccola. Mutismo post-traumatico. Per favore, portala a prua. Non voglio che veda altro orrore...-
Le braccia sicure di quel soldato mi fecero sentire meglio e non volli staccarmi dalla sua salda presa.
- Dai, resta seduta qua! Ci sono altre persone che devo aiutare. Ma stai tranquilla: non resterai sola. -
Allungai la mano verso di lui per non farlo andare via. Lo vidi andarsene sempre più lontano, rivivendo la scena di tre anni prima, quando mio padre venne a salutare me, Anna e la mamma a casa prima di unirsi al corpo di Ricerca e non lo vedemmo più. Non avevo la minima idea di dove fosse mia madre, avevo la certezza della perdita di Anna e della mia voce. Mi accoccolai su me stessa col volto nelle ginocchia. Ero stremata dal dolore.

> Datemi...datemi un solo motivo per andare avanti. Se qualcuno mi sta proteggendo, TI PREGO, dammi un solo motivo per non morire!

Quando rialzai la testa, a pochi metri da me, seduto accanto ad un vecchio signore, vidi la mia richiesta esaudirsi.

> Armin...sei vivo. Tu, sei vivo!

Mi alzai con il cuore che si sciolse dal ghiaccio in cui era avvolto. Mi feci spazio tra la gente, freneticamente, ansimando. Quando feci per raggiungerlo, peró, la nave arrivò al porto di Trost, e venni avvolta da una valanga di persone in panico, perdendolo di vista. Avevo perso tutto. Ma avevo ritrovato una speranza, un sogno, qualcuno dal quale ripartire.

Ti troverò! ASPETTAMI!

Armin, All in! - Scommetto tutto su di te_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora