20. La rottura del silenzio

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Qualsiasi cosa avessi provato a fare sarebbe stata vana. Non avevo nessuna via di scampo contro di lei. Annie Leonhardt era lì per uccidermi.
- Reiner è sempre stato fesso davanti alle belle donne...-
Avanzò verso di me e per ogni passo fatto da lei in avanti, ne facevo altrettanti all'indietro. Sulle nostre teste una caduta libera di polvere e detriti all'ombra delle braccia del Colossale.
- So che sai. E non va bene. -
Il senso di impotenza e di vuoto provato in quel momento fu umiliante ai limiti dell' impossibile: ero in una situazione di totale debolezza. Pendevo dalle sue azioni, non avevo neanche la possibilità di negoziare o persuaderla.

> Cos'altro ho da perdere a questo punto?!

Caricai una corsa disperata verso di lei, ma in tutta risposta volai via in mezzo ai cadaveri nel giro di pochi secondi. Lei e quei suoi maledetti calci...dalla vista annebbiata e dal dolore alla testa, vi lascio immaginare dove mi colpì.
- Mi dispiace che sei finita in questo guaio...- disse, mentre si metteva il cappuccio - se posso addolcire le tue ultime ore, sappi che Armin è ancora vivo -.
Volò via col movimento tridimensionale, convinta che da lì a poco mi sarei lasciata cogliere da una morte imminente. Ma si sbagliava. Mi alzai da terra, ringraziando i corpi di quei cadetti morti per aver attutito la mia caduta.

> Grazie dell'informazione, stronza! Mai sottovalutare una ragazza innamorata, mai!

Continuai a camminare verso il foro nel muro con le mani in avanti, avevo ancora la vista annebbiata ed un forte dolore alla testa e al fianco, ma l'adrenalina alle stelle mi teneva in piedi e la paura mi dava la spinta necessaria ad andare avanti. Mi accorsi che non c'erano giganti all'orizzonte, l'operazione non era completa, mancava l'ultima pedina: la breccia vera e propria. Il Colossale era sparito sotto gli increduli occhi dei sopravvissuti e di Eren, che coraggiosamente si era battuto contro l'altissimo mostro. Forse potevo ancora tentate di rallentarli.

> Ti sto aspettando, Reiner...

Mi posizionai di fronte al buco nel muro fatto dal Colossale, a circa quattrocento metri di distanza. Quegli schifosi esseri deformi dal lato opposto non riuscivano a passare perché la breccia era rialzata da terra di almeno sei metri ed erano troppo imbecilli per scavalcare, ma erano già affacciati verso Trost, aspettando l'ulteriore apertura del passaggio.

Chiusi gli occhi.

Silenzio.

Boato.

Il Corazzato sfondò quel muro come se fosse fatto del più scadente vetro ed i massi cominciarono a volare minacciosamente in mezzo la folla dei cittadini di Trost che sciamava in direzione opposta alle mura nel panico più totale. Da quella distanza speravo che riuscisse a vedermi, ma avevo sottovalutato le sue dimensioni e già al secondo passo mi sorpassò, passandomi sulla testa. Vidi i suoi enormi piedi passarmi accanto, alzai lo sguardo e vidi tutta la zona inferiore e la prospettiva delle lunghe gambe, ma fu così veloce che non mi diede il tempo di  capire cosa stessi guardano. L'onda d'urto mi scaraventò via, ma per fortuna non urtai nulla e caddi semplicemente in mezzo la strada. Tornai subito in piedi e corsi verso il cento di Trost, mentre i cadetti e la Guarnigione si dirigevano verso la morte con il movimento tridimensionale...Senza il Corpo di Ricerca, toccava a loro proteggere i civili.

> Perchè sono ancora viva?

Avrei voluto anch'io essere lì con loro, con la divisa, le spade sguaiate e la gola ruggente, almeno sarei morta combattendo e sarei stata sicuramente accanto ad Armin, invece ero solo una delle tanti civili che scappava a perdifiato, inutile ed impotente, impaurita, sbandata. Proprio come tre anni prima. Fisicamente ero a terra, non sarei mai riuscita a reggere tutte le ferite ancora per molto, ma proprio quando stavo per mollare, davanti a me l'ennesima prova. Di fronte si presentava una strada ad incrocio: diritto un classe 4 metri, mentre sulla destra...

Armin, All in! - Scommetto tutto su di te_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora