8. Il simbolo della tua promessa

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Sembrava essere tornata una relativa pace nel distretto di Trost. Mi abituai al mio nuovo lavoro ed i cadetti miglioravano di giorno in giorno, con non poche difficoltà. Nonostante la stremante stanchezza fisica e mentale di entambi, io ed Armin trovavamo sempre un modo per stare un po' assieme, dopo il suono della campana delle 19:00, anche se era difficile non farci scoprire e vivevamo la nostra relazione con un po' di ansia. Ricordo con tenerezza la sera dopo il primo addestramento, Armin era veramente triste:
- Il comandante Shadis ha detto che ho un nome da scemo! Ma lo ha scelto mio nonno...Non è giusto! -


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Quella sera avevo fatto tardi a causa delle pulizie e, non appena finito, mi gettai fuori dalla stanza verso il corridoio. Lui era lì, seduto su una panchina che mi aspettava. Alzò lo sguardo e mi sorrise timidamente.
- Non correre, non me ne vado mica! -
Scherzó con me, poi mi stampò un dolce bacio sulle labbra. Non aspettavo altro da tutto il giorno.
- Ti andrebbe di uscire un po' ? -
Propose, all'improvviso.
- Siamo sempre rinchiusi dentro questa Caserma, tu più di me, sei sempre così indaffarata e non riusciamo a stare mai insieme come vorrei. -
L'idea mi esaltava particolarmente ed accettai senza esitare, ma preferii prima chiedere il permesso al Capitano Levi, scrivendo al volo una lettera. Accettò e mi diede il coprifuoco alle 22:00.
- Stai attenta, non parlare con gli sconosciuti e se hai qualche problema, corri subito da me-.

******

La sera il distretto di Trost era veramente bellissimo, la piazza centrale grondava di vita: c'erano artisti di strada, musica, arte, cibo, vino, canti e balli. Io ed Armin camminavamo a braccetto lungo il corso principale guardando le bancarelle, in particolare quelle dei libri. Il biondo ne comprò tre per sè ed uno per me.
- L'esercito mi versa già dei contributi, lascia che ti faccia questo regalo -.
Era un bellissimo libro di Illustrazioni fantasy che ritraevano paesaggi molto simili a quelli del mondo esterno. Avevo quasi dimenticato quanto fossero belli i piccoli piaceri del quotidiano. Mi sentivo una persona normale.

> È esattamente questo quello che dovrebbe fare una ragazza della mia età. Solo questo.

- Andiamo verso il Fiume? C'è una bellissima luna, stasera -.
Trovammo un posticino molto romantico sotto un albero, dove la luce si specchiava nelle acque e creava una afrodisiaca atmosfera. Mancava ancora un'ora alle 22:00:
- Questo romanzo è un saggio riguardante la critica al Codice Religioso del Culto delle Mura - mi spiegò, mentre riguardavamo i nostri acquisti - ne avevo una copia, a casa mia...-

> Casa mia...

D'un tratto salì un groppo in gola ad entrambi, Armin aveva gli occhi lucidi e ci fu un lungo silenzio durante il quale venni inondata dai flashback: Anna, l'attacco dei giganti, le macerie, gli interminabili giorni a vagare nel nulla, il lavoro in infermeria per non finire in strada...Però, ricordai anche il motivo per il quale mero innamorata di Armin da sempre, ed era arrivato il momento che lo scopriasse: tirai fuori dalla borsa il libro che mi aveva comprato e indicai con l'indice il disegno a pagina 22:

- Il mare...-

Poi, con lo stesso dito, indicai il Wall Rose.

- Tu...mi stai dicendo che credi all'esistenza della vita fuori dalle mura? - Balzò in piedi con le mani sulla bocca, gli occhi già illuminati dalla luna brillavano ancora di più.
- L'oceano? E le distese di sabbia? E i continenti di ghiaccio?! Tu, tu credi in tutto questo? Ma...ma è fantastico! - Mi alzò in aria prendendomi per i fianchi e mi diresse a sè, baciandomi. Sulle labbra assaporai il salato delle sue lacrime.
- Ho un' ulteriore conferma di quello che dichiarai qualche tempo fa, Maria, tu sei il MIO
miracolo in questa inferno...-

Erano le 21:50 quando giungemmo ai cancelli della Caserma. Giungemmo nel giardino dopo l'atrio, Armin si fermò all'improvviso e, ritirandosi timidamente nelle spalle, dichiarò:

- Sono stato benissimo, stasera. Mi ha fatto bene sapere che, come me, anche tu credi che fuori queste mura ci possa essere una vita meravigliosa - Mi diceva dolcemente, mentre gli spostavo la frangetta dagli occhi.
- Sono ancora più motivato ad entrare nel Corpo di Ricerca. Lo farò anche per te...E sono ancora più convinto di darti questa cosa... -
Tirò fuori dalla tasca una scatolina di velluto rosso.
- Ti prego di accettare questo simbolo, perchè IO quella vita meravigliosa fuori dalle mura, voglio viverla con TE...-
Sentii i miei occhi riempirsi di lacrime di gioia, intanto che Armin aprì la scatola verso di me: dentro c'era un bellissimo anello d'argento luccicante che mi infilò al dito.
- Ti amo...- 

Ci baciammo più intensamente della prima volta,  ma senza foga. Fu un bacio più maturo, più serio e responsabile, un bacio più adulto,  che racchiudeva in sé consapevolezza, ragionato con le ragioni del cuore. 

- Non posso darti nient'altro che questa promessa... So che non è molto, ma per ora è tutto quello che ho. E voglio darlo a te... -

Nello stesso momento in cui sussurrò quelle parole, a pochi millimetri dalle mie labbra, mi resi conto di quanto l' Amore fosse l'esclusiva più assoluta in un essere umano: non avrei mai più potuto, per il resto della mia vita, riprovare ancora una volta quel sentimento per qualcuno che non fosse Armin: ero esclusivamente, completamente e perdutamente innamirata di lui, e non avevo bisogno, non cercavo e non volevo nient'altro che lui.

Armin, All in! - Scommetto tutto su di te_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora