Capitolo 12

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LEGGETE SOTTO😊
Era da tanto che non mettevo piede dentro questa casa. È uguale a come me la ricordavo... non è cambiato nulla. La stessa moquette, la stessa poltrona, gli stessi divani, lo stesso frigo, lo stesso tavolo e le stesse sedie. La minuscola tv che mi ricordavo è stata sostituita da una leggermente più grande. Continuo a guardarmi attorno e momenti della mia infanzia riaffiorano nella mia mente. Guardo una parte della piccola cucina che si intravede dalla porta aperta, notando così che anche quella è rimasta uguale.

Continuo a guardarmi attorno fino a quando non noto mio padre, seduto sulla sua poltrona che mi sta fissando, con un dolce e leggero sorriso. Non so se mi devo preoccupare, perché non ho mai visto mio padre con quello sguardo. Mi fa cenno con la mano di avvicinarmi a lui. Lo guardo negli occhi, tanto similia ai miei e, titubante mi avvicino un po'. Notando la lentezza nei miei movimenti, dovuto alla preoccupazione e ansia di tutto ciò, mio padre fa un sorriso ancora più dolce di prima e alzandosi un po' dalla poltrona, fa sbattere il palmo conto il cuscino del divano accanto al suo. Dopo alcuni secondi di incertezza, mi avvicino ad esso è mi siedo, notevolmente a disagio.

"Vuoi qualcosa?" Mi chiede con voce dolce. Il mio sguardo che era rivolto verso il basso, scorre velocemente verso il viso di mio padre. Non vorrei provare questa sensazione, però mi era mancato davvero tanto. Mio padre, Matthew Anderson, chiamato Matt da tutti, ha una voce calda e roca, quando non è impastata di alcool.
"Da bere... o da mangiare. Chiedi pure." Continua, rifacendomi sentire la sua voce roca. I capelli ricci, sono leggermente brizzolati nelle basette anni '70 che continua a portare, nonostante tutti lo prendano in giro. Dice che sua moglie, mia madre, l'unico amore della sua vita, le adorava e gli aveva fatto promettere che non avrebbe mai tagliato. È così fu...

"Ehm... no grazie. Non voglio niente..." rispondo educatamente, a mio padre. Continuo a guardare le mie mani, leggermente tremanti per l'ansia, quando Matt, mio padre, si alza improvvisamente per dirigersi verso la cucina. Sento qualcosa aprirsi e chiudersi, dei rumori di vetro, di acqua, dei passi che portano verso la cucina e alla fine vedo mio padre uscire dalla cucina con due bicchieri con dell'acqua dentro. Li poggia sul tavolino da caffè davanti a me e, come facevo fin da piccolo, iniziò a osservare ciò che si trova sotto il vetro.

"Non sei cambiato..." mi risveglia mio padre, dopo la centesima volta che mi persi nei miei pensieri. Lo guardai negli occhi, tanto dolci che non potei credere di avercela con lui. Un leggero sorriso mi sfuggi, il quale ricambio il suo. Mi stupii del mio gesto, ma provai a non darlo a vedere, cosa che poi fece mio padre.

"Ehm... già. Diciamo che sono sempre lo stesso. Non sono cambiato molto. Ma neanche tu. Per quanto vedo..." la mia voce esce in un sussurro, come se la mia gola fosse secca e non bevessi da secoli. Afferro il bicchiere sul tavolino e ringrazio mentalmente mio padre. L'acqua fresca a contatto con la mia gola secca mi fa provare una sensazione di fastidio all'inizio e poi di piacere.

"Beh... non ti chiedo perché sei venuto fino a qua perché... ho perfettamente capito il perché." Interrompe il silenzio mio padre, intervallato tra i diversi miei sorsi d'acqua. "Anche se... più che capito, ti ho indotto io a fare tutto ciò." Continua, mentre io quasi mi affogavo. Sputo quella poca acqua rimasta in aria con un forte getto e sgranò gli occhi.
Se qualcuno da fuori avesse visto, avrebbe uno fatto una foto alla mia faccia e due, si sarebbe messo a ridere come un coglione. E gliene do atto. Però mio padre, Matt Anderson, mi ha causato tutto ciò e... lui era una persona estremamente seria e poco emotiva. Davvero poco.

"TU COSA!?" Chiedo sconvolto. Ormai non ci capisco niente.
"Io... beh io ho mandato la lettera... io ho chiesto a Mark di fingere perché... beh perché lei non si merita questo. Non si merita me. Sono stato una bastardo con lei, e si, una parte della lettera però era vera: lei è finita davvero all'ospedale a causa di un incidente e da quel giorno ho smesso. Ho smesso di essere un bastardo, ho iniziato a trattarla come mia figlia, che mi ha migliorato la vita e che non è stata colpa sua. Poi Mark è davvero il suo ragazzo e, lui le vuole un bene dell'anima ed è per questo che abbiamo deciso di gala andare via con te. Non volevo che pensassi fossi un verme, anche se all'inizio era proprio questo il piano, ma non me la sono sentita." Concluse in fine, l'uomo che mi ha fatto venire alla nascita, me e mia sorella. La mia sorellina adorata.

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