Capitolo 1 • Nuovo inizio

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C A P I T O L O I
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• N u o v o i n i z i o •

«Evelyn... Evelyn! Sto parlando con te!»

La squillante voce della mia madre affidataria mi fece ritornare forzatamente alla realtà, facendomi quasi sobbalzare. Non era affatto la prima volta che mi capitava di ritrovarmi ad avere troppi pensieri, dimenticando dove mi trovassi e sopratutto dimenticando che le persone mi stessero parlando. Sconsolata per essere stata interpellata, alzai lo sguardo verso di lei, in attesa che parlasse.

«Si?» chiesi semplicemente.

«Domani comincerai scuola.»

«Perché me lo dici? Lo so da sola.» dissi secca, rendendomi conto troppo tardi di come, forse, fossi stata un po' scortese.

Infatti, Katherine Spencer chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma di fronte alla mia insolenza; le labbra sottili e quel terribile tic nervoso che le faceva storcere la bocca da una parte, mi confermarono di essere stata poco prudente. Prima che potesse rimproverarmi, inforcai con controllata noncuranza un pezzo di bistecca e borbottai uno «Scusami.» sommesso.

Una risata ottenne presto la mia attenzione: «Le buone maniere le hai lasciate a Seattle?». Posai subito lo sguardo su Bella Spencer, che mi stava guardando portandosi una mano davanti alla bocca come per impedirsi da sola di ridere. Dovevo ammettere con me stessa che per quanto la odiassi, Bella era bella di nome e di fatto; la bellezza era di certo il suo unico, vero pregio. Sin da quando ero arrivata in quella famiglia, fra di noi non era corso buon sangue, anzi, tutt'altro: l'astio che provavo nei suoi confronti era ricambiato al centodieci percento. In quel momento, il suo sguardo scuro e pieno di scherno mi fecero desiderare per l'ennesima volta di trovarmi in qualsiasi altro posto oltre che lì: dovetti appellarmi a tutta la mia forza di volontà per non alzarmi di scatto, prenderle i capelli lisci e biondi e infilarglieli nella salsa cocktail della ciotola davanti a lei. Per mia fortuna mi limitai a stare zitta, capendo che, se avessi parlato, sarei finita nei guai; e credetemi, quella era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.

Shaun, il fratello, le lanciò un'occhiata di fuoco dall'altra parte del tavolo, facendomi provare un grande moto di gratitudine nei suoi confronti. Lui era l'unico decente della sua famiglia e, nonostante non avessi avuto modo di conoscerlo tanto quanto gli altri per via dei suoi impegni universitari, durante quei tre mesi era sempre stato gentile ed educato con me. Il giovane biondo frequentava il primo anno di college, ma io non mi ero mai presa la briga di chiedergli che facoltà seguisse.

Prendendo però tutti i fattori in considerazione, dovevo ammettere che quella volta mi era andata bene: ero capitata in una famiglia ricca e ben piazzata, che per ragioni a me ignote, si era indebitata e aveva dovuto farsi carico di me. Si, avete capito bene, li pagavano per ospitarmi e per educarmi, ero così messa male che nessuno sano di mente mi avrebbe presa in affidamento, considerando i miei precedenti.

Finii la cena in silenzio, cercando di concentrarmi sul libro che mi stava aspettando al piano di sopra. Adoravo leggere, mi allontanava dalla realtà in cui vivevo e, sopratutto, in quel periodo rappresentava una sorta di salvavita per me: avevo bisogno di tutta la mia forza di volontà per non dare di matto, facendo qualcosa di cui mi sarei pentita: il direttore dell'Orfanotrofio Statale di Washington mi aveva fatto ben capire che questa era la mia ultima occasione di rimanere in famiglia. Per fortuna mi mancava meno di un anno prima di compiere diciotto anni ed essere finalmente libera e cominciare finalmente la mia vita. Aspettai che tutti ebbero finito di mangiare prima di sparecchiare il mio piatto e scappare su per le scale e, non appena fui dentro la mia camera, mi chiusi subito la porta alle spalle, desiderando per l'ennesima volta di poter chiuderla a chiave. Non ne avevo il permesso: probabilmente pensavano che, se lo avessi fatto, mi sarei fumata dell'erba o roba del genere.

ELYRIA • L'ultimo sole [BOZZA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora