Capitolo 8 • Visione

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C A P I T O L O V I I I
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• V i s i o n e •

«Evelyn esci di qui.» la voce di Matt esitava, mentre mi posava una mano sulla spalla, come per invitarmi ad uscire da lì.

Non mi presi la briga di rispondere, mentre me lo scrollavo di dosso, troppo scioccata per ammettere a me stessa che dovevo assolutamente uscire di lì, per il mio stesso bene. Sapevo che Rose e Matt avrebbero avuto una spiegazione plausibile, ma non riuscii a trattenermi dall'aprire frenetica il dossier.

Nome: Evelyn Isabelle Caroline
Cognome: Lewis
Stato: viva
Residenza: Washington (Orfanotrofio), Seattle (Famiglia precedente), Boston (attuale).

Ormai il mio cuore non stava più dentro la mia gabbia toracica e mi stava cominciando a girare la testa. Il peggio capitò quando lessi ciò che veniva dopo: «Nascita: sette dicembre del duemila... luogo di nascita: Fyresis...» Trattenni a stento una risata isterica: io ero nata a Washington, dove mia madre mi aveva abbandonata.

E poi accade tutto d'un tratto: il giramento di testa raggiunse livelli altissimi e presto sentii le voci di Matt e degli altri farsi più lontane. Non feci nemmeno in tempo a prendermi la testa fra le mani che la vista mi si annebbiò e cominciai a vorticare nel buio.

«Sotto casa?» ripeté l'inquietante uomo dagli occhi quasi neri. «Sotto casa!?»

Il ragazzo che si era gettato ai suoi piedi non rispose: stava tremando. I capelli biondi gli ricadevano in ciocche sudate attorno alla testa, ben visibili anche nell'oscurità opprimente della sala.

«Avevi detto di aver trovato un posto sicuro, non è così?» sbraitò la voce. «Non è così?»

«S-Si, maestà.» balbettò il ragazzo.

«E come mai adesso quei sudici Ribelli stanno sguazzando nelle tue ricerche e nelle informazioni che tu stesso hai raccolto?»

«H-Ho sbagliato, mio signore.»

«Hai sbagliato...» ripetè. «Sai quanto complica le cose adesso? La tua mancanza di intelligenza? Oh.. ma tu speravi di non trovarti mai al mio cospetto, giusto? Speravi forse di riuscire a scappare?»

Fra i servi e i funzionari dell'aula si scatenò una risata derisoria, mentre anche il viso dell'uomo si contorceva in un sorriso strano.

«Di riuscire a scappare da... me?»

Il ragazzo cominciò a tremare come se avesse le convulsioni e non riuscì a non chinarsi ancora di più. Con i denti che battevano dalla paura esalò: «V-Vi prego...».

«Portatelo via.»

«Evelyn!»

Qualcuno mi stava schiaffeggiando per farmi rinvenire. Sbattei piano gli occhi e mi ritrovai a guardare una cerchia di teste sopra di me. Quando ebbi fatto mente locale, capii che era Rose che mi stava schiaffeggiando.

«Rose smettila.» mugolai, tirandomi su di scatto e appoggiandomi sui gomiti. «Che cos'è successo?»

Mi portai una mano alla testa: mi faceva male da morire, pulsava e sembrava che da un momento all'altro dovessi svenire un'altra volta. Solo allora, sotto gli sguardi preoccupati di tutti i presenti, mi ricordai del sogno che avevo appena fatto.

«Sei svenuta.» disse Rose con voce preoccupata, spostando lo sguardo da me a Matt. «Tutto d'un tratto.»

«Rose, ascolta.» dissi deglutendo, ignorando la sua preoccupazione e la storia di come fossi svenuta: non aveva importanza, non dopo quello che avevo visto. «Non c'è più bisogno di cercare Adam Fallon.»

ELYRIA • L'ultimo sole [BOZZA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora