Capitolo 7 • Sotto la botola

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C A P I T O L O V I I
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•  S o t t o l a b o t o l a •

«Stiamo andando a casa sua?»

La mia voce faceva trasparire tutta la mia emozione: stavo davvero partecipando ad una missione dell'Ordine! Ero seduta nei sedili posteriori, chinata in avanti per sentire la conversazione fra Rose e Matt.

«Si.» rispose Matt, ricambiando il mio sguardo dallo specchietto retrovisore, prima di rivolgersi di nuovo a Rose. «Sono già scesi?»

«No, stanno aspettando uno dei Domini della Terra per vedere quanto vanno giù le scale. Hanno appena inviato una squadra dall'Istituto Omega, ma è probabile che arriveremo prima noi.»

«Wow, Matt.» dissi ammirata, non riuscendo a trattenermi. «Riesci a percepire anche queste cose?»

«Ti stupirai di tutte le cose che sappiamo fare, Eve.» ribatté Matt con un piccolo sorriso.

Di colpo, alla mia mente saltò il ricordo dell'incontro avuto con Will. Dovevo ammetterlo a me stessa: avevo avuto un'uscita ad effetto, da quel bagno. Non potei non sorridere al ricordo di come ci avesse provato spudoratamente con me; come avevo già detto, se Will lo avesse fatto anche solo sei mesi fa, non avrei esitato a sporgermi per baciarlo.

«Siete sicuri che non sia tornato ad Elyria?» chiesi, riscuotendomi e ripensando alla risposta che Will mi aveva dato quando gli avevo chiesto dove fosse finito Adam.

«No che non lo siamo.» rispose Rose, senza alzare lo sguardo per guardarmi. «Ma noi non possiamo farci nulla se è tornato là.»

«Beh, è chiaro...»

«Eccoci.» disse Matt interrompendoci, allungando un dito e indicando la familiare casa bianca.

Rose parcheggiò un po' lontano, per non dare molto nell'occhio. Emozionata, fui la prima a scendere

«Prega che non ci sia suo padre» mi disse Rose, senza farsi sentire da Matt e facendomi accennare un sorriso.

Raggiungemmo la grande casa bianca e la aggirammo, in silenzio, passando dal retro. La prima cosa che mi saltò all'occhio fu che nessuno si era preso la briga di ripulire quel casino: bicchieri di plastica rossi erano sparsi dappertutto, così come tovaglioli di carta e bottiglie di birra e di superalcolici; l'aria era ancora impregnata dell'odore dell'alcol. Non appena svoltammo l'angolo, ci ritrovammo nel cortile sul retro in cui Rose, Matt e Adam avevano combattuto quel sabato sera; gli alberi attorno al cortile sembravano sradicati e in mezzo al prato era presente una linea di terra smossa, sicuramente dove Matt aveva eretto il muro di terra.

«Ward!» una voce profonda chiamò Rose, riscuotendomi dai miei pensieri.

Quella vice era ancora vividamente impressa nella mi mente e ci misi un secondo a capire di chi fosse. Infatti, quando alzai gli occhi, vidi la figura imponente dell'uomo che mi aveva accolta al mio risveglio all'Istituto Omega. Ora potei vederlo bene, in tutta la sua altezza: aveva una divisa nera che quella sera non portava, con una fascia marrone che gli avvolgeva il braccio destro.

«Generale Bennett» lo salutò Rose.

«Non sapevo che avreste portato ospiti» replicò guardandomi, prima di salutare anche Matt, che aveva seguito me e Rose. «Matt...»

«Ciao, Damian» ricambiò il ragazzo, sorridendogli e suscitando le proteste di Rose nel fatto che lui potesse chiamarlo per nome, dicendo: «E lui ti può chiamare per nome?».

«Lui è il figlio del mio capo, Ward...»

«Tecnicamente anche mia zia sarebbe il tuo capo...»

ELYRIA • L'ultimo sole [BOZZA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora