Avevano fatto un piano rapido, con molte falle e che si basava su tanta, tantissima fortuna. L'uomo avrebbe dovuto aspettare Annie nei pressi della piazzola di atterraggio numero 11, dove l'Ugnaught aveva detto al mondo intero si trovasse la sua astronave. Intanto la ragazza avrebbe rubato dalle sue tasche il pass per la piazzola e poi se ne sarebbe andata prima possibile dal locale cercando di non destare sospetti.
Potevano andare storte così tante cose che Annie preferì non pensarci troppo.
Quando tornò alla tavola calda, Drekk le fece una lunghissima lavata di capo per l'assenza prolungata e per non aver neanche portato i Gorg.
«Erano finiti. Li ho ordinati e mi hanno preso tutti i tuoi crediti» gli disse. Non le avrebbe mai creduto, ma alla peggio avrebbe immaginato che se li era tenuti per sé o che li aveva spesi per comprarsi qualcosa da mangiare che fosse diverso dal risciacquo dei piatti che la sera Drekk le spacciava per zuppa. L'importante era che non notasse lo straccio intorno al collo, ma Drekk non era mai stato un attento osservatore dei dettagli.
Quando il suo padrone la spedì di nuovo a servire ai tavoli con la sola promessa di aggiungere altre frustate a quelle che le spettavano, Annie fece un sospiro di sollievo: non si era accorto del microchip e lei se la sarebbe svignata prima che le impartisse la punizione.
Mentre Drekk cercò in tutti i modi di truffare gli Hutt servendogli Gorg fasulli – erano in realtà ranocchi fritti -, Annie individuò l'Ugnaught tra i clienti e subito si precipitò al suo tavolo.
«Desidera ordinare altro?» gli chiese con cortesia.
Le rispose nella sua lingua che no, non voleva altro perché stava per cominciare una partita a Sabacc.
«Allora devo chiederle di saldare il conto.» Una delle prime cose che la ragazza aveva imparato in quel bar era di chiedere il pagamento prima che il cliente perdesse ogni cosa nelle scommesse.
L'Ugnaught frugò nelle sue tasche, Annie osservò bene i suoi movimenti e quando le diede i crediti – ben al di sotto del prezzo che doveva pagare – non poté che giocare una carta. La ragazza sfoggiò il sorriso più malizioso che riuscì a fare di fronte a un Ugnaught e infilandogli una mano nella tasca della giacca con movimenti lenti e sensuali gli restituì un credito.
«Facciamo che per metà offre la casa» disse.
Lui fece un commento non del tutto apprezzabile e la invitò nella sua astronave.
«Magari un'altra volta» si sforzò di sorridere lei. «Drekk ha bisogno di me qui.» Quando si voltò non riuscì più a trattenere un'espressione di disgusto, ma era felice di avere il pass ben nascosto nella manica.
Cercando di restare calma e di non far trasparire l'euforia e l'ansia che la stavano attanagliando, Annie si diresse verso l'uscita del locale cercando di non dare nell'occhio, ostentando l'indifferenza di una schiava al lavoro che semplicemente passava di lì senza secondi fini. Una volta sulla soglia lanciò un'occhiata a Drekk, ancora intento a convincere gli Hutt a chiacchiere che quelli che gli stava servendo fossero Gorg. Allora fece un passo e uscì, il primo passo verso la libertà.
*
Annie cominciò a correre non appena capì che nessuno l'avrebbe seguita. Non subito, almeno. Corse a perdifiato, corse anche col vento che le strinava il viso, corse anche con la sabbia che le finiva negli occhi. Corse stringendo in mano quel pass, che non era solo la chiave per accedere all'astronave, ma anche la chiave per cominciare una nuova vita lontano da Jakku.
La piazzola 11 era sempre più vicina, sentiva il profumo della libertà. Finché...
«Ehi, tu!» esclamò una voce alle sue spalle. Il timbro era inconfondibile, aveva quel ché di metallico conferitogli dall'elmo bianco. D'un tratto la felicità di Annie precipitò in un baratro. Era stata troppo impulsiva.
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STAR WARS - THERE'S NO TIME FOR LOVE
Fanfic"Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana..." Annie Sitaara era una semplice ragazza, una qualunque nell'immensa galassia cui apparteneva. Non si preoccupava di politica, non le importava troppo cosa accadesse intorno a lei. Né il Primo Ordin...