14

47 7 0
                                    

"Scusami devo rispondere"
Tutto a un tratto quella splendida atmosfera viene interrotta dalla suoneria del cellulare di James.
"Si... ok... arrivo." lo sento sussurrare.
"Scusami ma credo che dovremmo iniziare ad andare" mi dice facendo spallucce.
Lo guardo sconvolta ancora per quello che stava per accadere.
Ci alziamo e ci dirigiamo verso la sua macchina. Mi apre la portiera e mi lascia entrare. Ha un'espressione strana. E' come se ci fosse qualcosa che lo sta turbando. Sento che mi deve dire qualcosa.
A un tratto decide di rompere l'imbarazzante silenzio.
"Alla fine ho vinto io" mi dice divertito. Lo guardo. "A cosa ti riferisci?" domando.
"Beh, ti avevo detto che mi sarebbe piaciuto raccoglierti di nuovo da terra, e così è stato." mi dice ridacchiando.
Arrossisco e sorrido.
"Non vorrei dirtelo ma..." aggiunge con tono preoccupato. Si vede chiaramente che è in ansia per quello che deve dirmi. Forse ha paura della mia risposta.
"...Quello che poco fa stava per accadere..." lo guardo e dico "Sì, te ne volevo parlare ecco..." arrossisco.
"E' meglio se dimentichiamo" mi interrompe.
Che cosa? Non lo ha detto veramente! Ma che cosa gli prende?
Sono nel panico, non so proprio che cosa rispondere.
"Si forse è meglio" mi limito a dire. "Dove abiti? Ti porto a casa."
"No tranquillo, lasciami a scuola, è lì che voglio andare".
Mi guarda con aria dispiaciuta per la freddezza con la quale gli ho risposto. Torna a concentrarsi sulla strada mentre con una mano accende la radio.
Fortunatamente esiste la musica che riesce sempre a migliorare ogni situazione.
In un battito di ciglia arriviamo davanti l'entrata principale del mio istituto. Sto per aprire la portiera quando lui mi ferma.
"E' tutto ok?" mi domanda tenendomi stretto un polso.
Lo guardo, mi libero dalla sua presa, prendo la mia borsa e in fretta e furia sono fuori dall'auto.
Lo sento abbassare il finestrino, sono sicura che al momento mi sta guardando ma non riesco proprio a girarmi, non ho neanche la voglia di guardarlo,
Ma, andiamo! Prima mi porti al mare, per pochissimo non ci baciamo e poi? "Meglio se dimentichiamo"? Forse gliel'avrei dovuto dire che è un coglione, ma come ci sarei riuscita? Tutto mi aspettavo meno che quelle parole! Sapevo che non mi sarei mai dovuta fidare. Non so nemmeno il motivo per il quale io abbia accettato di andare insieme a lui. O meglio il motivo lo so, ma non voglio accettarlo, anzi, non posso, tanto meno adesso che è tutto un lontano ricordo di un pomeriggio memorabile. Un pomeriggio direi... perfetto.
Prima, tra le sue braccia. Noi due così vicini. Mi sono sentita bene. Mi sono sentita me. E stranamente mi piacevo. Stranamente mi piaceva l'idea di me così. Sdraiata a terra, con lui che mi teneva stretta a sé.
Mio Dio non dovrei neanche pensarci a queste cose! Non ne vale la pena. A che serve starci male? Tanto alla fine tra i due quella che continuerà a pensarci come un'ingenua sarò io, è sicuro.
Mentre sono presa da tutti i miei tristi pensieri, senza neanche rendermene conto, sono arrivata proprio davanti casa. Vedo mia madre attraverso le tende della finestra della sala che sta andando da una stanza all'altra. Ma perché corre in questa maniera?
Jenny! La festa! Me ne sono completamente dimenticata, dovevamo essere alla saletta ad aspettare che ci portino le decorazioni circa venti minuti fa!
Mi fiondo subito dentro al palazzo ma proprio quando sono arrivata davanti all'ascensore mi ricordo che ancora non hanno terminato i lavori di strutturazione. "Dovrò farmela a piedi e anche di corsa."
Nel giro di trenta secondi sono davanti la porta di casa. Non appena la apro mi ritrovo mia madre imbestialita per la mia irresponsabilità. "Ma si può sapere che cosa ti prende questo periodo, Emma? Non è possibile che tu non riesca a farne una dritta, è arrivato il momento che tu metta la testa a posto anche perché non possiamo continuare in questo modo". Cerco di evitare di risponderle, anche perché il mio comportamento non è giustificabile. Mamma mi aveva dato un orario e io non l'ho rispettato, non ci sono scusanti.
Mi limito ad annuire e a sentirmi estremamente in imbarazzo per la ramanzina che mi sono appena guadagnata.
Mia madre con una mossa velocissima, afferra la borsa e entrambe ci catapultiamo alla macchina per andare alla famosa saletta.
Non vedo l'ora di iniziare ad allestirla magari riesco a distrarmi da tutto quello che è successo oggi pomeriggio. Quello che potrebbe però ostacolare il mio intento di cancellare il tutto credo sia il fatto che sarà proprio James a fare gli scarichi delle decorazioni. Non ho proprio voglia di vederlo, non dopo oggi. La cosa che mi consola è che non appena questa storia del compleanno sarà finita non dovrò rivederlo mai più.
Già so che mi farà male. Ma non devo permettergli di farmi quest'effetto.
Quando arriviamo a destinazione mia madre è più tranquilla, la sua rabbia è svanita e adesso al suo posto è apparsa la frenesia della preparazione e dell'allestimento. Lasciamo la macchina al parcheggio e raggiungiamo il camion davanti l'entrata della location.
Vedo il signore gentile del negozio dell'altro giorno, quello che è riuscito a darmi la tenda.
"Salve, buonasera! " ci saluta gentilmente.
Mia madre non appena gli arriva davanti gli stringe la mano e si scusa per il ritardo.
Io nel frattempo continuo a sorridere e a guardarmi intorno alla ricerca di James. "...Vado ad aprire e ad accendere le luci dentro per poi iniziare a lavorare Em" mi dice mia madre allontanandosi e dirigendosi verso la porta d'entrata.
Annuisco e mentre aiuto il signor Connor a scaricare i vari pacchi lo sento che mi dice "Tesoro, non c'è" mi guarda e mi fa l'occhiolino. So benissimo di chi sta parlando. "Non si sentiva tanto bene e quindi ha preferito rimanere a casa".
"Stia tranquillo, lei non mi deve dare nessuna spiegazione... non lo stavo cercando..." rispondo cercando di mantenere lo sguardo il più basso possibile. Credo che se dovessi incrociare quello del signor Connor capirebbe perfettamente che la mia è solo una grandissima stupidaggine.
"Infatti non devo... te l'ho detto per farti stare tranquilla..." mi guarda e mi fa l'occhiolino.
"Io la ringrazio ma..." lui mi interrompe chiedendomi di iniziare a portare dentro le scatole che abbiamo tirato fuori dal camion. Sembra non voglia sentire affatto quel che io abbia da dire.
Di certo alla storia del "si è sentito male" ci credo veramente poco. Buona si, ma stupida no.
Da una parte credo sia meglio che non sia venuto. Sarà più facile per me concentrarsi sugli addobbi anzi che sulle sue braccia possenti. O sulle sue labbra praticamente perfette.
Credo che questa sarà una giornata interminabile.

You're my perfect melodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora