Capitolo 1

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Law percorreva pigramente le vie della città per recarsi in ospedale.

Possibile che neanche nel suo giorno libero dovessero lasciarlo in pace? 

Solo perché era uno dei migliori chirurghi della città questo non li autorizzava ad abusare sempre della sua disponibilità.

Prima di arrivare lì però non poteva non concedersi la sua abituale colazione nel bar-pasticceria di Pudding. Era una abitudine che aveva preso mesi prima e faceva parte della sua consolidata routine.
Parcheggiò nel suo solito posto ed entrò facendo tintinnare la campanella che avvisava il personale dell'arrivo di un cliente.
Si guardò attorno e si vide circondato dalle solite facce. L'impiegato dai corti capelli verdi con la ragazza dai lunghi e ricci capelli arancioni, l'uomo con i capelli bianco-argentei e la sua solita accompagnatrice dai capelli neri, la donna dai capelli neri che aveva sempre un libro in mano che chiacchierava con l'uomo dai capelli azzurri e, nell'angolino, il ragazzo con la cresta verde con la dentatura simile a quella di uno squalo e come al solito impegnato al telefono.
Law si sedette al solito posto nel bancone e aspettò che Kayme, la cameriera dai capelli verdi, si avvicinasse a prendere la sua ordinazione.
Sembrava quasi che ogni giorno fosse fottutamente uguale al precedente. Incontrava sempre le stesse persone, faceva sempre le stesse cose al lavoro e viveva sempre allo stesso modo. Ma la cosa peggiore era il non riuscire ad spezzare quella monotonia.

Kayme gli si piazzò davanti, anche lei con la sua solita divisa, il solito rossetto rosa chiaro e il solito sorriso gentile, che le veniva spontaneo e le arrivava sempre fino agli occhi anche nelle brutte giornate.
-Cosa ti porto?- domandò con voce squillante mentre porgeva un caffè ad un cliente che era seduto accanto al moro.
-Il solito.- disse lui prendendo il giornale per sfogliarlo.
Da quando le sue giornate erano così tristemente grige? Forse da quando aveva perso Corazon oppure quando anni prima aveva dovuto lottare contro quella terribile malattia che lo aveva quasi ucciso, facendo nascere in lui la vocazione di medico? O forse era sempre stato così solo che non se ne era mai accorto?
Come aveva fatto a finire in quel turbine di monotonia che lo aveva portato ad isolarsi dal mondo? La sua vita solitaria non gli pesava, solo voleva riuscire a cambiare quel qualcosa che lo rendeva perennemente insoddisfatto.
Se solo avesse saputo di cosa si trattava.
La cameriera gli pose davanti una tazza colma di caffè fumante ed un krapfen grondante di marmellata. Caffè e zuccheri erano quello gli serviva per partire al meglio al mattino. Un piccolo vizio cui non avrebbe mai rinunciato neppure sotto tortura.
Bevve il liquido scuro ancora bollente e mangiò lentamente il dolce rimuginando su quello che gli ripeteva Corazon in continuazione, prima di darsi fuoco mentre cercava di accendere la sigaretta, ovvero che doveva cercare di vivere una vita soddisfacente e priva di rimorsi proprio come aveva fatto lui.
Ma erano poche le cose che davano soddisfazione a Law.
Il lavoro era qualcosa che faceva ormai più per dovere che per piacere, e i riconoscimenti che otteneva finivano ad impolverarsi sulla scrivania della sua camera da letto.
La sua famiglia era praticamente inesistente. I suoi erano morti poco dopo la sua nascita ed era stato Corazon ad adottarlo facendogli da padre. Ma, dopo la sua morte, aveva allontanato suo zio DoFlamingo che i suoi cugini Baby, Pika e Monet. Non gli interessava nulla di loro e potevano anche crepare in quel preciso istante per quanto lo riguardava.
La vita gli aveva dato ben poche soddisfazioni e ancora meno gioie.
Neppure in amore era fortunato, anzi non era neppure tanto interessato. Non aveva avuto tante donne ma solo qualche amante occasionale più per sfuggire alla noia delle sue lunghe notti solitarie che per reale necessità o interesse.
Traeva ben poche soddisfazioni perfino da quello, forse era realmente gay come gli diceva il suo collega Shachi. O forse più semplicemente non gliene fregava un emerito cazzo di queste cose.

-Tutto bene? Oggi sei più silenzioso del solito.- constatò Kayme portando via la tazzina ormai vuota.
-Sono cose che ti riguardano forse?- replicò lui facendo subito intristire lo sguardo limpido della ragazza. Non voleva essere rude con lei, che era una delle persone più solari e gentili che conoscesse, ma odiava quando ficcava il naso nelle sue cose.
Stava per dirle di portare il conto, quando nel locale entrarono dei clienti mai visti prima.

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