Capitolo 1.2 - Prigionia

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"Principessa, sono davvero io!" sussurrò fievole il ragazzo, ancora stordito da quel lieto incontro.

Stella era tremante, accarezzava flebile con una mano il suo addome, la paura di vederlo scomparire, come un alito di vento, le attanagliava le viscere.
L'odore nauseabondo dell'angusta cella le permeava le narici, ma riusciva comunque a percepire quell'olezzo mai dimenticato, di casa, di porto sicuro; seppur fosse quasi sopito sotto strati di lerciume, lei riusciva a sentirlo.
E le cedettero le gambe, tanto era stato spiazzante ritrovarselo davanti.
Certo, non pareva che avesse una bella cera, ma la consapevolezza di averlo ritrovato vivo e vegeto era più che sufficiente a trascurare il suo aspetto trasandato.

Il ragazzo intanto si sforzava di sostenerla nel vano tentativo di mantenerla in equilibrio, determinato a evitarle una rovinosa caduta a terra.
Purtroppo però, il suo fisico era troppo affaticato, quel sostegno era uno sforzo enorme per un ragazzo che, da mesi, veniva torturato senza sosta. Si sbilanciò all'indietro e capitombolò di schiena sul pavimento granuloso, portando la rossa sopra di sé.
A quel punto, iniziò a osservarla; erano così vicini che il cuore iniziò a pompargli a mille, in perfetto sincrono con quello di lei. Non poteva ancora crederci: Stella era lì, fra le sue braccia. Le accarezzò i capelli, stringendola forte, tornando finalmente a vivere dopo indefinibili e incalcolabili agonie.

Passarono minuti infiniti, in cui l'unico rumore che aveva scandito i secondi era stato il battito frenetico del loro organo pulsante; fu quando sentì la pesantezza di quel tacito intervallo, che decise di rompere il silenzio.
"Sai che non sei un peso piuma? Devi aver messo su qualche chilo..." Cercò di ironizzare lui, così da alleggerire la situazione; era solito in passato punzecchiarla, quando la situazione si faceva pesante. In quell'occasione, non ottenne però il risultato sperato, neppure una sommessa risata.

Tante cose erano accadute e, per quanto si sforzasse, Stella non riusciva ad ammettere che fosse tutto vero, seppur tangibile al tatto. Scandagliò il suo addome con le tremolanti dita, trovando infine la forza di osservarlo meglio; fu allora che ebbe l'ennesimo tuffo al cuore. Luca aveva la mascella scavata, delle profonde e violacee occhiaie, il fisico era asciutto: fu in quel preciso momento ch'ella prese atto della realtà dei fatti, di quanto fosse cagionevole. La situazione era ben più grave di quanto avesse appurato a primo acchito.
"Come ti hanno ridotto?" chiese dunque singhiozzante.
"Principessa, non ricominciare a piangere, ti prego! Voglio ammirare di nuovo il tuo splendido sorriso, non queste lacrime che mi squarciano il petto", tentò, ricevendo un tacito rimprovero da parte di lei, la quale non riusciva a ignorare l'ovvietà che le si palesava in carne e ossa davanti agli occhi.
Poca carne e ossa sporgenti.
A questo pensava Stella, rammaricata di non aver avuto la possibilità di affiancarlo e confortarlo, la possibilità di proteggerlo dalle insidie.

"Non me la sono passata benissimo, lo ammetto. Hanno optato per una cura dimagrante alternativa..." confessò lui, captando i pensieri preoccupati di lei, non potendo però completare la frase a causa dell'ennesimo attacco di tosse. Ciò nonostante, voleva perseverare col tentativo di farla sorridere, noncurante dei ricordi della prigionia, i quali gli facevano venire ancora la pelle d'oca; i demoni non avevano fatto altro che metterlo sotto torchio per avere risposte che non aveva, ma non voleva appesantire di brutti ricordi la sua dolce compagna.

Quando era precipitato in quella voragine, era stato sicuro di essere giunto alla fine dei suoi giorni, mentre in realtà ad attenderlo vi era stato un destino ancor più infausto: torture che l'avevano spesso portato a rimpiangere di non aver spirato l'ultimo respiro quella dannata mattina di primavera.
In quel momento, però, era felice, felice di aver ancora fiato sufficiente nei polmoni per poter riabbracciare la sua ragazza, una nuova occasione di vedere quei capelli color del fuoco, quegli occhi azzurri come il ghiaccio che tanto amava, quel tripudio cromatico che abbagliava di vitalità.
Si era ormai rassegnato all'idea di poterla incontrare solo nei suoi sogni; spesso si era difatti trovato a fantasticare a occhi aperti su un loro possibile abbraccio, di vederla apparire dal nulla come la più bella delle visioni, pronta a dargli amore e conforto.
Non era mai stato così felice di essersi sbagliato, perché finalmente la sua amata era davvero lì: ella non era un miraggio, era giunta sul serio da lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 30, 2023 ⏰

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