Prologo (Vol. 1) ✅

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Sapeva che l'avevano trovata, lui stesso ne era la causa.

Un infausto gesto, del quale si era pentito non appena le sue labbra si erano posate su quelle di lei, qualche giorno prima, scaturendo emozioni così estranee, ma incredibilmente vivide nella sua memoria. L'aveva tratta in inganno, non prevedendo che il suo cuore avrebbe preso la sua strada, lasciandolo in balia di sentimenti che non era abituato a dover gestire.
Il piano iniziale non prevedeva questo, sarebbe dovuto filare tutto liscio...

«Corri più veloce!» la spronò concitante, brandendo la sua arma e squarciando ogni ostacolo gli si presentasse davanti.
«Ma sei sicuro che ci stanno inseguendo?"» chiese lei scettica, allo stremo delle sue forze.
«Pensi sul serio che io senta tutta questa voglia di passare del tempo con te?»
«Mi sembra che l'altra sera non ti dispiacesse la mia compagnia!» rispose a tono la ragazza, mentre i suoi piedi quasi si sollevavano dal suolo data l'elevata velocità.

Fuggivano tra le sterpaglie, pochi raggi a far capolino tra le fronde degli alberi.
Mancava poco all'oscurità totale e i due ragazzi non sapevano se sarebbero riusciti a sopravvivere.
«Pensa a correre, lascia i discorsi inutili a dopo», la redarguì ansante.
Stella pensò che il ragazzo stesse esagerando, come potevano essere sulle loro tracce? Erano stati tutti estremamente attenti a non farsi beccare, tanto da aver messo da parte ogni contatto con il resto del mondo: erano in un luogo impossibile da scovare.

A un tratto, una luce fendette le tenebre, una palla di fuoco la sfiorò, e fu allora che prese coscienza del reale pericolo, aumentando, per quanto potesse essere possibile, il passo.
Non si sentiva più le gambe, il cuore pompava a ritmo frenetico, un martellante suono che le rimbombava in testa.

«Attenta, Stella!» le urlò il suo compagno di sventure, ma l'avvertimento fu vano: cadde difatti a terra, colpita alle gambe.
«Stella!» la chiamò lui spaventato; il grido le giunse ovattato, sovrastato da un fischio fastidioso. Aveva battuto la tempia sinistra contro un sasso, facendo uscire subito fiotti di sangue che si mimetizzarono col rosso dei suoi capelli.
Il corvino si inginocchiò rapido al suo fianco, cercando di valutare l'entità del danno.
«Resta sveglia, Stella, non perdere i sensi, non potrei mai perdonarmelo!» la supplicò disperato.
La rossa cercava con tutte le sue forze di resistere, spinta dalla necessità di non lasciarlo solo a combattere con quegli esseri demoniaci.

«Ma come, ora la proteggi?» proruppe una voce a lui ben conosciuta, interrompendo così il suo incitamento. Un sadico sarcasmo trasudava da quelle parole, che fecero drizzare le antenne alla ragazza, nonostante un dolore lancinante la stesse disorientando.
Non comprendeva come quell'essere immondo e lo splendido ragazzo al suo fianco potessero conoscersi.
Provò a dare un volto all'intruso, posando il suo sguardo sulla rivoltante figura dai lineamenti deformati. La sua folta chioma era scura, nera come il petrolio, e le sue iridi color del ghiaccio, all'apparenza famigliari, le si posarono addosso come macigni.
Non riuscì a vedere bene il corpo, sia per l'oscurità circostante, sia per la visuale appannata.

Ciò nonostante, non riusciva a distogliere l'attenzione da quel figlio del demonio, tanto orribile, quanto inquietante.
«Oh, cara la mia Stella, tu che porti le acque lunari nel cuore e il temperamento del sole, ti sei davvero fidata di questo traditore?» la beffeggiò canzonatorio con un ghigno diabolico il nuovo arrivato. Lei sbarrò gli occhi e osservò quel ragazzo che da sempre era rimasto accanto a lei, sin dall'inizio di quel surreale viaggio, e solo in quel frangente ne intuì le vere intenzioni.

«Mi hai ingannata?» chiese con un filo di voce, il cuore pronto a smettere di battere e, grazie al silenzio di lui, capì che quanto stava dicendo la losca figura era la verità.
Gli occhi le si riempirono di lacrime quando lui, con un filo di voce, pronunciò "mi dispiace", dissipando in lei ogni possibile dubbio.
«Hai sempre finto...»
Non era una domanda, bensì un'affermazione. Aveva ormai ben capito quanto egli avesse commesso e fu allora che smise di combattere; quello era infatti molto più doloroso di mille lame affilate conficcate nel suo esile corpo.
Aveva creduto in lui e ne stava pagando le conseguenze.

I due si misero a litigare, ma lei era ormai assente da tutto quel che l'attorniava. La consapevolezza di essere stata raggirata la portò ad affrontare l'ennesima delusione e fu allora che decise di lasciarsi andare. Non sentiva più alcuna ragione, o necessità, di lottare; si dimenticò di tutto il resto, persino del suo compito da portare a termine. Sarebbe crollata in un sonno profondo e questo la rincuorava.
Un'ultima frase, pronunciata da quel ragazzo che credeva di aver imparato a conoscere, le spezzò definitivamente il cuore.

Un tuono e poi il buio.

Sun and Moon - TRILOGIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora