Capitolo 7

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“Al cuore non si comanda” questa è la frase che non smetto di ripetermi in mente.
Decido di mandargli una lettera dal momento che non possiamo ne vederci ne chiamarci.
“Caro Enea,
da quel giorno non faccio che pensare a te e sto male.
I giorni non passano mai, un secondo mi sembra un giorno, un minuto un secolo e un’ora un’eternità. Vorrei tanto vederti, baciarti, carezzarti ma non ci è concesso.
A lavoro va tutto bene, almeno per ora, mi hanno aumentato lo stipendio.
So che in qualunque parte del mondo tu sia non sarai mai lontano perché il mio cuore ti raggiungerà sempre.                                                                                    Non so dove tu sia in questo momento ma so per certo che ritornerai presto da me ed io sarò qua ad aspettarti.                               
Mi manchi tanto, mi manca tutto di te: i tuoi dolci occhi, il tuo meraviglioso profumo, le tue calde mani che sfiorano il mio viso, il tuo dolce respiro che mi riscalda quando mi abbracci, mi manca tutto.                                                                               Ogni giorno che passa mi preoccupo di come stai, ho paura che Adelaide ti aggredisca ma questa è un’opzione improbabile perché, a malincuore, mi fa tanta rabbia anche a pensarlo, penso che lei in fondo ti ami ancora.          
Vorrei vederti, abbracciarti, stare con te tutto il tempo che posso.                  
La notte ho gli incubi, ho paura di addormentarmi perché quando riapro gli occhi potrei vederla davanti al letto, ti prego trovala e per favore dille di non torturarmi.
In questi giorni ho pensato tanto al periodo che ho trascorso in accademia, quando sei entrato per la prima volta in aula, entrando hai conquistato all’istante la mia anima. Ogni volta non vedevo l’ora che arrivasse il momento della tua lezione per guardarti, impazzire per il tuo profumo, ascoltare la tua voce e sperare di riuscire a bloccare il tempo per far si che non passasse mai.
Tesoro mio torna presto da me, mi manchi da morire.
Con Amore,
Serena”
Prendo i fogli, li piego e li metto in una busta.
Domani mattina prima di andare a lavoro andrò nel suo appartamento e metterò la lettera dentro la sua cassetta postale nella speranza che la legga, poi andrò a lavorare.

                                 ***

Sono passati tre giorni da quando gli ho consegnato la lettera ma da parte sua nessuna risposta.
Ogni giorno guardo nella cassetta postale ma a malincuore la lettera è ancora dentro. Entro nella porta d’ingresso dell’edificio di casa sua ma al posto della lettera trovo un foglio con una scritta nera elegante.
“Vediamoci stasera alle 8.30. Cento metri avanti la tua dimora.”                                                                                                                                   Ormai sono passate settimane dall’ultimo incontro con Enea, ho tanta paura di andare all’appuntamento ma in cuor mio spero sia lui.                                                                                                                                   

                                ***

Sono le otto e venti quando arrivo nel luogo dell’appuntamento e dopo cinque minuti vedo un’auto rossa fermarsi dietro la mia.
Scende un uomo, alto, moro, occhi verdi e fisico perfetto. Indossa un jeans blu e una camicia bianca sbottonata fino al petto, credo abbia circa 25 anni. Non so chi sia quindi rimango in auto con la sicura abbassata. L’uomo bussa nel vetro anteriore del lato guida, poi mi fa segno di scendere il finestrino ma io lo abbasso leggermente.
<<Ciao Serena, so che non mi conosci e che non ti fidi. Mi manda Enea, è mio cugino, d’ora in poi ti dovrai fidare di me. Ho il compito di proteggerti.>> Fa una pausa seguita da un’espressione di chi ha appena dimenticato qualcosa. <<Ah, Enea mi ha detto di consegnarti questa lettera da parte sua.>> Aggrotta la fronte. <<Scusami, che maleducato, non mi sono ancora presentato, mi chiamo Tom.>> Piega le labbra in un sorriso dinanzi la mia espressione confusa e diffidente.
<<Il mio nome lo sai già, grazie per la lettera.>> Socchiudo gli occhi. <<Come faccio a sapere che ti ha mandato realmente Enea e non Adelaide?>> Chiedo con tono perfido.
<<Enea mi aveva avvisato.>> Estrae una busta dalla tasca posteriore dei pantaloni. <<Tieni.>> Mi porge la lettera che ha preso qualche istante fa dalla tasca posteriore dei pantaloni.
<<Cos’è?>> Chiedo mentre la guardo.
<<Leggi.>> La indica con un cenno della testa.
Con mani tremanti la apro e inizio a leggere.
“Ciao mia dolce Serena,
ancora non ci sono tracce di Adelaide. Non so quando potrò rivederti ma so che mi manchi tanto. Per proteggerti ti ho mandato mio cugino Tom, mi raccomando, non farlo deprimere, è un bravo ragazzo, ti puoi fidare di lui. Momentaneamente ti toccherà fare yoga per un po’, ti rilasserai e libererai la tua mente. Per pagare la lezione non è un problema: ho pensato a tutto io.
Ti prometto che quando mi libererò di Adelaide ti farò passare il giorno più bello della tua vita, ma per il momento dobbiamo avere molta pazienza, spero che la troverò presto, così potrò ritornare a riabbracciarti, a farti passare le sensazioni di sempre.
Bussano, devo andare Tesoro, mi manchi tanto.
Con amore, Enea.”
Con le lacrime agli occhi richiudo la lettera, mi manca così tanto…
<<Come dovremmo fare d’ora in poi? Perché i miei dopo che hanno saputo di Enea mi stanno col fiato sul collo.>> Rispondo seria in volto. I miei sono diventati possessivi, non posso fare un passo e sanno già tutto, mi riempiono di domande e mi chiamano spesso, tutta questa situazione sta diventando pesante e insostenibile.
<<Si ma questo non sarà mai un problema perché io sono insegnante di yoga e potrai stare tutto il tempo nella mia palestra così potrò proteggerti come mi ha ordinato Enea. È un problema?>>
Lo guardo attentamente e Tom somiglia davvero tanto ad Enea.
<<Lavoro tutto il giorno, mi libero solamente alle otto di sera, come faccio a venire da te?>>
<<Tranquilla, di questo non devi preoccuparti, mi ha detto tutto Enea. Quando finirai di lavorare mi farò trovare in sartoria, da lì ti porterò in palestra, dirai ai tuoi la verità, ovvero che ti sei iscritta ad un corso di yoga per rilassarti un po’. Inizierai da stasera.>> Risponde in tutta tranquillità.
Annuisco.
<<Parcheggia l’auto più avanti.>> Mi ordina Tom.
Annuisco nuovamente. Faccio come mi dice ed entro nella sua, una Range Rover
<< Pronta?>> Domanda.
<<Si, pronta.>> Esclamo, piegando le labbra in un sorriso, poi abbasso la testa per guardarmi le mani.
<<Con me non devi essere timida, dobbiamo passare molto tempo insieme a quanto pare.>>
<<Si, a quanto pare.>>
<<Va bene, allora andiamo.>>
Arrivati in palestra, non posso che rimanere a bocca aperta, dopo tutto il tempo passato in città non ho mai visto un posto meraviglioso come questo, è un edificio rosso, circondato da alberi verdi enormi, quasi secolari, tanto enormi che l’edificio è in ombra tutto il giorno, l’ingresso è molto accogliente, con il suo tabellone dove la scritta “benvenuti” è incisa in tutte le lingue del mondo, mentre a destra e a sinistra vi sono posti alberelli in miniatura.
Entriamo in un atrio e Tom mi indica una porta con un cenno della mano. <<Quello è il camerino delle donne.>> Si volta a guardarmi. <<Stai piangendo.>> Sussurra, mentre cerco di asciugare le lacrime con il torso della mano.
<<Non preoccuparti.>> Tiro un sospiro di dolore.
<<Vedrai che si risolverà tutto.>> Mi poggia una mano sulla spalla e immediatamente ci porto lo sguardo sopra, mi fa strano essere toccata da un altro uomo che non sia Enea, quasi come se provassi fastidio.
<<Lo spero.>> Mi scosto dal suo tocco. <<Non ho niente di adatto per una lezione di yoga.>>
<<Nel tuo armadietto troverai tutto l’occorrente.>> Mi rivolge un sorriso.
<<Come facevi a sapere la mia taglia?>> Chiedo con tono stupito.
<<Infatti non la sapevo.>> Sorride nuovamente.
Alzo un sopracciglio e aggrotto la fronte.
<<Enea, mi ha detto lui la tua taglia.>> Continua, come se la cosa fosse scontata.
<<Già.>> Ancora mi devo abituare all’idea che sono cugini, Enea non mi ha mai parlato di Tom, chissà se abbia il suo stesso DNA. <<Vado a cambiarmi.>> Mi volto di spalle. <<A dopo.>> 
<<A dopo.>> Sussurra, poi va via.
Entro nel camerino e vedo altre donne more, bionde, rosse, avranno dai trenta ai quarant’anni, tutte con un fisico da urlo e solamente due sono un po’ sovrappeso.
<<Salve.>> Le saluto con un cenno della mano poi riprendo a camminare cercando il mio armadietto. <<Io sono Serena.>>
<<Piacere di conoscerti.>> Esclama la donna mora, indossa dei leggings neri e viola, un top dalla stessa fantasia e delle scarpette da tennis bianche. <<Io sono Alexandra.>>
<<Ciao Alexandra.>> Le rivolgo un sorriso ma lei non accenna a ricambiare, al contrario, si gira su sé stessa ed esce dalla stanza insieme alle altre donne, rimango in silenzio, sono davvero strane, Alexandra in particolare sembra la tipica donna alfa.
Apro l’armadietto e sullo scaffale superiore trovo dei leggings grigi e una maglia a mezze maniche blu, mentre nel ripiano inferiore delle scarpette da tennis bianche, indosso tutto quanto e raggiungo le altre in palestra sedute sui tappetini azzurri e fuxia ad aspettare Tom.
<<Ma buona sera signore, siete in gran forma stasera, oggi abbiamo una new entry, si chiama Serena.>> Esclama Tom alle mie spalle. <<Questo è tuo.>> Mi porge un tappetino fuxia con fare gentile, seguito da un sorriso.
<<Grazie.>> Sussurro, poi raggiungo le altre.
<<Si, ci siamo già presentate.>> Borbotta con tono irritato Alexandra, come se mi detestasse.
<<Allora signore, iniziate a distendervi sui tappetini>> Esclama Tom.
Sono passati dieci minuti circa da quando la lezione è iniziata e nonostante il mio impegno non sempre riesco a seguire le altre, sembrano snodate, come se fossero di gomma, io invece mi sento come un salame, sono tutta intorpidita e ho i muscoli  rigidi.
Tom avrà notato le mie difficoltà e spesso mi sussurra di non preoccuparmi, ho gli occhi delle altre addosso e ridono della mia rigidità e incapacità di muovermi come loro e questo non fa altro che peggiorare le cose.
<<Tom.>> Chiama Alexandra. <<Sono in posizione corretta?>> Chiede con tono civettuolo.
<<Si, più che bene.>> Le rivolge un sorriso svelto senza coinvolgere gli occhi.

                                 ***

A fine lezione mi dirigo verso Tom ma vengo preceduta da Alexandra. <<Come vado? Spero bene.>> Gli dà un bacio sulla guancia.
<<Benissimo, te l’ho detto prima.>> Le accenna un sorriso.
<<Grazie al cielo.>> Si passa una mano sulla fronte.
Vedendo tutta la scena mi vien da ridere ma porto immediatamente una mano sulla bocca e noto la donna voltarsi verso di me con occhi infuocati.
<<Che c’è da ridere?>> Chiede con tono irritato.
<<Sei…>> Sorrido. <<…niente lascia stare.>>
D’un tratto la vedo voltarsi di spalle e andare via. <<A domani Tom.>>
Continuo a ridere mentre guardo il cugino di Enea. <<A quanto pare sei corteggiato.>>
<<Non ne posso più.>> Alza le braccia al cielo esasperato.
<<Da quando va avanti questa storia?>> Sorrido divertita.
<<Si, ridi delle disgrazie altrui.>> Esclama. <<Va avanti da quando si è iscritta.>> Tira un sospiro. <<Ti riaccompagno alla tua auto e poi a casa.>> Cambia argomento con disinvoltura.
Mentre mi dirigo nel camerino penso ancora ad Alexandra e non riesco a smettere di ridere, entro nella stanza e a quanto pare sono rimaste solo lei e un'altra signora ma dopo qualche minuto rimaniamo solamente noi due.
<<Che c’è da ridere? Non vedo il motivo.>> Esclama nuovamente irritata.
<<Non mi sembra sia illegale ridere.>>
<<Ridi da quando ho parlato con Tom.>>
A quanto pare con la signorina non si può scherzare.
<<Non posso farci niente se mi viene da ridere.>> Rispondo in tutta sincerità.
<<Ti odio.>> Risponde nervosa, con il volto in fiamme.
<<Non posso farci niente, devo andare, non ho tempo da perdere, ciao ciao.>> Esclamo dopo essermi cambiata.
<<Stronza.>> La vedo borbottare mentre socchiude gli occhi in una linea, non so perché ma questa ragazza mi odia.
<<Ciao anche a te.>> La saluto e rido a testa alta.
Entro nello studio di Tom, è seduto sulla sedia dietro la scrivania, con la mano destra sulla fronte mentre scrive.
<<Sei mancino?>>
<<Si, perché?>> Chiede alzando la testa per guardarmi.
<<Così, si dice che i mancini siano più fantasiosi.>>
<<Ah sì?>> Aggrotta la fronte meravigliato. <<Non lo sapevo.>>
<<Adesso lo sai.>> Gli rivolgo un sorriso. <<Andiamo?>>
<<Ciao Tom, ci vediamo domani.>> Saluta Alexandra, ignorandomi completamente una volta entrata con invadenza nello studio.
<<A quanto pare, Serena, hai un’altra nemica.>> Sussurra Tom con tono scherzoso.
<<Non mi importa niente, mi diverto a farla disperare, posso dire di aver trovato un passa tempo che mi farà distrarre.>> Sorrido di cuore per la prima volta dopo la decisione drastica del mio uomo.
<<Non preoccuparti per Enea, la troverà.>>
Dopodiché usciamo dalla palestra e saliamo sulla sua auto.

                                 ***

I giorni passano e io inizio a rassegnarmi alla situazione e all’idea che Adelaide possa trovarsi insieme a lui in qualsiasi momento cercando di corromperlo in tutti i modi ma mi fido di Enea e non si lascerà abbindolare dal suo fascino un’altra volta, almeno lo spero ma nel mio piccolo soffro ancora, non vedo l’ora di rivederlo, di riabbracciarlo e di fargli così tante domande che una sola notte non basterà.

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