Capitolo 17

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L’indomani mattina stranamente i miei non sono a casa e quindi decido di andare via dal momento che non amo fare colazione da sola.
Entro dentro un bar qualunque della città e la prima persona che vedo è proprio lui, il cuore salta un battito pensando a ieri sera, alla sua aggressione e che stava quasi per uccidermi ma comunque sia, decido di rimanere e fare colazione, devo mostrargli che non ho paura di lui, che non lo temo e che lo amo nonostante tutto.
Vedo che tiene un atteggiamento del tutto scorretto. <<Ehi amico ma questa cosa fa schifo.>> Getta la bottiglia di birra per terra frantumandola in mille pezzi, poi sputa sul bancone ed entra in bagno, sconvolta lo vedo uscire qualche istante dopo, deglutisco perché lo vedo venirmi incontro ma è come se fossi trasparente, non mi vede ma io, di contro, vedo del fumo uscire dalla porta del bagno ed a seguire delle sirene d’emergenza che invitano tutte le persone dentro ad uscire fuori.
I vigili del fuoco per fortuna non tardano ad arrivare per spegnere l’incendio che si stava per propagare anche tra i tavoli.
<<Mi sa dire la causa di questo incendio?>> Chiede il proprietario del bar, ancora scosso, al coordinatore dei vigili del fuoco, in silenzio attendo la risposta anche se penso di sapere chi sia stato e tutto questo mi fa sentire in colpa nei confronti del proprietario, all’apparenza un brav’uomo ma dall’altro lato interviene l’istinto protettivo che ho nei confronti di Enea.
<<È stato appiccato appositamente, è un incendio doloso. Lei per caso sa se ci sia qualche persona che la vede non di buon occhio?>>
<<Non che io sappia.>> Risponde perplesso l’uomo.
<<Beh, comunque sia, mi dispiace.>> Il vigile del fuoco batte una mano sulla spalla dell’uomo che ha quasi visto il suo locare andare totalmente a fuoco, sicuramente dovrà ristrutturate da cima a fondo il bar, spero davvero che abbia almeno un’assicurazione che lo protegga da situazioni come questa.
Sconvolta m’incammino per ritornare nella mia auto ancora affamata ma vedo Enea venirmi incontro per l’ennesima volta e stavolta sembra vedermi perché mi afferra per un braccio trascinandomi dentro un vicolo cieco allontanandoci da tutti.
<<Dobbiamo parlare, subito.>> Ringhia infuriato.
<<Di che cosa dobbiamo parlare? Vuoi farmi di nuovo del male?>> Gli grido contro, cercando di fargli rammentare ieri sera.
<<Magari dopo.>> Fa un sorriso beffo. <<Poco fa, mentre mi dirigevo qua, in tutta calma, tua madre mi ha fermato, mi ha detto alcune cose di te e la cosa peggiore è che ritiene che il motivo del tuo cambiamento sia io. Non è certo colpa mia se ha cresciuto una figlia come te.>> Esclama.
<<Brutto insolente che non sei altro, cerca di moderare i toni e di parlare bene di mia madre.>> Batto un pungo contro il suo petto consapevole che non l’abbia neanche sentito.
<<Altrimenti?>> Chiede con espressione divertita. <<Ti arrabbierai?>> Continua.
<<Provo pena per te, sei diventato uno dei tanti scagnozzi di Adelaide e non te ne rendi conto, si sta vendicando di tutto.>>
<<Non capisco di cosa parli ma ora ho deciso che ci andremo a divertire un po’.>> Mi afferra per un braccio trascinandomi verso il suo SUV.
<<Non credo proprio, io andrò per la mia strada e tu ritornerai dalla tua finta fidanzata.>> Protesto cercando di liberarmi dalla sua presa salda ma subito dopo capisco di aver fatto una mossa sbagliata: mi scaraventa sul cofano dell’auto con odio e con le dita cerca di sbottonarmi la camicetta.
<<Lasciami andare immediatamente, non toccarmi.>> Gli do uno schiaffo con tutta la forza che ho. <<Oltre che ad essere diventato un mostro sei anche un lurido schifoso.>> Gli grido contro.
Enea si ferma all’istante assumendo un’espressione delusa e quasi mi sento in colpa per avergli detto quelle parole così crudeli.
<<Nessuno può dirmi di no.>> Esclama con occhi pieni di rabbia e tutto il sentimento di colpa che provavo qualche istante fa viene sostituito dalla rabbia e forse anche dal sollievo.
<<Fortuna che oggi devo partire per lavoro.>> Mi soffermo a pensare. <<E forse non ritornerò più, non voglio rivederti mai più.>> Esclamo piegando le labbra in un sorriso.
Provo rabbia anche nei confronti di mia madre, come si è permessa a parlare di questioni private con lui? A maggior ragione del fatto che sia ignara, insieme a mio padre, di quello che c’è stato tra me ed Enea, lei non doveva ugualmente parlare e chiedere chiarimenti per mio conto ed incolparlo del mio cambiamento.
Sono ormai una ragazza matura e devo gestire io la mia vita ma a quanto pare i miei genitori pensano l’esatto opposto ma in questo momento odio anche Enea ma allo stesso tempo lo amo, lo amo alla follia e vederlo comportarsi così nei miei confronti mi distrugge l’anima perché non è sua la colpa se si è trasformato in un mostro ma solamente di Adelaide.
<<Che vuol dire che parti? Dove vai?>> Chiede con espressione sconvolta mente fa un passo indietro.
<<Si parto, l’hai capito bene e non ho intenzione di dirti dove andrò.>> Rimango ferma, seduta sul cofano della sua auto.
<<Devi partire per forza?>> Ribatte con tono calmo.
<<Si, oggi pomeriggio, per mia fortuna.>> Esclamo.
<<Non puoi farlo, con chi mi divertirò adesso?>> Chiede dispiaciuto.
Davvero? Con chi si divertirà adesso! Non credo alle mie orecchie. Non credo e non voglio credere a quello che ha appena detto.
<<Addio.>> Sussurro sull’orlo di scoppiare a piangere e prima che possa ripensarci scendo in fretta dall’auto e vado via con il cuore in gola e dispiaciuta per averlo trattato in quel modo nonostante tutte quelle parole deplorevoli che mi ha appena detto.

                               ***

Dopo aver messo l’ultimo vestito in valigia, i miei genitori mi accompagnano in aeroporto dove trovo anche i miei ex datori di lavoro.
<<Prima che parti dobbiamo dirti alcune cose.>> Sussurra mia madre.
<<Di cosa si tratta?>> Mi volto a guardarla.
<<Del tuo ex insegnante di arte che stai ancora frequentando a quanto pare.>>
Rimango gelida difronte a quelle parole, Enea non ha esitato a dirle tutto.
<<Sentite.>> Tiro un respiro profondo. <<Non voglio più saperne di lui, è storia passata e poi mamma, devi finirla di parlare con le altre persone di me e affibbiargli la colpa di come sono diventata, sono grande e vaccinata, quindi so gestire le situazioni da sola.>> Le dico d’un fiato. Per quanto riguarda Enea invece, le ho appena detto una bugia ma a fin di bene affinché i miei genitori possano stare sereni ma in cuor mio sento che sta regnando una tempesta: dolore, rimorso, rabbia e amore combattono tra di loro affinché ci sia un vincitore ma ho paura che questa lotta possa durare a lungo.
<<Scusami per quello che ho fatto ma lui è diventato davvero un insolente. Hai fatto bene a troncare la storia anche se sono delusa dal fatto che non mi hai detto niente a riguardo.>> Il suo volto assume un’espressione seria. <<Serena, ti rendi conto della differenza di età, vero?>> Sussurra voltandosi a guardare mio padre mentre parla con Matìas.
<<Enea non è come credi, mamma. Era un uomo dolce e premuroso.>> Abbasso lo sguardo e deglutisco. Sento il cuore in gola. <<Mi rispettava.>> Continuo. Mi rispettava, un tempo, adesso non so più chi sia, è diventato un mostro prepotente e desideroso di far del male altrui.
<<Sono felice che abbiate troncato.>> Ripete per l’ennesima volta, poi mi stringe a sé come solo una madre può abbracciare una figlia in partenza.
<<Si mamma, ora devo scappare altrimenti perderò il volo. Parigi mi attende.>> Esclamo felice e su questo lato della mia vita sono davvero felice, finalmente posso avverare il mio sogno: lavorare al fianco di uno stilista, uno dei più rinomati di tutta Parigi.
<<A presto piccola. Ci mancherai. >> Sussurrano entrambi i miei genitori.
<<A presto.>> Li saluto con un gesto della mano poi vado a fare il check-in.

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