Capitolo 9

194 11 0
                                    

                                   9

Sbatto più volte le palpebre e gli occhi si riempiono di lacrime, finalmente, dopo tanto tempo, è reale, gli corro incontro, lo abbraccio più forte che posso rimanendo in silenzio e non posso ignorare la sua freddezza e distacco, so che la psicopatica in qualche modo lo tiene sotto controllo e voglio convincermi e dare fiducia e giustificazione al suo comportamento in base al mio pensiero.
<<Finalmente sei ritornato.>> Esclamo rimanendo stretta a lui.
<<Si ma è solamente per vedere come stavi, starò a Los Angeles ma non potremo più parlarci né tantomeno vederci.>> Risponde con tono freddo.
<<Non è vero!>> Esclamo. <<Stai scherzando.>> Borbotto incredula alle sue parole ma a vederlo negli occhi sembra più che serio.
<<No, è tutto vero ma come potevi pensare che un uomo della mia età potesse innamorarsi di una ragazzina come te?>> Fa un passo indietro seguito da un sospiro profondo. So che soffre tanto nel dirmi quelle terrificanti parole ma so anche che lo fa per il suo bene e per quello di tutti i suoi cari.
<<So che stai fingendo.>> Esclamo carezzandogli il viso.
<<No…ti ho preso solamente in giro per tutto questo tempo, Serena.>> È serio e i lineamenti del suo volto sono tesi e duri,
poggio una mano contro il suo petto, contro il cuore e lo sento battere all’impazzata. <<No, non può essere, non è vero, bugiardo.>> Gli grido contro, delle lacrime si fanno strada lungo le guance.
D’un tratto vedo Tom far capolino dentro la stanza.
<<Per me basta così.>> Lo informa Enea mentre è poggiato sulla scrivania a braccia conserte, s’incammina verso la porta ma d’istinto corro verso di lui per
bloccare il suo cammino. <<Ti prego non andare via, non ti credo, so che non sono parole tue, stai qua almeno un altro po’, parliamo.>> Lo supplico colma di speranza perché in cuor mio so che mi ama.
<<Lasciaci soli Tom.>> Gli ordina Enea.
All’udire queste parole tiro un breve sospiro di sollievo, piego le labbra in un sorriso mentre mi siedo di fronte a lui.
<<L’altra notte ti ho sognato.>> Lo guardo negli occhi mentre stringo le sue mani tra le mie, sorrido ma lui non accenna a cambiare espressione. <<Erano le dieci di sera e stavamo ancora studiando, tu eri seduto nella postazione in seconda fila e io sulla tua gamba, il tuo braccio cingeva il mio fianco e gli altri allievi, stranamente, non accennavano nessuna parola, come se tutto fosse in perfetta norma. Dopo qualche minuto raggiungesti una ragazza alla lavagna intenta a fare un disegno geometrico per aiutarla ma dopo un minuto ritornasti per sederti una sedia dopo la mia ed io provai un senso di vuoto e delusione.>> Asciugo le lacrime con il palmo della mano. <<Capisci il significato di tutto questo?>> Lo guardo negli occhi. <<Tutta questa lontananza non fa altro che farmi soffrire.>>
<<Non è un mio problema, è stato facile prenderti in giro e ti dirò un’altra cosa, mentre ero in giro, sono stato davvero bene senza la tua presenza.>> Risponde secco.
<<Non ti credo. Stai solo assecondando Adelaide.>> Ribatto immediatamente.
<<Ora posso andare o devi dirmi altro?>> Chiede serio in volto.
<<Smettila, non è da te dire queste cose.>>
<<Sono costretto ad andare via, rischi di morire, a breve l’effetto del liquido terminerà e potrò non rispondere più delle mie azioni.>> Mi guarda negli occhi. <<Le macchie sono ricomparse e non accennano ad un buon presagio.>>
So che finge.
<<Correrò questo rischio, non voglio perderti un’altra volta, ho paura che se uscirai da questa porta non ti rivedrò mai.>> Testarda rimango nella stanza insieme a lui. <<Non voglio più soffrire.>> Una lacrima si fa strada lungo la guancia,
Enea afferra il mio viso con una mano asciugando la lacrima con il pollice. <<Devo andare.>> Aggrotta la fronte come se qualcosa lo divorasse dentro. <<Addio Serena.>> Sussurra mentre si alza dalla sedia.
<<No.>> Mi alzo di scatto. <<Non andare…>> Afferro il suo braccio con presa decisa. <<Per favore, manda Tom a prendere il liquido.>> Lo supplico, non riesco a smettere di piangere, sento il cuore in gola galoppare.
<<Serena.>> Mi lancia uno sguardo serio raggelando tutto il sangue che ho nelle vene. <<Esci immediatamente da questa stanza prima che ti faccia del male.>> Punta il dito verso la porta. <<Esci.>> Alza il tono della voce stringendo le labbra mentre tira un respiro profondo.
<<No, tu non mi farai del male, mi fido di te.>> Insisto.
<<Fai male a fidarti di me, va via.>> Risponde facendo un sorriso maligno. <<Subito.>> Poggia le mani sulla scrivania dandomi le spalle, con naturalezza lo abbraccio poggiando la guancia contro la sua schiena e per un momento mi sento come a casa, in pace e felice ma dopo qualche secondo capisco di aver fatto una mossa sbagliata: con un braccio mi scaraventa contro il muro e sento la vista pian piano abbandonarmi.
<<Che sta succedendo qua dentro?>> Domanda Tom una volta catapultatosi nella stanza in un battibaleno.
<<Porta immediatamente Serena lontana da me e poi vai in macchina e portami il liquido, sbrigati.>> Esclama agitato Enea. Sento Tom prendermi in braccio, mi corica in uno dei comodi tappetini e chiude a chiave la stanza dove si trova Enea. <<Resta sveglia Serena, vado a prendere il liquido e ritornerò da te.>>
Qualche minuto dopo sento una porta aprirsi e il rumore di una bottiglia che cade per terra. <<Cugino prendi il liquido e non uscire fin quando non sarai capace di intendere e di volere.>> Sussurra.
Qualche minuto dopo sento la voce Enea. <<Tom, apri la porta.>> Ordina con tono calmo. <<Come sta? Non volevo farle del male, non ero in me, l’avevo avvisata di uscire dalla stanza ma non mi ha dato ascolto.>> Una mano mi carezza la fronte con fare gentile, è calda e mi trasmette sicurezza, sono pienamente certa che sia quella di Enea.
<<Tranquillo, ti capisco. Cosa è successo esattamente?>> Chiede Tom a bassa voce.
<<L’ho fatta soffrire.>> Tira un respiro profondo. <<Molto. La mia indifferenza l’ha distrutta. Cercavo ogni modo per andare via e porre fine alla sua sofferenza ma ad ogni tentativo c’era qualcosa che mi costringeva a rimanere con lei.>> Dice, sembra sincero e il suo tono di voce è deluso e pieno di rammarico.
<<Ti manca, vero?>>
<<Più di quanto tu creda.>> Afferra la mia mano. <<Vorrei tanto che ritornasse tutto come prima ma finché Adelaide non riporrà l’ascia di guerra dovrò continuare a fare questa vita, questo è uno dei tanti motivi per cui voglio che si allontani da me, almeno per il momento.>>
Sapevo stesse fingendo! Vorrei fare salti di gioia anche se dovremmo continuare a fingere ma con la certezza che prova ancora qualcosa per me, nel mentre continuo a far finta di dormire.
<<Tu non hai idea di quello che sta passando, ti ama davvero.>> Ribadisce Tom.
<<Lo so ma devo farlo. Ne vale della sua incolumità.>>
<<Perché non ritorni come prima? Vivrete alla giornata.>> Propone Tom cercando di fargli cambiare idea, un’idea che non è per niente male e che approvo al mille per mille.
<<Lo vorrei tanto ma non posso, prenditi cura di lei.>> Sento una pacca.
<<Ora che farai? Dove andrai?>> Chiede Tom.
<<Ho trovato casa qui vicino, starò lì finché non si calmeranno le acque, Adelaide sa dov’è il mio vecchio appartamento e non posso farci ritorno, almeno fin quando non scomparirà dalla circolazione.>>
<<E Serena?>>
<<Cerca di farla distrarre, falle fare ancora lezioni di yoga, portala dalle sue amiche…>>
Sento delle labbra poggiarsi sulla mia fronte in un bacio.
<<Mi dispiace.>> Sussurra con tono pieno di dolore e poi il silenzio…
Di una cosa sono certa, non credo minimamente alle parole di Enea, non era lui, non era il mio dolce e premuroso Enea. Apro gli occhi e mi guardo intorno e ad aspettare al mio fianco vedo Tom con la mano sulla fronte.  <<Enea… dov’è Enea? Tom, dove è?>> Chiedo con voce fievole.
<<Serena, non preoccuparti, tornerà presto.>> Sussurra con tono pacato, cercando di rassicurarmi.
<<Non riesco a crederti Tom, guarda dove siamo arrivati! Oggi Enea mi ha scaraventata contro un muro, ho visto i suoi occhi, la sua espressione, se ne è andato per sempre, vero?> Sento gli occhi bruciarmi.
<<Non lo so.>> Afferra la mia mano.
<<Non voglio perderlo.>> Una lacrima si fa strada lungo la guancia.
<<Serena stai tranquilla, tornerà.>>
Mi alzo mettendomi a sedere sulla scrivania ricoperta da due tappetini spugnosi fuxia.
<<Lo spero con tutto il cuore.>>
<<Come ti senti?>>
<<Sono stata meglio.>>
<<Dolore alla testa?>>
<<Un po’.>> Porto la mano contro la testa sperando passi in fretta.

                                ***

Enea mi corre incontro, sapevo non fosse finita tra di noi, sapevo che stesse fingendo ma quando tutto sembra andare a gonfie vele, vedo Adelaide afferrare una pistola dalla cinta posteriore e gli spara due colpi dritti al cuore, lo raggiungo col cuore in gola poggiando le ginocchia sull’asfalto, afferro le sue spalle adagiandole delicatamente sulle mie gambe.
<<Enea ti prego resisti, non puoi lasciarmi un’altra volta da sola.>> Una lacrima si fa strada lungo la guancia.
<<Non sarai mai da sola.>> Piega le labbra in un sorriso pieno di sofferenza.
<<Non farlo…>> Scuoto la testa in segno di negazione, faccio tutto il possibile per tenerlo sveglio e in vita, una pozza di sangue si è creata sotto di noi mentre gli apro la camicia per comprimere le ferite e quello che vedo mi lascia sconvolta: La macchia è ritornata ed è a pochi centimetri dal cuore.
<<Sarei comunque morto per questa.>> Sussurra guardando la mia espressione.
<<Ci siamo riusciti una volta a combatterla e ci riusciremo anche oggi.>> Mi asciugo le lacrime con il palmo della mano,
Enea, con le ultime forze, si avvicina al mio viso e poggia le sue labbra contro le mie in un bacio, un bacio che non sa di un arrivederci ma di un addio. <<Ti amo angelo mio.>> Chiude gli occhi e capisco che mi ha lasciata per sempre da sola. Un dolore straziante s’impossessa della mia anima e quando inizio a gridare per espellere tutto il dolore mi sveglio con il cuore a mille e il viso totalmente bagnato dalle lacrime. Prendo il cellulare e chiamo Tom.
<<Pronto Serena, è successo qualcosa?>> Risponde con tono
preoccupato ed ha ragione, visto che nessuno chiama alle quattro del mattino se non per una cosa grave.
<<Ho fatto un incubo, ho sognato che Adelaide uccideva Enea, l’hai sentito? Sai come sta? Dimmi che sta bene.>> Esclamo in preda ad una crisi di panico.
<<L’ultima volta che l’ho sentito è stato quando è venuto in palestra, tranquilla non gli sarà successo niente. Starà sicuramente bene, ora continua a dormire.>>
Tiro un sospiro di sollievo ma sento il cuore ancora in subbuglio. <<Notte e scusa se ti ho svegliato.>> Dico con tono dispiaciuto.
<<Tranquilla.>> Poi riaggancia.
Dopodiché cerco di riprendere a dormire nonostante il rumore assordante di un clacson che a quanto pare non ha intenzione di smettere di suonare.


Il mistero dei tuoi occhi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora