Capitolo 8

210 15 0
                                    

8


Due giorni dopo decido di mandargli un’altra lettera per raccontagli del sogno di stanotte, purtroppo la carta è diventata il nostro unico mezzo di comunicazione.
“Stanotte ti ho sognato, eravamo a pranzo, nel tuo appartamento, stranamente tu stavi cucinando per entrambi e io ti guardavo.
Avevi apparecchiato la tavola in un modo, direi…romantico, al centro hai messo un vaso con dei fiori rossi e verdi, sotto i piatti dei tovaglioli spessi in cotone verde, le posate accanto il patto e i bicchieri in cristallo.
Stavi cucinando della pasta al ragù, carne alla milanese e per dessert gelato alla fragola e panna montata con due fragole poste sopra, insieme a delle foglie di menta, il tutto dentro un calice di vetro. Non avevo fatto caso che stessi mangiando il nostro cibo, cioè, tu non hai una dieta umana, come dire, tu bevi quasi sempre il tuo liquido.
Era tutto meravigliosamente buono.
Di pomeriggio giocammo a twister il tuo gioco preferito, tu avevi l’onore di girare, dopo due minuti finimmo in una posizione a pochi centimetri dal nostro viso, rimanemmo immobili a guardarci negli occhi per svariati secondi, poi a malincuore la sveglia iniziò a suonare imperterrita e mi svegliai.
Mi manchi tanto tesoro. Torna presto”.
L’indomani sera consegno la lettera a Tom.
<<Per favore puoi dare questa ad Enea da parte mia?>> Lo informo entrando nel suo studio.
<<Serena…non so dove sia per il momento.>> Risponde con espressione sincera.
<<So che lo sai dove si trova, per favore fagliela recapitare.>> Insisto.
Tira un sospiro. <<Va bene, quando lo vedrò gliela consegnerò.>>
<<Dove si trova?>> Rimango in piedi davanti la sua scrivania, colma di speranza che mi dia qualche informazione in più.
<<Serena, sai che non posso dirti niente, non sta mai fermo, quando ci sentiamo o vediamo mi chiede sempre di te, non ti posso dire altro.>>
<<Ma sta bene, vero?>>
<<Si tranquilla, non preoccuparti, ora andiamo a lezione e tu mi seguirai.>> Mi fa cenno con la mano di precederlo.
<<Va bene, almeno mi godrò l’unico divertimento che ho per il momento.>> Borbotto.
<<Smettila.>> Aumenta il passo mettendosi di fronte a me. <<È insopportabile.>> Mi punta il dito contro.
Poi entriamo in palestra e vedo Alexandra correre incontro a Tom per abbracciarlo.
<<Finalmente sei arrivato, aspettavamo tutte a te.>> Esclama felice, poi mi lancia uno sguardo pieno di odio.
<<Serena, mettiti qui davanti.>> Dice Tom.
<<In realtà volevo occupare io quel posto.>> Interviene immediatamente Alexandra.
Tom piega le labbra in un sorriso sarcastico guardandomi con fare supplicante.
<<Come desideri.>> Guardo Tom e faccio spallucce.
Per tutta la lezione Tom è stato torturato da Alexandra e io non ho potuto che divertirmi mentre lui si stressava.
A fine lezione, stranamente vanno via tutti in fretta ed io rimango da sola nello spogliatoio, mi giro verso l’armadietto e sento una strana presenza alle mie spalle.
<<Dì ad Enea di non soffocarmi più con le sue ricerche.>> Esclama infuriata Adelaide.
<<Se potessi farlo ne sarei molto felice ma per colpa tua non posso.>>
<<Già vero, il romanticismo, l’amore…>> Alza le braccia per aria con fare teatrale <<Che cose sdolcinate.>> Esclama con arroganza.
<<Sei solo invidiosa del rapporto che ho con Enea.>> Rispondo con eguale arroganza.
<<Comunque sia ho dato un avvertimento al tuo amico nonché cugino di Enea.>>
<<Che gli hai fatto?>> Sgrano gli occhi, poi corro verso lo studio di Tom ma vengo bloccata da Adelaide.
<<Ferma.>> Afferra un mio braccio. <<Dove vuoi andare? Non puoi raggiungerlo.>>
<<E perché no? Lasciami andare. Non toccarmi.>> Grido. Sento un diavolo per capello.
<<Mi fai ridere, non puoi andare perché i miei uomini stanno parlando con Tom e odiano essere interrotti.>>
<<Lasciami…>> Finalmente riesco a divincolarmi e raggiungo lo studio. Quello che vedono i miei occhi è la conseguenza della pura rabbia e sdegno che provo nei confronti di quella psicopatica: Tom giace per terra in una pozza di sangue, piegato in posizione fetale.
<<Tom…ma che ti hanno fatto? Svegliati, non dormire. >> Gli do piccoli schiaffi sulle guance per tenerlo sveglio.
<<Scappa…vattene da qui, sei in pericolo.>> Mi supplica con tono fievole.
<<No, non me ne vado. Ti porto in ospedale.>>
Lo aiuto ad alzarsi e lo porto in auto.
Arrivati in ospedale una equipe di chirurghi e infermieri lo portano con estrema urgenza in sala operatoria. Mi siedo su una delle tante poltrone blu in sala d’attesa sperando che l’intervento proceda nei miglior dei modi, non meritava di essere trattato in quel modo, non meritava di conoscermi.
Prendo il cellulare e decido di chiamare mia madre, si sarà chiesta che fine abbia fatto ma il suo numero risulta al momento occupato, dunque decido di lasciargli un messaggio nella segreteria telefonica:
<<Ciao mamma sono in ospedale, non preoccuparti, io sto bene, hanno aggredito un mio amico e lo stanno operando, penso che starò con lui tutta la notte per stargli vicino. Ci vediamo domani, buona notte mamma.>>

                                 ***

Sono passate due ore e di Tom nessuna notizia, di norma ogni ora dovrebbe uscire un infermiere per dare informazioni ma a quanto pare non hanno intenzione di dirmi cosa stia accadendo dentro quella dannata sala operatoria, nel mentre chiamo anche il mio datore di lavoro.
<<Salve, domani non posso essere in sartoria, sono in ospedale perché hanno aggredito un mio amico.>>
<<Si certo, spero non sia nulla di grave.>> Risponde con tono preoccupato.
<<Spero proprio di no. Ora devo andare. Grazie mille.>>
<<Non preoccuparti. Auguri per il tuo amico.>> <<Grazie.>> Riattacco e mi risiedo sulla poltrona leggermente sfondata.
Dopo qualche minuto vedo Tom uscire dalla sala operatoria, incosciente, sulla barella.
<<Com’è andata?>> Chiedo al chirurgo, leggo il suo nome nella targhetta della divisa verde, “Dott. Patrick Donovan.”
<<Lei è…?>> Il dottore si volta a guardarmi.
<<La fidanzata di suo cugino.>> Rispondo sincera.
<<Mi dispiace, non posso dare informazioni a chi non è un suo stretto parente.>>
<<Ma…>> Replico.
<<Mi dispiace, è la privacy.>> Scuote la testa e raggiunge Tom mentre lo portano nella sua camera.
<<Almeno può dirmi quando potrò vederlo?>> Chiedo preoccupata.
<<Puoi andare anche ora ma non stressarlo quando si sveglierà, ha bisogno di riposo.>>                                                                                          Mi dirigo immediatamente nella stanza e nell’attesa che si svegli chiudo gli occhi cadendo in un sonno profondo.
<<Enea, sono in ospedale…>>
Lo sento parlare ma non apro gli occhi per paura che chiuda la chiamata.
<<Gli uomini di quella pazza di Adelaide mi hanno aggredito, sono stato operato e sono sveglio da qualche ora, qui con me c'è Serena, sta dormendo.>> Lo sento sospirare. <<Sei molto fortunato ad averla, ti ama davvero tanto, mi chiede ogni giorno tue notizie e, caro cugino, sta soffrendo molto quindi cerca di ritornare e di proteggerla da qui.>>
Silenzio…
<<Se vi rivede insieme niente…Enea, non la ucciderà, devi correre questo rischio appunto perché tieni tanto a lei e non vuoi perderla…quello che credevi non sta funzionando Enea, Adelaide è fuori controllo e non si è per niente calmata…si, ciao Enea.>>
Allora Tom ha il suo numero…mi ha mentito! Perché? Non capisco. Domani chiederò delle spiegazioni, dunque ritorno a dormire.

                                ***

Sento una mano carezzarmi il viso, apro gli occhi e vedo un’ombra, d’istinto mi porto il più possibile indietro sulla poltrona, mi strofino gli occhi e lo vedo, è Enea, mi alzò di scatto ma quando cerco di abbracciarlo cado per terra, sento una fitta di amarezza quando capisco si tratti solamente di un brutto scherzo della mia mente.
<<Ehi che hai? Perché piangi? E soprattutto perché sei caduta in quel modo? Ti sei fatta male?>> Mi chiede Tom con tono preoccupato una volta vista la mia caduta. 
<<Ho visto Enea ma era solamente un’illusione ottica, non ce la faccio più Tom.>> Rispondo con le lacrime agli occhi.
<<Tornerà presto, non preoccuparti.>> Cerca di confortarmi e vedo che mette tutto l’impegno possibile per farlo ma purtroppo mi conosco e sono un osso duro da gestire, è difficile distrarmi da queste situazioni.
<<Lo spero con tutto il cuore.>> Rispondo con tono pieno di speranza.
A mezzo giorno, dopo aver preso qualcosa da mangiare per pranzo, ritorno nella stanza di Tom. Arrivata davanti la porta della sua stanza d’ospedale il cuore manca un battito e mi costringo a darmi un pizzicotto per capire se mi trovo in un sogno oppure nella realtà. Al capezzale del letto di Tom vedo Enea all’in piedi, indossa una maglia a mezze maniche grigia e un paio di jeans blu notte. 
<<Ciao Tom, come stai? Spero che Serena non ti stia facendo impazzire.>> Esclama facendo sobbalzare il cugino coricato con le spalle rivolte verso la porta.
<<Ah finalmente il signor Aragona è ritornato.>> Esclama con tono ironico girandosi a guardarlo. <<No tranquillo, non mi sta facendo diventare matto e tu piuttosto, che ci fai qua?>> Domanda.
<<Sono nei pressi della città, ho incontrato Adelaide e
quando mi ha detto cosa ti hanno fatto volevo ucciderla seduta stante ma non ne vale la pena, non mi voglio sporcare le mani e la coscienza per causa sua, sconterà la pena quando sarà l’ora, mi ha anche detto che devo dimenticare Serena, minacciando di mettere in serio pericolo le persone che amo. Tom, non voglio che accada un’altra volta quello che vi ha fatto, vuole farmi soffrire come ha sofferto lei quando è morto Ettore.>> Lo sento tirare un sospiro. <<Parlami di Serena.>>
<<Soffre, le manchi, piange ogni giorno e, anche se cerco di farla distrarre portandola nella mia palestra, ti pensa ogni istante della giornata. Enea, mi fa soffrire vederla così, le voglio bene come se fosse mia sorella. Incontrala, anche di nascosto se hai paura che ti veda Adelaide ma incontrala, fallo per lei.>>
<<Non voglio correre rischi Tom, manca tanto anche a me ma lo faccio per lei, ci devo pensare un po’ sopra.>> Risponde con aria triste mentre fissa il pavimento.
<<Si ma fa in fretta, il tempo passa.>> Alza le braccia al cielo.
<<A presto cugino.>> Si gira voltandogli le spalle.
<<A presto.>> Taglia corto Tom.
D’istinto e non so perché corro a nascondermi in bagno, per fortuna accanto la stanza di Tom. Anche se desidero con tutta me stessa vederlo e riabbracciarlo, la parte razionale mi ha costretta a scappare da lui, Adelaide potrebbe essere ovunque e non voglio che faccia del male ad Enea, anche se il suo unico desiderio è quello di farlo soffrire costringendolo a stare lontano da me.
Tre minuti dopo mi assicuro che sia andato via ed esco dal bagno con fare circospetto, guardo da entrambe le parti e mi accorgo dell’ora tarda solo una volta portato lo sguardo sull’orologio da parete di fronte la reception del reparto, dunque faccio ritorno a casa dopo essermi assicurata che Tom stia più che bene.

                                 ***

Sono passati quattro giorni da quando ho visto Enea e di lui nuovamente nessuna traccia e Tom è ritornato a lavorare in palestra, coccolato da tutte le ragazze e ricevendo particolari attenzioni da Alexandra.
Finito il mio turno in sartoria lo raggiungo in palestra nella speranza di scaricare tutta la tensione accumulata in questi giorni terribilmente lunghi.
<<Senti, una volta che ti sei cambiata, raggiungimi nello studio.>> Dice Tom con espressione seria.
<<C’è qualcosa che non va? Enea?>> Inizio a preoccuparmi.
<<No tranquilla, sta bene.>> Piega le labbra in un sorriso. <<Vai a cambiarti.>>
L’ora di lezione sembra non passare mai, quasi infinita ma per mia fortuna, finalmente, è giunta al temine dunque corro in direzione dello spogliatoio, mi cambio e con passo accelerato mi dirigo nello studio di Tom, busso alla porta ma non sento nessuna risposta dall’altra parte dunque entro e vedo solamente una stanza in perfetto ordine ma vuota, d’un tratto sento alle mie spalle la porta chiudersi e d’istinto mi volto immediatamente sgranando gli occhi: ad attendermi con le braccia lungo i fianchi nel suo completo grigio chiaro abbinato ad una camicia bianca vedo Enea in tutta la sua serietà.


Il mistero dei tuoi occhi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora