Capitolo 20

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<<Serena!>> Una voce femminile mi sveglia dal sonno facendomi sobbalzare dal letto. <<È tardissimo, sono le nove meno cinque e alle otto e mezza avevamo un appuntamento con il direttore, che ti è successo? Hai una faccia orrenda.>>
Mi volto leggermente a sinistra e guardo la sveglia poggiata sul comodino. <<Qui non riporta l’orario che mi hai appena detto tu.>> Indico l’apparecchio elettronico. <<Dice che sono le otto.>> Porto lo sguardo irritato su quello di Claudia, è splendente stamane: i capelli perfettamente lisci le ricadono sulle spalle carezzando un tailleur nero e camicia bianca abbinato ad un paio di decolleté nere. La guardo dalla testa ai piedi poi borbotto un’altra frase di fronte a tanta perfezione che io non sarò mai in grado di raggiungere. <<Ora mi alzo.>> Le volto le spalle cercando di consolare il mio ego femminile, sono un tipo sportivo e anche se adoro disegnare capi per donne eleganti io preferisco indossare un paio di jeans ed una maglietta.
<<Alzati adesso altrimenti farai veramente tardi, ti aspetto giù.>> Dice con tono ammonitore che sa tanto di minaccia poi la sento andare via e chiudersi la porta alle spalle.
Con un gesto pesante scosto le coperte e mi alzo rantolando fino al bagno, lancio un’occhiata allo specchio per controllare le mie condizioni. <<Sei orribile, Serena.>> Borbotto, guardando la mia immagine riflessa, delle occhiaie fanno capolino sotto gli occhi e la sbavatura mi fa sembrare un panda, i capelli scompigliati impossibile da gestire, ci passo le mani per lisciarli ma niente, non ne vogliono sentire dunque li lego in una coda di cavallo, la via più semplice e breve da seguire la maggior parte delle volte.
Mi lavo la faccia con acqua bollente e levo tutte le tracce di matita sbavata, lavo i denti e dopo aver indossato a malincuore un tailleur a pantalone grigio perla così come le decolleté ed una camicia bianca corro verso l’ascensore pigiando il tasto di chiamata per il mio piano, per mia fortuna non tarda ad arrivare, sento il tipico suono di quando le porte si aprono e quello che vedo mi lascia a bocca aperta: Enea poggiato alla parete difronte in tutta la sua bellezza dentro un abito nero elegante e di alta moda.
Mi schiarisco la voce con un colpo di tosse e sento il cuore saltare un battito quando i nostri sguardi s’incrociano. <<Stai veramente bene in giacca e cravatta. >> Guardo il suo viso perfetto, senza segni di occhiaie o sonno arretrato, è fresco come una rosa, nonostante abbiamo fatto ritorno stamane.
<<Grazie. >> Risponde lievemente imbarazzato. <<Anche tu non stai male. >> Sento il suo sguardo addosso e la pelle sotto i vestiti bruciarmi. Gli guardo le labbra così perfette e quando penso al bacio di ieri come se fosse stato il primo sento divamparmi le orecchie. Deglutisco e decido di parlare: <<tu non porti mai la cravatta.>>
<<Infatti la sto odiando, non la sopporto proprio.>> Sussurra mentre allenta leggermente il nodo per poter respirare a pieni polmoni.
<<Arrivati.>> Mormoro. All’improvviso è come se l’ascensore fosse terribilmente piccolo per contenere due persone.
<<Già, ci vediamo più tardi allora.>> Dice mentre esco fuori dall’ascensore e faccio un profondo respiro.
<<Si certo.>> Gli rivolgo un sorriso e vado incontro Claudia.
<<Ah, Serena?>> Mi chiama con tono di voce più alto del solito.
<<Si?>> Mi volto a guardarlo e noto che si trova proprio alle mie spalle, afferra il mio viso con entrambe le mani e mi bacia, un bacio dolce, sensuale…un bacio che mi fa impazzire tanto da far scaturire una scossa lungo la spina dorsale.
<<In bocca al lupo per l’incontro.>> Sussurra tre le mie labbra.
<<Grazie.>> Mormoro con il cuore in fibrillazione.
<<Adesso puoi andare.>> Piega le labbra in un sorriso. <<Ah>> Si abbassa leggermente. <<Sistemati la camicetta.>> Sussurra al mio orecchio. <<Anche se sarei ben lieto di privarti di tutti questi indumenti.>> Mi mordicchia il lobo, poi cammina verso l’uscita in tutta la sua eleganza e sensualità lasciandomi senza fiato e parole.
Mi volto a guardare Claudia la quale mi attende alla hall con la bocca spalancata. <<Wow.>> Sussurra con occhi sgranati.
<<Già.>> Rispondo mentre mi sistemo la camicia.
<<Certo che gli ascensori fanno a tutti lo stesso effetto.>> Esclama maliziosamente.
<<Giuro che non è come pensi. Vorremmo andarci entrambi piano.>> La ammonisco mentre finisco di sistemarmi.

                                ***

Prima di entrare nello studio del direttore ci guardiamo entrambe allo specchio posto accanto alla porta del capo e poi dopo aver tirato un respiro profondo entriamo.
<<Buon giorno signor Dubois, ci scusiamo per il ritardo.>> Dico mortificata. Guardo l’uomo davanti a noi: un uomo robusto, capelli brizzolati ed elegante. Afferra il mio curriculum e dopo qualche secondo lo vedo fare un sospiro.
<<Complimenti signorina Smith, vedo che ha un ottimo curriculum.>> Afferma con espressione meravigliata.
<<Oh grazie, perché ha convocato proprio noi?>> Domando e sento un senso di ansia invadermi lo stato di apparente calma.
<<Perché dopo aver letto attentamente i curriculum di tutti, voi due siete risultate le migliori e quindi vi vorrei fare una proposta.>> Dice guardando prima me, poi la mia collega.                                             <<Di che si tratta?>> Chiede Claudia con tono curioso.
<<So che fra poco avete i voli per ritornare nelle vostre rispettive case e prima che lo facciate vi volevo proporre se da Lunedì voleste cominciare la vostra carriera da stiliste professioniste qui a Parigi, so bene che qui non avete una casa, che dovrete stare lontane dalla famiglia, però penso anche che il vostro futuro sia più importante.>> Si alza in piedi. <<Ora a voi la scelta, ci vediamo tra due ore qui per conoscere le vostre decisioni.>> Ci salutiamo con una stretta di mano ed usciamo dallo studio in totale silenzio.
Non mi aspettavo una proposta del genere, sapevo che sarebbe stato un colloquio di lavoro inerente al mondo della moda ma non di venir assunta come stilista professionista per una delle case di moda più famose e potente di tutta la Francia, Les Femme de Pierre.
Non so minimamente che risposta dare, il mio futuro è in mano a queste due ore che hanno appena iniziato il conto alla rovescia.
Mentre io decido di andare dove Enea mi portò ieri sera, Claudia ha scelto di salire in camera.

                                ***

Cammino a passo lento e la mia mente inizia a viaggiare in pensieri passati e presenti: i miei genitori, Enea e la sua malattia…quale sarà la scelta migliore? Devo pur sempre pensare al mio futuro ma adesso che Enea è ritornato da me, mi rende tutto difficile e prendere una decisione così importante in due ore non è affatto facile.
Afferro il cellulare dalla tasca del soprabito, scorro la lista dei
nomi in rubrica e chiamo Enea, chissà cosa starà facendo in questo momento, dov’era diretto vestito in quel modo?
<<Ehi ciao sono io, ti disturbo?>>
<<No tranquilla, è successo qualcosa?>> Risponde con tono preoccupato.
<<Più o meno, puoi venire dove mi hai portata eri sera? È importante.>>
<<Arrivo subito.>> Chiude la chiamata con evidente preoccupazione e rimango ad aspettarlo con l’ansia a fior di pelle.
Non voglio avere un ultimatum, non voglio scegliere tra lui e il mio lavoro, Enea è una delle persone più importanti della mia vita, nonostante tutto quello che mi ha fatto passare ma non era in sé in quel periodo, il lavoro, invece, è un sogno che porto nel cassetto da una vita, finalmente l’occasione che aspettavo da tanto si è presentata e adesso dovrò fare una scelta.
Guardo il fiume di fronte a me e ascolto il canto melodioso degli uccelli mentre il sole mi riscalda il volto, chiudo gli occhi rimanendo così in attesa che arrivi Enea.
<<Ehi.>> La sua voce mi riporta al presente, ha il viso teso e un’espressione preoccupata, all’improvviso sento una lacrima solcarmi il viso, una lacrima che viene seguita da altre, copiose fino a bagnarmi il viso.
<<Perché piangi?>> Si siede al mio fianco sulla panca verde prato e mi asciuga il viso carezzandomi con i pollici.
<<Il capo vuole che mi trasferisca qui per sempre.>> Lo guardo negli occhi, lo sento tirare un respiro profondo, guardo il suo abito elegante e ancora non riesco a capire cosa lo spinge ad indossare quella fastidiosa cravatta che lui odia tanto.
<<E perché sei triste?>>
<<Nonostante sia il mio sogno, non riesco ad ignorare quello che m’implora il cuore.>>
<<Cosa ti dice il cuore?>> Continua a guardarmi negli occhi afferrandomi il viso con entrambe le mani, all’istante scoppio a piangere, non riesco a proferire parola.
<<Serena.>> Mi stringe in un abbraccio che desideravo da tempo. <<Non piangere, se avverare il tuo sogno vuol dire trasferirti qui per sempre, fallo.>> Mi scosta leggermente da lui, i nostri sguardi s’incrociano e io rimango ammaliata dal blu intenso dei suoi occhi. <<Non preoccuparti per me.>> Mi abbraccia nuovamente, poi mi dà un bacio sulla fronte e piega le labbra in un sorriso.
<<Il mio cuore dice di stare dove sta l’uomo che amo più della mia vita.>> Lo vedo fissarmi in silenzio, un silenzio che dura secondi o forse minuti, poi finalmente parla. <<Sai? Dalla prima volta che ti ho vista dopo l’incidente non ho fatto altro che pensarti e, credimi, ogni volta che ti vedevo speravo ti fermassi a parlare con me, ero convinto di averti visto da qualche parte poi Tom, prima della rivelazione sconcertante, mi disse chi tu fossi in realtà per me ma ricordavo solamente Adelaide, non so perché…>> Lo zittisco poggiando un dito contro le sue labbra.
<<È stata la causa della rottura del nostro rapporto.>> Sussurro con sdegno poi continuo a rammentargli chi sia veramente quella donna, gli racconto di quando m’iscrisse al corso di Yoga per aiutarmi a distrarmi, di quando Adelaide e i suoi seguaci aggredirono Tom e me, di quando mi scaraventò contro il muro dello studio di Tom ed infine del suo incidente e della perdita di memoria.
<<Mi dispiace tanto.>> Scuote la testa mortificato. <<Ti prego, da oggi in poi sarò la tua ancora, il tuo migliore amico, sarò il tuo consigliere e la tua roccia. Prometto di non farti mai più soffrire, hai sofferto abbastanza per causa mia e degli altri, meriti di vivere una vita piena di successi e felicità ed è per questo che adesso andrai da Pierre ed accetterai quel lavoro.>> Dice d’un fiato lasciandomi senza parole, riesco solamente a piegare le labbra in un sorriso, mi alzo in piedi iniziando a camminare ma prima di andare via mi volto a guardarlo. <<Il mio cuore ha deciso di andare ovunque tu andrai.>> Sussurro poi ritorno in hotel dove ad attendermi nel suo studio c’è l’uomo che ha deciso di dare una svolta alla mia carriera.
<<Allora? Che ha deciso?>> Mi guarda speranzoso.
<<Lei ha una moglie?>> Gli domando.
<<Si ma non capisco il nesso della domanda con una proposta di lavoro.>> Aggrotta la fronte confuso.
<<Lei accetterebbe una tale proposta se sua moglie si trovasse a migliaia di chilometri di distanza?>>
<<Io accetterei perché la persona da te amata si trasferisce qui per sostenerti e donarti tutto l’amore che meriti.>> Sussurra una voce maschile alle mie spalle, mi volto a guardare Enea, l’uomo più bello del pianeta Terra, con le mani in tasca ed un sorriso felice sulle labbra.
<<Dici sul serio?>> Chiedo incredula.
<<Mai stato così serio.>> Esclama.
<<Beh allora questo vuol dire che da questo momento lei sarà una stilista e da Lunedì potrà cominciare a lavorare qui. Ah, ho già parlato con Matías, gli ho spiegato la situazione ed è tutto sistemato.>> Dice entusiasta adesso il mio nuovo capo.

                                 ***

Alle otto circa di sera Pierre annuncia me e Claudia a tutto il personale come stiliste di alto livello presentandoci le nostre sarte e collaboratrici.
L’indomani insieme ad Enea facciamo ritorno nella villa dei miei genitori per informarli della situazione.
<<Papà, mamma devo dirvi una cosa importante.>> Guardo entrami seduti difronte a noi. <<Pierre, il mio nuovo capo mi ha proposto di trasferirmi a Parigi per iniziare la carriera di stilista nella sua casa di moda.>> Faccio una pausa e stringo la mano di Enea per darmi forza e sicurezza. <<Quindi dovrei trasferirmi. È una svolta importante per la mia carriera e quindi ho accettato ma potremo vederci ogni qualvolta lo vogliate. Mi ha detto che fin quando non trovo una casa mi ospiterà lui in hotel.>> Mi sembra di parlare con un muro, mio padre continua imperterrito a guardare in cagnesco Enea fino al punto di metterlo a disagio.
<<Quindi hai preso una decisione senza averci consultato, non contiamo niente per te? E poi lui che ci fa qui?>> Chiede mio padre con espressione seria, non l’ho mai visto così infuriato.
<<Papà non dire così, siete importanti per me, lo sapete ma si tratta del mio futuro ed è il mio sogno sin da piccola. Quanto a lui…>> Guardo Enea, gli avvolgo la vita con un braccio poi continuo a parlare.  <<Mi è stato vicino durante la scelta, è venuto a Parigi, abbiamo parlato e deciso di andare per gradi, verrà con me.>> Dico d’un fiato rassegnata al fatto che l’ultima frase non passerà inosservata ad entrambi i miei genitori.
<<Verrà con te?>> Ripete mio padre.
<<Si.>> Lo guardo seria in volto, voglio fargli capire che Enea è cambiato ed è ritornato l’uomo di un tempo, capace di amarmi e sostenermi.
<<Serena, questa è una decisione importante, non sai neanche se riuscirai ad ambientarti. Una decisione del genere non si prende su due piedi. >> Interviene preoccupata mia madre.
<<Non se ne parla.>> Mio padre scuote la testa. <<Lui non verrà con te a Parigi, ti ha fatto del male, ti ha fatta soffrire e non gli è importato niente.>> Si alza in piedi nervoso.
Afferro la mano di Enea cercando di rassicurarli. <<Non vi preoccupate per me, questi giorni li ho passati serenamente e poi Parigi è così accogliente.>> Esclamo tirando un respiro profondo: un futuro con Enea e un lavoro perfetto, non posso chiedere di meglio.
<<Va bene.>> Guarda me, poi Enea. <<Quanto a te, guai se la farai soffrire di nuovo. Mi ci vorrà un bel po’ per poter digerire che tu partirai con lei, quindi sta attento a come ti comporti.>> Gli punta il dito contro, poi ritorna a guardare me. <<Quando partirete?>> Domanda con tono rassegnato guardando entrambi.
<<Lunedì mattina alle sei, Pierre ha fatto i biglietti e prenotato l’hotel, tranquillo dormiremo in stanze separate. >> Lo informo con sarcasmo, guardo Enea e capisco che qualcosa non va, il suo umore è cambiato, si gratta in continuazione il braccio e la mano marchiata coperta da una fascia bianca per coprire la macchia, fa respiri profondi, digrigna i denti e i lineamenti del suo volto sono tesi. <<È stato un piacere rivedervi signori Smith.>> Li saluta prima di uscire di casa ma dai miei genitori nessuna risposta poi lo accompagno immediatamente nella sua auto, lo faccio accomodare sul sedile. <<Rimani con me.>> Sussurra con tono implorante afferrando il mio braccio.
<<Va bene.>> Gli rivolgo un sorriso. <<Scusa per quello che è appena successo con i miei genitori.>> Gli carezzo il polso.
<<Tranquilla, come dargli torto, tuo padre ha detto solamente la verità.>> Abbassa lo sguardo.
<<È storia passata, Enea.>> Afferro il suo mento con una mano per guardalo negli occhi. <<Mi fido di te e so che non mi farai più del male.>>
Scuote la testa. <<La mia malattia è imprevedibile, Serena, adesso che il liquido non fa più effetto non posso più gestirla come una volta, dovrò chiamare all’appello tutte le mie forze per combatterla quando il dolore ritorna ma posso ugualmente perdere le staffe e diventare aggressivo.>>
<<Mi fido di te.>> Ripeto. Non mi farà del male, è un uomo forte e sarà in grado di gestirla.
<<Hai visto il lato peggiore di me quando la malattia ha la meglio e sei finita per soffrire, non voglio più farti soffrire.>> Mi guarda con occhi sofferenti.
<<Hai cambiato idea?>> Sento il cuore salirmi in gola. <<Non vuoi più venire con me a Parigi?>> Una lacrima si fa strada lungo la guancia.
<<No.>> Afferra il mio viso con entrambe le mani. <<Certo che no, non ho affatto cambiato idea.>> Mi bacia la lacrima con fare dolce. <<Sto solo avvertendoti di quello che sono e sarò per il resto dei miei giorni.>>
<<Ed io sono sicura che non mi farai mai del male.>> Strofino il naso contro il suo poi sto con lui fin quando non si rimette in sesto.



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