16 Novembre 2006, ore 23
«Sono stati fantastici, davvero sublimi» disse Claire mentre si univa ad applaudire la fine della commedia shakespiriana. Lo spettacolo lo avevo trovato interessante, nonostante gli sguardi incessanti di Lisandro. Ancora non riuscivo a capacitarmene della sua insistenza e Colin, che aveva difficoltà a farsi gli affari suoi, continuava a scrutarmi in cerca di risposte. Come potevo rispondergli, se ero il primo a non sapere cosa stesse succedendo? Che non potevo spiegare quegli sguardi ammiccanti che mi riservava quel ragazzo sconosciuto?
«Ritorniamo al dormitorio?» domandai alzandomi per farlo distrarre da quella sua dannata curiosità.
«No perché dobbiamo tornare? Gli altri andranno al pub.. oggi è venerdì e questo vuol dire»
«Birra a volontà» terminò Claire per lui. Accettai solo per cortesia perché quella sera aveva esaurito ogni briciolo di speranza per divertermi.
Mi voltai verso il palcoscenico per vedere se l'espressione di Lisandro mi stesse ancora assaggiando. Per mia fortuna il grigio dei suoi occhi non c'era. Strano, pensai e stringendomi la pancia. Perché lo stomaco doveva farmi male? Ma soprattutto perché ci stavo rimanendo male per non averlo trovato ad osservarmi?
«Ehy Arm che cosa prendi?»
Non mi ero accorto che eravamo arrivati al pub The Rubbit. Ero troppo assorto nei miei pensieri e nelle mie domande.
«Una Tennent's» gli diedi una banconota da dieci dollari e aggiunsi- «pago io il primo giro»
Se dovevo farmi amici questo sarebbe stato solo l'inizio.
Gli altri ragazzi mi sorrisero entusiasti per la mia offerta e presero così le loro birre. Ci accomodammo ad un tavolo ovale grande dato che eravamo all'incirca una ventina. Riconobbi le due attrici che avevano preso parte alla commedia. La mora mi stava sorridendo e anch'io non potevo farne a meno. Mi avvicinai verso di lei per trovare un appiglio di un discorso e magari chissà rimorchiarla anche.
«Ehy sei stata fantastica» dissi mentendo. Non sapevo nemmeno chi fosse. Lo spettacolo lo avevo completamente perso per colpa di due occhi grigi.
«Grazie. Come ti chiami?» mi chiese con la sua voce stridula.
«Armand ma puoi chiamarmi...»
«Armie» disse qualcuno alle mie spalle. No non poteva essere lui. Non poteva avermi seguito anche li.
Sapevo già a chi appartenesse quella tonalità bassa e seducente.
«Vi conoscete?» domandò la ragazza mora.
«No» risposi sbrigativo. Mi alzai e senza guardarlo dritto in viso, lo scansai e me ne tornai vicino Colin.
Fine della serata, pensai acidamente. Di tanti posti, proprio quel pub doveva scegliere?
Buttai giù senza fiato la terza bottiglia di birra e finito, rubai quella di Col.
«oh oh vacci piano amico. Non mi va di trascinarti dopo.» disse.
«Sta zitto.» gli risposi. Mi alzai di nuovo e questa volta uscii dal pub per assaporarmi la dolce notte novembrina della California. Inspirai a lungo l'aria fredda ma l?effetto non era quello che speravo. Non ero riuscito a smettere di pensare alla sua presenza.
Camminai per un po' di metri e mi abbandonai su un marciapiede. Nemmeno l'alcool riusciva nel suo intento.
«Non ti stai divertendo dentro?» domandò qualcuno alle mie spalle. Il tempo necessario per voltarmi e il mio cuore sembrò congelarsi nel petto. Ero uscito all'aperto per sfuggire ad eventuali sue occhiate fugaci e invece eccoli lì in piedi con un giubbotto di pelle, camicia e jeans strappati, a suo agio nello scrutarmi sorridendo.Perché doveva trasmettermi quella strana sensazione.
«Perché mi stai seguendo?» gli chiesi alterato e stufo del suo comportamento da stalker e della sua ostinazione.
«Tecnicamente, ti sei unito tu alla nostra serata» ricambiò sorridendomi più forte di prima. La sua serata? Quindi quella combriccola di ragazzi erano i suoi amici? Se così fosse, allora aveva ragione nel dire che ero stato io ad aver acconsentito nell'uscire quella stupida sera. Se solo avessi saputo che anche lui sarebbe stato uno di loro, sarei rimasto volentieri a traduttore le pallose versioni di greco antico. Meglio Eraclito che la costante mania d'osservarmi.
«Tranquillo non ci sarei venuto se sapevo che anche tu saresti stato qui.»
Si divertiva molto nel vedermi così infuriato.
«Te l'ha mai detto nessuno, che quando ti arrabbi sei molto sexy?»
Diceva sul serio? O stavo impazzendo io? Perché la sua voce era così seducente da farmi rabbrividire?
«Che cosa stai dicendo?» gli tuonai contro. Non potevo permettermi di cadere in quella strana e piacevole sensazione evocata dal suo grigio penetrante. Non poteva nemmeno mettermi in soggezione in quella maniera. Chi si credeva di essere? Il suo tentativo di approcciarsi con me, mi era sembrato un tantino più che amichevole. Era come se ci stesse provando. E forse dopotutto, era proprio quello il suo intento dato che si apprestò ad avvicinarsi sempre di più.
«Forse siamo partiti con il piede sbagliato, Armie.»
Gli bloccai la mano giusto il tempo che mi toccasse.
«Non ti devi azzardare a toccarmi»
Lo presi per il colletto della camicia, costringendolo a guardarmi dritto negli occhi.
«Io non so quale siano le tue intenzioni e né tantomeno il motivo, ma di una cosa ne sono certo: non mi devi più puntare di dosso i tuoi fottuti occhi e né che ti rivolga a me, come se ci conoscessimo da tanto tempo. Io non sono tuo amico o una preda da portati a letto. Non mi piaci.»
Non si mosse di una virgola. Anziché difendersi dalla mia stretta, sorrise.
«Smettila di ridere.Ti sembra divertente? Hai capito cosa ti ho appena detto» gli chiesi scuotendolo vigorosamente. Lo sbattei con forza al muro esterno deo pub.
«Mi diverti Armie. Sto solo cercando di conoscerti. Sei così interessante» fu la sua unica risposta.
Sentii la sua mano posizionarsi sulle mie e a sua volta allentare la presa sul colletto. I soliti brividi dovuti al suo tocco leggero, si sparserso su tutta la mia pelle. Come mai riusciva a piacermi quando mi toccava? Era giusto che sentivo quelle emozioni? Allentai del tutto la presa e fissammo per un lungo momento. La rabbia che avevo provato fin poco prima, sembrò ora dissiparsi e scomparire come la nebbia. Era talmente vicino al mio viso, da poter sentire il calore del suo alito sulle mie guance. Lo lasciai toccarmi il mento con le sue dita dritte e affusolate.
«Cosa cerchi di fare?» domandai ansimando.
«Quello che volevo fare dal primo momento che ti ho visto nel bagno.»
Ti prego fermati in tempo. Non provarci, pensai mentalmente.
Non riuscivo ad emettere nessun suono per quanto fossi totalmente rapito dalle sue labbra sottili e rugose.
Dove mi stava conducendo la strana sensazione? Non mi piaceva per niente perdermi per in quella via che già conoscevo. Eppure, il mio istinto volevo qualcos'altro. Desiderava solo che le sue bocca e le sue labbra si appoggiassero sulle mie.
Provai a reagire allontanandomi dal suo petto, ma fu invano, poiché mi cinse le braccia attorno ai fianchi per attrarmi sempre più verso sé stesso.
«Ti prego non farmi questo.» dissi al ragazzo.
Le sue labbra si fecero più vicine alle mie. Sentivo la loro rugosità a contatto con le mie lisci.
«Lasciati andare. Sarà fantastico».
Potevo seguire il suo consiglio e lasciarmi trascinare da suo magnetismo?
«Ehy Clarke... ti stiamo aspettando dentro.» disse la ragazza che aveva interpretato la parte della giovane Elena.
«Ops scusami. Non sapevo che ti stavi divertendo.» aggiunse in fine.
Approfittai della sua distrazione e ringraziai il.cielo per aver fatto si che la ragazza si intromise tra di noi. Presi coraggio e mi scansai definitivamente.
«La prossima volta che ci riprovi, non mi tratterrò solo a questo» gli dissi sferrando un calcio in mezzo al suo tesoro.
Non volevo tornare al pub, tanto oramai la serata era bella che andata. Decisi così di tornare per conto mio al campus di Lettere e Filosofia, accompagnato tuttavia dalla solenne nuova sensazione di fastidio misto a piacere.
Mi promisi che sarebbe stata l'ultima volta a lasciarmi andare in quella maniera. Che cosa cavolo mi aveva preso ? Perché era stato così facile abbindolarmi dalla sua sfacciataggine di flirtare con me? Perché era stato così difficile nell'opporsi al richiamo della sua bocca?
Se non ci fosse stata la ragazza ad interroperci, chissà fin dove mi sarei spinto?
Tra tutte le domande che mi ero posto, quest'ultima era l'unica per la quale sapevo darmi una risposta. Se non fosse arrivata la biondina, non mi sarei mai e poi mai opposto facilmente ai suoi occhi grigio cenere e al forte magnetismo che piano piano mi strava attraendo come due calamite di poli divergenti.
Io ero il positivo lui invece era il negativo. Più saremmo andati avanti in quella maniera e più il lato negativo avrebbe senz'altro vinto la forza elettrostatica che iniziava galleggiare attorno a noi.
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Tu sei il mio Oliver e io sarò il tuo Elio - La Scelta Di Continuare
Fanfiction«Io senza di te non saprei dove andare, né cosa significhi vivere se non ho te al mio fianco.. Tu sei il mio Oliver, Armie.... Ti prego amore mio ricordati chi eravamo e non lasciarmi affrontare questo abisso da solo.... Torna da me.» Le lacrime, il...