12. Perfetto sconosciuto.

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Sorse mi aveva obbligato, contro la mia volontà di non rimanere a casa da solo perché altrimenti sarei sprofondato di nuovo nel baratro della desolazione. Erano passati quattro giorni da quando avevo dato, per così dire, l'ultimatum ad Armie.
Scegli bene ed io resto, scegli la solita strada ed io mi metterò da parte.
A pensarci ora avevo davvero esagerato. Le sue lacrime, i suoi singhiozzi mi stavano uccidendo attraverso i ricordi. Non avevo modo di oppormi alla sua testardaggine se non questo. 
Secondo Sorse, una serata tra amici di sua vecchia data, mi avrebbe rissolevato il morale e distolto l'attenzione da Armie.
«Lui è in ospedale. Come posso divertirmi?»
«Timmy santissimo cielo, una chiaccherata con nuovi amici non rovinerà il vostro rapporto.»
«Ok. Ma non trovo l'utilità.»
«L'utilità è distrarti dall'inevitabile scelta.»
Aveva colto nel segno. La scelta. Scegliere per il nostro futuro. Che casino, pensai.
« Va bene. Andiamo»
Sorrise contenta e con la gioia che sprizzava da tutti i pori, raggiungemmo il suo gruppetto di amici al Molly Pub. Li trovammo attorno ad un tavolo da cinque. Ci stavano tre ragazze e due ragazzi.
«Ehy ciao Sor» disse la biondina vedendoci arrivare. La mora al suo fianco si alzò e l'abbracciò forte dicendole che le era mancata la sua presenza. Finito di salutarsi tutti, mi presentò ai suoi amici.
«Piacere» dissi all'unisono. Il ragazzo alto, moro e palestrato mi osservò.
«Lui è Nyle. Il proprietario del bar.»
«Ciao.» gli dissi.
Mi strinse la mano per ricambiare il saluto e poi rivolgendosi al gruppo disse:- porto delle birre.
«Ehm se non ti spiace io mi limito ad una bottiglia d'acqua.»
L'acool proprio no, pensai mentre osservavo Nyle ridere sotto i baffi.
«Beh vieni a prenderla al bancone.» mi disse toccandomi una spalla e indirizzandomi verso la direzione opposta del tavolo.
Guardai Sorse e lei mi incitò sorridendomi. Dunque il piano era far si che trovassi altri amici mentre la mia unica ragione di vita era in un letto d'ospedale a prendere ancora una decisione. Era giusto che uscissi per cercare nuove conoscenze? Per la mia migliore amica era più che comprensibile. Lui sceglie e tu ti calmi, mi aveva detto il giorno stesso della mia fatidica visita nella stanza in cui era ricoverato Armie.
Decisi di fidarmi delle sue parole e così mi allontanai dal tavolo per seguire il ragazzo moro nonché il barista.
Mi accomodai su uno sgabello e mi limitai ad osservare Nyle nel suo ambiente senza però con un minimo di interesse. La mia mente era troppo impegnata a sapere cosa avesse scelto. Da lui dipendeva il nostro noi.
Da me invece non dipendeva nulla.
Deviai i pensieri una volta per tutte per tornare ad ammirare in segreto il sedere di Nyle.

*************

«Posso offrirti qualcosa che non sia acqua minerale ?» mi chiese posando lo strofinaccio sulla spalla sinistra.
«No grazie. Sono apposto così.»
«Sicuro? Un succo di frutta?»
Feci di no con la testa e rassegnato mi consegnò la bottiglia. Lo ringraziai e pagai l'acqua.
«Offre la casa.»Mi alzai dallo sgabello su cui sedevo ma l'amico di Sorse, mi implorò di rimanere.
«Come minimo anziché ringraziarmi, potresti parlare un po' con me.» disse facendo gli occhi dolci.
Ci stava provando?
«Sono fidanzato.» gli dissi facendogli capire che ogni sua minima possibilità di flirtare era al di sotto dello zero. Tuttavia dovevo ammettere, che se non fosse stato per Armie e per la nostra relazione, non gli avrei detto di no ad un drink, né alle sue occhiate di un intenso blu. A differenza di Armie, Nyle aveva due occhi blu cobalto. Mi ricordavano molto la lucentezza del mare al primo mattino. Era carino, per non parlare del petto e dei bicipiti scolpiti. Sicuramente dedicava come minimo quattro o cinque giorni su sette ad allenarsi per perfezionare il suo fisico, e renderlo in tal modo, unico, perfetto e tonico. E poi c'era quel tocco in più che lo rendeva ancora dannatamente più sexy e arrapante: i peli del petto. Si accorse che gli stavo osservando la  leggera peluria che fuoriusciva dalla canotta aderente nera.
Sorrise sotto i baffi e stranamente mi ritrovai anch'io a ridere perché era la prima volta, al di fuori di Armie e della sua sfera, che osservavo un altro uomo. L'unica cosa che li accumunava era per l'appunto l'oceano azzurro dei loro occhi.  Quello di Armie ricordava il tramonto mentre  quello di Nyle   richiamava l'alba. Amavo questa piccola differenza perché rendeva il mio ragazzo ancora più autentico e più speciale. Nessuno poteva eguagliarlo o semplicemente copiarne una parte, era impossibile. Armie era unico nel suo genere. Tuttavia anche Nyle non era niente male.
«Timmy giusto?» mi chiese sporgendosi di più dal bancone. Ok, forse la situazione stava un pochino diventando strana, perché d'un tratto mi ritrovai ad assecondare i suoi ammiccanti modi di parlare  e di cercare un appiglio per conversare. Mi piaceva parlare con lui, mi metteva a mio agio.
«Certainement.»
«Bien. Parles-tu en français?» chiese con una perfetta pronuncia.
«Si» gli risposi in americano.
«Come mai conosci la lingua francese?» gli chiesi cercando di ricordare il suo cognome.
Un'altra differenza era che Nyle era un pochino più sicuro di sé stesso e ciò mi creava  un po' disagio. Lo capii anche dal modo con cui restava ritto con la schiena perfettamente allineata con le sue spalle ben sviluppate. Il mio uomo invece? Beh Armie era Armie. Forse leggermente timido quanto me.
«Dove l'hai lasciato il tuo boy? Perché non lo vedo qui in giro?» chiese enfatizzando sull'ultima parola e guardando in giro come uno scemo. Si era perfettamente a suo agio nel mettere le persone in imbarazzo. Decisi di rendergli difficile anche a lui la mia presenza. Mi avvicinai di più finché le nostre facce quasi non si toccassero. Restai comunque lontano a sufficienza per non dargli pretese buone per cogliere al volo il suo obiettivo. Decisi di mentire, dato che non mi andava di parlare di tutta la storia addietro la mia relazione. L'uscita di quella sera non aveva lo scopo di distrarmi e rendere meno stressante l'attesa della scelta?
«Il mio ragazzo è a casa.»
«Strano che non ha accompagnato un ragazzo come te.»
La sua curiosità di certo non mancava di maleducazione dato che non voleva fermarsi a quelle due semplici parole.
«Strana è questa conversazione.»
«Nah.» disse ridendo.
Sorrisi anch'io. Distanziai ancora di più i pochi centimetri che mi separavano dal volto di Nyle, dalle guancie rosse e calde e dalla barba folta. Passai al contrattacco, in quanto anch'io dopotutto ero curioso di lui.
«Tu invece?» gli chiesi senza far trapelare il genere. La sua risposta mi spiazzò.
«Qualche volta.»
Che razza di risposta era? Iniziai a ridere come un matto.
«Che ridi?» disse mordicchiandosi le dita.
«Niente.»
Era meglio che raggiungevo Sorse al tavolo dove era riunita con i suoi amici. Questa volta non mi bloccò il braccio anzi tornò a prendere ordinazioni ai clienti appena entrati nel Pub. Ci guardammo e inevitabilmente ci trovammo a sorridere di nuovo.
Mi sedei accanto alla mia migliore amica mentre era intenta a discutere degli ultimi avvenimenti. Ovviamente non poteva mancare il mio nome. Mi intromisi nel discorso per frenare in anticipo qualsiasi notizia che potesse far capire la mia relazione con Armie. Per mia fortuna il nocciolo del discorso era la mia fuga di casa correlata tuttavia alla poca tollerabilità della mia sessualità. Semplice, esaustivo ma ancora mi creava fitte di dolore. Odiavo parlare della mia famiglia, perché ormai l'avevo persa per sempre. Mia sorella mi aveva tradito pugnalandomi, per così dire alle spalle, mia madre mi aveva cacciato di casa e mio padre. Lasciamo perdere; lui tra tutti loro, era il primo al quale non volevo pensare e nemmeno pronunciare il nome. Che senso aveva allora parlarne?
«Comunque non è il fatto di ripudiare la scelta della sessualità. Ormai siamo nel duemila e certe cose proprio dovrebbero superato.»
«Certo come no Camille. Se fossero superate, Timmy non si troverebbe a vivere a casa mia.» disse Saiorse controbattendo la tesi dell'amica.
«Già. Ma non hai avuto modo di riallacciare che né so, un rapporto con un tuo familiare?» mi chiese osservandomi dritta negli occhi.
«No.» risposi secco.
Guardai Sorse per dirgli che la serata doveva essere divertente. Capì al volo e di conseguenza cambiò discorso.
Ci trovammo a parlare di mestieri, case in affitto, appuntamenti  mancati e infinite domande sulla mia carriera. Dovetti limitare le risposte perché conoscendomi avrei potuto tralasciare involontariamente qualche notizia.
«Oh finalmente Nyle. Pensavamo che non ti staccassi più dal bancone per venire a trovare i tuoi vecchi amici.» disse Susan dandogli una sculacciata sul sedere. Piuttosto insolito e intimo, direi. Una delle conquiste che rientravano nel  contesto di" Qualche volta"? Si sedette vicino all'unico maschio che ancora non conoscevo il nome.
«Se noti il bar è letteralmente stracolmo di persone. Pullula come un alveare» rispose con la stessa calma e tonalità calda che avevo usato pochi minuti prima con me.
Mi guardò ed io lo riguardai. Niente parole solo i suoi sguardi d'oceano.
Non so per quale motivo i suoi occhi evocavano quasi lo stesso formicolio che produceva le occhiate di Armie.
«Sorse che ne dici se torniamo? Domani ho da fare..» le dissi sottovoce cercando un via di fuga.
« Ma siamo appena arrivati- guardò l'orologio e si corresse subito- ok hai ragione, però dai è da tanto che non vedo Susan, Camille, Max e Nyle.»
«Ma domani dovrei svegliarmi presto sai com'è» le dissi alzando un sopracciglio.
« Va bene. Andiamo» rispose rassegnata.
«Dove vai Sor?»
«Accompagno Timmy a casa e torno subito.»
«No già te ne vai?»
Annui con la testa e sbadigliai per gioco. Nyle si alzò e automaticamente , dopo essersi sfilato il grembiule, si propose lui di accompagnarmi a casa.
No no no, pensai.
«Non ti preoccupare è vicino e poi devi lavorare qui.»
«Nah. Per pochi minuti Carl riuscirà a cavarsela da solo e poi non mi crea disturbo.»

Ma a me sì pensai senza dirglielo

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Ma a me sì pensai senza dirglielo. Non volevo condividere l'abitacolo assieme a Nyle perché non sapevo qual'erano i suoi intenti. E nemmeno sapevo i miei, dovetti aggiungere.
«Va ben grazie. Tim ci vediamo domani.» mi baciò sulla guancia e tornò a sedersi al posto di prima.
Fantastico, e ora che cavolo mi sarei inventato?
Lo segueii uscendo dal pub e in silenzio procedemmo verso una stradina buia dov'era parcheggiato il suo pick-up. Mi aprì lo sportello del passeggero.
«Fai sul serio?» gli chiesi spanzientito.
Non aveva capito che ero fidanzato? Avevo sbagliato in qualcosa?
«Certo. Si chiama gentilezza.» aveva una risposta per tutto. Salii senza rispondere e mi allacciai la cintura. Partì al volo. Anche a lui piaceva correre. Ma a nessuno interessa più il rispetto del codice stradale? Ovviamente no.
«Che c'è ti da fastidio che corro?» mi chiese facendomi il solletico sotto il braccio alzato.
«Direi di si» dissi staccandomi dal suo tocco.
«Ora va bene?» decellerò fino a portare la velocità dai 150 agli 80 km/h.
«Ma ti diverti mai con il tuo ragazzo?» chiese schietto e senza scrupoli
«Qualche volta.» risposi facendo eco alle sue parole. Se ne accorse dato che ammiccò ad un sorriso.
I restanti minuti di macchina trascorsero in pieno silenzio e ringrazio dio che non aveva tirato fuori altre domande intime. Sapevo che non sarei stato zitto se mi avesse chiesto altre cose. Non riuscivo ad oppormi alla sua schietta curiosità. Era normale? Lo conoscevo solo da poche ore.
Arrivammo all'appartamento al centro di LA in poco tempo. Si affiancò ad una berlina grigia scuro e spense il motore.
«Dunque eccoci qui.»
«Dunque ciao.» gli dissi.
Scoppiò in una risata clamorosa e questa volta fui io a trovarmi a chiedere il motivo dietro quel sorriso.
«Niente.» rispose prendendomi in giro.
« Allora Ciao.» scesi dalla macchina e mi avvii all'appartamento. Sentii uno sportellone chiudersi e qualcuno correre fino a raggiungere il mio fianco.
«Aspetta.» disse Nyle invitandomi a girarmi.
Quel gesto era troppo. Non poteva permettersi troppa confidenza anche se le nostre risate e gli sguardi era complici. No non poteva.
«Senti Nyle il mio ragazzo è su che mi aspetta - iniziai a dire sentendo già il senso di colpa salirmi su per la gola. Lo stavo tradendo anche solamente consentendo a questo ragazzo strano, affascinante e muscoloso di parlare con me.
« Ti andrebbe di venire a giocare una partita di pallavolo in questi giorni?»
«Cosa?»
«Pallavolo. Sai quello sport in cui si lancia la palla in aria e si...»
«Conosco il gioco. Vorrei sapere perché mi hai invitato?»
«Perché mi andava.»
Mi porse il biglietto del bar con il suo numero sopra, e senza darmi il tempo controbattere, tornò a passo svelto nel pick-up. Accese il motore, ma prima di sgommar via, abbassò ik finestrino e disse:- Salutami il tuo boy.
Rimasi sconcertato e impalato al marciapiede per diversi minuti. Lo guardai andare via con lo stesso sorriso malizioso di prima. Che serata strana, troppo strana.
Rincasai e mi tolsi le scarpe. Kelly, il pastore tedesco di Sors mi saltò addosso per farmi le feste. Gli feci qualche grattino dietro le orecchie e poi mi lasciai sprofondare sul divano.
La serata non aveva fruito il suo effetto. Ancora avevo l'ansia per ciò che avrebbe scelto Armie. Mi sentivo strano per diversi motivi. In primis perché non avendo ricevuto risposta, sentivo che stava prendendo tempo. E secondo, il formicolio alla base dello stomaco non doveva esserci. Il mio Armie poteva indurlo non il perfetto sconosciuto.
Il telefono vibrò per l'arrivo di una notifica. Lo presi tra le mani che tremavano dopo aver letto il suo nome e con calma e un respiro profondo passai all'unica parola scritta in maiuscolo di quel messaggio breve ma completamente esaustivo.
       Da:Armie
       A:Me
       R E S T A.

Tu sei il mio Oliver e io sarò il tuo Elio - La Scelta Di ContinuareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora