Le effusioni selvagge e romantiche scambiateci erano finite da un pezzo e con esse un senso di pace. Timmy si era alzato e solo dopo essersi vestito nuovamente, era uscito dalla nostra stanza per prepararsi ad aiutarmi a fare il bagno. Il piccolo spazio di tempo che si era creato, non era altro che un ulteriore insieme di minuti concessomi a sua insaputa. Altri minuti in più per trovare almeno una possibile e plausibile spiegazione a quello che sarebbero successo da lì a poco, se solo gli avessi detto la verità dietro al mio turbamento. Restare inoltre fermo ad aspettare che piovessero dal cielo le soluzioni ai miei problemi, era piuttosto ridicolo e una inutile perdita di tempo.Tuttavia, anche patteggiare con il passare dei secondi, non aveva più senso dato che avevo accettato (anche se pur sempre contrario) all'inevitabile idea della fisioterapia. Il mio buon manipolatore era riuscito a estorcermi la risposta con dell'ottimo sesso. Aveva funzionato, pensai. Ma si era dimostrato comunque una lama a doppio taglio. Da un lato il piacere dei nostri corpi di nuovo uniti tra loro per consumare l'elettricità fisica accumulatasi durante la mia assenza. Dall'altro invece, mi aveva condotto in una strada a senso unico e priva di uscite. Avrei dovuto presidiare a delle sedute riabilitatorie. Di per sé non mi spaventava ad eseguire ginnastica riabilitativa. Ciò che mi causava ansia rabbia e molto paura, era colui che mi avrebbe aiutato a riprendere a camminare. Colui che mi conosceva bene. Quanto tempo era passato da quando ero fuggito dal college? Quanti anni erano trascorsi dall'ultima volta che mi ero perso nel grigio magnetizzante di quel ragazzo, che negli anni passati, mi faceva torcere lo stomaco solo a guardarlo? Forse dieci o dodici anni? A prescindere dagli anni trascorsi e dal tempo, che continuava a farsi beffe di me, non volevo in nessun modo chiamarlo. Non volevo risentire la sua voce rauca che un tempo mi eccitava, che mi aveva fatto uscire allo scoperto, che aveva aperto le porte ad una verità da sempre trascurata e abbissata nel profondo e che solo con Tim, avevo finalmente accettato. Chiamare il fisioterapista significava molte cose. In primis voleva dire, rievocare il giorno più brutto della mia vita, il giorno in cui lui si era mostrato al quanto diverso da come me lo ero immaginato, un ragazzo, che mi fece perdere la testa per poi condannarmi a mesi e mesi di vergogna. Dopo quel giorno, cioè dalla fuga alla California University, Armie era cambiato, o almeno ci avevo provato. Avevo sposato Beth per dimostrare che quel ragazzo si sbagliava di grosso sul mio conto, sulla mia vita e sul mio essere. Poi però Tim, aveva premuto il tasto re-wind della mia vita, riportandomi esattamente al giorno in cui Clarke mi aveva mostrato la facilità ad essere se stessi. La differenza? La differenza era che il mio piccolo ragazzo, nonostante le mille difficoltà della mia vita, aveva accettato fin da subito il mio problema: lasciarsi andare. Per questo lo reputavo diverso Timmy. Quando avevamo iniziato a frequentarci, quando lui mi aveva baciato nella stanza 234 a New York, la parte che credevo fosse scomparsa, era tornata più vincente degli anni trascorsi al college e Tim l'aveva saputa guidare dolcemente senza fretta. Aveva inoltre condotto me nella vastità dell'oceano del nostro amore, sorprendendomi di quanti fosse facile ricambiare quel sentimento. Ecco ciò che differenziava lui con Clarke. Timmy non aveva avuto fretta, anzi mi aveva aiutato a capire che dopotutto essere se stessi non era per niente male. Clarke, a differenza sua, si era mostrato duro e irrispettoso nei miei confronti. Lui sarebbe rimasto un esperimento finito male per entrambi. In secondo, se mi fossi trovato vicino, come avrei saputo nascondere il turbamento che avrebbe evocato la sua presenza? Potevo benissimo negare di non conoscerlo, ma chi mi avrebbe garantito che Clarke non avrebbe fatto il contrario? Che dovevo fare?
Ripensai momentaneamente al sesso mattutino, alla sua bocca che me lo leccava avidamente e con passione, ai suoi gemiti mentre ripetevo il suo stesso gioco, al sue seme caldo nella mia gola. A cosa era servito tutto ciò, se la preoccupazione che mi divorava da dentro, era più affamata che mai e pronta a lasciarmi esamine?
Mi alzai piano piano dal letto e restai qualche secondo seduto per diminuire il giramento di testa. Sapevo che non era il cambiamento di pressione dovuta alla posizione supina, il motivo era ben altro. Una fottuta telefonata mi stava deprivando dell'unica parte ragionevole che avevo. Bastava un nome, il suo nome a farmi ripiombare nello stesso posto che avevo con difficoltà superato. Il ricordo dell'ultimo giorno all'università era più vivo che negli anni passati a cacciarlo via.
«Arm, sono pronto» disse Tim, chiamandomi dal bagno. Scossi la testa per cacciar via l'ultimo barlume del ricordo. Mi alzai con fatica ma restai comunque in piedi per diversi secondi. Sentivo che le gambe stavano riacquistando la flessibilità di sempre eppure, ero ancora lontano anni luce nella completa mobilità. Dovevo per forza sottopormi alla straziante fisioterapia.
«Ehy ti sto chiamando da tanto»
Timmy fece capolino dalla porta e sorrise. Ricambiai la sua solarità e mi diressi verso la porta spostando le ruote.
«Aspetta ti aiuto.»
Mi guidò verso il bagno con facilità il problema però fu proprio la cabina della doccia. La sedia non entrava, pensai.
«Tim non importa. Mi laverò a pezzi.»
«No, invece.» Quando Timmy si imputava su qualcosa era impossibile distoglierlo dal suo obiettivo e farlo ragionare.
«Va bene» risposi.
Mi fissò a lungo, si sedette al bordo della water e alzò un sopracciglio.
«Vuoi dirmi che hai?»
Testardo quanto dannatamente curioso. La sua curiosità a volte era benevola ma in questo caso poteva solo che far danni. Non ero stato sincero quando gli dissi che lui era stato il primo con cui ero stato, il primo con cui avevo sperimentato il desiderio. Timmy non sapeva affatto che durante il periodo universitario avevo trovato curioso lo sguardo di uno sconosciuto. Lo sconosciuto che alla fine si era rilevato essere uno studente del terzo anno di recitazione, aveva accidentalmente risvegliato un altro me, un altro io più volte respinto. Come avrebbe reagito se gli avessi raccontato che il fisioterapista consigliatoci dal dottor Chang, non era altro quel famoso, seducente e affascinante studente di recitazione? Se avesse conosciuto la mia storia con Clarke, Timmy si sarebbe ricreduto. Era meglio restare zitto e fingere che tutto fosse esattamente come sempre.
«Mi da fastidio vederti così. Sai che peso troppo.»
«Non è vero. Ok forse un pochino. Ma per te farei tutto.»
Gli accarezzai il volto. Se solo sapessi cosa mi turba, scapperesti Timmy. Mi lasceresti e forse lo capirei. Capirei che l'uomo di fronte a te, l'uomo di cui ti sei innamorato fin dal primo giorno a Crema e con il quale hai fatto l'amore, ti ha mentito e che è solo un mediocre umano, forse addirittura una nullità. Ti ho nascosto delle cose della mia vita che non pensavo mai si facessero vive proprio in questi giorni. Non sei stato tu a farmi scoprire la mia sessualità, il vero me. La colpa del mio cambiamento è stato Clarke.
Gli avrei voluto dire tutto quanto e invece mi limitai a baciarlo e ritrovare questa volta me stesso ad assecondarlo ed aggirarlo come non avevo mai osato fare prima d'ora. Timmy non deve sapere e non saprà mai.
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Tu sei il mio Oliver e io sarò il tuo Elio - La Scelta Di Continuare
Fanfiction«Io senza di te non saprei dove andare, né cosa significhi vivere se non ho te al mio fianco.. Tu sei il mio Oliver, Armie.... Ti prego amore mio ricordati chi eravamo e non lasciarmi affrontare questo abisso da solo.... Torna da me.» Le lacrime, il...