Capitolo 1

7.7K 301 11
                                    

"-Amore, entriamo in quel negozio, per favore?- la ragazza sorrise per convincerlo.

-Mmh... Ok, ma non metterci troppo dentro, lo sai che mi annoio.- le rispose lui, ricevendo un tenero bacio sulla guancia come ringraziamento.

-Grazie, grazie, grazie! Sei il ragazzo migliore del mondo, l'ho sempre detto!- poi lo prese per mano ed entrarono.

Da quel momento le mie orecchie non riuscirono più a captare la loro conversazione, ma era l'ennesima volta che quel giorno ascoltavo parole del genere. Era del tutto comprensibile: il 30 Novembre le persone iniziavano già ad acquistare i primi regali di Natale, così come ogni coppietta. E io? Beh, io me ne stavo seduta con la schiena contro la parete a vetri, proprio di fronte ad uno dei tanti bar che riempivano il centro commerciale di Londra, con la mia amata chitarra beige stretta al petto. Strimpellavo tutte le melodie che mi venivano in mente, cercavo quella da suonare all'infinito, quella da modificare di tanto in tanto fino a trovare la propria colonna sonora, quella da suonare nel caso qualcuno mi chiedesse di raccontargli la mia vita, che dicesse "Ehi, sono Emma!". Quella perfetta, insomma.

Persone di tutte le età mi passavano davanti, dapprima con sguardo interessato, poi intenerito. Pensavano che fossi una mendicante, come dargli torto? Indossavo dei vecchi jeans larghi e una felpona grigia, con il cappuccio calato sulla testa piegata sulla chitarra. Ma di certo i soldi non mi mancavano. Non era quel tipo di mancanza a procurarmi quella sensazione di vuoto allo stomaco. Avevo bisogno di affetto, di interessamento nei miei confronti, di coccole e di un bacio sotto il vischio. Ma non uno qualunque, quel bacio. Quello che mi era stato negato per colpa di un autista distratto, che si era portato via in un attimo tutta la mia felicità.

Non mi ero nemmeno accorta di aver iniziato a suonare un motivetto natalizio e triste, molto triste. Però mi piaceva, mi dava una certa carica.

Impugnai meglio il manico della chitarra e feci scorrere velocemente le dita da una corda all'altra. Poi alzai distrattamente i miei occhi verdi per guardare ciò che avevo intorno, poiché quando suonavo perdevo la cognizione della realtà.

Notai che un gruppetto di persone si era radunato intorno a me. Ma l'attenzione non era rivolta a me, bensì alla melodia che i miei ricordi mi avevano spinta a suonare. Percepivo dai loro occhi che stavano aspettando una svolta nella canzone, volevano che diventasse più allegra. Come se in qualsiasi cosa dovesse essere necessariamente presente il lieto fine. Io sapevo che non era così. La vita non è tutta rose e fiori e io non avrei illuso nessuno.

Terminai con l'ultimo accordo che venne accolto con una nota di delusione nelle espressioni di quelle persone e in fondo le capivo: qualche anno fa, quando leggevo in un libro la morte di qualche personaggio a cui mi ero affezionata, ci rimanevo malissimo, con una voglia incredibile di contattare la casa editrice e minacciare chiunque pur di far ristampare il libro secondo i miei desideri.

La massa di gente si allontanò piano piano prendendosela con comodo, cosa che mi innervosì parecchio. Tornai a fissare le corde della mia fidata chitarra, quando qualcuno mi lasciò una banconota da cinque  accanto al ginocchio. Ripresi a pizzicare le corde e senza alzare lo sguardo parlai -Non voglio soldi.

-Ah, no?- mi chiese una voce maschile e dal tono di voce intuii che stesse sorridendo. Scossi la testa in risposta e lui continuò -Beh, pensavo di sì. Allora me li riprendo.- ero sicura che lui si aspettasse che gli dicessi di lasciarmeli, ma non l'avrei mai fatto: veramente non avevo bisogno di soldi e non avrei mai ingannato in questo modo le persone.

Non si decideva a prenderli, così lo incitai -Beh? Li prendi o stai aspettando che tornino nel tuo portafogli da soli?- questa volta alzai lo sguardo e mi trovai davanti un ragazzo sui diciotto anni, con i capelli neri e gli occhi color nocciola.

Lui assunse un espressione seria -Ma allora non li vuoi veramente?- chiese.

Sbuffai -Senti, non ho la personalità bipolare, se ti dico di no una volta, è no anche la seconda!- suonai nuovamente quella melodia, dato che ormai mi era entrata nella testa.

-È carina, ma dovresti suonarla in Do maggiore, con questa tonalità è troppo triste e chi ti ascolta rimane deluso. Sai, siamo in atmosfera natalizia e vogliamo rallegrarci.

Sapevo perfettamente che per renderla più gioiosa avrei dovuto semplicemente spostare le mie dita più in su sul manico, ma non ne avevo la minima intenzione. Poi mi scocciava il fatto che questo ragazzo si prendesse così tanta confidenza da dirmi addirittura come suonare una mia canzone. -Lo so bene, ma non tutte le cose sono allegre e felici.

Lui sospirò e si sedette accanto a me. Iniziai a pensare all'ultimo anno passato: una vera merda. Anche volendo, non sarei riuscita a trasmettere positività alla canzone, e un ascoltatore con un buon orecchio se ne sarebbe accorto subito. Il modo in cui suoni riflette infatti il tuo stato d'animo, quindi era una battaglia persa sforzarsi di rendere tutto felice agli occhi degli altri.

Appoggiai la testa al muro e durante quel movimento mi cadde il cappuccio dalla testa, mostrando le mie ciocche castane e mosse, leggermente umide: quel giorno ero arrivata al centro commerciale sotto la pioggia e i capelli non si erano ancora asciugati.

-Beh, tu potresti comunque tentare di renderla più...- lo interruppi subito.

-Tu suoni?- lui annuì -Bene, allora saprai che il tuo stato d'animo traspare in ciò che stai suonando, quindi non ci riuscirei.- lui mi guardò, ma io non distoglievo lo sguardo dalle mie dita appoggiate sulle ruvide ultime tre corde.

Il pollice destro che prima era sospeso sul Mi, riprese il movimento lento accompagnato dal polso. Mi sentivo tranquilla quando suonavo e, non ricordando la presenza del ragazzo seduto accanto a me, cantai un verso sulla melodia -But I'mma be under the mistletoe.- vidi con la coda dell'occhio le labbra del ragazzo tendersi in un sorriso.

Fermai immediatamente le dita -Perché sei ancora qui?- chiesi, senza cercare di nascondere il mio fastidio nei suoi confronti.

Lui rise divertito -Me ne vado. Comunque, fidati, in Do maggiore sarebbe stupenda!- sbuffai e lui rise ancora di più mentre si allontanava.

Decisi di provare a suonare solo una volta con quella dannata tonalità e quando il mio pollice si fermò alla prima corda dopo l'ultimo accordo, le persone che si erano radunate intorno a me applaudirono gioiose, cosa che mi innervosì terribilmente.

-Oh, ma vaffanculo!- Alcune mamme appoggiarono le mani sulle orecchie dei figli e mi guardarono indignate, mentre alcuni ragazzini scoppiarono a ridere. Poi tornarono alle loro compere, lasciandomi lì a suonare quella melodia.

Kiss me underneath the mistletoeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora